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Autore: alessiawriter    08/06/2016    3 recensioni
Raccolta one-shot sulla famiglia Brief, ogni capitolo è ispirato a una frase presa dai cartoni della Walt Disney.
1. Papà, chi è la più bella del reame?
2. Quasi tutti si rincitrulliscono in primavera.
3. La Bella e La Bestia.
4. Guerriera.
Per il momento il rating è verde, ma potrebbe cambiare nel corso della storia.
Genere: Comico, Fluff, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Tratto da ''Biancaneve e i sette nani':
specchio, servo delle mie brame, chi è la più bella del reame?

 

 

 

Papà, chi è la più bella del reame?

 

Bra Brief, nonostante la sua giovane età – soli cinque anni-, era parecchio caparbia e perspicace. Non era la solita bambina un po’ vanitosa, incuriosita e ammaliata dai cosmetici della mamma, che indossava i tacchi e andava in giro per la casa vantando di essere cresciuta e ormai abbastanza grande da poter indossare quelle calzature. No, a Bra importava tutto quello, certo, ma fino a un certo limite.

Era più attirata e affascinata dalla tecnologia, dai gingilli che sua madre stilava quasi ogni giorno, dalla Gravity Room pressoché a prova di bomba – alias Saiyan – in cui si allenava quotidianamente suo padre e perfino dal camice bianco del fratello maggiore Trunks. Quel mondo rappresentava per lei una calamità naturale come lo era anche quello del combattimento.

Eppure, quel pomeriggio di marzo, appena tornata dalla scuola elementare, c’era qualcosa che turbava gravemente l’animo della bambina. Lo aveva capito perfino suo padre, il quale raramente faceva caso alle apprensioni dei figli. Non lo faceva perché non gli volesse bene a sufficienza, era solo il suo carattere che la sua famiglia aveva imparato ad amare e talvolta anche sopportare.

Difatti, ogni qualvolta che Bra vedesse il padre dopo una mattinata nell’istituto privato lo abbracciava e cominciava a raccontargli della sua giornata, a detta della bambina faticosa e impegnativa, e sebbene Vegeta tentasse di ignorarla si faceva contagiare dai racconti un po’ confusi della figlia.

Quel giorno, invece, Bra aveva lasciato la cartella piena di libri scolastici davanti alla porta dell’ingresso e, senza dire una parola di saluto, corse a nascondersi nella sua cameretta al piano superiore. La piccola, che procedeva con la testa china a fissare il pavimento, si scontrò contro Trunks, che in quel momento stava proprio uscendo dal laboratorio. Quando la possente e irremovibile gamba del fratello la fece fermare e barcollare leggermente all’indietro, si decise finalmente ad alzare lo sguardo.

Trunks le rivolse uno dei suoi consueti sorrisi smaglianti e gentili, caratteristiche tra l’altro anche della sua personalità, e accarezzò docilmente la testa dalla capigliatura turchina della sorella. «Attenta a dove metti i piedi, mocciosa», le disse scherzando, mentre si chiudeva la porta bianca alle spalle e si privava del suo camice, lasciandolo nell’appendiabiti.

Bra non reagì a quella diretta provocazione e lo ignorò, riprendendo a camminare velocemente. Trunks non poté fare altro che osservarla mentre si allontanava senza dire una parola, proprio come era rimasto lui. Non sapeva come prendere il silenzio della bambina di per sé fin troppo loquace e scrollò le spalle, decidendo di chiedere ai suoi genitori.

Quando si avvicinò alla cucina, trovò sua madre intenta a sistemare negli appositi stipetti il cibo contenuto nelle grosse buste della spesa, il cui numero si aggirava intorno ai venti sacchetti, e suo padre comodamente coricato sul divano, le braccia dietro la testa e i piedi poggiati, con grande disappunto di Bulma, sui braccioli del sofà.

Si sedette al tavolo, poggiò la schiena contro lo schienale della sedia imbottita morbidamente e incrociò le braccia nella tipica posizione del Principe dei Saiyan. In quel momento la somiglianza risultò unica. «Mamma, tu sai cos’ha Bra?», chiese.

Bulma a quelle parole cessò di ordinare la spesa e osservò suo figlio con uno sguardo pensoso, mentre si portava due dita sotto il mento. «A dire il vero, non lo so. È da quando siamo tornate da scuola che è un po’ giù di morale», si fermò a riflettere un attimo «Magari ha litigato con qualche compagnetto» ipotizzò quindi, riprendendo il suo lavoro da dove lo aveva interrotto.

Trunks annuì, mentre disegnava con fare distratto linee immaginarie sulla tovaglia. «Vado a parlarle, allora» annunciò, ma proprio in quell’attimo il Principe dei Saiyan interruppe la conversazione tra i due.

Con il mento alzato, cominciò a parlare con un’espressione indecifrabile. «Trunks, tu devi recuperare l’allenamento che hai saltato stamani. Sembra quasi che tu tenga di più a quel dannato laboratorio che ai tuoi doveri da Saiyan», diede le spalle ai due e camminò verso la cameretta della figlia «Ci penso io qui».

Trunks e Bulma si guardarono sorpresi credendo di aver udito e/o capito male le intenzioni del Principe dei Saiyan, ma dovettero ricredersi quando, affacciandosi dalla cucina, lo notarono salire le scale per il piano superiore. Era davvero strano.

Quasi a dispetto della loro riflessione, Vegeta attraversò tutta la casa fischiettando tranquillamente e si parò davanti alla porta chiusa della stanza della piccola Bra. Vegeta, sebbene fosse dotato dell'udito soprannaturale tipico dei Saiyan, non riusciva a sentire nulla di ciò che stesse accadendo all'interno. Con curiosità crescente, dunque abbassò la maniglia e spalancò la porta.

Il suo sguardo abbracciò tutta la stanza, trovandola piuttosto in ordine per quel cataclisma ambulante di sua figlia, e la cosa lo insospettì e meravigliò parecchio. Non era da lei comportarsi da quel modo, una camera sistemata se la sarebbe aspettata da Trunks, ma mai da lei. In cerca di spiegazioni plausibili, individuò senza difficoltà la sua aura, deciso a mettere fine a quella storia ambigua, e la seguì nel bagno con indiscrezione. 

La piccola Bra si guardava allo specchio, in bilico sul lavandino perché data la sua statura ridotta non vi arrivava ed era pericolosamente vicina al bordo. Si tirava la palpebra dell'occhio sinistro verso l'alto, quasi all'estremo, muovendo l'occhio in tutte le direzioni come se stesse cercando qualcosa. Vegeta si appoggiò sull'uscio, senza farsi notare dalla bambina, e prese ad osservarla.

«Che stai combinando?»

Al suono del timbro della sua voce, Bra perse l'equilibro per lo spavento e lo stupore e si sarebbe ritrovata per terra se non fosse stato per i riflessi pronti e veloci di suo padre che l’afferrò al volo. La prese quindi in braccio e si voltarono entrambi verso lo specchio, l'una osservava l'altro dal riflesso. Non potevano essere più diversi, esteticamente parlando. Di carattere erano molto più che simili.

Bra mise il broncio, incrociando le braccia al petto, e prese ad attorcigliarsi i capelli lisci con l'indice con fare disinvolto. «Niente», rispose vaga, ma si capiva benissimo che stesse mentendo, non ci voleva una laurea.

Vegeta quindi fece un verso di scherno e la fece sedere sul ripiano del lavandino, per godere di una visuale migliore del viso della figlia. «Sì, e io sono un comune terrestre» replicò allora lui, la voce intrisa di sarcasmo. «Non tentare di mentirmi mocciosa, non funziona con me», concluse con un mezzo sorriso.

Bra era arrivata al limite; guardò prima a terra, per poi farsi coraggio e fissare il padre con uno sguardo imperturbabile. «Secondo te, papà, io sono bella?»

Il modo schietto e preciso con cui piazzò quella domanda, fece vacillare la compostezza solita del padre che non sapeva bene come reagire. «Certo, che domande» rispose con immediatezza, arrossendo vistosamente. Cosa  tocca fare per i figli, pensò subito dopo.

Bra aveva ancora la faccia insoddisfatta e di conseguenza per niente incline a credere alle parole del padre. «E dimmi, papà, chi è la più bella del reame?»

Questa poi, lo lasciò completamente basito. Ma che diavolo passava per la mente di quella mocciosa? Non erano quesiti da rivolgere, non al Principe dei Saiyan.

Eppure, per amore paterno, accantonò quei pensieri, si costrinse a ingoiare l'orgoglio e rispondere alla figlia, sperando di concludere quella serie di domande inappropriate.

«Sei tu, Bra» e quasi gli venne voglia di sprofondare nel suolo. Nonostante pensasse davvero ciò che aveva appena detto, non poteva fare a meno di sentirsi imbarazzato. Se solo lo avesse visto Bulma, mentre si trovava con il viso a fuoco, sarebbe scoppiata a ridere e lo avrebbe preso in giro per settimane intere. Se non di più. «Perché me lo chiedi?», volle sapere.

Bra si portò il pollice alla bocca e cominciò a ciucciarlo, rifiutandosi di replicare. Vegeta allora le tolse con impazienza la mano dal viso e le riporse la stessa domanda; Bra scrollò le spalle. «Oggi le mie compagne mi hanno esclusa da un loro gioco perché dicono che ho i capelli strani e sono brutta», ammise in un sussurro, mentre le lacrime le salivano agli occhi.

Vegeta scattò a quella confessione stringendo la mascella, perché si sentì montare dalla rabbia, e fece in modo che le parole uscissero chiare dalle sue labbra in modo da fissargliele per bene nella testa. «Tu sei bellissima, Bra, non ascoltare ciò che dicono quelle stupide delle tue compagne. La loro è solo invidia perché sanno che non saranno mai belle neanche la metà di quanto possa esserlo tu». Dicendo ciò, acquisì contro volere proprio la stessa colorazione di un pomodoro, ma se quello avrebbe fatto sentire meglio la sua principessina lo avrebbe rifatto altre cento e cento volte anche.

All’improvviso, il viso si Bra si aprì in un sorriso colmo di felicità e la bambina con un salto decollò in braccio al suo papà, stringendolo e baciandolo sulle guance rosee. «So che dici solamente quello che pensi, per cui ti credo, papino» e scese dalle sue braccia, correndo nella sua stanza per andare a giocare con le sue bambole. Vegeta rimase paralizzato in mezzo alla stanza.

 

Femmine, pensò mesto Vegeta.

 

 


 

To be continued...

 


 

 

​Grazie per essere arrivato fino a qui, sarei felice se lasciassi una recensione.

  
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