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Autore: Clary1234    04/06/2016    2 recensioni
Bellarke (+Lexa) Mafia AU.
Bellamy è un uomo pericoloso, freddo e solo. Clarke è la luce che aspetta da tutta la vita.
Ma entrambi fanno parte della Bratva, la mafia russa, e il destino riserva per loro prove che non sono pronti ad affrontare e sacrifici che non sono pronti a compiere. Riusciranno a salvarsi a vicenda, o si distruggeranno?
"Sai che se potessi scegliere, sceglierei te" "Sai quanto vorrei che questo bastasse".
Genere: Angst, Avventura, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, Lexa, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: Contenuti forti
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Feel it comin' in the air 

And the screams from everywhere 

I'm addicted to the thrill 

It's a dangerous love affair 

Can't be scared when it goes down

Got a problem, tell me now 

Only thing that's on my mind 

Is who's gonna run this town tonight.

 

1.MEETING YOU WAS FATE.

CLARKE

Lo sparo le perforò i timpani. 

Clarke stava tranquillamente camminando per strada, Radioactive degli Imagine Dragons che le pompava nelle orecchie, quando lo sparo e le grida la fecero girare di scatto e togliere impazientemente le cuffie. Il rumore aveva gettato tutti nel caos, gente che correva per allontanarsi, che si nascondeva sotto le macchine o che si affrettava dentro i negozi per trovare riparo. A giudicare dalla forza del botto, il colpo non doveva essere stato sparato da molto lontano rispetto a dove Clarke stava. Qualunque persona sana di mente sarebbe scappata, corsa via, ma non Clarke Griffin, o no, lei afferrò con forza la maniglia della sua borsa e si mise a correre verso il luogo da cui tutti stavano scappando, si mise a correre verso di lui. 

 

BELLAMY 

Il dolore gli annebbiò la vista. 

Il proiettile lo aveva colpito alla spalla, lacerando la pelle e penetrando nella carne. Il secondo proiettile aveva colpito Miller, che ora giaceva accanto a lui, imprecando e tenendosi le gamba. 

Bellamy cercò di pensare lucidamente, spingendo il dolore in un angolo della sua mente. Era sdraiato sul freddo e duro cemento, il marciapiede che gli graffiava la guancia e il sangue che sgorgava da una ferita alla tempia gli stava impiastrando i capelli, facendoli diventare più scuri. 

La macchina era comparsa dal nulla. Bellamy Blake non era un uomo imprudente ed era sempre attento e consapevole di tutto quello che gli succedeva intorno, almeno fino a sei minuti prima. L’uomo stava camminando per la strada, girato verso Miller che lo stava brevemente aggiornando sullo sviluppo di un affare importante che Bellamy voleva assolutamente portare a termine quando un bambino gli era andato addosso, stringendo con piccole mani il suo braccio per tenersi in equilibrio. Peccato che non era affatto un bambino, come poteva sembrare dalla statura, ma una bellissima ragazza con grandi occhioni azzurri. Bellamy non riusciva a parlare. Era consapevole che la ragazza l’aveva lasciato andare e aveva fatto un passo indietro, balbettando un ‘mi dispiace’, ma l’uomo non riusciva a pensare a niente mentre la guardava. La ragazza era di una bellezza particolare: bassa, con lunghi capelli biondi legati in una treccia e un sorriso che toglieva il respiro; anche se quello che aveva attirato maggiormente l’attenzione di Bellamy era un piccolo neo sul lato sinistro della sua faccia, appena sopra il labbro. Quel neo era irresistibile, totalmente baciabile. Totalmente baciabile? Bellamy si tirò uno schiaffo mentalmente, cercando di ricomporsi. Era un pericoloso uomo della Bratva, un multimilionario e stava sbavando su una ragazza che non conosceva nemmeno e che in quel momento lo stava guardando con occhi confusi. 

< Si sente bene? Le ho fatto male? > Bellamy si schiarì la voce, scuotendo la testa per ordinare i pensieri < No. No, no sto bene. > , la ragazza lo ricompensò con un sorriso a trentadue denti 

< Menomale, avevo paura diventaste un’altra vittima della mia goffaggine >. Disse la ragazza e, con un altro sorriso e un ‘arrivederci’, scomparì in fretta fra la folla. Da quel momento Bellamy aveva prestato poca attenzione alle parole di Miller e alla strada che lo circondava, la sua mente ancora concentrata su quei luminosi occhi blu. Forse era per questo che non aveva visto arrivare la Jeep nera con il finestrino aperto, da cui i due colpi erano partiti. Diretti a lui. Se non fosse stato per Miller che lo aveva buttato a terra, il proiettile lo avrebbe preso in piena testa. Bellamy si maledisse di nuovo, la distrazione significava morte nel suo mondo, non poteva permettersi di avere questo comportamento appena una ragazza bionda gli sorrideva, ma il ragazzo sapeva che lei non era una qualunque ragazza bionda: c’era qualcosa in lei che semplicemente lo…

Era davanti a lui. Lei era davanti a lui, a guardarlo con quei grandi occhioni azzurri ora concentrati e preoccupati. Era inginocchiata, una mano premuta sulla sua ferita alla spalla e l’altra che gli scostava i capelli dalla fronte. Bellamy chiuse gli occhi al contatto, si sentiva stranamente al sicuro anche se la cosa non aveva nessun senso. Chi era quella ragazza? 

< Signore? Signore, riesce a sentirmi? Può aprire gli occhi?> l’uomo lo fece, sentiva in lontananza le sirene dell’ambulanza ma in quel non gli importava, non riusciva pensare a niente se non alle dita della ragazza su di lui. < Bellamy >. Disse lui. < Che cosa? > rispose lei distrattamente mentre gli esaminava la ferita. < Bellamy, Bellamy Blake. è il mio nome. > ripeté l’uomo mettendosi a sedere e ruotando le spalle, la ferita doleva ma ne aveva viste di peggiori. < Che cosa crede di fare? Deve rimanere seduto, le hanno appena sparato! >. < Davvero? Non me ne ero accorto >. Bellamy guardò divertito la ragazza bionda che stringeva gli occhi e lo fissava come se fosse pazzo, se solo avesse saputo quante volte gli avevano sparato anche in posti molto più delicati. Bellamy Blake non si fermava certo per una pallottola nella spalla.

Gli occhi della ragazza si spostarono dal suo viso verso Miller, che stava ancora elencando il nome di tutti i santi che conosceva. Il proiettile lo aveva colpito al ginocchio e Bellamy sapeva per esperienza quando fossero dolorose le ferite di quel genere. < Io mi chiamo Clarke > disse lei alzandosi per inginocchiarsi nuovamente accanto all’altro uomo e appoggiando delicatamente una mano vicino alla ferita per esaminarla da più vicino. < Il proiettile è ancora dentro… > la sentì borbottare Bellamy che, alzatosi in piedi, aveva già mandato un messaggio alla squadra per avvisarli dell’accaduto. L’ambulanza arrivò finalmente e, appena i paramedici furono scesi, Clarke incominciò a urlare ordini e aiutarli a caricare Miller sul veicolo. Bellamy la osservava affascinato, per essere così piccola era davvero autorevole. Come per confermare le sue parole, la ragazza si girò verso di lui e gli fece cenno verso l’ambulanza < Anche tu >. Bellamy incominciò a scuotere la testa ma Clarke l’aveva già afferrato per un braccio e lo stava trascinando verso il veicolo mormorando parole come ‘avvelenamento da piombo’, ‘infezione’ e ‘testardo’. Ma che diavolo? Bellamy era incredulo: la ragazza aveva la minima idea del fatto che stava trascinando per un braccio un capitano della mafia russa? Direi di no, altrimenti non lo starebbe facendo. O forse sì. Bellamy non era ancora riuscito bene a inquadrarla, c’era qualcosa di così impetuoso in lei, così coinvolgente. 

L’uomo sospirò e si lasciò trascinare sull’ambulanza. 

 
  
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