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Autore: Vega_95    03/06/2016    1 recensioni
Una lettera misteriosa per Yugi arriva in casa Muto in una data molto speciale per il nostro piccolo eroe.
Una happy-B-Day Yugi che conclude l'arco di Eternity (in teoria)
Genere: Drammatico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Atemu, Yuugi Mouto
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Eternity'
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I'm Back! Piccola cappatina in sezione per fare gli auguri al nostro piccolo eroe u.u

Vi avviso solo di prestare molta attenzione al diabete (capirete, specialmente chi mi ha già conosciuta in sezione)

 
L'ULTIMO ADDIO
 
La mamma era in cucina, si stava prodigando per preparare la  miglior torta di compleanno della sua carriera di ‘cuoca ‘.
Era contenta, le si leggeva in viso, gli occhi le brillavano di gioia, il suo bambino stava crescendo e sembrava più felice che mai.
 
Alla solita ora, puntuale come sempre, il postino imbucò le lettere dando un cordiale saluto alla signora Muto che lo attendeva sulla porta.
Rientrata in casa, cominciò a sfogliare distrattamente le buste finché non ne trovò una un po’ particolare indirizzata a Yugi. Non c’era mittente, ma a giudicare dai timbri aveva girato parecchie città prima di approdare a Domino. Probabilmente gli scriveva uno dei suoi amici in giro per il mondo.
 
Yugi rientrò nel tardo pomeriggio, dopo essersi divertito alla sala giochi con i suoi amici per festeggiare il compleanno, sprizzava gioia da tutti i pori, il viso raggiante, gli occhi che brillavano e un sorriso che andava da un orecchio all’altro.
 
«ben tornato! »
«ciao mamma!» le sorrise il festeggiato mentre toglieva le scarpe e posava lo zaino nell’ingresso.
«passata una bella giornata? »
«sì, ci siamo divertiti tanto! » esclamò entusiasta: «hai fatto la torta? » intuì dal profumino che arrivava dalla cucina.
«non ti si può nascondere proprio nulla, eh? » rise la signora Muto: «puoi pulire la ciotola se vuoi»
 
Come rifiutare una simile proposta. Qualsiasi età non gli avrebbe mai impedito di pulire la scodella dell’impasto, a lui come a chiunque. Corse in cucina pronto a tuffarsi in quell’anteprima di delizia.
Quando la mamma lo raggiunse,  Yugi non aveva nemmeno ancora sfiorato il tegame, bensì teneva tra le mani la lettera arrivata per lui che lei aveva distrattamente dimenticato sul tavolo.
 
«ah sì, è arrivata oggi per te» gli disse: «di chi è? Otogi? O Rebecca-chan? » ammiccò la mamma.
 
Yugi sembrava confuso mentre osservava quella busta con una data fin troppo significativa per lui. Aveva riconosciuto la scrittura e l’idea di conoscere il mittente l’aveva inquietato molto.
 
«tesoro tutto bene? » si preoccupò la mamma.
«sì… scusa vado a fare i compiti» disse, curioso e ansioso di sapere cosa conteneva quella busta.
 
Era una cosa molto privava e delicata e non sé la sentì di aprirla davanti alla mamma.
Arrancò lo zaino e corse  in camera dove si lasciò andare ai dubbi e alle perplessità.
 
«perché…» mormorò.
 
Perché era arrivata quel giorno, perché gli aveva scritto. Mille domande cominciarono a vorticare per la mente del giovane Muto, ma tutto avrebbero avuto una risposta se solo avesse aperto la busta subito, invece aspettò parecchio, tentennò, la girò e rigirò cercando indizi inesistenti.
 
Dopo lunghissimi minuti, finalmente si decise a strappare delicatamente la carta.
Conteneva due fogli scritti fronte e retro.
L’inquietudine si stava impadronendo del ragazzo sempre di più, quale motivo l’aveva spinto a scrivergli tanto?
 
 
Ciao Aibo, come stai?
 
Forse è un po’ banale, non so come cominciare.  Buon Compleanno va bene?
Ormai l’ho scritto quindi credo di sì. Se penso che questa lettera ti arriverà tra un anno…Chissà se sarò ancora con te…
Tra poche ore ci giocheremo il nostro destino. Farò di tutto per vincere e non perché credo di essere il più forte, ma perché non voglio andarmene.
Adesso ti stai riposando attendendo che io finisca di completare il mio deck. Darò questa lettera a Ishizu perché te la spedisca in tempo per il tuo prossimo compleanno. Voglio che tu sappia che anche se non dovessi essere più al tuo fianco, una parte di me resterà sempre in te.
 
Fino a poche ore fa io non avevo idea di chi fossi e nemmeno da dove venissi o di dove dovessi andare. Ero certo che recandomi in quella che tutti dicevano fosse la mia patria, avrei recuperato indizi importanti su questo mio passato. Sapevamo entrambi che il puzzle che ci ha sempre legati conosceva una parte di questa verità. Ma in realtà io non ho mai voluto sapere davvero il segreto del Faraone Senza Nome, volevo restare ciò che ero diventato da quando ti ho conosciuto.
 
Ho passato molto tempo senza avere un nome mio e nemmeno una vita che si potesse chiamare tale, ma ho sempre saputo molto bene cosa volevo, fin dall’inizio, tutto ciò che desideravo era restare. Restare con te.
 
Ancora ora ciò che resta di me, è rinchiuso in questo minuscolo puzzle che hai sempre portato al collo e custodito come una preziosissima reliquia, era un labirinto intricato che rappresentava a pieno i nostri dubbi. Non sapevo dove andare e cosa fare, ma lentamente stavo cominciando a smettere di pensarci, perché con te avevo trovato delle certezze. Ora che tutto è chiaro nella mia mente e il labirinto è sparito, questa prigione mi sembra ancora più vuota e spaventosa, eppure mi ci sento legato ora più di prima. Una parte di me non la vorrebbe lasciare per nulla al mondo.
 
Una volta Anzu mi ha detto che situazioni come la mia le vivono in tanti. Il dubbio e l’incertezza sul futuro, sono sensazioni comuni che rendono le persone spaesate, ma loro hanno un passato a cui fare riferimento, mentre io fino a poche ore fa, ero solo uno spirito vuoto, senza un passato e con un futuro incerto.
E ora? Ti confesso che non lo so. Non vorrei affrontarti, vorrei solo prenderti per mano e fuggire  lontano. Ma so che non sarebbe vita, non sarebbe giusto per nessuno, specialmente per te.
 
Ero ansioso di scoprire chi fossi, di smettere di essere semplicemente il bassorilievo su una pietra. Con il mio egoismo ci ho condotti a questo punto, perdonami Aibo.
La verità è che da quando le persone hanno cominciato a parlare di me definendomi il Faraone Senza Nome, ho provato una sensazione di vuoto così grande che il desiderio di riprendermi la mia identità ha cominciato a crescere di giorno in giorno allontanandomi da ciò che era veramente importante per me.
Anche quando abbiamo messo piede in Egitto, sapevo che riponendo i sette oggetti nella sacra pietra tutto sarebbe cambiato, ogni mia domanda avrebbe trovato risposta e se da un lato ero ansioso di farlo, dall’altra parte mi rifiutavo categoricamente di compiere un tale gesto, specialmente di fronte a te. Temevo di scoprire il mio vero io, non volevo che vedessi il re oscuro che ero, che tutti dicevano ero stato.
 
Stupido ed egoista. Solo ora mi rendo conto che mi sarebbe bastata una sola, semplice cosa: stare con te per sempre, proprio come ti dissi quella notte. Se solo avessi continuato a percorrere quella strada, al tuo fianco, lasciandomi alle spalle questo passato oscuro.
 
Per tutti gli altri sei Yugi, Yugi Muto, ma per quanto mi sforzi, non riesco proprio a definirti con quel nome, forse perché da quando ti sei accorto di me, lo abbiamo condiviso. Qualcosa che si condivide smette di identificare una persona e anche se ora anche io ho un nome, mai proverò più piacere nel sentirmi chiamare da te Mo Hitori no Boku.
Mi hai insegnato moltissimo sulla vita e continui a farlo, ecco perché non riesco a smettere di chiamarti Aibo. Sei un compagno prezioso, un amico a cui non rinuncerei mai, per nulla al mondo.
Sei la luce che impedisce a questa mia anima oscura di sprofondare, quell’appiglio che mi salva dalle tenebre, scaldi la mia gelida stanza dell’anima sottraendomi alla mia solitudine.
 
Dicono che con il tempo le persone cambiano, tu non farlo, resta come sei. Così. Puro, dolce e gentile, perché è questo che fa di te Aibo.
 
Fin da quando abbiamo intrapreso il torneo di Battle City sapevo che ti avrei dovuto lasciare, ho tentato di tenertelo nascosto, ma sapevo che prima o poi avresti capito tutto e saresti stato coinvolto e alla fine è successo.
 
La notte ti osservavo dormire, così tranquillo e beato.
Mi domandavo che cosa fossi per me. Non eri un amico, non un fratello. Non eri una parte di me. Non capivo cos’altro potesse esserci. Mi chiamavi ‘Altro me’, ma non era come tale che mi trattavi. Io ora lo so cosa sei per me, e tu?
 
Ho scrutato a lungo nel tuo sguardo per capire se anche tu ti fossi mai posto i miei stessi dubbi . Ed era così, anche tu eri confuso come me. E adesso? Non posso vedere i tuoi occhi e non ti posso nemmeno toccare nel mondo reale e probabilmente è questo ciò che mi tortura di più in assoluto. Questo desiderio che dal giorno dell’incendio mi assilla. La voglia di sentire il calore della tua pelle sulle mie mani, poterti abbracciare e respirare il tuo odore, proprio come possono fare Jonouchi, Anzu, Honda e tutti gli altri.
 
Tutti pensano che sia io la persona più vicina a te, ma non è vero. Sono sempre stato un intruso che si è insediato nel tuo corpo, un’anima parassita che ti ha ferito e che continua a farlo. Probabilmente è questa consapevolezza che mi spinge a percorrere questa strada che mi allontanerà da te.
Sparire dalla tua vita ti terrà al sicuro.
 
Ho passato notti intere seduto alla tua scrivania a pormi domande di cui sapevo fin dall’inizio non avere una risposta e poi ti osservavo, il tuo viso candido, i lineamenti delicati. Molte persone ti hanno definito ‘infantile’, io invece credo che sia il tuo fascino, non saprei definirlo, ma non riesco a immaginarti diverso.
 
Sei l’anello principale di questa catena invisibile che ti lega ai tuoi amici. Qualcosa di visibile, ma che è impossibile vedere. Ricordati che il legame che c’è tra di voi è unico, così come il nostro. Il puzzle mi ha condotto da te, un gioco ci ha fatti incontrare e un gioco sta per dividerci. Purtroppo questa è una verità di cui sono consapevole fin da troppo tempo.
 
Questa è la dura realtà Aibo, ti prometto che lotterò con tutte le mie forze per poter restare con te, eppure una parte di me mi ripete da ore di dovermi abituare all’idea di doverti dire addio.
 
Questi due anni passati con te sono stati incredibili, da quando hai ricomposto la mia anima, il mio unico punto fisso è stato quello di proteggerti, ma non mi sono mai accorto che invece eri tu a proteggere me, mi hai insegnato un sacco di cose. Hai trasformato un vecchio spirito egoista come me in qualcosa che forse, si può definire quasi umano. Sono morto molto tempo fa, ma quando ti sono vicino, quando mi sorridi sento un calore al petto che mi fa sentire vivo.
 
Ricordi quando i nostri sguardi si sono incrociati per la prima volta? Quando un ragazzo innocente come te ha incontrato uno spirito oscuro come me.
Non dimenticherò mai i momenti passati insieme.
 
Manca ancora qualche ora al sorgere del sole, al momento decisivo. Il mio deck è pronto e forse dovrei riposare, ma prima c’è una cosa molto importante che desidero dirti. Poche parole che racchiudono tutto ciò che ti ho scritto in questi fogli.
In tutto questo tempo mi sono posto una domanda, una domanda a cui ho cercato incessantemente la risposta nei tuoi occhi e mai l’ho trovata. Aibo, che cosa sono io per te?
Dopo questa notte tu scoprirai che cosa sei per me e leggendo questa lettera ne avrai la conferma, sì insomma, io mi sono innamorato di te. Ma io cosa sono per te? Un fratello? Un amico? Di più? Che cosa?
Potrei trovare risposta stanotte oppure mai, non ha importanza, tutto ciò che desidero è che tu sia felice e che sappia la verità.
 
Ora lo so, tu mi batterai, dimostrerai a tutti di essere in grado di cavartela da solo e darai la libertà a questo vecchio spirito che non è stato capace di tenere a freno il suo cuore.
 
Questo è il mio ultimo addio Aibo.
 
Atem
Anzi tuo Mo Hitori no Boku
 
 
 
Era stato straziante, ogni parola. Yugi sentì la voce del suo faraone pronunciare ogni singola sillaba scritta con voce rauca e sull’orlo del pianto.
Aveva cominciato a piangere già dopo mezza pagina e non riusciva a darsi contegno, a più di un anno di distanza, quello era l’addio più straziante che avesse mai ricevuto.
 
«perché…» singhiozzò coprendogli gli occhi con il braccio, cercando di fermare quel fiume di lacrime che gli inondava il viso arrossato.
 
 
La porta della camera si aprì lentamente con il suo solito scricchiolio. Entrò allegramente chiamandolo con aria tutta soddisfatta ed euforica.
 
«ehi Aibo, sei già rientrato…» non finì di parlare che un cuscino gli arrivò dritto in faccia, lanciato da Yugi con tutta la forza che aveva.
 
«stupido! » urlò singhiozzando e stringendo la lettera che si stava accartocciando tra le sue mani.
 
«Aibo che ti succede? » si spaventò Atem posando il cuscino sul letto e avvicinandosi. Era sconvolto e lui doveva avere a che fare con quello che gli era accaduto, che avesse frainteso alcune sue parole? Che si fosse offeso per qualche comportamento? Era il giorno del suo compleanno e il suo Aibo piangeva.
 
Non ci mise molto a capire cos’era successo quando vide cos’erano i fogli che Yugi teneva in mano, ricordava bene ciò che provò quando scrisse quelle cose e poté comprendere anche lo sconforto del suo compagno . L’aveva completamente dimenticato.
 
«mi dispiace... io non pensavo che…» mormorò scostandogli una mano dal viso per asciugargli le guance: «Aibo non è successo niente. Non c’è scritto nulla di più di quello che non sai già»
«volevi sparire dalla mia vita!» singhiozzò rinfacciandogli quello che aveva scritto respingendolo con rabbia:« perché sei così stupido! »
«perché ero preoccupato per te » si giustificò Atem facendosi avanti ancora una volta: «cerca di capirmi, Pegasus, Marik… ogni volta avevo il terrore che ti sarebbe potuto accadere qualcosa di male…»
« penso che saresti potuto non tornare mai più io…»
 
Non riusciva a calmarsi, quelle parole l’avevano sconvolto e Atem pensò a mille modi per calmarlo, tutti evidentemente inefficaci. Le parole non servivano per cui passò ai fatti.
Gli strappò i fogli di mano lanciandoli via e lo abbracciò forte, così tanto che per poco non gli mancò il respiro. Talmente vicino che Yugi si ritrovò travolto dall’inebriante profumo del suo faraone, con il naso appoggiato alla sua gola e le mani lungo i fianchi che gli sfioravano il bacino. Faticò a districarle dalla stretta per appoggiarle al suo petto, caldo che si muoveva a ritmo del suo respiro.
Aveva smesso di piangere concentrandosi solo su quell’abbraccio così dolce, che l’aveva lasciato senza parole. Sentiva tutte le sue membra scaldate da quelle di Atem e il suo fiato sfiorargli l’orecchio.
 
«Aibo, non volevo andarmene allora, figuriamoci adesso che so che anche tu mi ami…» gli sussurrò stringendo ancora di più: «nemmeno la morte mi può separare da te, lo sai, l’hai visto»
 
In effetti, Atem era tornato solo per lui. Si potevano definire praticamente una coppia fissa e fu quell’ulteriore conferma datagli da Atem a calmarlo definitivamente convincendolo a sorridere dolcemente.
 
«mi hai lasciato altre sorprese inaspettate? » volle assicurarsi prima di perdonarlo totalmente per quel colpo al cuore che gli aveva fatto prendere.
«no, sono finite» lo rassicurò allentando un po’ l’abbraccio
 
Quella sera c’era una festicciola in famiglia, ma avevano ancora del tempo.
 
«per ora…» aggiunse sollevando con delicatezza il mento del suo Aibo.
 
Allungato un piede indietro, Atem chiuse la porta. Un attimo dopo la sua bocca e quella di Yugi erano diventate un tutt’uno.
Le labbra schioccavano a ogni movimento e le lingue s’intrecciavano in una danza sensuale dentro e fuori da quella soglia.
Afferrato il suo ragazzo per il colletto della giacca, Yugi indietreggiò trascinandolo con sé verso il letto su cui si sedette molto lentamente lasciando che Atem lo seguisse a gattoni sul materasso.
 
«Buon compleanno Aibo» gli soffiò a fior di labbra tra un bacio e una carezza fissando quegli occhi in cui finalmente leggeva la risposta alla sua domanda.
 




















Io... boh più che dire ancora AUGURI YUGINO! Non so che dire... Atem non ne combina mai una giusta, ma almeno sa come farsi perdonare (se capite cosa intendo eheh)


 
   
 
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