Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh
Segui la storia  |      
Autore: Shion Magarin    08/06/2016    0 recensioni
{ post-canon / perlopiù Blueshipping }
Dopo il viaggio in Egitto, Seto Kaiba non riesce a darsi pace. La notte è tormentato sempre dallo stesso incubo, che vede come protagonista Kisara, la misteriosa donna che sembra avere un profondo legame col Seto del passato. Il ragazzo non sembra trovar pace, ma presto scoprirà il vero motivo dietro questo incubo ricorrente.
I Draghi Bianchi Occhi Blu di Seto sono tre, e per trovare finalmente la pace dovrà trovarli e liberarli tutti quanti, viaggiando attraverso il tempo e le sue memorie. Ma cambiare il passato non sarà semplice come crede.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altri personaggi, Kisara, Nuovo personaggio, Seto Kaiba
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Campagna di Promozione Sociale - Messaggio No Profit:
Dona l'8% del tuo tempo alla causa pro recensioni.
Farai felice milioni di scrittori.

Eyes of Blue
ACT I: MIDNIGHT BLUE

Una fredda goccia di sudore attraversò la fronte di Seto Kaiba, continuando poi il suo viaggio verso il viso corrucciato del ragazzo. Dopo pochi istanti, quest'ultimo aprì pigramente gli occhi, svegliandosi dal tormentato incubo che gli aveva impedito di riposare.
Erano settimane, ormai, che quella stessa storia si ripeteva senza sosta. Da quando era tornato dal viaggio in Egitto - o meglio, Antico Egitto - Seto Kaiba era stato vittima di ricorrenti incubi, tutti con protagonista quella singolare ragazza dai capelli bianchi e gli occhi blu: Kisara. Seto non sapeva dire con certezza cosa lo tormentasse: se l'assurdità del viaggio che aveva intrapreso, se l'incredibile storia che aveva vissuto in quel luogo, o se si trattasse semplicemente di incubi senza senso. Di una cosa era certo: erano circa tre settimane che ogni notte si svegliava con la fronte imperlata di sudore, un senso di angoscia che gli stringeva la bocca dello stomaco, e una stanchezza senza pari. Tutto quel dormire poco e male stava decisamente iniziando a seccarlo. Il CEO della Kaiba Corporation non poteva permettersi di perdere colpi e di cedere alla spossatezza, non con tutti quei lupi affamati sempre pronti a soffiargli il suo impero. Aveva troppi nemici, sempre pronti ad attaccare.

Il ragazzo si mise seduto sul letto, spostando il candido lenzuolo di lato. Guardò l'ora sul piccolo orologio digitale sul comodino. Segnava le 5:57 del mattino. Non era troppo presto, dopotutto. Sempre meglio di quando si ritrovava sveglio alle 4:30. Il suo corpo, per quanto stanco, non sembrava aver la minima intenzione di rimettersi a dormire. Certo, era abituato all'insonnia, non era una grande novità per lui. Ma quel non dormire era diverso, principalmente perché causato da ricorrenti incubi a cui non riusciva a dare un senso.

"Kisara" pensò, scocciato, decidendo poi di alzarsi definitivamente. Forse una tazza di the caldo l'avrebbe aiutato a distendere i nervi.
Lo stesso identico sogno l'aveva tormentato per svariate notti; era sempre uguale, a volte cambiavano dei minimi dettagli, per il resto era sempre il solito. Si ripeteva all'infinito finché, in un modo o nell'altro, si ritrovava sudato e sveglio nel cuore della notte. 
Nel suo sogno o meglio, nel suo incubo, si trovava dentro un enorme castello di pietra, umido e che odorava di muffa e marcio. Era un odore acre e penetrante, fin troppo intenso per un semplice sogno. Si ritrovava a correre senza sosta nei corridoi bui di quel maniero, col fiato corto e un tremendo senso di angoscia che gli attanagliava lo stomaco. Non c'era nessuno, solamente lui. Ad un tratto, si trovava di fronte ad un'enorme portone di legno, completamente bagnato di sangue vermiglio. A fatica, trattenendo a malapena i conati di vomito, spingeva il portone, aprendolo. 
Ed ogni volta, si ritrovava davanti alla stessa identica cruenta scena. Un cadavere al centro della stanza, di fianco ad un piccolo tavolo in legno ribaltato a terra, tra schegge di vetro e cibo caduto al suolo, sparso ovunque, mescolato al liquido rosso che lasciava una lunga striscia a terra, dalla porta fino al corpo. Lentamente, si avvicinava a quel gracile cadavere, trovandosi a guardare con occhi inorriditi una donna dai lineamenti delicati, fieri. Si inginocchiava a terra, cercando di farla riprendere, ma poteva chiaramente sentire il suo corpo freddo e senza vita rimanere immobile tra le sue braccia. I candidi capelli argentati erano intrisi di sangue, donandogli una grottesca sfumatura cremisi. La donna, spaventosamente simile alla Kisara che aveva incontrato nel suo viaggio in Egitto, giaceva morta di fronte a lui ogni notte, in un bagno di sangue; ed ogni volta, poco prima di risvegliarsi, quella Kisara apriva gli occhi, sgranandoli, fissandolo con le sue iridi blu notte, e cercava di sussurrargli qualcosa. Ma, ogni notte, si svegliava nell'esatto momento in cui le labbra di lei si schiudevano per parlare.

Scivolò fuori dalla sua stanza silenziosamente, facendo meno rumore possibile in modo da non allarmare Mokuba. Suo fratello sembrava aver notato lo strano comportamento di Seto: per quanto fosse sempre scorbutico, ultimamente era diventato addirittura più rude, e a tratti distratto. Seto non voleva farlo preoccupare inutilmente, almeno uno dei due doveva vivere serenamente.
Arrivato in cucina, mise l'acqua sul fuoco e aspettò che fosse abbastanza calda per fare un the. Come sempre, scelse il suo preferito: l'oolong, detto anche the blu o "drago nero". Lo mise in infusione, sedendosi ad aspettare che fosse pronto. 

"Kisara" ripeté, corrucciato. Quella strana ragazza sembrava essere stata importante nella sua cosidetta vita passata, e per qualche ragione era legata alla sua carta preferita, il Drago Bianco Occhi Blu. Ancora faticava a crederci, a tutta quell'assurda storia sull'Antico Egitto. Sembrava un romanzo, non una storia reale. E Seto Kaiba non aveva tempo da perdere dietro a quelle sciocchezze. Eppure, per qualche motivo, quella Kisara continuava a tormentarlo.
Una volta finito di preparare il the, pulì tutto e ritornò nella sua stanza con la tazza fumante in mano. Si piazzò di fronte all'enorme vetrata che lasciava intravedere l'enorme giardino della sua villa. Scrutò l'orizzonte, soffiando sulla bevanda bollente. Le prime luci del mattino iniziavano ad intravedersi da lontano. La città si sarebbe svegliata nel giro di un'ora. Aveva tempo a sufficienza per cambiarsi d'abito, svegliare Mokuba e fargli trovare la colazione pronta. L'avrebbe accompagnato personalmente a scuola, quel giorno. Era abbastanza presto, dopotutto, poteva permettersi di fare ogni cosa con calma. 
Sorseggiò lentamente il the, fissando un punto indefinito oltre la grossa vetrata. Immagini confuse dell'incubo di qualche ora prima gli ritornarono in mente; aggrottò la fronte, turbato.

"Kisara, si può sapere cosa vuoi ancora da me?"
 
- - - - -

«Buona giornata fratellone!» esclamò Mokuba, ondeggiando la mano verso di lui, prima di correre verso il portone d'entrata della sua scuola.

Seto accennò un minimo sorriso, prima di rimettere in moto l'auto. Non era solito uscire in macchina, specialmente per andare a lavoro, ma ultimamente l'aveva trovato quasi piacevole. Dopotutto, accompagnare Mokuba a scuola lo rendeva meno ansioso. Avere il pieno controllo del percorso che faceva per arrivarci lo tranquillizzava; sempre meglio che aspettare di ricevere un messaggio dal fratellino non appena metteva piede nel cortile della scuola.
Forse era un po' troppo protettivo, ma non poteva farne a meno. D'altronde, Mokuba era tutto ciò che aveva. Se mai gli fosse successo qualcosa durante il tragitto, avrebbe appeso i cadaveri dei colpevoli come bandiere di fronte a Villa Kaiba.

La strada dalla scuola di Mokuba alla Kaiba Corporation era decisamente poco popolata; Seto detestava il traffico, e la cosa gli fece alquanto piacere. Non tardò ad arrivare nel parcheggio della sua multinazionale: lasciò le chiavi al parcheggiatore, afferrò la propria ventiquattrore e si diresse verso l'ingresso.
Come ogni mattina, non appena Seto Kaiba entrava nel suo impero, ogni impiegato lo salutava e gli augurava buona giornata. La sua segretaria aveva già portato un caffè nel suo ufficio, facendoglielo trovare al centro della scrivania di fianco dell'elenco degli impegni giornalieri. Il ragazzo entrò nel suo studio, sedendosi sulla comoda poltrona girevole in pelle. Posò la ventiquattrore sulla scrivania, tirando fuori il portatile e preparandosi all'ennesima giornata di lavoro. Ogni suo movimento, ormai, era automatico: dal togliersi la giacca al girare il cucchiaino nel caffè in senso orario per dieci volte. Tutto programmato, perfetto, identico al giorno precedente. 
Diede una rapida occhiata agli impegni che lo aspettavano: a mezzogiorno e mezza doveva pranzare con un cliente, decidere quando organizzare la prossima riunione del personale, fare un paio di conti per le future spese e via dicendo. Insomma, le solite cose che doveva affrontare ogni giorno. Nulla di entusiasmante, nulla di diverso. La sua routine era sempre la stessa da anni, ormai. Si mise subito al lavoro, cercando di ignorare la stanchezza e di scacciarla sorseggiando il proprio caffè. 

"Non ho tempo da perdere dietro stupidi incubi" pensò, irritato dalla pesantezza dei suoi occhi. Tuttavia, man mano che i giorni passavano, la spossatezza si faceva sempre più pesante, costringendolo a fare pause sempre più frequenti e lunghe. Non riusciva a stare al computer per più di un'ora senza accusare forti mal di testa o capogiri vari. La deprivazione di sonno lo stava mettendo davvero a dura prova. "Mi chiedo cosa voglia da me quella donna di nome Kisara".
Se l'era chiesto più volte, da quando era tornato dall'Egitto. Negli ultimi anni aveva incontrato persone assurde, sentito storie incredibili, sconfitto nemici pericolosi. Aveva sempre fatto del suo meglio per cercare ogni volta una soluzione logica, qualcosa di più realistico di un "sei la reincarnazione di un antico sacerdote". Aveva sempre optato per la via della ragione, evitando come la peste queste storielle assurde. Eppure, dopo quel viaggio, aveva iniziato ad avere dei seri dubbi. Lo shock che gli aveva causato l'incontro con Kisara era ancora palpabile; vedere la propria amata creatura, il Drago Bianco Occhi Blu, incarnato in una giovane donna, era stato decisamente scioccante, così come l'intera storia che la circondava. Ma ciò che più lo faceva infuriare, era quanto ancora fosse misteriosa quella donna per lui. Non sapeva nulla di lei, niente di niente. Per qualche ragione si era trovato spesso e volentieri a domandarsi perché quella figura che sembrava essere stata così centrale nel suo passato fosse rimasta un enorme punto di domanda. Seto Kaiba odiava non ottenere risposte.

Verso mezzogiorno, decise di incamminarsi verso il ristorante nel quale doveva incontrare un cliente. Non essendo molto distante, decise di andarci a piedi, principalmente per sgranchire un po' le gambe e nella speranza di riprendersi. "Mi serve decisamente dell'altro caffè" pensò, uscendo dall'enorme edificio della Kaiba Corporation. Un fresco venticello gli scompigliò i capelli, facendolo rabbrividire appena. "Questo mi aiuterà a farmi passare il sonno".
Imboccò la prima via a sinistra, procedendo verso il lussuoso ristorante - un luogo di classe, come ci si poteva aspettare da Seto Kaiba. Camminò lentamente, lo sguardo dritto sulla strada, troppo concentrato sui suoi pensieri per permettersi di osservare il paesaggio.
"Devo trovare una soluzione per questa tediosa insonnia" pensò, scocciato "Non posso permettermi di lavorare male per colpa di uno stupido incubo. Non sono un ragazzino!". Si ritrovò suo malgrado a ripensare alla grottesca immagine di Kisara stesa a terra in un lago di sangue, una scena non troppo distante da ciò che aveva visto in Egitto. Per qualche motivo, la donna era morta sia nel passato, sia nel suo sogno, e sempre tra le sue braccia. Ciò che cambiava, era l'ambientazione: da un lato c'era il vasto deserto egiziano, dall'altro un freddo castello di pietra. Seto non aveva idea di cosa volesse significare quel sogno, tanto meno gli interessava scoprirlo. Voleva solo liberarsene, dimenticare tutta quella storia e vivere in pace la sua routine di sempre.

Improvvisamente ritornò alla realtà quando sentì qualcosa urtargli la spalla sinistra; si voltò indietro, vedendo solamente una ragazza avanzare con passo veloce tra la gente. I lunghi capelli della giovane erano lunghi e scuri, ma la luce del sole gli donava delle intense sfumature blu, facendoli sembrare dello stesso colore di un cielo notturno. Un colore abbastanza insolito. Seto le avrebbe volentieri gridato un "Guarda dove vai!", ma era troppo stanco per farlo. Decise di proseguire; non poteva far aspettare il suo cliente.

- - - - -

«Seto, va tutto bene?»

Quella sera era rientrato parecchio presto, troppo stanco per trattenersi in ufficio fino a tardi. Dopotutto poteva sempre lavorare da casa. Mokuba aveva apprezzato molto l'idea di cenare con lui, nonostante il maggiore sembrasse parecchio assente. Alzò lo sguardo verso il fratellino, incontrando gli occhi preoccupati di quest'ultimo.

«Hai una pessima cera, Seto...dovresti riposare.» continuò Mokuba.
«Non preoccuparti. Sto bene, sto semplicemente lavorando molto.» accennò un sorriso.
«Bugiardo.» lo incalzò Mokuba, sorprendendolo «Ti sento vagare per casa quasi ogni notte. Non riesci a dormire?»
«Mokuba, stai tranquillo. Sono solo un po' insonne, niente di che.» mentì.

Era più facile mentire e cercare di calmarlo, piuttosto che spiegargli come stavano le cose. L'intero argomento "Kisara" non era stato ancora affrontato, e di certo quello non gli sembrava il momento di farlo. Ne aveva avuto abbastanza di tutti i discorsi su magia, destino e quant'altro, non aveva intenzione di ritornare a sentire quelle sciocchezze.
Nel tentativo di tranquillizzare il fratello minore, Seto gli propose di andare a prendere un gelato in centro. Non era solito uscire la sera, ma staccare un po' non gli avrebbe fatto male - e avrebbe distratto sia lui che Mokuba. Pregò intensamente di non incontrare nessun volto familiare, specialmente Yugi e i suoi amichetti.

Mokuba decise di farsi viziare con un cono a tre gusti; Seto, d'altro canto, non era un tipo da dolci, e decise di ordinare un semplice yogurt. La piccola gelateria in cui si erano ritrovati era parecchio luminosa e ampia, piena di tavoli colorati e quasi completamente occupati. Mokuba aveva scelto il posto più vicino alla finestra, per osservare le persone passeggiare fuori. Seto non poteva fare a meno di osservare come il suo fratellino minore guardava con curiosità i gruppi di amici o le famiglie che giravano per il centro. "Mi domando se sia felice della sua vita" si ritrovò a pensare "Non abbiamo genitori, siamo noi due contro tutti. Mokuba è un ragazzino socievole ed estroverso, mi chiedo perché non abbia amici". Questi strani pensieri lo mettevano parecchio a disagio; non era la prima volta che si faceva domande del genere, ma sembrava davvero troppo strano. Non era un genitore, ma un fratello, eppure a volte sentiva di comportarsi come un padre. 
Spostò il suo sguardo altrove, ne locale, per dimenticare quelle sciocchezze. I suoi occhi si posarono su una giovane donna seduta poco più in là: era di schiena, ma riconobbe immediatamente i folti capelli blu notte. Era la ragazza di quel pomeriggio. "Bizzarro incontrarla due volte nella stessa giornata" pensò. Domino City non era una città enorme, ma nemmeno così piccola. 

«Cos'hai?» domandò Mokuba all'improvviso.
«Mmh?» si voltò a guardarlo «Nulla. Sono semplicemente un po' stanco. Non devi allarmarti.»
«Ultimamente sei...strano. So che dormi poco e lavori un sacco ma...sei strano.»

Seto lo guardò dritto negli occhi qualche istante, in silenzio. Mokuba era davvero bravo nel leggergli dentro, ma non voleva farlo preoccupare inutilmente. "Non per una sciocchezza come uno stupido incubo".

«Mokuba, ti ho detto di non preoccuparti.» si ripeté «Non ce n'è bisogno.»
«Sicuro..?»
«Sì.» accennò un sorriso «Piuttosto, mi pare che tu debba ancora dirmi com'è andato il test di questa mattina. Cos'era, matematica, giusto?»

I fratelli Kaiba rimasero in giro per circa un'ora; Mokuba passò gran parte del tempo a lamentarsi delle materie scolastiche più noiose o dei professori, Seto ascoltò in silenzio, commentando di tanto in tanto. Prima di andarsene dalla gelateria, al ragazzo cadde lo sguardo sul tavolo della donna dai capelli scuri, ma non vi trovò nessuno.
Una volta rientrati, Mokuba si buttò a letto, esausto e con lo stomaco pieno. Seto lo accompagnò in camera, dandogli la buonanotte.
Si preparò lui stesso, con lentezza, cercando di ignorare il senso di angoscia che andava crescendo dentro di lui. Riusciva già a sentire l'odore di marcio e acre di quel castello di pietra nel suo incubo. Sentì chiaramente l'umido sangue rosso della donna bagnargli le dita.
Scosse la testa con forza, fissandosi allo specchio. "Ne ho abbastanza, non posso farmi condizionare la vita da questa assurdità". Rovistò nell'armadietto dei medicinali, cercando qualcosa che potesse farlo dormire. Seto detestava affidarsi a pastiglie o cose simili, ma in quel caso non vedeva altra soluzione. In fondo all'armadietto trovò una confezione di pastiglie di valeriana, fortunatamente ancora non scadute. Senza farsi troppi problemi, ne mandò giù tre, sperando di poter finalmente riposare.
- - - - -
 
Seto si ritrovò a correre lungo il grande corridoio di pietra, illuminato solamente da alcune torce appese alle pareti. Corse a perdifiato, il sudore gli imperlava il volto, appiccicando ciocche di capelli sulla sua fronte. Le gambe gli facevano male, ma non riusciva a smettere di correre. Guardò in basso, notando per la prima volta ciò che indossava: era un'armatura leggera, non troppo eccessiva, di colore bianco perla. La luce delle torce si rifletteva su di essa, facendola apparire giallognola e con mille sfumature di arancio.
Continuò ad avanzare per il corridoio, di tanto in tanto ritrovandosi a pestare piccole pozzanghere d'acqua, probabilmente accumulatasi per la troppa umidità. "Perché sto correndo?" si domandò. Si rese conto di non avere il minimo controllo dei propri movimenti. Erano automatici; stava vivendo quel sogno in prima persona, ma era semplicemente uno spettatore. 
Ancora una volta, si ritrovò di fronte a quella grossa porta di legno massiccio. Le venature erano intrise di sangue, ormai assorbito dal portone. Era fresco, Seto poteva capirlo chiaramente: il colore era vivace, l'odore intenso. Bloccò un conato di vomito, tirando poi una spallata alla porta per aprirla. Questa si spalancò, rivelando la stessa cruenta immagine che lo tormentava da settimane.
"Perché?" si domandò "Perché ogni volta mi ritrovo qui?". Il suo corpo si mosse lentamente, avanzando verso il cadavere sul pavimento. Esitò qualche istante prima di inginocchiarsi a terra. "Perché è morta? La corsa di prima...stavo cercando di venire a salvarla?". Girò il corpo verso di sé, rivelando il volto della donna. "Kisara..." la guardò, studiandone i delicati lineamenti "Perché è morta? Cos'è successo in questo posto?".
La sua mano si mosse automaticamente, spostando i lunghi capelli bianchi, bagnati di sangue, dal bellissimo volto della donna. La osservò per qualche istante, immobile, senza dire né pensare nulla.

Era l'ennesima notte che vedeva questa scena. Conosceva a memoria quasi ogni dettaglio, ogni gesto. Ogni volta sentiva gli stessi odori, vedeva le stesse cose, udiva i suoi pesanti passi lungo il corridoio avanzare nel disperato tentativo di raggiungere la donna.
Ogni notte, la stessa identica storia. Nessun cambiamento.
Accarezzò nuovamente il volto della donna.
Come ogni notte, improvvisamente, la ragazza spalancò gli occhi, facendolo sussultare. I loro sguardi si incrociarono. Le labbra sottili e pallide di lei si aprirono, cercando di abbozzare una parola.
"Ed ora, come sempre, mi sveglierò" pensò Seto.


Ma quella notte, Kisara parlò.

«Trovami.» sussurrò, con voce tremante. 

Seto batté le palpebre un paio di volte, sconvolto. "Sta...parlando?". Quello era un colpo di scena, il sogno stava forse continuando?
La voce della donna non era delicata e sottile come la ricordava. Questa Kisara aveva una voce diversa, più profonda. Eppure, era sempre lei, la donna dai capelli argentei e gli occhi blu.

«Trovami» ripeté, lei.

Seto sentì qualcosa toccargli la gamba. Abbassò lo sguardo. Con suo immenso orrore, notò che l'intera stanza era allagata - ma non c'era acqua, solo sangue. Scuro, denso, lucente. Il sangue gli arrivava ormai alla vita, aumentando sempre di più di volume. "C-che diavolo sta succedendo?!" cercò di parlare, ma non riuscì a proferir parola. Dimenticò di non poter controllare quel corpo. 
I capelli della donna galleggiavano intorno a lei, assorbendo il colore vermiglio del sangue che aumentava senza sosta. 

«Liberami, Seto!»

Questa volta, Kisara gridò. Afferrò il suo viso con una mano. Seto si ritrovò ben preso ad annaspare, annegando in quel denso liquido cremisi. Il suo stomaco si contrasse, disgustato da quella scena atroce e grottesca. Si ritrovò a sprofondare nel buio, senza ossigeno, incapace di respirare e di trovare una via d'uscita.


Si svegliò di soprassalto, scattando seduto. Aveva il fiato corto, il pigiama azzurro completamente fradicio. Si guardò intorno: nulla di strano, era la sua stanza da letto. Nessuna Kisara, niente sangue, niente di niente. Cercò di calmarsi, respirando con calma e tentando di cancellare dalla memoria l'orrenda scena che aveva appena vissuto.
"Ma che diavolo sta succedendo? Cos'era quel...quella cosa..." si domandò, agitato. Non era mai andato oltre al risveglio di Kisara, nel suo incubo, e un po' rimpiangeva l'averlo fatto. Era stato orribile, disgustoso, non si era mai sentito così male nella sua vita. Si portò una mano sul volto; la testa sembrava voler esplodere, e il suo battito non voleva decelerare. "Dannazione..."

«Sei sveglio, finalmente.»

Per un attimo sentì il cuore fermarsi dentro al petto. Alzò lo sguardo di scatto. Sgranò gli occhi, preso alla sprovvista. "Chi diamine..?".
La grande vetrata della sua stanza era inspiegabilmente aperta. Da essa entrava un leggero vento fresco, che muoveva le tende candide avanti e indietro. Seto notò una figura nel buio, poggiata alla vetrata: era una ragazza. Scattò in piedi, mettendosi sulla difensiva.

«Chi sei?! E cosa diavolo ci fai in casa mia?» esclamò.
«Silenzio, non vorrai svegliare tuo fratello?»

La ragazza fece qualche passo avanti, avanzando man mano nella luce che la luna lasciava entrare dall'enorme finestra. Seto strinse i pugni, nervoso e ancora scioccato. Non riusciva bene ad elaborare cosa stesse accadendo, tanto meno se si trattasse di un altro incubo o meno.
La giovane avanzò ancora verso di lui, fermandosi poi a qualche metro da lui. 
"C-cosa..?!".
Seto la riconobbe immediatamente, nonostante la scarsa illuminazione nella stanza. L'aveva già intravista due volte, quel giorno.
I lunghi capelli blu notte ondeggiavano per via del vento, senza sosta, scompigliandosi. La ragazza poggiò una mano sul suo fianco, sorridendo leggermente. Seto si morse il labbro inferiore, rimanendo immobile. Incrociò lo sguardo di lei. Solo allora notò il colore pallido, latteo delle iridi della ragazza.
"Chi è?! Come è entrata...e cosa vuole?!"

«E' giunto il momento che tu vada a cercarla, Seto Kaiba. Devi trovarla, e devi liberarla.»

- - - - - - -

Nota dell'autrice: Bene bene bene. Sono le 2:40 del mattino ed io sto aggiornando. Innanzitutto, ringrazio chiunque sia arrivato fin qui! 
Questa storia mi frulla in testa da mesi e mesi, e finalmente ho deciso di metterla giù e pubblicarla. Non sapete da quanto tempo desidero farlo. So di avere già una storia in corso (Wild Drive), e prometto che aggiornerò a breve (purtroppo scrivere scene con duelli è moooolto complesso, ahimè, ecco perché sono lenta). Ma non potevo aspettare oltre; sentivo il bisogno di iniziare una nuova storia. 
Ah, ne approfitto anche per avvisarvi che la mia storia "The Ballad of the Roses" verrà CANCELLATA. Non ho motivazione per continuarla, senza contare che ho davvero bisogno di rivedere l'intera trama...e, soprattutto, volevo renderla più personale e meno Yu-Gi-Oh. 
Comunque sia! Questo lungo e noioso capitolo è solo un prologo molto prolisso: la vera storia inizierà dal prossimo capitolo. Spero di non essere stata troppo logorroica e di non essere andata OOC con Seto. Lo amo, ma è un personaggio complicato da muovere. Inoltre, questa storia avrà parecchi contenuti pesanti, per questo ho optato per un bollino arancio...ma potrebbe anche diventare rosso, un giorno. Le scene crude devono ancora arrivare, ci metterò un po', ma...ci saranno eccome.
Se volete, lasciate pure un commentino, anche breve! Non vi costa nulla, e mi aiuta davvero molto sapere cosa ne pensate della storia, anche se questo è solo l'inizio.
Se volete seguire eventuali aggiornamenti, potete seguirmi sul mio account di Twitter (@shionmagarin) - inizierò ad aggiornare lo status dei capitoli e le eventuali pubblicazioni!

Anticipazioni: Non mi va di anticipare troppo, quindi vi lascio alcuni indizi su cosa accadrà: Seto dovrà confrontarsi con la misteriosa intrusa, che gli imporrà di intraprendere un viaggio...per chissà dove. Vedremo Kisara? Chissà.

Al prossimo capitolo!<3
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Yu-gi-oh serie > Yu-gi-oh / Vai alla pagina dell'autore: Shion Magarin