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Autore: Awesomissima123    01/06/2016    0 recensioni
"When we were young souls,
On the junk yard.
Now we are stunned minds.
Full of junk goods.
But i feel your heartbeat,
Just like mine.
I feel your heartbeat all the time."

[Milky Chance - Flashed Junk Mind ]
Australia sapeva che in queste condizioni, a chiunque, lui sembrava senza scampo, persino a sé stesso.
Australia lo sapeva che una volta istigato era davvero difficile dissuaderlo dall'avere la sua piccola soddisfazione personale.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Australia, Nuova Zelanda
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Piccola puntualizzazione prima di iniziare. I nomi che ho scelto per Australia e Nuova Zelanda sono Bruce e Frank.
Andate in pace nella lettura.
Buon momento disagio.

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Uno sguardo voleva dire assenso, se arricciava il naso voleva dire disagio.
Le labbra leggermente schiuse erano perplessità.
Gli occhi vacui e le sopracciglia rilassate erano pensieri contorti, seguiti da qualche stranezza.
Le sopracciglia corrucciate erano indice di fastidio, leggero e mai esagerato comunque.
E c'era questa cosa che faceva sempre, probabilmente non se ne accorgeva: lui muoveva le dita anche quando era immobile, come se completamente fermo non riuscisse mai a starci. Una volta gli aveva detto che i soldati potevano muovere solo quelle, durante l'attenti, se gelavano dal freddo e che quindi lui era abituato così. Nuova Zelanda ci aveva creduto il tempo che Australia non scoppiasse a ridere. "Mate, ma credi a tutto quello che dico?": sì, ci credeva, la maggior parte delle volte, per poi abbandonarsi ad una risatina canzonatoria più verso sé stesso che verso l'altro.

Un buffetto sulla spalla era affetto.
Una mano tra i capelli era più che affetto.
Le nocche sfregate sulla nuca erano una vera e propria molestia ma se seguite da una spinta e conseguente, quanto rovinosa, caduta sulla sabbia fine e bianchissima, volevano dire solo una cosa: "vieni ad affogarmi a mare". Forse Aussie non intendeva proprio questo ma Nuova Zelanda imputava questo tipo di refusi di traduzione a rarissimi slang diversi.
Pochi ma c'erano, eh.
Questa traduzione, d'altronde, venne fortemente avvalorata dall'improvviso scatto verso il mare di Bruce e Frank si ritrovò -per qualche attimo- confuso ad osservare le fiamme del falò. Stava per alzarsi, certo. Stava per farlo. Prima che l'australiano decidesse di tornare indietro e chinarsi su di lui.
E Nuova Zelanda era davvero troppo trafelato per capire cosa stesse accadendo, 'chè questa volta era davvero difficile interpretare il comportamento di Aussie che sembrare aver deciso improvvisamente di far cumuli di sabbia.
Gli fu chiaro solo qualche minuto dopo a cosa fossero destinati quei grumi di sabbia: ad entrare nel suo costume.

«Ma dai! Aussie!»

La voce si disperse nella vastità di Jarvis bay perchè l'altro era stato fulmineo nel tornare verso la riva e, questa volta, tuffarsi con così tanta verve che degli schizzi d'acqua arrivarono persino sui suoi piedi. Nuova Zelanda era ancora fermo, basito a capacitarsi di come avesse fatto a rendergli tanto facile quella piccola vittoria e se l'orgoglio bruciava un po', più lo iniziarono ad infastidire i granelli di sabbia. Sbuffò e scosse il viso per riprendersi dal torpore assurdo in cui era caduto grazie alla birra e al calore del fuoco: tutto distrutto dall'ineccepibile comportamento di Australia.
Con lentezza si issò, saltellò su un piede, poi sull'altro, tenendo larghi i bermuda e liberandosi di buona parte degli ospiti indesiderati dalle sue intimità e battè le mani tra di loro per pulirle al meglio. Gli occhi si fermarono sulle increspature dell'acqua, raggiunsero l'orizzonte e poi saettarono alle stelle, torarono giù. Intercettarono il treizistes da marcare, uno solo treizistes che rappresentava un'intera squadra avversaria.
Raramente la labbra di Frank si piegavano in un ghigno compiaciuto e se Bruce non fosse stato di spalle, si sarebbe accorto della calma prima della tempesta, quella che stava per catapultarglisi addosso. Probabilmente non ne avrebbe avuto il tempo 'ché il neozelandese non gli avrebbe concesso la possibilità di fuga almeno quanto non aveva fatto lui.
Ogni tanto, le acque oceaniche erano attraversate da correnti calde quindi, effettivamente, non dovette neanche abituarsi ad un velletario cambio di temperatura e sembrò che, davvero, la fortuna fosse dalla sua quando si fiondò come un treno sulla schiena dell'australiano, le mani sulle spalle e una forte pressione per costringerlo ad affondare.
Ma lo sapeva, lui lo sapeva che non aveva vinto nessun turno, nessun round: Australia non sarebbe stato mansueto e comunque era prevedibile la prossima mossa, di fatti trattenne il fiato, sentendosi tirare giù.
L'acqua a Jarvis è leggermente più salata, pizzicava le guance ma più che fastidio, si trattava  di un leggero solletichio.
Solletico, appunto, quello contro cui si trovò a lottare non appena entrambi furono emersi.

«Non vale mica così!»
«Ma scusa non c'è mica una regola!»

Non capiva più se rideva per la stimolazione fisica o perchè Bruce aveva sempre la stessa risata contagiosa. Sicuramente non una condizione determinante per farlo demordere dalla sua vendetta.
D'altronde, Australia, sapeva che le sopracciglia corrucciate di Nuova Zelanda, volevano dire fuoco di sfida.

Le narici allargate volevano dire preparazione ad uno sforzo, fisico o mentale che fosse.
Il mordersi il labbrio inferiore era agitazione da adrenalina, a volte davvero troppa e finiva per sembrare un bambino in overdose di zuccheri.
Respiri profondi erano meditazione.
Le fossette sulle guance erano impossibilità di restare serio (e modestamente questo accadeva ogni volta che lui gli stava accanto.)
Un colpo al fianco con il braccio era l'intenzione di giocare.
Lo sgambetto era più che gioco.
Il costringerlo ancora sott'acqua era: "Ka mate? Ka mate? Ka Ora! Ka Ora! Tenei te tangata puhuru huru nana nei i tiki mai! Wakawhiti te ra! A Upa... ne! A Upa... ne! A upane kaupane whiti te ra! Hi!", o più semplicemente "Ora ti affogo."
Australia sapeva che in queste condizioni, a chiunque, lui sembrava senza scampo, persino a sé stesso.
Australia lo sapeva che una volta istigato era davvero difficile dissuaderlo dall'avere la sua piccola soddisfazione personale.
Ma, Australia, aveva dalla sua, anche un grande spirito di inventiva.
Australia sapeva come prenderlo contro piede.
Il bacio di Australia fu improvviso, fuori da qualunque logica effettivamente e completamente decontestualizzato. Era salato almeno quanto le acque di Jarvis e caldo almeno quanto il falò sulla spiaggia. Irruento come un temporale e capace di congelare la tempesta neozelandese, bianco quando Frank era Tutto Nero.
Australia sapeva come lasciarlo basito ed attonito, ogni volta e provò sul serio a non ridere con il viso altrui tra le mani e gli occhioni spalancati.
Almeno ora non rischiava la vita e si allungò a dargli un bacio sul naso.

«Aussie, eh-»
«Kiwi, comunque stavo pisciando.»

"Oh" voleva dire, letteralmente, "Allora quelle non erano correnti calde".
In qualunque slang.
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E dunque, qualcosa di fresco e leggero, senza pretese.
Scrivere questa fanfiction mi ha fatto venire voglia di estate. Ed io l'estate la detesto!
Insomma, ringrazio chi ha letto e chi deciderà di recensire.
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