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Autore: marina2010    03/06/2016    0 recensioni
Rachele una ragazza di 19 anni si imbatte nel suo primo lavoro a New York. lì incontra il suo capo, come reagirà? scopriamolo insieme. Buona lettura.
Genere: Commedia, Erotico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: PWP | Contesto: Contesto generale/vago
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~~Sono Rachele, ho 19 anni e sono diplomata al liceo di indirizzo turistico di Milano. Da un paio di mesi mi sono trasferita a New York più precisamente in un appartamento sulla quinta strada. Sabato 17 novembre avrò un colloquio nell’agenzia di moda più famosa a New York, organizzata da mia zia Milena insieme a mia madre. La sveglia è assordante, sono le 7.00 di mattina. Mi preparo, prendo il mio solito cappuccino con cioccolato al bar vicino casa mia e corro in fretta e furia all’agenzia di moda. Appena entrai, andai a sbattere contro una porta che non avevo notato… aspetta! Non è una porta! Ma è il petto di un uomo. Alzai il viso per vedere il ragazzo che ho d’avanti e rimango folgorata nel vedere quei occhi ibridi, verdi mischiati a un azzurro talmente chiaro da farmi sciogliere. Lo squadro un po’ e noto che il suo fisico non è male, un corpo muscoloso ma non troppo, fasciato da un pantalone e da una giacca interamente neri con sotto una camicia bianca che emana il suo profumo…un misto tra menta, limone e l’aroma di una marca da uomo totalmente diverso da altri, e mi fa impazzire; d’ora in poi sarà il mio profumo preferito. Ritornata alla realtà noto che il ragazzo, che avrà circa 25 anni, mi sta squadrando da capo a piedi e vedo con rabbia un sorrisino di apprezzamento, e presa dall’ira lo scanso con forza, e me ne vado lanciandogli un’occhiataccia poco amichevole. “Come si permette quel pallone gonfiato” penso tra me e me. Sono d’avanti alla sala colloqui e con un respiro profondo entro e noto che i due uomini che sono presenti nella stanza potrebbero essere i miei capi; sono agitata ma non per il confronto ma perché uno di loro è il pallone gonfiato. Cavolo mi sta guardando in modo divertito! Già lo odio, sicuro dirà al suo compare di mandarmi a casa perché l’ho spintonato oggi con poca grazia! Sono nei guai. < Buon giorno, sono Rachele Maule, sono diplomata al liceo di indirizzo turistico a Milano >. < Buon giorno signorina io sono Richard e questo al mio fianco è mio nipote Cristian, bene mi dica cosa sa fare di preciso >. < Certo, conosco 4 lingue, sono brava nell’ organizzazione di un’azienda e sono molto brava a socializzare con i clienti >. < Certo, lo vedo dall’ottimo curriculum che ha >. < La ringrazio >. < Bene, può aspettare fuori, le facciamo sapere la nostra decisione tra poco >. < Va bene, grazie ancora >. Appena esco prendo un sospiro di sollievo, è andato tutto bene. Vengo riscossa da i miei pensieri quando sento Richard. < Prego signorina, entri >. < Subito >. < Bene, mio nipote è l’unico che si occupa dell’assunzione delle dipendenti quindi spetta solo a lui la decisione di assumerla >. < Bene micetta, lavorerai come mia segretaria nella mia agenzia di viaggio >. < Cosa??! C’è un errore, non sono venuta qui per un’agenzia di viaggio! >. < Ascoltami ragazzina, dovresti essere onorata di poter lavorare in questa agenzia più famosa in tutta New York, quindi smettila di fare i capricci micetta >. Come si permette questo di poter parlarmi in questo modo??!. Presa da un rabbia incontrollata, gli urlai. < Tu ragazzino, uno mia zia mi ha detto che questa è un’agenzia di moda, due non chiamarmi mai più micetta e terzo sono onorata di lavorare in questa azienda ma mai con e per te! >. Cristian mi guarda e sorride in modo irritante aumentando la mia rabbia, ma all’improvviso si avvicina a me sussurrandomi con voce calda e roca, facendomi venire i brividi lunga la schiena: < Adoro le micette che tirano fuori le unghie, mi piaci troppo >. < Bene, è deciso, oggi farai delle prove, mentre il vero lavoro in comincia lunedì >. Ancora un po’ scossa dalla frase di Cristian risposi a Richard. < Va bene, grazie ancora >. Appena entrai nel mio ufficio sentii dei passi dietro di me, quando mi girai vidi Cristian appoggiato allo stipite della porta a braccia conserte con il suo sorrisino provocatorio. Di risposta lo guardai malissimo e mi rigirai. Quando non lo sentii più dietro di me sospirai e misi in ordine le mie cose, ma d’un tratto sentii Richard chiamarmi. . < Ok, arrivo >. Entro nell’ufficio di Cristian e mi dice. < Allora micetta, mi devi dare il tuo numero >. Presa dalla rabbia gli ringhiai < Come ti permetti?! Sei il mio capo, non puoi chiedermi una cosa del genere!! >. < Calma micetta, mi serve il tuo numero per annotarlo nel documento così l’agenzia ti può contattare per ogni bisogno >. Un po’ delusa dalla sua risposta acconsentì e scrissi il mio numero, e me ne andai a casa. Quando arrivai nel mio appartamento sentii il mio cellulare vibrare. Messaggio da Cristian: ehi micetta, non mi hai salutato prima, ti aspetto domani a lavoro. Mi mancherai stanotte. Io: salve agenzia che ha bisogno di me, sono molto arrabbiata per il tuo comportamento scorretto. Tu invece non mi mancherai e inoltre domani è il mio giorno libero. Cristian: si mi sono dimenticato di dirti che sono io l’agenzia, comunque se sarà necessario sarò scorretto per averti piccola micetta. Vedremo se non verrai domani. Buona notte micetta mia. Io: notte ragazzino. Mi misi nel letto e ripensai a tutto quello che mi è successo oggi e mi addormentai con un sorriso sulle labbra.

   
 
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