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Autore: JulesB    31/05/2016    5 recensioni
Magnus vorrebbe uccidere chiunque ha attaccato ad Alec l’influenza, perché odia vedere il suo Shadowhunter preferito (e il suo ragazzo) così avvilito.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Alec Lightwood, Magnus Bane
Note: Traduzione | Avvertimenti: nessuno
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Questa storia non mi appartiene, è stata scritta dall'autrice Cumberbatch Critter che mi ha dato il permesso di tradurla.



Invece che usare la magia, Magnus si sporse e afferrò il secchio dal pavimento mentre Alec iniziò a soffocare. In un movimento fluido, fece sedere lo Shadowhunter e gli mise il secchio tra le mani, non battendo ciglio mentre Alec vomitò violentemente.
 
Odiava chiunque avesse contagiato Alec con l’influenza. Voleva strangolare il bastardo per quello, veramente. Sfortunatamente, metà della popolazione di New York sembrava avere l’influenza e anche Alec l’aveva presa. Non c’era modo di capire da chi era stato contagiato. Alec probabilmente l’aveva presa da qualcuno che aveva messo le sue sporche dita su una maniglia o un tavolo. Non importava da quanto l’aveva contratta, stava passando un brutto periodo.
 
Magnus spostò i capelli di Alec dal suo volto, tenendo le ciocche sudate lontano dalla sua faccia. Con la sua mano libera, lo accarezzò sulla schiena. “Butta fuori tutto. Ti sentirai meglio così… Ecco, hai finito?”
 
Alec gemette e annuì, stringendo gli occhi chiusi.
 
Magnus rimosse il secchio e lo mise da parte, pulendolo con un movimento della mano. Schioccò le sue dita e un bicchiere di ginger ale apparve nella sua mano. “Bevi” disse dolcemente, alzando il bicchiere alle labbra di Alec.
 
Alec bevve tre sorsi prima di voltarsi. Era meglio che niente, pensò Magnus, mente poggiava il bicchiere sul tavolo accanto.
 
“Sei sicuro di non potermi guarire…?” gracchiò Alec, aprendo gli occhi e puntandoli su di lui.
 
Era orribile. Che era parzialmente la ragione per la quale Magnus avrebbe voluto uccidere chi aveva fatto ammalare Alec. Odiava vederlo così avvilito e incapace di fare qualsiasi cosa. I suoi occhi blu lacrimavano ed erano offuscati dalla malattia, i suoi capelli erano impomatati dal sudore che rendeva lucida la sua pelle. I suoi marchi sembravano innaturalmente neri contro la sua pelle. Magnus voleva sporgersi e baciarli, baciare le sue labbra e iniettarlo con qualsiasi cosa che gli avrebbe tolto il dolore, ma non poteva.
 
Magnus sorrise debolmente. “Non c’è cura per il comune raffreddore, Alec. Né nelle rune né nella magia degli stregoni.”
 
Alec mugolò e tremò, il suo corpo si accasciò lateralmente contro la schiena di Magnus. “Ho così freddo” ansimò, con la voce graffiata dai conati e dal vomito e probabilmente dal mal di gola. “Non ce la faccio più, Mags. Uccidimi.”
 
Magnus alzò le sopracciglia, cingendolo con le braccia. Alec lo chiamava raramente Mags. Non gli importava dei nomignoli. Magnus invece li amava. “Non posso ucciderti, Alec. Non ho nessuno con cui trascorrere la mia vita, poi.”
 
Alec si nascose contro il petto di Magnus. Il suo intero corpo stava tremando. Non c’era da stupirsi se rimetteva; tremava così forte da sconvolgere persino lo stomaco di Magnus. Alec sospirò e scosse mentre lo fece.
 
“E poi, con chi altro dovrei testare il mio voto di “in salute e malattia”, nel caso in cui decideremo di sposarci in futuro?” disse Magnus scherzosamente, facendo scorrere le dita tra i capelli sudati di Alec.
 
Alec alzò una spalla senza muovere la testa. “Stai zitto…”
 
“Dovresti sdraiarti, amore.” Disse Magnus, facendo scivolare ancora le dita tra i capelli di Alec. “Oppure permettimi di prenderti un panno fresco e magari darti un’altra camicia. Sei completamente sudato. Non sono più invitati una coperta e camicia nuove e pulite?”
 
Alec mormorò qualcosa contro il suo petto. Magnus non lo capì perché aveva un tono molto basso, ma Alec si allontanò – piano – un momento dopo. I suoi occhi vitrei fissarono Magnus confusi “…aiutami?” La sua voce era ridicolmente patetica.
 
Questo fece male al cuore di Magnus. Alec pensava che non voleva aiutarlo?
 
“Uh. Cosa vuoi fare?”
 
“Su.” Mormorò Alec, spostandosi.
 
“Ok” Magnus liberò lo Shadowhunter e si alzò in piedi, spostando le coperte. “Cambio di posizione o…?”
 
“Bagno…”
 
“Ok.” aiutò Alec a mettersi in piedi, non badando alla fine a sostenere la maggior parte del suo peso.  “Hai bisogno di aiuto?”
 
Alec scosse la testa debolmente. “Me la cavo…”
 
“Va bene. Avrò tutto pronto per il tuo ritorno dalla tua avventura in bagno.” Gli baciò la tempia. “Stai attento.” Sussurrò, mettendo la mano tra le spalle di Alec.
 
Le labbra di Alec si alzarono in un piccolo sorriso. “Sempre…”
 
Magnus roteò gli occhi. “Uh uh. La tua definizione di ‘attento’ mi preoccupa. Vai.” Gli diede un colpetto sulla schiena, voltandosi mentre Alec incespicava nel bagno.
 
Nel frattempo, tornò al letto. Sventolò le mani verso le coperte arruffate; le coperte si alzarono in aria e restarono sospese. Schioccò le dita e cambiò le lenzuola. Passarono da un rosa caldo a viola scuro, fresche e pulite. Sventolò ancora le mani e le coperte si risistemarono, raddrizzandosi e piegandosi ordinatamente.
 
Si sposò al comò e aprì il cassetto di Alec, infilando le mani tra le camicie più amate (e più logore) di Alec. “Oh, Alec.” Sospirò e chiuse il cassetto, aprendo l’ultimo cassetto. Prese una camicia grigio chiaro, una di quelle flosce e sciupate e che odoravano di lavanderia e sandalo. Non era di Alec, ma aveva il presentimento che gli sarebbe piaciuta.
 
“Mags?”
 
Magnus guardò verso il bagno. “Sì?” si mise la camicia su un braccio e sbirciò verso il bagno.
 
Alec era appoggiato pesantemente contro il tavolo, gli occhi chiusi. “…Vertigini.” Sussurrò.
 
Magnus attraversò la stanza. “Ok. Tieniti a me.” Gli offrì un braccio, come se stesse corteggiando una dama, che Alec riuscì ad afferrare debolmente. Magnus avvolse le sue braccia attorno alle sue spalle. “Un passo alla volta.”
 
Tornarono alla camera da letto senza incidenti e Alec si avvicinò alle lenzuola pulite con un lieve sospiro. Magnus sorrise delicatamente ma, prima che Alec si sdraiasse, agganciò le sue dita sotto l’orlo della sua camicia e gliela tolse con un movimento fluido.
 
“Magnus!” protestò debolmente Alec, visibilmente tremante.
 
Magnus ampliò il suo sorriso. “Camicia pulita,” gli disse, mostrandogli la camicia grigia. “Fresca e confortevole.”
 
“Sono g-già freddo,” mormorò Alec.
 
“Sei troppo caldo in realtà, ma riserveremo l’argomento per un altro giorno. Alza le braccia.”
 
“Non sono un bambino,” mormorò Alec, anche se obbedì al comando.
 
Magnus fece scivolare con esperienza la camicia sul busto di Alec, compiaciuto quando il tessuto si stabilì attorno al torso di Alec. “Bene. Ti sta.”
 
“Dove l’hai presa?” biascicò Alec, trascinandosi contro il cuscino e lasciando che Magnus lo avvolse con le coperte. “E’ così… comoda. E non può essere tua.”
 
“Hey, i miei vestiti sono confortevoli. Generalmente.” Magnus passò distrattamente una mano sulla clavicola di Alec, facendogli venire la pelle d’oca. “Ma, comunque, è uno dei miei vestiti che rifiuto di buttare via anche se sembra uno straccio per pulire.” Premette il pollice contro l’incavo del collo. “Inoltre, non posso immaginare di poter prendere una di quelle camicie che hai portato qui per te. Sono bucate.”
 
“Sono belle per questo” sottolineò Alec, raggomitolandosi stretto.
 
“Sì lo sono” disse pigramente Magnus “ma vorrei farti notare che ora tu stai indossando i miei vestiti, non importa quanto siano logori.”
 
Alec rise debolmente, ma la risata si trasformò in tosse. I suoi occhi blu cercarono quelli di Magnus; erano spenti. “Mi sento orribile”.
 
“Lo so, piccolo.” Gli passò il pollice sulla guancia. “Presto sarà fuori dal tuo organismo. Riposa,” disse rassicurante, agitando la sua mano libera verso il bagno. Ci fu un rumore dal rubinetto, lo scorrere dell’acqua per un momento, poi un panno gocciolante e bagnato arrivò pigramente nella stanza. Magnus lo strappò dall’aria e lo premette contro la fronte di Alec. “Ok?”
 
Alec annuì leggermente. Chiuse nuovamente gli occhi. Magnus sorrise e tornò a sedersi al suo posto accanto al letto.
 
“Mags?”
 
Magnus tornò a guardarlo. “Sì?”
 
“Dovresti venire a letto… Si sta facendo tardi” mormorò Alec.
 
“Sono le due del pomeriggio, Alec.”
 
Gli occhi di Alec si aprirono velocemente, annebbiati dalla confusione. “Cosa…?”
 
Magnus spostò la frangia di Alec dalla sua faccia. “Non preoccuparti. Hai dormito. La tua percezione del tempo è spenta.”
 
“Oh..” Alec richiuse gli occhi, allontanando l’aria di disapprovazione. “Ok.”
 
Magnus inclinò leggermente la testa. “Posso ancora venire a letto, se non hai cambiato idea.”
 
Alec annuì, il lieve su-e-giù della sua testa gli fecero spargere i capelli sul cuscino. “Prego.”
 
Magnus sorrise e batté le mani; le luci della stanza si soffusero. Avanzò lentamente sul letto accanto ad Alec e lo lasciò coccolarsi nel suo calore, mantenendo la presa sulla sua fronte con un piccolo aiuto della magia.
 
“Hai davvero le luci collegate agli applausi?” mormorò Alec contro il suo petto.
 
Magnus ridacchiò. “No, ho solo pensato di aggiungere quell’effetto.”
 
Alec sembrava sospirare contro il suo petto, ma non disse nient’altro.
 
Più tardi, quando Alec si addormentò, Magnus sgusciò via dal suo abbraccio e tornò alla sua vantaggiosa posizione seduto accanto al letto. Aveva poco a poco abbassato la temperatura nella stanza e studiatamente avrebbe mentito ad Alec dicendogli che non era sempre stato freddo, se l’avesse chiesto. Si era assicurato che l’impacco sarebbe restato freddo e che Alec avrebbe avuto del ginger ale freddo da bere quando voleva.
 
Per adesso, Magnus si limitava a massaggiare il braccio tremante di Alec e sperò che lo Shadowhunter non gli vomitasse addosso. Perché, in salute e in malattia, Magnus voleva restare lì. Poteva essere spiacevole e confuso e talvolta disgustoso, ma quello era amare qualcuno. Stava amando Alec per tutto il tempo che gli era stato concesso, e anche dopo.
 
Era parte delle loro vite e, nonostante Alec fosse ammalato, non avrebbe scambiato nulla di tutto quello al mondo. 
   
 
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