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Autore: fra_eater    04/06/2016    3 recensioni
Lungo i corridoi del Concilio della magia si possono captare conversazioni interessanti. Poche parole possono bastare a mettere in dubbio una vita intera e la gelosia si può manifestare prepotentemente anche per un uomo senza volto.
E Gajeel si troverà ad origliare parole che fanno sussultare il cuore anche a chi crede di avere solo un pezzo di ferro in mezzo al petto.
Genere: Fluff, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gajil Redfox, Levy McGarden
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Lungo i corridoi
 
I lunghi corridoi del concilio della magia avevano un che di austero, ma ormai lui si era abituato ad attraversarli di gran passo, tronfio nella sua divisa da capitano dopo quei sei mesi. All’inizio era stata dura, ma ora sapeva perfettamente come muoversi e dove andare.
Chi l’avrebbe mai detto che lui, Gajeel Redfox, che più di una volta aveva rischiato di essere arrestato, ora aveva l’autorità di arrestare in nome di quel concilio tanto odiato in passato.
Il cappotto bianco sventolava sulle spalle come i lunghi capelli neri, gli occhi rossi, da rettile, guizzavano veloci tra i corridoi alla ricerca di una piccoletta dai capelli azzurri.
“Ma è veramente carina! Nessuna è bella come Miss McGarden”
Queste parole furono percepite dall’udito sottile del Dragon Slayer che non riuscì a trattenersi dal serrare la mascella e arricciare il naso sentendo parole svenevoli seguite dal nome della ragazza che stava cercando.  Senza rendersene conto iniziò a  seguire la voce, incuriosito nel vedere chi fosse a fare apprezzamenti verso la sua piccoletta.
La ricerca non fu lunga e i suoi occhi si ridussero a due fessure per studiare con attenzione la fisionomia dei soggetti di fronte a sé.
Cinque ragazzi con le vesti del concilio stavano parlottando tra di loro fissando, poco lontano, una ragazza di bassa statura dai capelli azzurri, vestita con la divisa e con una fascia per capelli gialla in testa, che parlava con un uomo alto e con il capo completamente pelato.
Gajeel fissava la scena da dietro una colonna, attento a non perdere nemmeno una parola del gruppetto e a celare la sua presenza.
“Ma sei sicuro che vuoi chiederglielo?”
Chi aveva parlato era un ragazzo dai capelli rossi che  guardava alzando un sopracciglio uno dai corti capelli viola, l’espressione molto dubbiosa dipinta in volta.
Quest’ultimo annuì con vigore, molto sicuro di sé “Ditemi quel che volete, ma io chiederò a miss McGarden di uscire con me questa sera!”
Gajeel lo fissò con attenzione. Portava corti capelli viola, un naso aquilino, grandi occhi azzurri e labbra sottili. Un volto assolutamente insignificante come il suo possessore.
“Jim, “ un altro ragazzo lo chiamò per nome, questo aveva capelli verdi e occhiali dalle lenti spesse, il corvino nascosto lo ringraziò mentalmente per avergli dato il nome: più tardi lo avrebbe cercato tra l’elenco dei dipendenti e caricato di lavoro, “sei sicuro che sia libera?”.
“Che vuoi dire, Mel?” Jim sollevò un sopracciglio, aggrottando la fronte.
“Bè, ecco…”
“Credo che si riferisca a mr Redfox” rispose per lui il ragazzo dai capelli rossi.
Sentendosi chiamato in causa Gajeel strabuzzò gli occhi e porse ancora di più l’orecchio per sentire meglio.
Jim non riuscì a trattenere una risata “Le voci sulla loro relazione non sono mai state fondate! Vi pare che miss Levy abbia un anello al dito? No. Poi quell’uomo è un bruto mentre lei è una fata. Ma sapete cosa si dice su di loro? Che lui l’abbia picchiata e crocefissa ad un albero quando apparteneva alla gilda rivale di  Fairy Tail!”
Gajeel si rabbuiò. Era vero. Aveva veramente alzato le mani su di lei per puro sadismo e non era mai riuscito a perdonarsi.
“Oh eccola!”
Non vi era tempo per recriminarsi, quel bell’imbusto voleva provarci con lei e lui… lui cosa? Che poteva fare? Quel Jim aveva ragione. Lui era un mostro e lei una fata. Non potevano essere più diversi.
Lui le aveva fatto del male e lei le era stata accanto in tanti momenti della sua vita, ma in fondo sapeva che non gli aveva mai promesso nulla, che non aveva mai detto che era sua, quindi non aveva alcun diritto di invadere così la sua privacy, ma non riusciva a trattenersi, doveva sapere che avbrebbe risposto il gamberetto.
“Miss McGarden,ha un attimo?”
Gli amici di Jim erano spariti, lasciandolo solo ad affrontare la ragazza minuta che sorrideva affabile “Dimmi pure”.
Levy era sempre gentile con tutti anche se stringeva tra le braccia una serie di fascicoli e da come aveva pestato i piedi prima di fermarsi per ascoltare il ragazzo doveva essere di gran fretta.
Il ragazzo allentò il colletto della camicia con un dito, visibilmente a disagio; la spavalderia di prima era andata a farsi benedire.
“Miss McGarden…”.
“Chiamami Levy”.
“Levy” riprese lui, visibilmente a disagio “Vorrebbe, ecco, vorresti…uscire con me?”.
Levy era visibilmente sorpresa da questa domanda e le sue guancie si colorarono subito. Gajeel sapeva bene quanto fosse emotiva e situazioni del genere le facevano subito arrossire il volto.
Levy si stropicciò le mani cercando di non far cadere i moduli “Ecco, io ti ringrazio molto per l’invito, ma non credo sarebbe giusto illuderti” aveva detto tutto con un sorriso malinconico “Il mio cuore è già occupato”
Queste parole colpirono Gajeel come Jim, solo che quest’ultimo dovette incassare il colpo con dignità, mentre il dragon slayer fece dietrofront dirigendosi con passo lesto verso il proprio ufficio, sbattendo la porta talmente forte che il suono riecheggiò per i corridoi.
 
Il mio cuore è già occupato.
Queste parole vorticavano velocemente nella testa dell’uomo. Si mise a rimuginare nel tentativo di capire chi potesse essere, passando a setaccio tutti gli uomini che si erano avvicinati a lei nell’ultimo periodo per poi estendere il pensiero anche ai membri di Fairy Tail, innervosendosi ogni secondo di più senza capire chi potesse essere.
“Chi cazzo è questo?!?”
Si ritrovò ad urlare il Dragon Slayer contro il niente.
“Ma che ti prende?”
Gajeel si voltò, paonazzo in viso. Levy era appena entrata e lo guardava con occhi spalancati e confusi.
Il ragazzo le dedicò un ghignò furibondo e andò a sedersi alla scrivania, mogio.
“Che ti succede, Gajeel?” chiese la ragazza preoccupata. Lui corrucciò le labbra “Per cosa sei venuta?” sbottò maleducatamente.
Levy gonfiò le guancie, indispettita da tale comportamento senza senso “Questo sono da firmare!” esclamò, gettando la pila di documenti sul tavolo in malo modo.
“Ti pare modo?” la sgridò il ragazzo, alzando un sopracciglio metallico con disappunto.
“Hai iniziato tu!” rispose lei, guardandolo in cagnesco.
Gajeel aprì la bocca, ma la richiuse subito; non poteva ribattere, sapeva che aveva ragione ma non voleva ammetterlo. Affondò il volto tra le mani, imbronciato.
Levy lo fissò preoccupata, la rabbia le era già passata e non le piaceva vederlo così scuro in volto. Si sedette sulla scrivania, accavallando le gambe e sporgendosi verso di lui “Cosa c'è non va?” chiese dolcemente.
Per quanto fosse burbero , sapeva perfettamente che lui non era così lunatico senza motivo.
“Nulla” rispose, schivo.
Levy arricciò le labbra e poi pensò al rumore di porte sbattute che aveva sentito nel corridoio e lo guardo con sufficienza: “Hai ascoltato la mia conversazione con quel ragazzo, vero?”
Gajeel spalancò gli occhi rossi, fissando il ghigno malvagio che poco le si addiceva sul volto della ragazza. “Ho indovinato” gongolo Levy, ridacchiando, lui per risposta grugnì, ma allungò un braccio oltre la ragazza per farla scivolare sulla scrivania, portandola d’avanti a sé.
Levy affondò le dita tra i capelli lunghi e ispidi del ragazzo, costringendolo ad alzare il volto “Vuoi sapere a chi mi riferivo?” chiese con dolcezza, spostando le mani sul viso e accarezzando i piercing sulle orecchie.
Gajeel trattenne il fiato quando sentì il tocco morbido per poi annusare con avidità il profumo di carta e fiori che aveva sempre caratterizzato la ragazza.
Gajeel voleva saperlo, ma aveva paura della risposta . “Non voglio” rispose dopo un pò, convinto. Il suo orgoglio glielo impediva, anche se dentro di sé moriva dalla voglia di sapere la risposta.
Sapere chi fosse, accettare la sconfitta… in quel momento non ne sarebbe mai stato capace.
Lei rimase per un attimo colpita da tale risposta, ma non si scompose.
“Gajeel” disse dopo un po’ “secondo te,un giorno, potremmo tornare a casa?”
Il dragon slayer la guardò nei grandi occhi castani, profondamente tristi al ricordo della gilda sciolta diversi mesi prima. Era un discorso che non affrontavano tanto facilmente, anche se lui non lo avrebbe mai ammesso, Fairy Tail li mancava tanto quanto mancava a lei.
Il ragazzo le circondò la vita con le braccia possenti e la avvicinò ancora di più a se, affondando il viso sul suo ventre morbido.
“Gajeel!” strillò lei, in evidente imbarazzo “Che fai?”
Quella banda di scalmanati era la sua casa, la sua famiglia. Era lì che aveva trovato quel raggio di sole che stringeva tra le braccia. Levy era la sua grande fortuna, ma anche il suo più grande dolore. Stare lì, a tenere il viso contro il suo grembo, quello stesso ventre che lui aveva marchiato e rovinato anni prima, era la più dolce tortura che potesse mai capitarli.
“Io ti riporterò alla gilda”esclamò battagliero, sollevando il viso per poterla guardare negli occhi “Io ti riporterò alla gilda sana e salva, fosse l’ultima cosa che faccio nella mia vita”
Levy sorrise “Ma tu devi venire con me” disse prendendoli il viso tra le mani ed scoccandoli un casto bacio sulla fronte “La gilda non sarebbe la stessa senza un membro della sua famiglia!”
Gajeel la fissò per alcuni secondo e appena si rese conto di stare arrossendo cominciò a  farfugliare “Bene, ora vattene via!” esclamò “Queste pratiche non si firmano da sole!”
Levy saltò giù dalla scrivania, divertita nel vederlo così in imbarazzo.
“Va bene, signore” disse ridacchiando e saltellando verso la porta.
Nel varcare la soglia vide Gajeel borbottare qualcosa e sorrise nel vederlo così ligio nel suo dovere. Aveva un non so che di tenero.
Voleva veramente tornare a casa, voleva veramente rivedere la sua amata gilda e tutti i suoi componenti. Ma ciò che voleva di più era far capire a quell’ottuso di Gajeel che l’uomo nel suo cuore era proprio lui e in quel momento fece una promessa a se stessa: quando sarebbero tornati dalla loro famiglia glielo avrebbe detto.



  
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