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Autore: cartacciabianca    13/04/2009    8 recensioni
Cosa non s'inventerebbe Altair pur di rallegrare il suo migliore amico...
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Altaïr Ibn-La Ahad , Malik Al-Sayf , Nuovo personaggio
Note: OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Orgoglio di un Maestro...



La luce arancio del sole che tramonta s’insinuava attraverso la vetrata e proiettava ombre snelle e allungate. Il salone d’ingresso della fortezza taceva di ogni suono, per le mura del palazzo si diffondeva lo stormir delle colombe appollaiate suoi tetti e il frusciare del vento che faceva gemer gli ulivi nel giardino. Lo sbatter di un lenzuolo al vento era quello dello stendardo candido, bianco che pendeva sul muro, ma era segnale di una nuova folata.
Le pergamene si sollevarono dal tavolo, ma prima che una sola di esse potesse svolazzare via dallo studio, Malik lasciò la penna e poggiò la sua unica mano in mezzo alle carte tenendole ferme. Il vento squassò lo studiolo e intimorì i piccioni viaggiatori tenuti nella gabbietta sullo scaffale di legno. -Gli Dei mi odiano, soprattutto quello del vento!- brontolò l’assassino quando la furia celeste si fu calmata. Le sue dita tornarono strette attorno alla penna che intinse nell’inchiostro e proseguì il suo lavoro, trascrivendo da un’antica pergamena alcuni saperi si un tomo ancora vergine.
-Maestro-.
Malik irrigidì i muscoli e strizzò gli occhi. –Sì?- sollevò il mento e incontrò lo sguardo timido di un novizio. –Parla, ragazzo, non ho tutto il giorno, che d'altronde volge al termine!- sibilò.
-P-p-p-perdonatemi, ma il saggio della biblioteca mi ha mandato a domandarvi delle Cronache che avete richiesto questa mattina- balbettò intimorito. Si mordeva un’unghia, era chino con le spalle ricurve e incomposto di fronte a lui, e Malik provò una certa pena e ripugno per se stesso, che sembrava essere in grado di infierire paura nella gente.
L’assassino senza un braccio sospirò e tornò alle sue scritture. –Sono qui davanti a me, prendilo pure Salim, e porta le mie sentite scuse al saggio della biblioteca per il ritardo- proferì assorto.
Salim fece un passettino avanti e afferrò il libro impilato in alto ad una vasta colonna di volumi. –Grazie- mormorò flebile. –Maestro- aggiunse chinando il capo, e pochi secondi dopo fu scomparso nell’ombra delle colonne.
Alcuni minuti più tardi, dalle scale emerse la figura di un incappucciato di medio rango.
Malik tentò di ignorarlo, così da restare concentrato sul suo lavoro il più possibile; ma il ragazzo arrestò i suoi passi esattamente di fronte alla sua scrivania, e al giovane Maestro scappò un grosso respiro. –Che c’è, ancora?- domandò irritato.
L’assassino si abbassò il cappuccio in segno di rispetto e, quando chinò la testa, la sua chioma rossiccia ondeggiò appena al vento. –Maestro- mormorò.
-Bassam, dimmi pure- fece distratto.
-Volevo informarla che da domani, come sapete, l’infermeria verrà spostata al piano superiore per via di quella crepa nel pavimento-.
-Sì, e dunque?-.
Bassam esitò, arricciò il naso in una smorfia di tolleranza. –Ecco, la crepa c’è anche al piano superiore, Maestro-.
Malik arrestò la penna d’oca che aveva in mano, e sulla carta andò ad allargarsi una grossa chiazza scura d’inchiostro. –E come mai?-.
-Il terremoto della notte passata a fatto cedere le travi anche dei corridoi, e la crepa si è allungata sulle pareti fino al piano di sopra. Non sappiamo dove spostare i feriti, Maestro- pronunciò dispiaciuto.
Sul volto dell’uomo senza un braccio si stagliò un sorriso sornione. –Montate delle tende all’esterno, in giardino, dove volete! Darò ordine di iniziare la manutenzione dei piani colpiti dal terremoto domani all’alba-.
-Cosa devo riferire agli operai, dunque?-.
-Di agire su entrambi i livelli della fortezza. Anzi, chiamali direttamente qui, adesso. Meglio, portami il responsabile. Provvederò al più presto- dichiarò.
Bassam chinò il capo e si dileguò con quell’ordine.
Il responsabile della manutenzione non si fece attendere e la loro fu una lunga conversazione.
-Non possiamo cominciare le riparazioni dal piano superiore! Crollerebbe tutto non appena mettessimo piede su quel livello- sbottò l’uomo. -Dobbiamo allestire delle impalcature esterne e intervenire direttamente da lì-.
-No- controbatté Malik. –Col vento che tira e le intemperie di questi giorni non posso permettervelo. Fareste solo una strage inutile di vite umane. È bene che sorreggiate il tetto del piano inferiore con degli allestimenti interni e operiate un livello alla volta- suggerì.
-Mi perdoni, Maestro, ma lei è architetto?-.
-No, ma tengo più di voi alla vita dei miei fratelli e compagni di questa città! Che oltretutto sono i vostri operai! Disprezzate così la loro esistenza?-.
-Ovvio che no! Tengo ai miei uomini quanto voi alla vostra famiglia!-.
-Samil, allora non posso accontentare le vostre richieste- pronunciò irritato.
L’operaio si avvicinò maggiormente al tavolo. –Bene. Il palazzo è il vostro, ma se il soffitto ci crollerà addosso giuro che vi taglio di persona anche l’altro braccio!- digrignò.
L’occhiata cagnesca di Malik si dilungò oltre il dovuto, così da lasciare un imbarazzante silenzio nello studio.
-C’è altro?- fece tranquillo il Maestro.
-No, domani all’alba monteremo l’attrezzatura!- sbottò Samil.
L’assassino si sollevò in piedi appoggiandosi al tavolo. –Bene. Potete andare- lo congedò, e questa fu l’ultima volta che Malik rivide quell’uomo.
Ma chi me l’ha fatto fare…
Il Maestro si massaggiò la radice del naso e chiuse gli occhi per alcuni istanti, giusto il tempo di avvalersi della magnifica sensazione di perdersi nel silenzio e nel vuoto del nero delle palpebre abbassate.
-Ho interrotto qualcosa?-.
Malik si riscosse, riavvalendosi della luce pomeridiana nelle pupille. –Altair, dove sei?- domandò confuso.
L’assassino completamente vestito di bianco emerse dalle ombre delle colonne. La sua figura retta e composta, e affettuosamente familiare, lo rincuorò, e Malik si sentì subito meglio. La sua sola presenza era di conforto. L’unico col quale avesse condiviso ogni male e bene della sua vita tormentata e vissuta a metà, per via del braccio mancante. –Non eri altrove, questa mattina?- chiese il giovane Maestro tornando seduto, esausto stravaccato sulla sedia.
Altair si abbassò il cappuccio dal volto mostrando un sorriso spossato. –Sono tornato circa un’ora fa- confessò. –In tempismo perfetto- rise.
-Non me ne parlare; e questa è solo una piccola parte- Malik tornò ad occhi chiusi, tentando di trovare nel vuoto della sua mente e di quel silenzio un’ultima goccia di vigore pur di resistere fino al tramontare del sole.
-Vedrai che quella crepa si aggiusterà- disse l’assassino d’alto rango.
-Sì, da sola! Magari!- scoppiò in una fragorosa risata.
-Va’ via-.
Malik lo fulminò con un’occhiata imperterrita. –Come?- mormorò.
-Va’ via, esci!- disse Altair con un filo di voce. –Finché c’è luce, lascia questo posto! Esci dal questo buco Malik!- sussurrò avvicinandosi.
Il Maestro scosse la testa. –Capisco dove vuoi arrivare, ma mi resta ancora molto lavoro da fare e…-.
Altair poggiò entrambi i palmi sulle pergamene distese sul tavolo e le spazzò tutte via, nel frastuono della carta scricchiolante e il vetro della boccetta d’inchiostro che si frantumava in pezzi.
Malik fissò il compagno con fare interdetto. –Che ti è preso?- domandò terrorizzato. –Che hai bevuto?- aggiunse.
Altair indietreggiò di un passo. –Lascia questo buco- ribadì. –Abbandona la tua tana! Chiedimi un cavallo, fuggi, fatti un giro! Prendi un po’ d’aria fresca, fratello!- alzò le braccia al cielo indicando fuori dalle vetrate. –Questo posto ti sta ammazzando, lo sai?-.
Malik abbassò il capo, senza parole.
-Quella sedia, questi libri!- e lanciò via dalla scrivania anche quelli. –Ti stanno uccidendo! Non sei nato per questo! Sei un assassino, il tuo spirito è cresciuto accanto al mio ed io, di natura, non concepisco minimamente quali dolori tu stia patendo ora! Non siamo fatti per starcene seduti e chini sui libri, Malik! E tu più di altri dovresti saperlo! Quanto faticasti a leggere quando altri divoravano poche pagine nella metà del tuo tempo?! Ti stai appassendo, fratello, le tue gambe, il tuo corpo! Ogni tua singola parte sta marcendo su questa sedia! Reagisci, Cristo!- invocò un Dio nel quale non credeva, ma in quel momento, Altair stava solo tentando invano di risollevarlo dal baratro nel quale era caduto.
-Sono proposte allettanti, fratello, ma ormai ho preso il mio impegno- dichiarò Malik sollevandosi fiero dalla sedia. –Questa è la mia missione, allo stesso modo di come eseguivamo le nostre indagini o facevamo rapporto al Rafik. Niente è cambiato, e con un braccio in meno- il suo tono altezzoso assunse una sfumatura affranta. –non sono più quello di una volta, e certi momenti mi mancano, ma non ne ho bisogno per vivere- sorrise sornione.
-Smettila di mentire a te stesso!- sbuffò l’assassino dandogli le spalle. –Che poi depresso ci divento anche io!- ridacchiò.
-Ehi!- Malik aggirò la scrivania e lo fece voltare stringendogli una scapola. –Io non sono “depresso”!- ringhiò.
-Rinfodera le unghie, amico mio- Altair parve illuminarsi improvvisamente, mentre nei suoi occhi scorreva una luce tutta nuova. –Credo di aver un idea-.
Malik rabbrividì nel notare la nota maliziosa nella sua voce. –Altair…- lo richiamò, ma l’assassino si allontanò verso le scale.
-Altair!- gridò ancora.
Il suo amico sparì fuori dalla fortezza.
-Altair!- e ancora, mentre uno stormo di colombe si levava in cielo spaventata da una improvvisa ventata che spazzò le pergamene da terra, molte delle quali si rovesciarono al piano inferiore della sala.
-Maledetto- Malik si chinò a raccoglierne alcune e in breve accorse una guardia in suo aiuto. Quand’ebbe risistemato tutto al proprio posto negli scaffali, aveva già fatto buio.
Malik si trattenne dal gridare furioso e si limitò a scappare dallo studio verso le sue stanze.
-Maestro, ma…-.
-Niente ma! Il Maestro adesso è occupato! A domani, Jaber!- sbottò nervoso, e con passo scattante e severo raggiunse la sua stanza.
Aprì la porta e se la richiuse immediatamente alle spalle, con un gran tonfo che rimbombò nella fortezza.
Contò esattamente fino a dieci, con calma tentando di riacquistare un battito regolare del cuore e di minimizzare il respiro affannato chissà da quale sforzo.
Riuscì a riprendersi in una manciata di secondi e si scostò dalla parete. Andò verso la finestra e si affacciò ad essa osservando il panorama serale che avvolgeva la valle. Le prime stelle comparvero luminosissime e all’orizzonte, dove s’intravedeva ancora una striscia di cielo azzurro, vi erano le montagne circondate dai boschi e dalle colline erbose di quella primavera frizzante. Le fiaccole della fortezza erano accese lungo le mura, così come i bracieri nel cortile e quelle per le strade della sua città. La sua adorata Masyaf che proteggeva da quasi tre anni ormai, e un giorno di quelli sarebbe stato il suo 29esimo compleanno.
D’un tratto, un profumo invitante s’inebriò nelle sue narici, e Malik si voltò ad osservarsi attorno, poi nuovamente fuori dalle vetrate spalancate della sua camera. Non era profumo di nessuna pietanza, era dolce, accattivante e profondamente morbido, quasi lo potesse sentire sui cinque polpastrelli che gli restavano.
Il suo sguardo estasiato volò dritto alla porta del bagno che trovò aperta, dal quale venivano i fumi dell’acqua calda e le essenze di erbe e fiori che Malik usava abitualmente per lavarsi.
Che qualcuno gli avesse preparato la vasca era un buon inizio alla giornata stressante di domani che si avvicinava ad ogni passo.
Senza pensarci, cominciò a spogliarsi, e con un po’ di fatica si sfilò la casacca, la maglia, la cinta, gli stivali e la camicia di seta, restando completamente nudo.
Entrò nello stanzino e fu pervaso dal calore intenso che formava le goccioline di condensa ai bordi della vasca; fece per entravi all’interno quando un urletto acuto lo fece sobbalzare e schiaffare violentemente dentro l’acqua.
Quello che vide poi fu poco chiaro: il sapone gli annebbiava la vista, ma con uno sforzo disumano riuscì a tirarsi su ed emergere dalla vasca, restando coperto dal busto in giù dall’acqua calda.
-Chi c’è?!- balbettò spaventato, e il suo unico braccio si strinse attorno al bordo di marmo.
I vapori della stanza ne confondevano la figura, ma Malik riconobbe in fretta la figura di una donna, raggomitolata in un angolo della stanza. Attorno al corpo aveva legato un morbido asciugamano di cotone che impediva la vista del ragazzo fino alle cosce magre di lei. I capelli bagnati e scuri le ricadevano sulle spalle in grossi boccoli umidi. Sul suo volto giovane, dalla pelle appena bronzea, spiccavano due bellissimi occhi verdi del verde delle campagne estive.
Malik respirava affannosamente, e in altrettanto modo si sollevava il petto di lei, che lentamente si sollevò da terra restando vigile.
-Chi sei?!- domandò spaurita; il suo della sua voce gli entrò da un orecchio e… non sarebbe mai più uscito dalla sua testa.
-Il mio nome…- balbettò il ragazzo, ma si maledisse di tanta cretinaggine. –Il mio nome è Malik Al-Sayf e sono Maestro Supremo della setta degli assassini. Voi, fanciulla! Posso sapere chi siete e perché vi trovate nel mio bagno?!- chiese sbigottito.
La ragazza si tirò nuovamente indietro. –Io…-.
Malik attese paziente, e pian piano il respiro di entrambi i due presenti si regolarizzò. –Allora? Intendo spiegazione, ragazza; vi prometto che saprò risolvere la questione al meglio che mi è possibile- sottinse autoritario.
-Mi chiamo Lina-.
Il Gran Maestro sorrise compiaciuto. –Un gran passo avanti. Bene, Lina. Se non vi dispiace, potreste allungarmi di vostra mano uno degli asciugamani alle vostre spalle, così che questa conversazione possa spostarsi fuori da tale situazione alquanto… imbarazzante?- proferì serio.
-Sì, ecco- la ragazza si voltò e si chinò a cercare nell’armadietto alle sue spalle un asciugamano. Lo trovò e si avvicinò incerta alla vasca.
Malik allungò l’unico braccio verso di lei che le porse sorridente il telo; poi, senza che il Maestro aggiungesse nulla, ella si voltò guardando altrove, così Malik poté uscire indisturbato dalla vasca e avvolgersi l’asciugamano attorno alla vita.
-Avete dei vestiti con voi, Lina?- chiese lui sfiorandole la spalla, e la ragazza si girò di colpo.
-Io…- balbettò lei. –Io sì, sono lì-.
Malik avvertiva il batticuore della ragazza con chiarezza, e il rossore sulle sue guance divenne oltremodo esagerato. L’assassino sorrise e andò lui stesso a raccogliere gli abiti, che erano gettati sopra un mobile, della giovane. Tornando al suo fianco, glieli porse, poi si avviò fuori dal bagno. –Vestitevi, parleremo a breve- annuì allegro, socchiuse la porta e andò a sedersi sul bordo del letto.
Non attese molto: Lina emerse dalla fessura tra la porta e la parete e si guardò attorno, incontrando poi gli occhi di lui che si era rivestito dei suoi indumenti da maestro.
Indossava una veste corta che le arrivava fino a sopra le ginocchia, scura, di un colore bluastro mischiato ad una tonalità di verde impressionante. Una fascia bianca ne stringeva la vita sottile e sulle spalle scoperte cadeva una scollatura che non mostrava con eccessi il piccolo seno tornito e sodo. Ai piedi aveva dei sandali cui lacci correvano lungo le sue caviglie magre e attorno a parte dei fini polpacci.
Malik la osservò ostinato in quel suo solito silenzio di contemplazione. –Stavate usufruendo della mia vasca, quando vi ho sorpresa?- chiese.
Lei annuì. –Ero appena uscita, e probabile che mi avreste trovato al suo interno se foste arrivato pochi secondi addietro!- rise allegra.
L’assassino deviò il suo sguardo severo assorto nei suoi pensieri-
-Vi prego, perdonatemi!- la ragazza s’inginocchiò improvvisamente ai suoi piedi. –Ci dev’essere stato un malinteso! So bene chi siete voi, Maestro, ma non vi avevo mai conosciuto di persona così non potevo sapere che aspetto aveste! Sono stata condotta qui di vostra udienza: un assassino mi ha fatto chiamare dalla piazza di Masyaf mentre ero lì a leggere! Diceva che era urgente, ed io ho solo ubbidito ai vostri ordini! Questo stesso uomo di cui non ricordo il volto mi ha condotta qui e mi ha ordinato di attendere l’indomani in quest’alloggio! Sono stata tratta in inganno, vi prego, non uccidetemi…- gemé.
Malik tacque ammutolito. Volle ascoltare fino in fondo tutta la storia, scoprendo di sapere bene di quale assassino si trattasse. –Altair- digrignò.
La ragazza sollevò gli occhi pervasi dalle lacrime e indietreggiò strusciando le ginocchia al suolo. –Sì, era quello il suo nome! Glielo chiesi quando…-.
-Venite- Malik si chinò al suo fianco e l’aiutò ad alzarsi prendendola sotto braccio. -è come dite voi: solo un malinteso. Vi farò riaccompagnare da una mia guardia alla vostra dimora- dicendo così, si avviò alla porta, ma un istante prima di stringere la maniglia, si voltò, scoprendo che la ragazza era rimasta impalata nel centro della stanza.
-Qualcosa non va?- domandò lui tornando di fronte ad ella.
Lina si asciugò le lacrime con le maniche della veste, ma Malik si cacciò una mano nella tasca interna della tunica. Ne trasse un fazzoletto di cotone e lo porse alla giovane. –Tenete- le sorrise, così da trasmetterle quella sua gioia. –Suvvia, non c’è motivo di piangere. Provvederò io stesso a far punire l’essere che vi ha condotta in quest’inganno- sibilò, e la sua mente acculturata già sperimentava tutte le torture orientali possibili.
-C’è una cosa- mormorò lei ad un tratto, e l’assassinò si fece attento.
La ragazza osservò assorta la pezza che le aveva prestato. Era morbida al tatto, sempre pulita perché un uomo come quello che aveva di fronte di certo non la consumava in pianti simili. –C’è una cosa che non capisco-.
-E sarebbe?- indugiò lui.
-Perché qui?- ella si guardò attorno. –Perché condurmi qui? Nella vostra stanza, Maestro. Perché? I vostri sudditi sono forse dei pazzi?- ridacchiò, e anche la sua dolce risata gli entrò da un orecchio e… non sarebbe mai più uscita dalla sua testa. In quel momento maledisse Altair almeno un centinaio di volte.
-No- Malik scosse la testa sorridendo. –I miei sudditi amano far brutti scherzi molto spesso, e questo è merito del mio migliore amico- confessò, e la sua voce si addolcì cogliendo tutta l’ilarità di quella situazione scomoda ma piacevole.
-Maestro Malik- lo chiamò lei.
-Ditemi- sollevò il mento scoprendo che la ragazza aveva accorciato le distanze tra di loro, ed ora i suoi occhi verdi erano a tal punto vicini al suo viso, che egli vi si sarebbe potuto tuffare.
-Per caso è stata vostra l’iniziativa?- arrise incrociando le braccia al petto.
Malik s’irrigidì. –Mia? E perché?!-.
-Magari- ella distolse lo sguardo portandosi una ciocca dei castani capelli dietro l’orecchio. Le sue guance si gonfiarono di tutto l’imbarazzo di questo mondo. –Magari vi siete servito del vostro suddito per farmi chiamare nelle vostre stanze e…-.
-Ma che razza di idea è questa!-.
La ragazza lo inchiodò con un’occhiata cagnesca. –Fatemi finire!- sibilò improvvisamente severa.
-Va bene…- fece sbigottito lui di un cambio di personalità tanto svelto.
Lina giunse le mani in grembo. –Se provate qualcosa per me, vi scongiuro di dirmelo adesso, perché dopo di questa notte, vorrei appartenere per sempre a voi!- sussurrò.
Le difese del Maestro crollarono. Le sue spalle si curvarono, la sua figura perse la solita compostezza sciogliendosi come burro a quelle parole. –Lina- mormorò il suo nome, ed ella accorse da lui stringendolo in un abbraccio disperato.
Il petto di lei premeva contro il suo, il respiro della donna s’infrangeva sulla pelle ancora inumidita dal vapore del suo collo.
-Mi dispiace, mi dispiace- gemé lei, e una nuova lacrima precipitò sulle tegole del pavimento.
Malik sollevò il suo unico braccio e, in primis, le accarezzò i capelli quasi asciutti giocando coi suoi boccoli perfetti, e in secondo luogo lasciò che la sua presa si spostasse alla nuca di lei, richiamandola a sollevare il viso verso il suo.
Malik chiuse gli occhi e la baciò delicatamente premendo appena le sue labbra su quelle morbide e sottili della dolce Lina che rimase immobile assieme a lui alcuni secondi. Poi il corpo della giovane si avvicinò ulteriormente al suo e Malik spostò la sua mano più in basso, all’altezza dei suoi fianchi morbidi. La ragazza lo condusse verso il letto ed entrambi caddero sul materasso dolcemente abbracciati, ma ancora il bacio durava, immobile, silenzioso.
Lina si adagiò sopra di lui a cavalcioni sul suo bacino e, minuziosamente, prese a spogliarlo della sua lunga tunica scura, adagiandola a terra mentre le loro bocche si accompagnavano in perfetta sincronia. Fu brevissimo il contatto che Malik avvertì sulla lingua, prima che Lina lo denudasse della parte superiore della veste slacciando la cintura di cuoio. Un brivido lo percorse da cima a fondo quando le mani della ragazza scivolarono ad carezzargli il petto nudo e scolpito nonostante i lunghi periodi fermo seduto a quella scrivania. E di nuovo le loro timide lingue s’incrociarono nel percorso, mentre le loro labbra non accennavano ad un minimo distacco.
Malik si scostò appena, ma Lina aveva già deviato i suoi bacetti lungo il profilo del suo mento, dove la barba stava ricrescendo ma era comunque curata.
-Mi dovrete delle spiegazioni- le sussurrò all’orecchio.
Lina s’immobilizzò d’un tratto. –Cioè?- sollevò il volto e nei suoi occhi comparve un’ombra di dubbio.
-Non vi ho mai vista, non ci siamo mai parlati prima di adesso! Non capisco cosa vi spinge a tanto!- eruppe confuso. –E poi guardatemi!-.
Lina chinò la testa da un lato. –Vi guardo- arrise.
-Non vi faccio ripugno?-.
La ragazza avvolse le braccia attorno al suo collo. –So in quale nobile causa avete perso il vostro braccio; vostro compagno Altair mi parlò anche di questo- sorrise.
-Anche?!- domandò spaesato.
Lina premé le labbra contro le sue, bloccandogli il respiro. Quando si staccò, lo sguardo estasiato e allegro di lei infuse nel Maestro le stesse emozioni. –Mi disse che avreste reagito in questo modo- annuì compiaciuta.
Malik soffocò una risata gettando la testa all’indietro. –Non ci posso credere!- rise a tutto spiano.
Lina gli tappò la bocca con una mano. –Fate silenzio! Questa sarà pure l’aula più isolata della vostra fortezza, ma qui attorno ci sono parecchie altre stanza- ridacchiò.
-Un’ultima cosa- intervenne lui.
La ragazza sbuffò scocciata.
-E poi ho finito, lo giuro!-.
-Va bene, parlate- e mentre diceva questo, l’unico braccio del ragazzo l’avvicinò maggiormente a sé.
-Quanto vi ha pagato il mio amico?- disse in un sussurro.
Lina sorrise col suo solito fare allegro e spensierato. –Chi ha parlato di compenso?-.
-Ma…- provò a controbattere terribilmente sconvolto.
La donna si chinò per baciarlo e non lo lasciò terminare. –Era l’ultima domanda- rise maliziosa.
Dopo quelle parole, la ragazza si privò della fascia attorno alla sua vita sottile. Denudandosi dell’intera veste e restando con indosso una sottile canottiera di cotone, Lina si abbassò per aiutarlo a privarsi dei suoi pantaloni.
Completamente nudo agli occhi chiusi della ragazza, Malik capovolse i loro corpi reggendosi con un solo braccio e infilandosi tra le sue gambe.
Lina si spogliò in fine della canottiera e strinse le ginocchia attorno ai fianchi di lui.
Malik le avvicinò il volto all’orecchio e sussurrò più volte il suo nome; la risposta di lei furono i gemiti di piacere nell’avvertire le loro membra unirsi in una soltanto, dolcemente cullati dalla brezza notturna che entrava dalla finestra.

Altair sorrise soddisfatto e distolse lo sguardo. La sua presa sulla roccia della fortezza divenne più salda nel tentativo di issarsi in alto, lontano da quella finestra aperta che trasudava solo un immensa passione e, nell’assistere quella scena, aveva avvertito un certo fastidio poco più in basso all’ombelico… rise, e trascinò la sua allegria fin sul tetto della sede degli assassini. Tutto quello che aveva fatto l'aveva fatto per il suo unico. grande. migliore amico, che dalla vita non meritava altro.
Si calò giù da una scala e sgattaiolò via tra le ombre, confondendo il barlume dei suoi occhi felici a quello delle mille stelle in cielo.



***


Dedico questo capitolo alle fans di Malik come me; a Goku94 (Manu). Dalla sua fan fiction “Le Due Facce Della Medaglia” ho estratto questa piccola one-shot che è stato un continuo batticuore scrivere. Sono soddisfatta di ciò che ho creato, e sono certa che un giorno potrei costruirci attorno una divertente fan fiction, ma chissà.

:)


Baci. Elika95----------------> Irene è meglio! :D
   
 
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