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Autore: Danmel_Faust_Machieri    05/06/2016    0 recensioni
Sono passati due anni dalla battaglia sulla luna, due anni dalla sconfitta del Kishin e della follia... Ma la follia è un connotato fondamentale dell'essere umano, qualcosa che non è debellabile... Ci attende una nuova DWMA, una nuova storia e dei nuovi eroi che prenderanno le orme dei vecchi. È inutile rimanere qui a cincischiare, quello che dovevate sapere ora lo sapete non mi resta che augurarvi una buona lettura!
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L'umidità era diventata ad un tratto quasi insopportabile. Il sudore iniziava a comparire sulla pelle dei sei ragazzi mentre i due Antichi Signori rimanevano impassibili nei loro vestiti. Il portale che avevano appena attraversato li aveva condotti nel cuore della foresta amazzonica, a circa un chilometro dal castello di Baba-Yaga.
"Mi volete dire che ora dobbiamo farci una "passeggiata" in questi luoghi "sicurissimi" per arrivare alla destinazione quando ci saremmo potuti arrivare direttamente col teletrasporto!?" Sbuffò Byron sottolineando con enfasi la parola "passeggiata" e "sicurissimi".
"Idiota! Se ci fossimo materializzati troppo vicini al castello ci avrebbero sicuramente intercettato!" Gli disse Excalibur mentre lo percuoteva col suo bastone.
"D'ora in avanti è meglio che le armi si trasformino: dobbiamo essere pronti ad ogni eventualità" propose convinto Cthulhu.
Allora le armi assunsero la loro seconda forma: Excalibur, in forma di Spada Leggendaria, ricadde nel fodero che portava alla vita Cthulhu; Ginevra, trasformatasi in Bacchetta, era stretta saldamente dalla mano destra di Angelica; Byron, nella modalità Palla Chiodata, era legato alla caviglia destra di Vittorio e, dopo che il ragazzo si fu fatto passare la catena sulla spalla, la palla rimaneva penzolante dietro alla sua schiena; gli Equus dopo essersi giocati il diritto ad essere usati come arma a morra cinese, alla quale vinse August, aprivano le fila per le incredibili facoltà di cecchino di Tiber. 
Proseguirono nella foresta seguendo le indicazioni di Vittorio che riusciva a sentire il flusso di follia emanato dall'artefatto. Come si aspettavano gli Antichi Signori l'area più prossima al castello era disseminata di trappole che però erano semplici da individuare per l'occhi attento di Tiber. Oramai erano in grado di vedere il castello dalla forma di ragno ergersi al centro di una specie di conca scavata nel terreno.
"Ci siamo…" bisbigliò Angelica "Come agiamo adesso?"
"Ascoltatemi" iniziò Cthulhu "Là dentro abbiamo solo la certezza che si trovino tre streghe, non possiamo dire altro, ma credo che queste abbiano piazzato guardie in tutto il complesso quindi: io ed Excalibur ci occuperemo di tutte le guardie e dei vari custodi, voi altri vi dovete concentrare sulle streghe"
"Noi concentrarci sulle streghe?" disse dubbioso Tiber "Ma non sarebbe meglio se le affrontaste voi che siete antichi signori?"
"Certo, potremmo occuparcene noi" ammise Cthulhu "Ma non sappiamo quali altri esseri si aggirano per quel castello e, non stento a credere, che potremmo trovare qualcosa di peggiore rispetto alle streghe e, per di più, questa è la vostra occasione per diventare Death-Scythe"
Cthulhu aveva ragione e i ragazzi se ne resero conto solo allora. Raggiungere il grado di Death-Scythe era il sogno di ogni arma ma, dopo l'armistizio siglato con le streghe, era divenuto impossibile tant'è che il professor Evans, dopo la battaglia col Kishin, aveva assunto il titolo di "The Last Death-Scythe". Ma ora che alcune streghe avevano violato quel patto, ora che un partito dichiaratosi opposto a quell'armistizio potevano essere forgiate altre Death-Scythe.
"Hai ragione!" si rinfrancò Tiber "Vittorio riesci ad individuare dove si trovano le streghe?"
"Aspettate un attimo e vi dico" disse il ragazzo.
Allora si concentrò sulle lunghezze d'onda dell'anima che aveva percepito prima con l'aiuto di Cthulhu…
"Le ho trovate!" si chinò a terra e preso un bastoncino disegnò lo schizzo di un ragno e numerò le otto zampe partendo da quella più in basso a destra e proseguendo in senso antiorario "Allora ogni "zampa del ragno" termina in una specie di torre. Le nostre tre streghe si trovano nelle zampe 7, 5 e 3"
"Molto bene allora noi cercheremo di arrivare alla zampa sette" disse convinta Angelica.
"Noi alla cinque" seguì Tiber.
"E noi alla tre" concluse Vittorio. 
"Bene, essendoci un unico ingresso irromperemo insieme poi ci divideremo ok?" Domandò infine Cthulhu.
"Ok" risposero i ragazzi all'unisono.
Il gruppo silenziosamente giunse davanti all'enorme portone di ingresso alto una decina di metri e protetto da assurdi meccanismi. Mentre i ragazzi osservavano la porta incuriositi da ingranaggi sporgenti, leve e carrucole arrugginite Cthulhu estrasse Excalibur dal fodero e, sferrando un fendente secco, tagliò l'immensa porta a metà.
"Ragazzi andate, qui ora ci pensiamo noi" sorrise l'Antico Signore.

Una donna avvolta nell'oscurità sistemava una scacchiera dall'aspetto misterioso ed antico; osservava i pezzi e li disponeva al loro posto preparandosi ad una qualsiasi occasione. Ad un certo punto sentì un forte botto in lontananza e allora iniziò a percepire la presenza di intrusi all'interno del castello. Percepiva sei anime umane e due immense anime appartenenti ad Antichi Signori. "Ora finalmente ci si diverte" disse spostando avanti di due caselle un pedone.

Angelica procedeva lungo i corridoi del castello con sicurezza osservando attentamente ogni angolo, ogni pertugio; dopo poco iniziiò a sentire alcuni passi che avanzavano verso lei.
"Cosa facciamo adesso?" Chiese Ginevra.
"Siamo qui per combattere quindi credo sia arrivato il momento" disse Angelica sollevando delicatamente la compagna come un direttore d'orchestra pronto a dirigere la sinfonia.
Da una svolta comparvero un gruppo di cinque esseri identici a quelli che avevano combattuto per le vie di Death-City qualche giorno prima.
"Ancora loro? Vabbè cerchiamo di fare in fretta!" mentre diceva questo, Angelica, aveva cominciato a muovere la bacchetta dalla quale iniziava a fuoriuscire un pentagramma formato da elettricità che cinse i cinque occhi e li strinse finché non svanirono in una nube nera.
"Ottima mossa Angelica, proseguiamo prima che ne arrivino altri" Propose Ginevra e la compagna annuendo riprese ad avanzare verso la torre in cui si celava la strega.
Quando le due giunsero davanti alla porta della torre questa si aprì da sola verso l'interno e, una volta varcata, si richiuse alle loro spalle. La sansa era illuminata da lampade appese alle pareti e da un grande lampadario sospeso al centro della stanza; sotto di esso una tavola lunga accoglieva un lunghissimo velo di seta sul quale erano illustrate storie diverse tra loro e, una donna, scorreva la sua mano e, giunta allo "stacco" che divideva una storia dall'altra, separava con forbici enormi le due narrazioni.
Senza alzare lo sguardo la donna iniziò a parlare "Siete le due ragazze che ho già incontrato a Death-City, vero?"
"Cosa sono questi convenevoli? Siamo qui per avere informazioni!" Rispose severa Angelica.
"Oh certo, non sarò io ad ostacolarvi: chiedete e vi sarà detto" disse serena la donna mentre continuava a tagliare le storie.
"Vogliamo sapere dove avete trovato le forbici di Eibon" asserì la ragazza.
"Oh certo… Intendi dire queste forbici vero?" continuò mostrando le forbici che stringeva tra le mani "Durante alcune nostre ricerche, ma parliamo di secoli fa"
"E perché siete usciti allo scoperto solo ora?"
"Beh è semplice gli antichi signori stanno scomparendo uno dopo l'altro… È il momento che nuovi signori si facciano avanti"
"E voi vorreste essere questi nuovi signori?"
"Assolutamente…"
"Allora, mi dispiace, ma non possiamo lasciarvi andare avanti in questo folle piano"
"Purtroppo dispiace anche a me… Dover tagliare il filo di una ragazza così giovane è sempre un peccato" concluse la donna alzandosi dalla sedia.
Solo in quel momento Angelica la poté guardare meglio: era vestita con degli aviti neri da sarta, i capelli neri erano legati in un elegante chignon mentre gli occhi erano coperti da una spessa benda nera attraverso la quale doveva essere impossibile vedere; era una donna bellissima ma doveva nascondere qualcosa…
"Tu chi sei?" chiese impaurita la Regina di cuori.
"Io sono Atropo, la strega che recide il filo" rispose con un ghigno scagliandosi contro di lei con le forbici aperte.
Angelica balzò indietro per schivare la chiusura dell'arma. Atropo però menò un fendente con le forbici ancora spalancate generando un fendente di energia che colpì la ragazza sbalzandola contro una parete.
"Angelica!" urlò Ginevra preoccupata.
"Non temere…" disse lei rialzandosi in piedi "Non sono così facile da battere" e iniziò a generare note e pentagrammi con l'aiuto della compagna che bersagliavano la strega che le evitava come se fosse stata in grado di vedere tutto.
Il combattimento era palesemente a senso unico: ogni pentagramma di Angelica veniva reciso, ogni nota tagliata in due; la strega menava i suoi fendenti e Angelica faticava sempre di più ad evitarli. Atropo cogliendo l'inferiorità della ragazza iniziò ad infierire: quando poteva evitava di ferirla direttamente, le tirava ginocchiate nel ventre, la scaraventava addosso ad altre pareti e la ragazza più volte sputò sangue a terra a causa della brutalità dell'assalitrice.
"Angelica forse è meglio ritirar…" "No! Non ci ritireremo… Preparati!" "… Va bene!"
Agelica allora, dopo essersi rimessa in piedi per l'ennesima volta, si ricompose e iniziò a dirigere un'orchestra immaginaria "Anime in risonanza!" urlarono le due compagne ormai stremate e una musica iniziò a sollevarsi per la stanza. Atropo si guardò intorno confusa finché fasci di elettricità non iniziarono a danzarle intorno, imprevedibili e rapidi. La strega cercava di evitarli ma era estremamente difficile poi, quando venne colpita da uno di questi, fu la fine: cadde in un vortice di attacchi concatenati dai quali non poteva fuggire in alcun modo e, nel finale di questi, una grande colonna di elettricità la colpì in pieno lasciandola stremata a terra.
Angelica sorrise ma cadde stremata a terra. Ginevra tornò in forma umana e cercò di farla riprendere. 
"Angelica mi senti! Angelica svegliati ti prego!" Urlava a squarciagola poi la voce le mancò all'improvviso e sentì una fitta atroce nel fianco destro. Il sangue iniziò a fuoriuscire a fiotti dal fianco e lei si accasciò dolorante a terra mentre Atropo rimuoveva la forbice dal fianco.
"Levati dai piedi" disse rivolta a Ginevra mentre le tirava un calcio che la scaraventava lontano dalla compagna.
"Brutta insolente bastarda" continuò a dire questa volta rivolta ad Angelica "Mi hai quasi uccisa… Ho scottature praticamente su tutto il corpo e tu hai ancora il coraggio di respirare… Prima mi sbagliavo… Sarà un piacere recidere il tuo filo"
La strega avvicinò la mano al corpo di Angelica e la sua anima si materializzò: brillava rossa, avvolta da gambi spinati come una rosa. Atropo tese la mano ed estrasse un filo da essa, spalancò le forbici come le fauci dell'inferno e, pronta a recidere la vita della ragazza, disse "Ormai sei finita. Addio ragazz…" ma si interruppe all'improvviso notando un secondo filo fuoriuscire dall'anima "Ma… Com'è possibile… Non è… Non può essere" iniziò a tirare anche il secondo filo e lo studiò "Non può essere… Nessun essere al mondo possiede due fili nell'anima… Cosa vuol dire…" iniziò a rimuginare la strega ma poi distolse la mente da quel problema "Vabbè, vorrà dire che li taglierò entrambi a cominciare da questo" disse stringendo in mano il secondo che aveva estratto lasciando il primo penzolare dall'anima.
"Addio ragazzina" e chiuse le forbici sul filo ma, quando le lame vennero a contatto con esso, una luce si sprigionò e la strega indietreggiò come sbalzata da un colpo inaspettato e si coprì gli occhi come se quella luce fosse in grado di vincere la cecità imposta dalla sua benda. 
Allora stupita tornò verso la ragazza e bisbigliò, reggendosi alle forbici usate come sostegno, "Cosa sei tu?" poi un dolore improvviso le attraversò il petto, proprio dove giaceva il suo cuore. Guardò in basso e vide una bacchetta elettrificata che la attraversava. L'arma poi ricadde all'indietro e, tornata umana, Ginevra disse "Mi dispiace ma non sono stupida come te: se devo uccidere, uccido".
La strega allora si dissolse in un fumo purpureo lasciando ricadere le forbici a terra e un'anima scura volteggiare sopra esse.
La ragazza esulta per la ferita al fianco si accasciò accanto alla compagna svenuta bisbigliando "Angelica…"

Vittorio e Byron avanzavano per i corridoi del castello eliminando quegli schifosi occhi finché non giunsero davanti alla porta della torre che si aprì da sola. Non appena entrarono trovarono una sala completamente vuota se non per una donna che, seduta ad un arcolaio, otteneva filo nero de una sostanza fumosa; il filo si accumulava vicino a lei formando un mucchio più altro dell'arcolaio stesso.
"Bene, bene…" iniziò a dire la bellissima donna vestita da sarta con gli occhi coperti da una scura benda.
"Quindi sarete voi i miei avversari" proseguì.
"No!" la interruppe una voce che risuonò in tutta la stanza facendo trasalire sia lei che i ragazzi.
Vittorio e Byron si guardavano intorno "Hai capito da dove proviene questa voce?" Domandò Byron.
"Assolutamente no; deve essere una specie di incantesimo" ipotizzò il ragazzo.
"Ma signora; io pensavo che li avremmo dovuti eliminare noi…" affermò la donna rivolta verso l'alto.
"Ho cambiato idea… Voglio un po' divertirmi io con questi due ragazzi" A quelle parole una luce candidissima iniziò a cingere i due compagni confusi.
"Va bene signora" si limitò a dire la strega che filava.
"Tu intanto, Cloto, vai ad aiutare Lachesi; potrebbe trovarsi in difficoltà" comandò nuovamente la voce misteriosa mentre Vittorio e Byron sparivano lentamente.
"Ma certo signora" obbedì Cloto.

I due ragazzi si svegliarono all'interno di un enorme salone dorato nei quali si trovavano meravigliosi mobili d'epoca, un pianoforte a coda, quadri di artisti famosi e un'immensità di ricchezze mai viste fino ad allora. Byron era ancora nella sua forma d'arma e Vittorio, dopo essersi rialzato meravigliato se lo mise in spalla. Al centro della sala, sotto un immenso lampadario di cristallo, si trovava un tavolino con sopra una scacchiera e, seduta dietro i pezzi bianchi, una donna bellissima guardava nella direzione di Vittorio. Aveva i capelli biondi e lucenti come il sole, un sorriso inenarrabile, due profondissimi occhi azzurri e un corpo incredibile. Vittorio e Byron erano incantati da quella visione.
"Suvvia non guardatemi così" disse timidamente la donna con la voce che avevano sentito poco prima nell'altra sala del castello "mi fate arrossire"
Inutile dire quanto i due ragazzi fossero scettici nei suoi confronti però era tutto così dannatamente perfetto…
"Dai Vittorio vieni, concedimi una partita a scacchi" disse la donna invitandolo a sedersi difronte a lui.
"Ahahah ora sì che ci divertiamo" rise Mefistofele nella testa di Vittorio.
"Sai di chi si tratta?" chiese il ragazzo al suo diavolo.
"Assolutamente no; ma percepisco che è incredibilmente pericolosa" rispose lui tornando serio.
"Non sta bene dire queste cose a una signore, Mefistofele" disse lei con un sorriso d'angelo.
"Cosa?! Può sentirmi?" Sobbalzò lui.
"Certo che posso sentirti"
"Cosa diavolo sta succedendo?" Si chiese Byron.
"Oh miei affascinanti ragazzi… lo capirete presto" rispose quella donna angelica con un ghigno.

Nicolas e Perenelle erano seduti ad un caffé di Firenze non molto lontano dalla basilica di Santa Maria del Fiore. Lui stava sorseggiando una tazza di tea mentre lei mangiava elegantemente una fetta di torta.
"È un piacere rivedervi" disse Eibon comparendo accanto al loro tavolo.
"Eibon! Ma sei pazzo a farti vedere così in pubblico! Lo sanno tutti che sei ricercato oramai!" sbottò Nicolas al quale andò il tea di traverso.
"Non ti preoccupare, ho fatto in modo di creare un'illiusione intorno a noi di modo che, gli altri che guardano verso di noi, vedano solamente voi due che discutete amabilmente" rispose l'Antico Signore.
Perenelle allora disse contenta "Eibon è un piacere rivederti!"
Lui sorrise "Grazie di ever accettato il mio invito"
"Figurati, ma spiegaci: cosa sta succedendo?" chiese Nicolas ripresosi dalla sua apperente strozzatura.
Vi spiego" iniziò a dire l'Antico Signore "le streghe che tempo fa rubarono gli artefatti che creai con voi sapete chi hanno iniziato a muoversi attirando anche l'attenzione del nuoovo Shinigami..."
"Quelle quattro megere... Dovevamo fermarle anni fa..." mugugnò Nicolas.
"Sarebbe stato troppo pericoloro, lo sapete..." continuò a dire "...comunque ho riottenuto Brew e ho intenzione di riazionare Atlantide"
"Ma Eibon..." provò a dire Perenelle.
"Scusatemi ma lo devo fare. Nicolas sai anche tu che è l'unico modo... Temo che vogliano risvegliare quell'essere e Atlantide è l'unico modo che abbiamo di difenderci!"
"... ti prego solo di stare attento" concluse l'uomo appoggiando la tazza vuota sul piattino.
"Non ti preoccupare e avrei bisogno di un altro favore" disse Eibon estraendo un astuccio dal mantello "Potete darglielo voi? Mi farebbe molto piacere che l'abbia" 
"Certamente" disse Perenelle con gli occhi lucidi afferrando l'astuccio.
"Non saprò mai ringraziarvi abbastanza per quello che fate..." Disse l'Antico Signore con le lacrime agli occhi.
"Eibon ti prego, ti vogliamo bene e tu ne vuoi a noi, tutto questo ci basta" gli disse Nicolas stringendogli la mano e sorridendo dietro agli occhiali.
"Grazie Flamel" concluse con una lacrima Eibon sparendo alla loro vista.
Allora i due coniugi si alzarono e passeggiarono un po' per Firenze prima di tornare a casa.
   
 
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