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Autore: lawlietismine    07/06/2016    7 recensioni
Derek Hale è tornato.
Stiles ancora non sa bene come reagire alla notizia se deve essere sincero, ma è passata almeno una settimana da quando Scott gliel'ha detto e, beh, lui ha cercato in tutti i modi di non incrociarlo neanche per sbaglio: questo, ripensandoci, probabilmente spiega da sé come sta reagendo alla notizia.
(Sterek - Non c'è bisogno di aver letto le altre Untitled)
Genere: Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Untitled'
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Questi personaggi purtroppo non mi appartengono
 e questa storia è stata scritta senza alcuno scopo di lucro.


Note: Io sono vicina (molto vicina, damn) all'esame e cosa faccio? Scrivo sterek, ovvio.
Suvvia, ognuno ha il suo modo di scaricare lo stress!
Comunque ci ho messo più del solito per scriverla, perché l'avevo iniziata tipo la scorsa settimana e poi abbandonata malamente.
Annuncio che questa One-Shot diventerà una long, giàgià.
In pratica è un'anteprima (?) Boh, non lo so. Ma mentre la scrivevo mi è venuto in mente di scriverci una long, però ora ho gli esami quindi non posso e allora ho deciso di pubblicare intanto un'anticipazione.
Tra le altre cose, stavo già lavorando un pochino a un'altra long, ma anche quella dovrà aspettare la fine degli esami (e forse quella sarà solo una One-Shot molto lunga).
Inoltre (sorry, ma lo devo raccontare a qualcuno) ieri a scuola stavo scorrendo distrattamente la home di facebook, mentre il ragazzo che mi piace (parecchio e da ben cinque lunghi e sofferti anni, damn) e che siede davanti a me, guardava come al solito (impiccione del cavolo) cosa facevo. A un certo punto mi è apparsa una (bella) fan art sterek spinta e allora ho iniziato a pigiare animatamente sullo schermo per farla sparire prima che lui la vedesse. Questo è successo ben due volte in un'ora e sono sicuramente sembrata una pazza, ma spero non più del solito.
Poi la scorsa settimana lui giocava col mio zaino e ha iniziato a leggere le scritte, poi mi fa "Sterek, sono Stiles e Derek. Stucky, sono Bucky e...?" e gli ho risposto, poi ha continuato a leggere tutte le mie otp (indovinando, oltre alla sterek, i miei merthur) e alla fine mi guarda e fa "ma... perché tutti maschi?" e a quel punto non voglio sapere cosa ha pensato di me. (Questa cosa della lettura delle otp l'ha fatta anche sabato, accidenti a lui, ma almeno non mi ha chiesto di nuovo il perché).
OKAY, lasciando perdere la mia vita assurdamente imbarazzante, spero che la One-Shot vi piaccia!
Fatemi sapere cosa ne pensate e se dunque dovrei scrivere la long, se ne avete voglia!
Alla prossima, 
Lawlietismine


p.s: Il titolo come al solito è perché non sapevo cosa mettere, ma la long ne avrà ovviamente un altro con un senso.
p.p.s: mentre ieri stavo finendo di scrivere la fic, ho trovato un'immagine che c'entra molto e che ha influenzato il finale. La metto a fine OS, così non spoilero.

 


 

Derek Hale è tornato.

Stiles ancora non sa bene come reagire alla notizia se deve essere sincero, ma è passata almeno una settimana da quando Scott gliel'ha detto e, beh, lui ha cercato in tutti i modi di non incrociarlo neanche per sbaglio: questo, ripensandoci, probabilmente spiega da sé come sta reagendo alla notizia. Ma lui solitamente evita il problema finché magari quello non sparirà da solo, quindi spera vivamente che accada anche stavolta.
Ha sempre in mente come il suo migliore amico l'ha raggiunto domenica a casa sua dopo avergli scritto un ambiguo “sto arrivando, non ci crederai mai” e come poi gli ha scaricato addosso la notizia con fin troppo entusiasmo, ignaro del caos che quella semplice constatazione di conseguenza ha prodotto in Stiles. Lui si è limitato a un sorrisetto forzato in risposta e uno “wow” combattuto e sbilenco, decisamente poco convincente, poi l'altro è praticamente corso di nuovo via per “questioni urgenti” che ogni volta si possono tradurre benissimo col nome Kira, lasciandolo solo e immerso nel vortice dei suoi incasinati pensieri.

Per tutta la settimana si è visto bene dal filarsela subito dopo scuola, sfuggendo al branco senza troppi discorsi e scegliendo di mentire con scuse assurde via messaggio, così da non sentirsi dire il solito e incontrastabile “Stiles, posso sentire il tuo battito: stai mentendo”.

Ce l'ha fatta per una settimana intera.
Una settimana trascorsa nell'ansia, nel tormento e nell'incapacità di decidere ragionevolmente se continuare a comportarsi così o meno. Una settimana che l'ha praticamente sfinito, perché una parte di lui prova ancora un'immensa rabbia, desideroso di urlare per la furia e rompere qualcosa, ma un'altra invece vorrebbe semplicemente vedere con i suoi occhi, realizzare sul serio che è davvero tornato, che non è solo l'ennesimo sogno, l'ennesimo incubo, tale e quale a quelli che l'hanno perseguitato da quella dannata partenza. Da quella dannata partenza in cui non è stato meritevole neanche di un degno saluto.

“Cora non è tornata, Derek dice che–” ma Stiles era stato salvato dall'entrata in scena del professore, quella mattina, perché non aveva alcuna intenzione di sentir parlare di questo argomento per niente al mondo. Non ancora, almeno.
Scott, dopo quel tentativo di ormai tre giorni prima, non gli ha più detto niente a riguardo.

In ogni istante c'è quel maledetto ricordo a perseguitarlo, che sia sveglio o che si sia addormentato, e allora gli è impossibile andare avanti, dimenticare e convincersi che, beh, forse si merita di meglio, che forse non è colpa sua come invece continua a credere. Scott gli torna in mente e le sue parole sono sempre una fitta al cuore, una lama che gli lacera il petto, incomprensibili, assurde, dannatamente dolorose.
Derek se ne è andato,” gli aveva detto serio, ma non così tanto, come se quell'affermazione fosse sì un dispiacere, ma non la fine del mondo. Quasi come se lui se lo fosse aspettato.
Cosa vuol dire che Derek se ne è andato?” Stiles lo aveva fissato senza capire, corrucciato.
Stiles, è partito.” Gli aveva risposto Scott con una stupida scrollata di spalle, come se fosse ovvio.
Cosa?” La domanda gli era uscita in modo fievole, quasi un sussurro, mentre il battito aveva iniziato ad aumentare.
“Lui e Cora sono partiti stamani, non mi ha detto dove andranno, né quando torneranno.”
“Ti stai sbagliando.”

“Stiles...” Scott lo aveva guardato confuso e improvvisamente preoccupato, accennando un movimento in avanti come per andargli in contro. Del tutto inconsapevole di cosa quella possibilità stesse causando al suo migliore amico.
“Se ne è andato” aveva mormorato alla fine Stiles, la voce incrinata, gli occhi spalancati e pieni di lacrime, un suono assordante nella testa. Derek se ne era andato e non gliel'aveva nemmeno detto. Si era inventato una scusa, era montato sulla sua Jeep ignorando il richiamo perplesso di Scott ed era corso al loft. L'aveva trovato irrimediabilmente vuoto.

 

Probabilmente nella sua vita precedente è stato un folle assassino, un serial killer da manicomio e condanna a morte, perché altrimenti non si spiega cosa possa aver fatto di male per meritarsi tutto quello che continua a capitargli. Da quando è nato ad adesso, non ha mai avuto un attimo per respirare. Sua madre, la sua cotta per Lydia, poi il sovrannaturale, il nogitsune, il Benefattore e tutto il resto. Derek, soprattutto. La sua ricerca in Messico. Lui di nuovo adolescente, ignaro di chi fosse Stiles. Il suo nome come codice, una previsione di morte. La perdita dei suoi poteri.
Derek morto davvero.
È trascorso quasi un intero anno dalla sua partenza. Stiles per un po' è stato così patetico e masochista da contare i giorni, i minuti, poi però quelli si sono trasformati in mesi e tutto è precipitato velocemente, allora ha lasciato perdere e ha finto di andare avanti con la sua vita, di riuscirci davvero, ignorando quella sensazione sempre lì a pungergli costantemente la nuca. Quella consapevolezza che fosse tutto orribilmente sbagliato.
Ultimamente ci è andato meno volte, magari una o due ore al giorno, ma i primi tempi ha trascorso ore interminabili in quello stupido loft vuoto. Quello stupido loft vuoto di cui ha la dannata chiave. Ci ha passato ore interminabili, seduto sul bordo del divano, il piede che picchiettava nervosamente a terra, le mani che si torturavano l'un l'altra e lo sguardo stanco che puntava le scale come se fossero una minaccia atroce. Non ha mai trovato il coraggio di salirle, però, perché stare dentro il loft era una cosa, e un po' lo calmava, gli dava una falsa idea di consolazione, ma tornare in quella camera, rivedere quel letto, rivivere tutto ora che non c'era più niente, l'avrebbe solo portato a fondo.
E, sinceramente, era l'ultima cosa di cui aveva bisogno.

Stiles si morse le labbra con forza all'inizio, poi però lasciò andare il gemito che da un po' minacciava di uscire, così da esprimere chiaramente il piacere che i baci voraci di Derek gli stavano provocando. Strinse di più la presa nei suoi capelli scuri, come per trattenerlo lì alla base del suo collo, e mentre un brivido gli ripercorreva inevitabilmente la schiena, desiderò di poter restare così per sempre.
Sapeva bene che i segni di quella notte sarebbero rimasti impressi sulla sua pelle per giorni, che quei marchi sulla gola sarebbero stati la prova evidente della sua appartenenza all'altro, ma questo non lo preoccupava affatto, non ora, non mentre Derek lo trattava come se fosse la cosa più importate del mondo, come se avesse aspettato questo momento da tempo.
Stiles l'aveva sicuramente fatto. L'aveva atteso da troppo.
Quella notte dormì lì nel loft, nel letto di Derek e
con Derek, stretti l'uno all'altro, nudi, come mille altre volte aveva sognato. Era stata la prima volta, ma non l'ultima, e lo tennero nascosto come un segreto che apparteneva unicamente a loro.

Perciò sì, ha tutto il diritto di ignorare il suo ritorno ed evitare certi incontri fino a quando vorrà, perché lui si meritava un addio di persona, o qualsiasi altra dannata cosa fosse. Si meritava una stupida chiamata, o magari solo un messaggio, tanto per sapere che era ancora vivo e che stava bene. Si meritava una spiegazione, soprattutto sul perché era stato il suo migliore amico a dirgli che se ne era andato e non lui. Perché anche se nessuno del branco sapeva, e tanto meno sa adesso, di quello che c'è stato fra loro, è stato comunque tutto reale. Stiles non si è immaginato niente.
Ma a volte, ultimamente, non può fare a meno di chiedersi se invece non sia proprio così, tutto solo frutto della sua ingannevole fantasia.

Sta lavorando animatamente alla lavagna appesa alla parete di camera sua, così da tenersi impegnato e inutilmente distratto, quando qualcuno alle sue spalle si schiarisce la gola per richiamare la sua attenzione.
“Sì, papà?” domanda in modo vago, facendo per voltarsi mentre lancia un ultimo sguardo ad alcuni articoli di giornale affissi in quel caos di informazioni.
“Non sono...” dice debolmente e incerto il nuovo arrivato, interrompendosi poi, proprio quando lui si decide a lasciar perdere la lavagna e girarsi del tutto: Derek abbassa subito lo sguardo e Stiles lo vede irrigidirsi un po', ora che lui lo sta guardando. Per un attimo l'umano trattiene inconsapevolmente il respiro ed è certo che il cuore gli abbia saltato qualche battito, perché l'altro manca da quasi un anno ma è sempre lo stesso. Vederlo lì in camera sua, poi, fa sembrare tutto come se il tempo non fosse mai passato, come se non se ne fosse mai andato davvero.
Un'altra parte di lui sente una profonda rabbia, frustrazione e qualcosa di molto vicino alla sofferenza, come se quella presenza stesse interferendo con una ferita ancora fin troppo aperta.
“Lo vedo” ribatte un po' sarcastico, pungente, prima di aggiungere un amaro “allora sei tornato, eh?” che racchiude in sé tutte le emozioni contrastanti che sta provando.
Il fatto che Derek non riesca nemmeno a guardarlo negli occhi, poi, lo fa infuriare ancora di più.
Vorrebbe urlargli di farlo, perché almeno quello glielo deve.
“Sì, Stiles... Io...”
“Cosa?” chiede più sprezzante di quanto avrebbe realmente voluto, quando l'altro si interrompe e non finisce di parlare.
“Mi dispiace di averti lasciato” dice alla fine, alzando lo sguardo per puntarlo nel suo e trasmettere così la sincerità che riempie quelle parole.

Derek se ne è andato
Cosa vuol dire che Derek se ne è andato?”
Stiles, è partito. Se ne è andato

E allora è lui a dover guardare altrove, desiderando di poter sparire, o di essere forte abbastanza da poterlo mandare semplicemente via senza scoppiare irrimediabilmente a piangere.
Naturalmente non ce la fa, ma in fondo è umano.


 



 
 
  
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