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Autore: Chamelion_    13/04/2009    3 recensioni
[Terzo criterio della logica aristotelica: Se a è uguale ad a e diverso da b, allora a è diverso da c.]
Ovvero: o a o b, senza possibilità di coesistenza. A deve necessariamente essere a.

Incastrati nell’obbligo di essere noi. Che è quello che siamo, e che non possiamo non essere. Murati dalla necessità dell’essere.
Genere: Triste, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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[Non so credere che domani qualcun altro ti metterà le mani addosso.]





Basta: parlami.

Basta: taci.

Tacere no. Mai siamo stati silenti, io e te. Ci siamo piuttosto uccisi con le parole.

Troppo spesso le parole fanno male.

Troppo spesso se ne fanno meretrici; ma non v’è moneta che possa pagare una soltanto delle parole che non abbiamo taciuto noi due.

Masochista.

Se taceranno le mie parole, parleranno le mie mani, e con loro la mia pelle, ed i miei denti, e con essi la mia lingua. E in qualche modo saprò parlarti indosso. Scorrerò nelle tue vene e ti impregnerò i capelli.

Già tutto hanno detto le tue mani e la tua lingua: non mi vedi, marchiata a fuoco? Sei indelebile. Perché infierire ancora?

Non offendermi: non ho ancora detto tutto. Non avrò mai finito di dire.

Ma un limite deve esserci.

Questo non è abbastanza?

No, non lo è. Dobbiamo porre noi un limite, perché sappiamo che le dighe costruite da loro periranno sconfitte dal fiume impetuoso, e che mai cesseremo davvero se non per nostra volontà.

Questo ci porta ad un vicolo cieco, lo sai.

Certo, lo so.

Eppure, dobbiamo cessare.

Dobbiamo. E solo volendo potremo farlo.

Noi non lo vogliamo.

No, non lo vogliamo.

Eppure, dobbiamo cessare.

Dobbiamo. Dobbiamo volerlo.

Non lo vogliamo.

Allora fingere.

Fingere di volerlo?

È davvero così difficile calare su tutto questo una tenda nera, che ne argini i respiri e lo sopprima soffocandolo? Sarà sufficiente per noi ignorare il tumulto che cela.

Dove troveremo tanta stoffa?

Ancora non lo so. Ma lacererei il mio bianco vestito per immergerlo nella pece. Potrà servire?

Non voglio vestiti tra di noi.

Forse, invece, è proprio la strada che dobbiamo tentare.

Credi davvero che un abito possa nascondere l’odore della tua pelle?

Se ne nasconde la vista, sarà forse più semplice trattenere il fiato e scacciare il richiamo.

Non sperarci.

Eppure, dobbiamo cessare.

Per farlo, dovremmo volerlo.

Non lo vogliamo!

Eppure, dobbiamo cessare.

Allora non possiamo.

Eppure, dobbiamo.

Avresti dovuto tacere.

Avrei dovuto, prima che tutto iniziasse. Adesso, non ha più senso farlo.

Maledizione! Siamo perduti.

Lo siamo davvero.

Incastrati nell’obbligo di essere noi.

Che è quello che siamo, e che non possiamo non essere. Murati dalla necessità dell’essere.

Questo cos’è: Aristotele?

Questa è verità.

Ed io lacererei il mio bianco vestito per cospargerlo di petrolio.

Lui non vedrebbe nemmeno le macchie sotto le sue unghie.

Quanto è vero! E dire che presento che, per quanto le strofini, non riuscirò mai a pulirle.

Non so credere che domani qualcun altro ti metterà le mani addosso.

È una bambola di pezza, sporca di petrolio, che lui sfiorerà domani. E dopodomani; e il giorno dopo ancora; e tutti quelli che verranno. Ma la mia carne viva non può più essere toccata da nessuno.

Nondimeno, venderei brandelli del mio corpo se ciò mi consentisse di essere lui.

Vorresti una bambola di pezza sporca di petrolio?

Io so che cosa voglio, ma non so che cosa non voglio.

Tu hai voluto troppo.

Tu hai voluto di più.

E adesso tra le mani ho soltanto questo bianco vestito, che voglio fortissimamente annegare nel petrolio.

È davvero così?

Che cosa?

Troppo?

Certo che è troppo.

Perché?

Perché è di più.

E di più è troppo?

Non sempre, no.

Ma per noi due lo è?

Per noi due lo è stato.

Chi toccherà la tua carne, se non lui?

Tu.

Io? Benché assente?

Non mi vedi, marchiata a fuoco? Sei indelebile.

Il laser sa rimuovere i tatuaggi più ostinati.

Non quelli nascosti sotto la pelle.

Il cis-platino sa rimuovere le cellule cancerogene.

Non quelle che il corpo si vuole tenere.

Non c’è dunque speranza per le cicatrici che ti ho lasciato?

Non distinguo più il mio corpo da quello che ci hai lasciato sopra tu.

Perdonami.

Non lo farò mai.

Vai via da me.

Mi resteresti attaccato.

Per sopravvivere, i parassiti hanno bisogno del corpo di cui si nutrono.

Non è una giustificazione.

No, ma è una motivazione.

Non volevo renderti un parassita dipendente da me.

Non volevo marchiarti a fuoco.

Ma potevamo immaginarlo?

Credo di no.

Perdonami!

Non lo farò mai, amore mio.

Vai via da me, amore mio.

Non potrò mai andarmene via del tutto.

Credi che lui si accorgerà che tra la mia carne e la sua mano ci sarai tu, insondabile barriera?

Pur non vedendolo, solo un folle non sentirebbe la viscosità del petrolio sotto le dita.

Ma sei tu, il petrolio?

Certamente: sono io.

Aiutami a distruggere questo bianco vestito. Affoga le lenzuola del candido letto nuziale che mi accoglierà domani notte. Tingi di nero quella stoffa che ci servirà per ricoprire tutto questo.

Tutto questo noi?

Sì.

Non basto.

Neppure in quanto petrolio?

Neppure. Tutto questo noi è troppo.

Perché è troppo?

Perché è di più. Più di me. E più di te.

È troppo per me e per te, dici? Ma allora, come possiamo cessarlo?

Non possiamo.

Eppure, dovremmo.

Non possiamo, amore mio.

Potrà l'anello che abbraccerà il mio dito sostituire un abbraccio dei tuoi?

Non potrà.

Potrà il mio bianco vestito uccidere tutto questo noi?

Non potrà.

Potrà farlo lui?

Non potrà!

Che rimarrà di me e di te, domani?

Tutto quanto.

Tutto noi?

Tutto noi, amore mio.



















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Nota del 15/4/2009

Rendendomi conto, dopo la recensione di Ego me stesso ed io, che questo scritto non è immediato per via della struttura bizzarra, ci tengo a precisare che si tratta di un dialogo tra due persone, e che ogni paragrafo corrisponde ad una battuta. Non è bello dover spiegare il contenuto di un pezzo (significa probabilmente che non sia ben espresso), ma preferisco fare così piuttosto che lasciarlo incomprensibile e male interpretabile.



  
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