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Autore: Natory28    06/06/2016    1 recensioni
Tratto dal film Loving Annabelle (AU).
Mi è sempre piaciuto moltissimo questo film, il loro gioco di sguardi, l'intensa, la passione e i sentimenti che si trasmettevano senza dire una parola, ovviamente questa storia si basa sulla versione estesa con il finale alternativo :)!
Clarke Griffin, figlia adolescente di una nota senatrice, dopo essere stata espulsa da ben due scuole per la sua condotta ribelle viene mandata in un collegio cattolico. Qui, Clarke viene assegnata al dormitorio diretto dalla professoressa Lexa Woods,insegnante di letteratura e poesia, e fa la conoscenza delle sue compagne di stanza: l'amichevole Raven, la prepotente Octavia e Harper, una fragile ragazza affetta da disturbi d'ansia. Lexa Woods è un'insegnante seria e irreprensibile,e vive nel pieno rispetto delle norme etiche e religiose imposte dall'istituto; Clarke, invece, è anticonformista e insofferente al rigore del collegio e risulta perciò essere il perfetto contraltare al carattere represso di Lexa. Clarke non tarda a mettersi nei guai e passa il segno quando si presenta in classe indossando una vistosa collana buddhista; la preside del collegio, la Madre Superiora Nia, affida a Lexa il compito di far rigare dritto la ragazza......
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Clarke Griffin, Lexa, Octavia Blake, Raven Reyes
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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- Capitolo 1 -

[Clarke]
Ero seduta nella lussuosissima limousine della Senatrice Griffin …. Già, proprio mia madre.....secondo lei e mezza popolazione americana avevo combinato un altro casino, infatti, seduto di fronte a me, il suo imperturbabile assistente stava sbattendomi in faccia l’articolo in prima pagina, che, ahimè, mi riguardava, con il fragoroso titolo: “La figlia della senatrice crea ancora problemi...”, la stampa e i suoi scoop drammatici… Per colpa del mio spirito libero e delle mie convinzioni mi ero messa nei guai e per questo motivo sarei stata punita severamente..... Infatti mi stavano conducendo al collegio cattolico San Catherine, l’apoteosi del ridicolo, io che non sono nemmeno cattolica, stringevo tra le mani il mio rosario buddhista solo quello mi dava un minimo di conforto.
Purtroppo non avevo molte altre scelte mi avevano già cacciato da due college, rimaneva solo la scuola militare, e non faceva proprio al caso mio. In macchina era come se fossi da sola, mia madre, la grande senatrice Abby Griffin, era perennemente al telefono con tutte le sue urgenze e non mi degnava di uno sguardo ne, tantomeno, parlava con me, e i suoi assistenti sempre pronti a farle da zerbino mi ignoravano, così non mi rimaneva che guardare fuori dal finestrino chiedendomi cosa ne sarebbe stato di me.

[Lexa]
Ero in classe e come ogni giorno stavo facendo lezione, non so perché ma non mi sentivo a mio agio, dentro di me stavo combattendo una battaglia veramente tremenda mi sentivo triste e insoddisfatta, non sapevo neanche io la ragione; ho sempre amato insegnare letteratura, è sempre stato il mio sogno, ma in quel preciso istante non sapevo più niente… Forse questa strana sensazione si era scatenata perché, come compito per oggi, avevo chiesto alle ragazze di scrivere una poesia, e la prima che avevo deciso di chiamare era Octavia e .....come dire....la sua poesia ....non sapevo proprio come definirla ….
“La mia sigaretta brucia come una fiamma, i miei polmoni non saranno più gli stessi. Faccio un tiro e faccio un altro tiro. Non ne ho mai abbastanza. Ah, beh... mi verrà il cancro, fa lo stesso.” Dopo che la ragazza mora finì la sua lettura a me non rimase altro che la diplomazia.
“Molto carina, Octavia”, dissi sospirando pesantemente, poi aggiunsi la critica costruttiva, come sua insegnante dovevo pur correggerla in qualche modo, anche se onestamente era molto difficile questa volta.
“Ma ricorda che il bello della poesia è nei dettagli. La prossima volta vorrei che fossi più specifica, ad esempio potresti scrivere la marca delle sigarette che fumi”, onestamente è stata l’unica cosa che mi è venuta in mente. Andai avanti con la lezione.
“Chi vuole essere la prossima? Harper, che mi dici di te?”.
Vidi Octavia prendere il foglio con arroganza dal banco di Harper e, senza farsi troppi problemi, comincia a leggerlo per lei, con un’innata strafottenza.
“Una sola lama. Fredda, solitaria... incompresa. Fa paura attraversando la mia anima come il vento”. Le strappai il foglio dalle mani e con un tono che non ammetteva repliche le guardai negli occhi.....la ragazza mora capì subito che non avevo gradito il suo comportamento.
“Io e te ci vediamo dopo la lezione!” esclamai perentoriamente.
Poi mi avvicinai al banco di Harper e le restituì la sua poesia.. “E’ molto bella, Harper”, le sorrisi con infinita dolcezza in modo da rassicurarla, non facendo poi caso al commento fuori luogo di Octavia.
“Sì, abbastanza bella da farti venire voglia di suicidarti!”.

[Clarke]
Mio malgrado eravamo arrivati, mi intimoriva molto la cosa, ma non dovevo far vedere la mia debolezza a nessuno, soprattutto a mia madre che in tutto il viaggio si degnò di dirmi solo queste poche parole: “Tra poco qualcuno verrà ad accoglierti..”, con una freddezza unica nel suo tono di voce, nessun abbraccio, nessun ‘ciao a presto’, nessun ‘chiamami se hai bisogno’, un calore umano quasi pari a zero, ma io ero decisa ad essere forte e a non farmi più scalfire dal suo menefreghismo e dalla mancanza di affetto nei miei confronti. Così con lo sguardo più inflessibile mi limitai ad ignorarla e feci per accendere una sigaretta, ne avevo proprio bisogno. La limousine di mia madre stava lasciando il complesso scolastico, le diedi un ultimo sguardo nostalgico e poi mi feci forza. Notai una ragazza castana, coi capelli lunghi e legati in una coda di cavallo, che si dirigeva verso di me, era ora di fare amicizia e vedere cosa mi stava aspettando… ‘Forza Clarke puoi farcela’ mi continuavo a ripetere, alla fine misi via il pacchetto di sigarette e mi preparai per l’incontro.
“Ciao, sei la ragazza nuova, vero?” la ragazza si affrettò a dire con tutto il suo entusiasmo.
“Ehi, ciao a te, sì, sono la ragazza nuova, mi chiamo Clarke”, le risposi quasi apaticamente ma cercando di essere gentile.
“Piacere di conoscerti io sono Raven Reyes”.
“Il piacere è mio”, replicai.
Ad un certo punto Raven si illuminò, colta da un’improvvisa rivelazione.
“Oh mio Dio, ma tu sei la figlia della senatrice Griffin”, esclamò quasi urlando.
Ci sarà un motivo per il quale mi presento solo con il nome di battesimo’ pensai tra me e me. Mi limitai ad annuire alla scoperta della ragazza sperando di frenare il suo entusiasmo, inutile dire che mi sbagliavo di grosso. Raven non stava più nella pelle, e continuava a farneticare.
“Oh! Ma è fantastico!! Oh, mio Dio! Tua madre è come un modello per me! Voglio entrare in politica”.
Dentro di me pensavo solo a quanto fosse ingenua questa ragazza, un modello a cui ispirarsi … mia madre… ma per piacere!!!!!
Ero forse troppo presa dai miei pensieri e dalle farneticazioni della mia nuova compagna che non mi accorsi dell’avvicinarsi di un’altra ragazza dai capelli lunghi e mori, con l’aria decisamente strafottente. Non avevo sbagliato di molto a giudicarla, mi squadrò da capo a piedi.
“Tu chi sei?” domandò con un tono quasi imperativo.
Non feci neanche in tempo a rispondere perché Raven mi risparmiò l’incombenza.
“É solo la figlia della senatrice Griffin”. La nuova arrivata (il cui nome era Octavia,ma l’avrei scoperto solo più tardi) non doveva essere molto mondana perché non aveva assolutamente idea di chi fosse mia madre, ‘Buon per lei’ pensai.
Raven le fece quasi il verso. “Ci sei o ci fai? Sua madre potrebbe essere il nostro primo presidente donna”.
Alla sua affermazione non potevo tacere.
“Ne dubito proprio”, sbottai quasi irritata.
Octavia era incuriosita da me, ma rimaneva comunque arrogante e intimidatoria, non mi piaceva per niente il suo modo di porsi. Avevo visto che fissava la mia chitarra e mi aspettavo un interrogatorio di li a breve.
“Sei in una band?”, mi chiese. Mi limitai ad annuire.
“Mmm... una rock star!”, poi si intromise Raven.
“Il padre di Octavia è il batterista dei Weary", ma lei la corresse subito. “Lo era, ora sta facendo cose per conto suo”, la ragazza castana non perse tempo ad infamarlo.
“Sì, si, si sta disintossicando”, Octavia punta sul vivo si alterò e spintonò leggermente la compagna di classe.
Questo battibecco cominciava ad annoiarmi così presi di nuovo fuori le sigarette e me ne accesi una. Octavia lo notò e non mancò di riprendermi. “Faresti meglio a non farti beccare quando fumi nella scuola … A dopo” e insieme a Raven se ne andarono così come erano arrivate.
   
 
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