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Autore: _Teartheheart    01/06/2016    1 recensioni
La storia tratterà del rapporto di Bellamy e Clarke sull'arca, dove è successa qualcosa che li ha fatti allontanare e poi ritrovare.
Parleremo dei disagi che hanno dovuto affrontare, delle perdite, delle guerre che si verranno a creare.
Vedremo il loro rapporto evolsi dall'Arca fino a finire sulla Terra.
Dal testo: « Clarke, non ti lascerò mai da sola. « provò a rassicurarla il ragazzo, «È una promessa?» chiese tra i singhiozzi la ragazzina che amava fissare la luna dal grande oblò «Mai» concluse lui posando le labbra sulla sua fronte «Mai» continuò.
Genere: Angst, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash | Personaggi: Bellamy Blake, Charlotte, Clarke Griffin, Raven Reyes, Roan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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From Ark to the earth. 

I capitolo. 


  Arca - Giorno 1 di 364. 

Clarke la ragazza dai capelli biondi, è seduta dinanzi al grande Oblò, guarda felice la luna che illumina il suo viso chiaro.
Nell'Arca per la ragazza era tutto così monotono, si sentiva in trappola, a volte pensava che essere gettata dalla'Arca sarebbe stata la cosa migliore, almeno sarebbe stata libera; l'unica cosa che la teneva occupata erano i suoi amici, aveva la sua carta ed i suoi colori, ma le sarebbe bastata quella vita? 
Era l'ora di pranzo e Monthy un ragazzo dai capelli neri e dagli occhi dalla forma a mandorla, la invitò a unirsi a loro. 
La madre di Clarke, Abby così simile a lei, quel giorno sarebbe stata impegnata insieme a suo padre, i due lavoravano per il consiglio, erano fondamentali per l'arca, era fiera di loro, ma non condivideva molti dei loro pensieri, non che facesse la differenza, per loro lei era solo una ragazzina, che doveva pensare a cose da ragazzina. 
Ma cos'erano le cose da ragazzina che loro intendevano? 
Seduti nella sala pranzo, guardava il cibo che aveva sul piatto, non aveva molto appetito quel giorno, così semplicemente finse di mangiare, i suoi amici continuarono a chiacchierare, a ridere, scherzare, lei semplicemente si estraniò guardandosi intorno, vicino alla porta vide Bellamy Blake, un ragazzo più grande di lei che stava sempre in disparte, non lo aveva mai guardato più di tanto ma quel giorno lo fece, neanche lui stava mangiando, fingeva proprio come stava facendo lei, al contrario lui si guardava intorno come se stesse cercando di non farsi notare, lei lo stava notando si alzò un po' sistemandosi sulla sedia, adesso lo studiava. 
Bellamy sistemò il cibo dentro una busta che aveva dentro la tasca della sua giacca nera, per poi riporla di nuovo dentro la tasca, dopo di che si alzò guardandosi un ultima volta intorno e andò via, Clarke sospettosa di alzò, Monthy la guardò «Dove vai?» chiese «Non ho fame, mi fa un po' male la testa vado in camera mia» senza aspettare la risposta dell'amico andò verso Bellamy, sperando di non perderselo per strada, lo seguì e lo seguì ancora, il ragazzo continuava a guardarsi intorno come un ladro, impaurito da chi potesse vederlo, si fermò davanti ad una porta, Clarke dedusse fosse la sua camera, ma non resistette doveva sapere cosa stesse accadendo. 
«Ehi» lo chiamò, il ragazzo si voltò la guardò con aria sorpresa «Cosa vuoi?» le domandò in modo burbero «Cosa nascondi?» chiese ancora lei sempre più insistente «Lasciami in pace» 
«Ho visto che hai portato via il cibo, perché?» a quella domanda Bellamy non rispose, semplicemente entrò dentro la camera chiudendola a chiave. 
La ragazza rimase a fissare la porta, doveva dirlo a qualcuno, a sua madre, a suo padre, ma non poteva farlo prima doveva scoprire cosa nascondeva, non poteva semplicemente denunciarlo. 



Earth - Giorno 1. 

L'arca si stava per schiantare, Clarke vicina a Raven le stringeva la mano, impaurita, dinanzi a sé Bellamy che la guardava, la scrutava la rassicurava, ma lei distoglieva lo sguardo. 
Non poteva ricadere nella sua trappola non dopo quello che le aveva fatto passare, non poteva semplicemente guardarlo, ma in quello stesso momento pensava che la sua morte era imminente e alzò lo sguardo delle lacrime incorniciarono il suo viso, Bellamy la guardò voleva rassicurarla ma come avrebbe fatto. 
«Clarke» disse lei lo guardò «Sssst, non dire niente» lo azzittì, le sorrise «Non dimenticherò mai noi»
«Non essere così pessimista, forse un giorno ci rincontreremo» un boato, l'Arca tremò «Forse un giorno ci rincontreremo» urlò Bellamy gemendo, un'altro boato ma più forte e poi ...   



 Arca giorno 5 di 364 

Bellamy stava seduto in mensa, gli occhi di Clarke Griffin la figlia del medico lo scrutavano, come oramai da cinque giorni, non ne poteva più, quegli occhi color del cielo lo seguivano, lo interrogavano, come avrebbe continuato a tenere nascosto il suo segreto? 
Come ogni giorno, prese il cibo posandolo dentro una busta, si alzò e guardandosi intorno uscì dalla stanza, si guardò le spalle per paura che Clarke potesse spuntargli ancora una volta dietro le spalle, ma per fortuna quel giorno non la vide così tirando un sospiro di sollievo entrò in camera. 
Spaventato si guardò attorno «O» chiamò ma nessuno rispose «Octavia» adesso il tono si faceva più nervoso, dopo pochi istanti da sotto il pavimento, uscirono due grandi occhi verdi che lo guardavano, quasi tremando «C'era qualcuno Bell, c'era qualcuno» per tranquillizzarla, la tirò fuori abbracciandola, le accarezzò i lunghi capelli neri che le ricordavano sua madre, la madre che la sua ''O'' non aveva mai conosciuto. 
«Sono solo io» era l'unica famiglia che le era rimasta, Octavia era la sorella che aveva cresciuto, protetta. Ma era anche colei che aveva sofferto più di tutti dovendosi nascondere sotto il pavimento della propria camera, perché sull'arca non c'era spazio per lei, l'arca l'avrebbe respinta, persino ucciso, la popolazione non poteva aumentare su quell'arca che stava diventando sempre più stretta, sempre più soffocante. 
A volte pensava che se magari lui sarebbe morto, lei avrebbe potuto prendere il suo posto, ma come poteva abbandonarla al suo destino? Cosa sarebbe accaduto? 
«Non è possibile!» una voce li travolse dal loro abbraccio, voltandosi Bellamy si accorse di aver lasciato la porta socchiusa ''No'' pensò, sgranando gli occhi guardò la ragazza dai capelli biondi, guardò Clarke «Cosa ci fai qui?» Octavia si posizionò davanti al fratello, facendogli da scudo, una scena commovente, lei che voleva proteggerlo come lui aveva sempre fatto per lei. 
«Chi è lei, il Cancelliere Jaha lo sa? Sai che rischi corri? Sei forse impazzito?» 
«SSSTTT... chiudi quella bocca se non vuoi che ci uccidano» con voce disperata Bellamy le se avvicinò, la guardò quasi ansimando «Ti prego, è mia sorella, mia madre la partorì prima di morire, non potevo abbandonarla, è mia sorella»
«Sai quanto siano dure le regole qui, come ti è venuto in mente di tenerlo per te?» 
«Non devi dirlo a nessuno» si intromise Octavia, la guardò ma non implorante ma arrabbiata con la fronte corrugata «Non penso proprio» finì Clarke per poi andare via. 
«Siamo finiti, sono stato uno stupido, Octavia come faremo adesso?» 



Clarke giorno 7 di 364

Erano due giorni che Clarke era rimasta in camera, sua madre le portava da mangiare, non riusciva ad affrontare Bellamy in mensa, non riusciva ad affrontare nessuno in realtà. Suo padre le aveva insegnato a rispettare sempre le regole, («Per vivere meglio, bisogna convivere con le regole, se occulti qualcosa di importante sei in torto») aveva sempre detto quelle parole, ma adesso doveva ascoltarlo? 
È un reato quello che aveva fatto quel ragazzo? Amare una sorella, crescerla come se fosse sua fin da bambino, responsabile di una vita umana, responsabile di un cuore che batte. 
La aiutata, non facendosi mai scoprire da nessuno, perché Clarke avrebbe dovuto dirlo a qualcuno, a quale scopo? Sapeva cosa sarebbe successo, l'avrebbero gettata nel vuoto, o arrestata, non poteva, non poteva farlo. 
Sapeva che si stava cacciando in qualcosa più grande di lei, ma li avrebbe aiutati, aveva deciso, non avrebbe detto niente ai suoi genitori. 
Dopo due giorni finalmente Clarke si decise ad uscire dalla camera, si recò immediatamente nella camera di Bellamy, passò tra i corridoi, non incontrò nessuno, per sua fortuna nessuno la seguì, quando si ritrovò davanti alla porta vi bussò, dovette bussare più e più volte prima che Bellamy si degnò di rispondere 
«Cosa vuoi? Sei venuta a distruggerci del tutto?» domandò lui aprendo di poco la porta, la guardò male. 
«Non vi denuncerò, non voglio farlo, ho pensato e ripensato e non voglio.»
«Allora perché sei qui?» domandò Bellamy corrugando la fronte «Voglio aiutarvi»




Earth giorno 60. 

Nei passati due mesi dallo schianto dell'Arca sulla terra i cento ragazzi mandati sulla terra, dalla missione suicida creata da chi si considerava - abbastanza adulto da fare quella scelta - rimasero in sessantaquattro, molti erano morti nello schianto, altri morti causate dagli eventi atmosferici di cui non erano abituati. 
Coloro a cui ancora batteva il cuore, avevano recintato la zona in cui vivevano, sistemato l'arca per dormire, riparati dal cielo terrestre che ora apparteneva a loro, avevano imparato a vivere con le poche cose che gli 'adulti'' avevano dato loro per sopravvivere, cioè niente. 
Pensavano che sarebbero tutti morti, sacrificare loro, per salvare noi avevano detto. 
Clarke e Bellamy non si parlavano, dopo lo schianto, dopo l'addio dell'imminente morte non si erano rivolti la parola, tranne che per parlare di ciò che avrebbero compiuto durante il giorno. 
Erano messi in cerchio, Monty, Jasper che scrutava attentamente Octavia, la quale amava, ma che non lo aveva mai notato. Jasper è un ragazzo mingherlino dal viso triangolare e gli occhi grandi, gli piace molto scherzare infatti lui e Monty furono arrestati sull'arca proprio per aver commesso uno scherzo, che agli occhi del consiglio era un reato. 
Si era innamorato di lei, quando arrivati sulla terra era l'unica persona che gli faceva vedere il bello di quella terra marchiata, e non come la vedeva lui, infernale. 
Clarke fu la prima a parlare che disse: «Dovremmo andare a prendere dei tronchi, vicino al fiume, li stiamo esaurendo e ci servono»
«Si ma chi rimarrà qui?» domandò Bellamy guardandola dritta negli occhi, lei evase subito da quello sguardo che tanto le faceva male, così guardò Monthy «Rimarrai qui, insieme a Octavia, noi porteremo con noi Jasper» 
Tutti acconsentirono così prendendo l'equipaggiamento, uscirono dal recinto che avevano creato, incamminandosi verso il fiume, Bellamy bloccò Clarke prendendola dal braccio «Cosa?» chiese lei, guardando prima la mano che l'avvolgeva e poi lui «Stai attenta, sai che forse non siamo soli sulla terra» 
avevano scoperto anche questi, o almeno lo sospettavano quasi tutti, avevano sentito strani passi durante la notte, con voci che parlavano una lingua a loro sconosciuta, ma non si erano mai azzardati a verificarne la presenza; guardò Bellamy con viso cupo «Ho sempre saputo badare a me stessa Bellamy» 
camminavano verso il fiume, Jasper dondolava da un lato all'altro, non si era ancora abituato al terreno pieno di ostacoli, quella cosa faceva sorridere Clarke, ma non lo dava a vedere. 
Per tutto il viaggio di andata Bellamy non smise nemmeno un momento di guardarla, di coprirle le spalle. Non aveva mai smesso di proteggerla, non lo avrebbe mai fatto. 
Jasper era sulla riva del fiume a bagnarsi il viso, mentre Clarke e Bellamy iniziarono a raccogliere tutto il legno che riuscivano a raccogliere, erano distanti da Jasper, così Bellamy riuscì a parlare liberamente 
«Non abbiamo mai parlato dallo schianto dell'arca» esordì lui, «Lo stiamo facendo adesso» rispose di riflesso la bionda, continuando a raccogliere, Bellamy si fermò respirando a fondo «Ehi, stavamo quasi per morire, ci siamo detti delle cose, da quel giorno mi eviti perché?»
«Hai detto bene, STAVAMO PER MORIRE» rispose secca lei guardandolo fisso negli occhi «Quindi lo hai fatto per compassione, perché ti facevo pena» si irritò, guardandola con delusione. 
Prima di rispondere Clarke si voltò, esasperando il suo umore, arrabbiata «Si Bellamy, si mi facevi pena» lo disse, con occhi spalancati, denti stretti e braccia in aria, più vera quella espressione era esasperata, voleva punirlo e lo stava facendo bene. 
Bellamy la guardò e proprio quando stava per dire qualcosa, un urlo di Jasper «Bellamy, ATTENTO!» una freccia l'aveva colpito, Bellamy cadde sul terreno dolorante, Clarke corse in suo aiuto allarmata «BELLAMY» urlò accasciandosi vicino a lui «Bellamy, Bellamy ... rispondimi»   

   
 
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