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Autore: MeroSP    14/04/2009    1 recensioni
-- Fanfiction per il concorso "1^ edizione sentire le stagioni sulla pelle" di Hikaru_Zani -- "Per quanto ognuno veda l'autunno come una stagione già vissuta, la primavera è sempre, a tutti, una rinascita." (Theodore Francis Powys)
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Mello, Near
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Le printemps
Era seduto a terra, sotto a un albero di ciliegio, mentre il vento primaverile staccava dolcemente alcuni pe­tali dell’albero in fiore che si depositavano a terra accanto a lui. Era sempre quel vento, a scompigliare i suoi capelli biondi, e sempre esso a trasportare il dolce profumo di fiore di ciliegio che pian piano si dilagava nell’aria. Amava il vento in primavera. Lo amava per il semplice fatto che ogni volta che si sedeva ad ascol­tarlo, si sentiva trasportare via, insieme ai suoi capelli del colore del grano che svolazzavano nell’aria. Sen­tiva che tutti i pensieri cattivi si allontanavano. Il pensiero di essere sempre secondo, sempre dopo qual­cuno, il pensiero di Near. Sì, in effetti, Near era tutto ciò di cattivo che aveva nella mente. Tutti gli scherzi a Roger e agli altri bambini, tutte le malefatte, le volte che si era rifiutato di fare qualcosa, non erano inten­zionalmente cattive. Lui non faceva niente di male, solo le marachelle che si combinano alla sua età, tutto qui; ma a Near, non aveva mai fatto uno scherzo, non gli aveva mai detto niente, eppure continuava a pen­sarlo, lo odiava, lo odiava con tutto il suo cuore, ma non lo avrebbe mai toccato. Quel ragazzino dall’aria così fragile non gli piaceva proprio. Lo temeva, a dir la verità. Aveva un’aria troppo fragile. Era difficile, tre­mendamente difficile, riuscire a ignorarlo, riuscire a non avvicinarsi a lui per sputargli in faccia un qualche insulto. Era sicuro che non gli avrebbe mai detto niente, comunque. Avrebbe continuato a odiarlo senza mai far niente, lo avrebbe sempre evitato cambiando direzione quando lo vedeva avvicinarsi, lo avrebbe sempre guardato dal basso, impegnandosi al massimo per raggiungerlo e superarlo. La primavera gli faceva quello strano effetto. Esposto a quella luce ancora flebile del sole, a quei petali di fiore che gli cadevo accanto e al debole vento, che nonostante questo riusciva a spazzare via i suoi pensieri come fosse un uragano, si sen­tiva una persona diversa. Un Mello nuovo, si ripeteva, un Mello più buono. E dopo questo, non pensava più a niente, solo al vento e ai fiori di ciliegio.
-Mello... -
Si girò di colpo sentendo una voce proveniente da dietro di lui che interrompeva le sue riflessioni. Cosa... cosa ci faceva lì Near? Da quanto tempo era insieme a lui, sotto allo stesso albero e lui non se ne era ac­corto? Tutto il suo impegno per evitarlo, ed ecco che finiva in frantumi ogni sua inutile speranza e solo per colpa della sua stupida mania dei fiori di ciliegio-vento-primavera-eccetera. Dopo un anno che Near era en­trato nella sua vita, dopo un anno che lo odiava di nascosto, dopo un anno che lo evitava.. era giunto il momento di affrontarlo. Dovevano parlarsi, forse, dovevano parlarsi. Ma cosa si sarebbero detti? Mello lo avrebbe picchiato e avrebbe fatto un casino senza motivo –almeno, così sarebbe parso agli altri, lui il mo­tivo ce l’aveva, eccome se ce l’aveva.- e Near.. come avrebbe reagito? Mello non lo sapeva, non ne aveva idea. Non aveva mai visto Near parlare con qualcuno, se non per questioni di scuola. Tutti evitavano il dia­logo con lui, forse perché, proprio come pensava Mello, non lo ritenevano al loro livello, pensavano che es­sendo il primo fosse la classica persona “so tutto io, tu sei un deficiente”. Per un secondo, solo un secondo, Mello pensò che quel ragazzo si sentisse solo. Insomma, lui gli amici ce li aveva! Aveva Matt, il suo migliore amico e tutti gli altri bambini con cui giocava a calcio ogni sabato pomeriggio. Anche se tutti loro, escluso Matt, più che amici erano solo “pedine”.. Se li teneva buoni, gli amici, solo per quelle partite di calcio e alla fine a loro non ci teneva, era solo il leader perché al contrario di Near era riuscito a farsi una vita sociale all’interno dell’orfanotrofio, e tra tutti loro era il migliore. Near invece.. con chi stava di solito? Da solo, in compagnia dei suoi giocattoli. Ma non era questo il punto. Ora, Mello voleva capire cosa diavolo volesse quel moccioso. “Non devo trattarlo male, è la prima volta che ci parliamo, non mi ha ancora ufficialmente fatto niente.” Questo pensava il biondino per tenersi buono il suo autocontrollo.
-Da quanto tempo sei qui, Near?-
-Un po’..-
-Perché sei venuto?-
-Volevo stare un po’ a guardare gli alberi in fiore. Non trovi che la primavera sia stupenda? Tutti questi boccioli, questo profumo..-
Disse Near mentre i suoi occhi rivelavano un velo di nostalgia.
-Sì, piace anche a me la primavera.-
Su qualcosa andavano d’accordo.
Non parlarono più per quelli che a Mello parvero una decina di minuti. Il ragazzo guardava Near con la coda dell’occhio, non più concentrato sui petali di ciliegio ma su ben altre idee. Pensò che in quella situazione, Near “stonasse” notevolmente. Era tutto così rosa, verde, i suoi capelli biondi, il paio di jeans e la maglietta nera che indossava.. tutto così colorato, così vivo e allegro che Near pareva essere un errore in quel contesto. Una macchia di bianco in un mondo di colori, questi furono i pensieri di Mello. Eppure.. eppure Near era così perfetto anche lì sotto la calda luce del sole che ormai tramontava e ai fiori che continuavo incessantemente a cadere forzati dal vento.. Mello trovava che l’albino fosse.. non riusciva a spiegarlo.. magico? Sì, magico.. Una cosa così neutrale come Near in quel paesaggio che pareva tranquillo, ma era caotico allo stesso tempo, forse per la sola presenza di Mello, era magica, strana. Era bello vedere come per la sola presenza della persona che odiava, ma per cui in quel momento aveva messo da parte ogni forma di rancore, non si sentisse più solo. Vedere un raggio di sole sul volto pallido del ragazzino che sedeva dall’altra parte dell’albero, gli metteva allegria. Gli sarebbe piaciuto che anche Near provasse le stesse cose. Il silenzio fu interrotto dal rumore del vento in mezzo alle fronde dell’albero, che venne insieme ad altre parole di Near un po’ coperte proprio dallo stesso suono del fruscio.
-Mello..-
Ancora, ancora quel nome.
Mello non rispose. Alzò le mani all’indietro, come per abbracciare l’albero al contrario. Si aspettava che anche Near facesse la stessa cosa, così che le loro mani s’incontrassero. Dopo qualche secondo di esitazione, fu proprio come il ragazzo biondo aveva immaginato e appena successe chiuse le dita come per intrappolare la mano di Near, come per dire “voglio che questo istante non finisca mai” in un modo che lui giudicava talmente stupido che nemmeno il suo rivale lo avrebbe capito. Pensava che nella vita fosse così. Le cose facili, come la matematica, erano quelle più difficili da apprendere, mentre le cose difficili, quelle che Mello considerava insignificanti e stupide, prendevano significato quando qualcuno che le considerava stupide allo stesso modo iniziava a capirle.
-Near..-
Questa volta fu lui a parlare. Solo sussurri, ma non c’era bisogno di parole per esprimere quello che provava.
Gli lasciò le mani e si avvicinò a Near. Era un gesto importante, prima, a dividerli, c’era l’albero, ora neanche quello. Ora erano vicini, diversi, completamente diversi. Si odiavano, ma in quel momento.. in quel momento no. Le cose cattive che pensava Mello se ne erano andate via, insieme al rumore del vento. Lui gli prese ancora la mano, e con delicatezza la sfiorò appena con le dita per vederne i lineamenti e la scrutava con curiosità, tutto a un tratto poi si bloccò e fece un sorrisino.
Non c’era bisogno di dire a Near quello che pensava, lo avrebbe capito lo stesso. Loro erano.. erano uguali, avevano le stesse mani, non potevano essere diversi.. non capiva, Mello, non capiva perché non lo aveva mai notato, perché aveva sempre odiato una persona uguale a lui?
-Vedi, Near? Non siamo poi tanto diversi..-
Stava facendo buio, la debole luce del sole ormai quasi tramontato del tutto illuminava la scena. Le labbra di Mello si avvicinavano a quelle di Near per unirsi in un timido ma lungo bacio, mentre le loro mani ancora si stringevano. Il vento aveva iniziato ad alzarsi poco prima, non era più solo venticello di primavera, ma qualche forte folata alternata ad altre più deboli che spettinava i capelli dei due ragazzi.
Si staccarono, imbarazzati.
-Mello..- disse Near -..ancora, finché l’odio non se ne va via.-



Note della Neim: Questa fic non mi piace D: L'ho scritta di getto, infatti la trama è banalissima, per la paura di non riuscire a consegnare e in più ci sono dei pezzi che sono venuti OOC senza volerlo D: Nel contest infatti si è classificata ultima e beh lo capisco proprio xD Non mi ci sono impegnata per niente, chiedo scusa, è il periodo.
   
 
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