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Autore: cateca    01/06/2016    3 recensioni
<< Scusa, ti chiedo scusa. - mi dice, ma si vede che lo ha detto senza essere veramente dispiaciuto  - Accetto il tuo aiuto. >> dice semplicemente e mi guarda in attesa. 
Lo scruto cercando di ponderare la situazione: è un presuntuoso del cavolo ma dice di aver bisogno del mio aiuto in una materia della quale non gli frega un accidente. 
<< Va bene ti aiuto, ma sappi che non lo faccio per te. >>
< Classica frase da sedicente menefreghista. - Lo fulmino. - OK, la smetto. >>
Genere: Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Michael Clifford, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mi rigiro nervosamente i capelli tra le dita. Sono nell’aula del prof di storia e sto venendo divorata dall’ansia di vedere Michael. Sono passati due giorni dalla mattina sul tetto e non ci siamo più parlati, né visti, né sentiti a causa del weekend di mezzo.

Per non perdere i capelli con le tirate che gli sto dando, prendo la matita e scarabocchio sulla copertina del libro di storia, colorando e ripassando le lettere del titolo. Tengo gli occhi bassi ma mi accorgo comunque di quando Michael varca la soglia dell’aula.

Mantengo lo sguardo sul libro e con la coda dell’occhio lo vedo passare vicino al mio banco e andare a sedersi dietro di me. Mi aggiusto sulla sedia, per non sentire il mio cuore che sta accelerando per il panico di trovarmelo accanto. Metto a posto la frangetta e sorrido ad Ashley che si sta sedendo nel banco vicino al mio, cercando di non calcolare Michael.

A quanto pare però, anche lui non mi degna di nulla, rimanendo indifferente alla mia presenza. Sbuffo e mi appoggio sulla sedia con la schiena, lasciandomi andare, per poi tirarmi su di scatto quando entra il professore. Sento una risatina dietro di me, e una parte di me pensa che Michael stia ridendo per me, ma l’altra parte pensa che magari stia ignorando e stia ridendo per altro.

Comincio a concentrarmi sul professore, per stare attenta alla spiegazione e non avere distrazioni esterne, o posteriori. Apro il quaderno per prendere appunti e comincio a scrivere velocemente, per star dietro alla parlata del prof.

I minuti scorrono e non ricevo alcun segno di vita dall’ominide seduto dietro di me e non so se sia un bene o un male. Mi mancano le giornate passate insieme in classe, quando un professore non riusciva a fermare il nostro chiacchiericcio o i nostri scherzi costanti, ma ora sembra essere finito tutto.

Il professore cita il nostro libro, così lo metto sopra al quaderno e lo apro. Quasi non faccio in tempo ad aprire il libro che un bigliettino mi sorpassa la spalla e arriva sul banco, facendomi rimanere di sasso.

Prendo la carta e la dispiego, per trovare una frase scritta con una calligrafia piccola e disarmonica, quella di Michael. Faccio un grande respiro e quasi non voglio sapere quello che ci è scritto, ma il mio cervello è più veloce di me e legge il bigliettino.
 
 

“ci vediamo uno di questi giorni?”
 

 
Il mio cuore perde un battito e i miei pensieri partono a mille nella speculazione dei motivi dietro alla domanda. Forse vuole vedermi, o forse vuole solo delle ripetizioni di storia, da quando non le facciamo più ha di nuovo l’insufficienza, o forse vuole avere il vestito indietro per darlo alla sua ragazza. Ma nemmeno ha una ragazza… Che io sappia.

Scuoto la testa per cacciare via i pensieri, prendo la matita dall’astuccio e rispondo sotto la sua scritta.
 
 

“Perché?”
 

 
Prima di dire si voglio sapere che intenzioni ha, giusto per non farmi scervellare nell’indagine sui motivi per cui vuole uscire. Lancio dietro il bigliettino e mi mordo le labbra. Sento che si sta muovendo sul banco, mentre provo ad afferrare la spiegazione del prof. Non so nemmeno la pagina, così lancio un’occhiata al libro di Ashley e velocemente sfoglio il libro per trovarla.

Arriva un altro bigliettino che cade sul libro. Lo apro mentre osservo il prof per controllare che non si stia accorgendo di nulla.
 
 

“per le ripetizioni di storia.”
 

 
Mi mordo le labbra, ovviamente gli servo soltanto per lo studio. Sbuffo, sono piuttosto arrabbiata ma anche delusa, non lo nascondo. Prendo la matita e ci giocherello un po’ prima di rispondere.

Il rancore per tutto quello che è successo non se ne è andato, nonostante abbia deciso di perdonarlo. Purtroppo sono una persona molto diffidente da alcuni lati, ma al contempo sono fiduciosa nelle persone.

Riesco quindi a perdonare facilmente e apparentemente riesco a continuare con l’amicizia com’era prima, ma dentro di me c’è sempre quel risentimento, quella sensazione di tradimento o di delusione che non riesco a mandar via e che rimane per sempre nella mia testa.
Queste emozioni negative hanno la meglio sulla carta del bigliettino.
 

“non lo so”

 
Lancio all’indietro il bigliettino, e proprio quando sento il rumore della carta che è atterrata sul banco, la campanella suona. Prendo tutta la mia roba in braccio e scappo via come una ladra.
 
 
 




 
Entro in mensa e supervisiono l’ambiente per vedere se c’è traccia di Michael. Non mi va di vederlo, non voglio parlarci perché finirebbe che devo spiegargli per quale motivo non lo aiuto di storia. E non mi va di aprirmi e dirgli che sono ancora arrabbiata e delusa da lui, ai suoi occhi mi farebbe sembrare la solita bambina vulnerabile.

Prendo un vassoio per posarci qualche cosa edibile, cercando tra la folla le ragazze, e afferro l'ultimo pezzo di pizza sul tavolo. Proprio quando sto prendendo la torta al cioccolato una mano si poggia sulla mia spalla e mi fa girare verso il suo proprietario. Un Michael leggermente alterato mi fissa dai suoi quindici centimetri di altezza in più di me. Mi prende il polso e mi trascina verso di lui, mentre comincia a camminare, mormorando un “Vieni”.
Mi scrollo di dosso la mano di Michael e ritorno al mio vassoio, prendo la torta al cioccolato e poi mi giro verso di lui. Lo supero andando verso l’uscita della mensa e ci lasciamo alle spalle il casino.

<< Se proprio devo parlarti, ho bisogno di qualcosa che mi addolcisca. >> gli dico senza guardarlo in faccia. Non so nemmeno la sua reazione alla mia frase ma poco mi importa.

Mi siedo sulle scale che portano al piano superiore e Michael mi segue, sedendsi vicino a me. Apena seduta vengo subito spinta nella conversazione da Michael.

<< Perché non mi vuoi dare ripetizioni? >> mi chiede immediatamente. Prendo a mangiare la mia pizza, con calma, e dopo aver mandato giù lo guardo.

<< Non so se sono libera questi pomerig…>>

<< Non mi prendere per il culo Phone, perché non vuoi vedermi?>>

Sospiro piano, ormai devo parlargli, così poso la pizza sul piatto e mi pulisco la bocca.

<< Tu pensi che sia facile perdonarti? - gli chiedo e lui assume un’espressione indecifrabile, tra il concentrato e il confuso – Mi dispiace Michael ma mi hai lasciato sola in una delle serate più belle dell’anno. Io mi fidavo di te… >>

<< Pensavo che ti fossi lasciata alle spalle quella serata.>>

<< Pensavo di si, ma a quanto pare non è facile da smaltire. E se tu fossi qualunque altra persona probabilmente avrei lasciato correre, ma eri un vero amico per me, e ciò che hai fatto non è stata una bella mossa da parte tua. Mi dispiace, ogni volta che ti vedo vorrei tornare amici come prima, ma c’è sempre qualcosa, come una vocina interiore, che mi dice che sono ancora molto arrabbiata con te. >>

<< La tua vocina non ha mai pensato che l’ho fatto per un motivo valido? >> mi chiede aspramente e alzo gli occhi. Pensa ancora di avere totalmente ragione, dopo come mi ha trattata.

<< La vocina mi dice che nonostante il tuo valido motivo tu potevi comportarti da amico e accompagnarmi a quel maledetto ballo. Anche tu sei in torto Michael, non solo io. >>

Riprendo la pizza e do un morso enorme, per fermarmi dal parlare ancora e condividere troppi pensieri. Michael si passa una mano sui capelli e mi guarda esasperato.

<< Cosa posso fare per farmi perdonare? - mi chiede. La speranza di sapere che lui vuole tornare amici come prima si riaccende, anche io lo voglio. – Mi servono quelle ripetizioni di storia.>>

Come non detto.

Lo guardo infastidita, spero stia scherando.

Alzo gli occhi al cielo e proprio in quel momento vedo Calum passare davanti a noi, così colgo l’occasione e alzo un braccio in segno di saluto.

<< Cal! >> quasi grido e il povero malcapitato si gira verso di me e si illumina, venendo subito verso di noi.

<< Ciao Seph, ciao Michael, che si dice?>>

<< La solita. Sai dov’è Mer? >> chiedo cercando di sviare la conversazione con Michael che sinceramente non mi va di affrontare.
Che domanda è come fare a farsi personare…

<< Si, sto andando da lei, sta ancora mangiando. La cercavi? >> mi chiede calum indicando verso l’entrata della mensa, così mi alzo, annuendo.

<< Si, urgentemente, una cosa da donne. - Faccio un gesto per liquidare la questione e mi giro verso Michael. – Parleremo poi, okay? >>

Anche se non vorrei parlare mai più. Non mi va proprio di discutere con lui, non so per quale motivo. Sento solo un sacco di cose diverse, tra rabbia, delusione, ma anche dispiacere per lui, per come mi sono comportata io.

Ignoro l’espressione esterrefatta di Michael, affianco Calum ed entriamo in mensa, mentre sento di essermi sollevata da una tensione inutile. Cerchiamo Meredith e la troviamo intenta a leggere un libro, con i piatti vuoti davanti a lei.

<< Ehi Mer! >> la saluta Calm e lei alza gli occhi sorridendo. Quando mi vede mi saluta e chiude il libro, mentre io e Calum ci sediamo.
I ragazzi chiacchierano un po’ del più e del meno, mentre io mangio pensierosa la mia torta, che sembra essere l’unica consolazione del giorno. Meredith si accorge del mio strano silenzio e mi spruzza di acqua, dopo aver immerso la mano nel bicchiere. La guardo male e Calum ridacchia.

<< Simpatica. >> dico passandomi una mano sul viso.

<< Calum ha riso. - si difende lei e io la guardo eloquentemente. Calum le pende dalle labbra quindi che rida ad ogni cosa anche lontanamente simpatica che faccia. - Che ti succede? Sei silenziosa… >>

Alzo le spalle e le faccio ricadere pesantemente, da dove potrei cominciare?

Calum, molto probabilmente, si rende conto che il suo incontro con Mer è diventato una comizio tra donne, così si alza in piedi.

<< Io vado a cercare Luke. >> proclama, poi si sporge verso Meredithe e le da un bacio sulla guancia, mentre a me ne lancia uno. Guardo il visetto di Mer andare a fuoco quando lui gira le spalle e ridacchio.

<< Siete cotti. >> decreto prendendo una forchettata di torta e Mer mi schizza di nuovo con l’acqua.

Continuo a prenderla in giro e lei molto timidamente mi dice di smeterla, che mi sentiranno fino in Madagascar. Ridacchio e lascio perdere la conversazione. Scommetto su mia nonna che entro la fine del mese si metteranno insieme, ma non glielo dico.

<< Ma parliamo di cose serie, che hai combinato tu? >> mi chiede e io finisco l’ultimo pezzo di torta ficcandomelo in bocca. Poso la forchetta e mi metto a gambe incrociate sulla panca, coprendomi con la gonna.

Comincio con il mio sproloquio, partndo dal ballo fino ad arrivare a cinque minuti fa e quasi non mi fermo più, fino a che Mer si alza e viene a sedersi vicino a me. Mi prende una mano e comincia ad accarezzarmela con le sue. Quando finisco lei aspetta un attimo prima di parlare.

<< Perché non ce lo hai detto quando siamo ritornate a casa a dormire? >> mi chiede leggermente preoccupata ed io alzo le spalle.

<< Non mi andava di raccontare tutto e rovinare la bella atmosfera con le mie lagne. >>

Meredith inclina la testa e mi guarda eloquentemente, alzando una mano con il palmo rivolto verso l’alto.

<< Beh, lasciando perdere il motivo per cui tu ce lo abbia nascosto, la prossima volta parlami. Non importa in che momento, puoi anche fermare il mio matrimonio, io ti aiuterò. >>

<< Grazie Mer. - mormoro, guardando le nostre mani. – Sai, c’è qualcosa, ma non so cosa, che mi fa stare veramente male per tutta questa situazione. In fondo è solo un semplice litigio tra amici, ma nella mia testa ha le dimensioni  di un enorme disastro. >>

Meredith mi guarda, scrutandomi bene, prima di parlare, come fa sempre. Inclina la testa, con aria pensierosa.

<< Non la prendere nel verso sbagliato… Ma ti sei mai chiesta se, in fondo, a te piaccia Michael? >>

<< Ma no, che dici! >> strabuzzo gli occhi sorridendo e lei alza le mani.

Scuoto la testa, non mi piace Michael.

<< Era una domanda. >> dice lei con voce serafica.

<< E io ti dico che non mi piace. Siamo solo amici. – ribadisco mettendomi a posto la frangetta. – Piuttosto, tu, con quello scuretto che ti pendeva dalle labbra. >>

La indico e lei arrossisce un po’, distogliendo lo sguardo e puntandolo verso la gente intorno a noi.

<< Mi piace da morire, Seph. – sussurra e io emetto un gridolino – Quando sto con lui sono i miei momenti preferiti della giornata, preferirei stare con lui che con James Dean. E poi mi accetta in tutti i mei difetti, o perlomeno, io mi sento accettata quando sto con lui, perché posso essere me stessa.>>

Meredith continua a parlare del suo mondo ad arcobaleni ed io, per qualche secondo, spengo il cervello. Avete presente quei pensieri articolati, quei ragionamenti lunghissimi, che ti portano ad una soluzione, che però si fanno in un centesimo di secondo?
Io mi sento così con Michael.

A lui non importa se sono strana, se mi faccio mille complessi sulla vita, sul comportamento da avere, su di me. A lui vado bene così come sono, o, come dice Mer, mi fa sentire come se gli andasse bene anche quando sono completamente me stessa.

Pensando a tutto il tempo che passo con lui, io in quei momenti mi sento libera di essere completamente me stessa. Con Michael non ho bisogno di fingere di essere diversa, anche solo per le piccole e inutili cose, come invece succede con tutte le altre persone.

Scuoto la testa, ritornando sulla mia amica e riprendendo il filo del suo discorso rose e fiori. Sorrido mentre le ribadisco che sono cotti l’uno dell’altra e che dovrebbero fare un passo verso l’altro, lasciando perdere la timidezza.

Suona la campanella del fine pranzo e mi dileguo dando un bacio sulla guancia a Meredith, prendendo a camminare velocemente verso il mio armadietto per prendere i libri.

Se quello che prova Meredith le fa piacere Calum, e quello che provo io è uguale a ciò che prova Meredith, allora a me piace Michael?

Allora a me piace Michael.
 







Hello.
Bonsoir a tutti, nuovo capitolo e big novità per la nostra eroina.
Eh lo so, la nostra Seph è forse un po' rimbambita ma alla fine ce l'ha fatta a realizzare come stanno le cose dentro di lei. Applausi.
Annuncio che sarò sicuramente in ritardo (mentale, ovvio) nella pubblicazione di capitoli perchè mi sono beccata quei rari virus esotici che si chiamano "esame di stato" e "sono nel panico perchè ho deciso la mia tesina ma uno di classe mia ha ben deciso di farla uguale a me e spiarmi quando ne parlo con i prof" quindi mi scuso in anticipo perchè sono una stronza.
Spero che leggere il mio capitolo non vi faccia schifo e peace and love per tutti.

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Baci.
 
   
 
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