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Autore: NightValeian    04/06/2016    0 recensioni
Natasha Romanoff non aveva mai pensato a se stessa come la madre di qualcuno.
Poi saltò fuori Kate Bishop.
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Traduzione di "Prompt: Exhausted Parents kiss" di NightValeian, di cui trovate il link all'interno.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Clintasha Prompt Collection'
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NdT: questa è la traduzione di una storia originariamente pubblicata su AO3 da NightValeian, appartenente alla sua serie di Clintasha Prompt Collection. Potete leggere qui la storia, qui l'intera serie (che mi appresto a tradurre) e qui il profilo dell'autrice.
Qualche precisazione per chi non ha letto i fumetti di Hawkeye di Matt Fraction e David Aja (la cui lettura non è comunque necessaria per capire la storia):
- In questa storia appare Kate Bishop, figlia di Derek, un magnate dell'editoria di Manhattan, ed Eleanor, due genitori totalmente assenti e/o emozionalmente distanti. Fra le varie cose, viene reclutata negli Young Avengers e poi diventa partner di Clint Barton, col quale ha un rapporto di divertente e divertita amicizia. Ricoprirà anche lei il ruolo di Occhio di Falco.
-Lucky è ovviamente il cane di Clint.
-Il Clint di Matt Fraction ama il caffè e la pizza.

Prompt: Exhausted parents kiss





Come genitori




Natasha non aveva mai pensato che avrebbe avuto figli. Dopo la Stanza Rossa, semplicemente non c'era alcun modo. Aveva accettato il fatto di non poter avere figli molto tempo fa e non aveva mai lasciato che la cosa la impensierisse. Lavorava troppo in ogni caso; la sua non era una vita tagliata per dei bambini, si era detta.

Quando aveva incontrato Clint, la questione non era cambiata. Entrambi lavoravano troppo, le loro vite erano troppo pericolose, ma fu soltanto diversi anni dopo, quando lei lo vide interagire con un gruppo di bambini dell'ospedale locale dopo l'attacco a New York, che iniziò a desiderare di potergli dare la stessa felicità.

Clint sapeva che lei non poteva avere figli; quando avevano iniziato a frequentarsi, lei glielo aveva detto e lui aveva minimizzato la cosa, guandandola in modo singolare.

"Tu mi piaci perché sei tu, Nat." Disse semplicemente. "Non ti è necessario poter avere figli per stare con me."

Stava dicendo la verità, lei lo conosceva abbastanza per sapere quando mentiva, ma la cosa la turbò. La turbò molto di più quando lo vide parlare con dei bambini per strada o all'ospedale perché sembrava così felice, così pieno di vita, e mai stanco o malmesso come dopo le missioni.

Tuttavia, nonostante le argomentazioni di lei, Clint le diceva che avrebbe ogni volta preferito avere lei che dei bambini e la avvolgeva in un abbraccio, mentre guardavano uno di quegli stupidi reality show che a lui piacevano tanto.

Alla fine, lei smise di tirare fuori l'argomento. Lui aveva evidentemente detto la verità.

Poi Clint portò Kate a casa.

Era più giovane di entrambi di una buona decina d'anni; viveva in una casa con due genitori incredibilmente ricchi, aveva un atteggiamento da adolescente irriverente ed era stata dichiarata l'erede di Clint da nientepopodimeno che da Clint stesso.

Era spesso lì in giro, quasi ogni giorno. Anche quando Natasha non c'era, sapeva che Kate in quel momento stava gironzolando per l'appartamento, rispondendo in maniera pungente a Clint o sparando frecce ai bersagli da interno che lui aveva preparato.

Quando lei gli chiese perché, la voce di Clint divenne un sussurro, come se le stesse dicendo un segreto.

"La sua vita, a casa, non è proprio grandiosa, Nat. Le ho detto che se voleva evaderne un po', poteva sempre venire qui."

A Natasha piaceva; inceneriva Clint con risposte insolenti dello stesso livello delle sue, ma sapeva anche preoccuparsi per lui quando lei non c'era. Faceva in modo che mangiasse qualcosa di diverso dalla pizza ogni tanto, faceva in modo che Clint non dormisse sul divano ogni notte di fronte alla televisione, e faceva in modo che Lucky fosse nutrito con un decente cibo per cani ogni tanto.

Eppure, c'erano volte in cui doveva essere lei a fare in modo che Kate si prendesse cura anche di se stessa.

"La tua treccia è storta, non puoi uscire così. Fammi dare una sistemata."

"Hai bisogno di altri colori a parte il viola, nella tua vita. Hai mai pensato di vestire un po' più di blu?"

"No, no, no.  Non puoi lanciar coltelli così. Lascia che ti faccia vedere."

"Grazie, mamma."

Era stato detto sarcasticamente, ma il modo in cui Kate aveva evitato il suo sguardo fece pensare a Natasha che non fosse affato stato inteso sarcasticamente.

Il suo cuore sussultò; che strana sensazione, esser chiamata mamma. Non l'aveva entusiasmata, ma... non riusciva a dire se le fosse piaciuta. Kate certamente non chiamava Clint "papà", lo chiamava "rompiscatole", "vecchio" o "Sedere di Falco".

Be', forse lei lo chiamava papà dopotutto.

Era passata la mezzanotte quando Kate aveva bussò alla loro porta, vicina alle lacrime e con una borsa appesa alla spalla. Un furente litigio con i suoi veri genitori; li odiava e voleva venire a vivere con Natasha e Clint per sempre.

Sapevano entrambe che sarebbe tornata a casa di lì a pochi giorni, nonostante quanto aveva detto, ma la accolserò, la sistemarono sul divano, e quando Natasha l'avvolse nell'ultima delle coperte, le diede un bacio leggero sulla testa.

"Buonanotte, Kate."

"Buonanotte, Katie."

"Buonanotte, ragazzi... grazie."

Quando tornarono a letto - la testa di Natasha sulla sua spalla, il braccio di Clint stretto intorno, lei iniziò a pensare.

"Pensi mai che saremmo dei bravi genitori?" Chiese, alzando la testa per guardarlo.

Clint corrugò la fronte, confuso. "Pensavo che lo fossimo già."

Lei era stanca per essere stata svegliata in piena notte, e lei poteva leggere la stessa stanchezza negli occhi di lui,  ma poteva leggergli anche l'orgoglio, lì. Lui si sentiva realizzato dall'aver aiutato Kate nel momento del bisogno, e non era forse a questo che i genitori servivano?

Lei si piegò per premergli un bacio sulle labbra, prima di riappoggiare già la testa; amava quell'uomo.

"Buonanotte, papà." Mormorò scherzosamente, e la spalla di lui le tremolò contro in una risata.

"Buonanotte, mamma."








   
 
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