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Autore: Windstorm96    09/06/2016    3 recensioni
Una notte come tante, forse un po' più scura, dopo la morte di L.
Il sogno di Kira, elevarsi al di sopra di tutti alla stregua di un Dio per stabilire la propria giustizia, sembra stia finalmente per realizzarsi. Ma anche per un Dio trovarsi solo può rivelarsi più duro del previsto... così, quando la ragione è offuscata dalla stanchezza, i dubbi più profondi ed i sentimenti più umani possono mettere in crisi anche le convinzioni più forti.
Questa storia partecipa al contest 'How Shakespeare said' indetto da fra_eater sul forum di EFP.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: L, Light/Raito | Coppie: L/Light
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Nel buio della sala di controllo del quartier generale per l'indagine sul caso Kira, il monitor di un solo terminale illuminava ancora di una fredda luce artificiale il volto assonnato di un ragazzo poco più che ventenne, affaticandone gli occhi stanchi.
Light stava rileggendo per l'ennesima volta alcuni file riguardanti il caso, assicurandosi che tutto fosse sotto il suo controllo e che nessun indizio potesse in alcun modo condurre a lui.
Ma in fondo che bisogno c'era di continuare ad affannarsi tanto? Ora che aveva finalmente eliminato il suo avversario principale, a dargli la caccia restavano solamente suo padre e quei quattro sprovveduti del quartier generale (che oltretutto al momento seguivano le sue direttive, poiché grazie alla sua prigionia volontaria ogni sospetto sul suo conto era svanito completamente).
Insomma, non aveva più nulla di cui preoccuparsi. Se non forse per la sua salute; nonostante avesse ora maggior libertà d'azione e minore pressione psicologica, infatti, paradossalmente lo stress anziché diminuire era aumentato, e il sonno era venuto a mancare. Ovviamente Light sapeva che anche quello era un pericolo, in quanto poteva compromettere le sue facoltà mentali.
Guardò l'ora: 23.56.
Sbadigliando si decise a spegnere il computer, si stiracchiò e si lasciò scivolare sullo schienale della sedia, lasciando che le palpebre pesanti si chiudessero.
Poteva aver dormito per un tempo indefinito, quando udì uno scricchiolio sinistro provenire dall'altra parte della stanza.
In un angolo immerso nell'ombra intravide una figura rannicchiata su una sedia rivolta verso la finestra. Improvvisamente il ragazzo si sentì raggelare il sangue e venne pervaso da un sentimento di terrore e angoscia che neppure la prima apparizione di Ryuk era riuscita ad instillargli.
"Non ti ho mai visto così spaventato, Light"
Una voce familiare appena udibile emerse dalle tenebre, e il ragazzo ebbe l'impressione che il suo cuore si fermasse all'istante.
Non era possibile. Evidentemente era soltanto un frutto della sua immaginazione, o forse stava ancora dormendo e quello era solo un sogno. Non poteva essere davvero lì di fronte a lui, perché il proprietario di quella flebile voce era morto da tempo. Era stato una delle vittime collaterali di Kira, colui che fra tutti gli aveva causato più problemi.
Light chiuse gli occhi, cercando di far riemergere la parte più razionale della sua mente, e nello stesso tempo come un bambino si morse forte la lingua nella speranza che quell'incubo svanisse.
Ma quando riaprì gli occhi fu in grado di scorgere perfino i riflessi argentei che i deboli raggi di luna filtrando attraverso il vetro proiettavano sui capelli nerissimi di L. Si ritrovò di fronte due grandi occhi che lo fissavano spalancati dalle scure occhiaie cadaveriche, che gli parevano ora più profonde che mai.
Espirò lentamente. Quello sguardo aveva sempre avuto il potere di farlo sentire con le spalle al muro e di spogliarlo da ogni sicurezza. Ma Light c'era ormai abituato, e sapeva come mantenere un'apparenza di calma ignorando quel disagio; dopotutto era pur sempre Kira.
"Sei un sogno? Sei un fantasma?"
"Qualcosa del genere. Comunque sono morto, se è questo che ti preoccupa. Il tuo segreto è al sicuro"
"Che cosa vuoi Ryuuzaki?"
"Sicuro di non saperlo, Light?"
"Sei qui per farmi sentire in colpa? O per ripetermi ancora una volta che quello che sto facendo è sbagliato? Ormai lo sai chi sono, possiamo entrambi parlare chiaramente"
L'oscura figura rimase in silenzio per lunghi minuti, e Light ebbe l'impressione che stesse scrutando il cielo notturno fuori dalla finestra.
"Sì, so chi sei. L'ho sempre sospettato, in realtà. Anche se non ti nascondo che fino all'ultimo istante ho continuato a sperare con tutte le mie forze di sbagliarmi"
Parlava lentamente, e ad ogni parola sembrava potesse dissolversi nell'aria da un momento all'altro in uno sbuffo di fumo.
"Speravo di sbagliarmi perché fin dall'inizio ho sempre pensato che tu mi somigliassi -in un certo qual modo, non saprei di preciso dire come. E non riuscivo a credere - non volevo credere, forse - che fossi potuto arrivare a tanto"
"Io e te non siamo affatto simili, Ryuuzaki"
"A proposito, puoi chiamarmi Lawliet" mormorò con un vago sorriso "avrei tanto voluto dirtelo prima. Tutto questo non ti sembra assurdo? In fondo un nome è solo una parola. Perché vedi, tutti sappiamo ciò che siamo, ma non quello che potremmo essere. Prendi me, ad esempio: io ho sempre creduto di perseguire la giustizia scovando e catturando i criminali... eppure, cosa sarebbe successo se quel quaderno fosse capitato tra le mie mani? Chissà, forse i nostri ruoli avrebbero potuto essere invertiti, avrei potuto essere io l'assassino. Oppure, se io mi fossi sbagliato e tu non fossi stato Kira, forse la nostra amicizia sarebbe durata più a lungo. Beh, direi che ora non lo sapremo mai"
La sua voce era talmente flebile che Light doveva trattenere il respiro per udirla, e nessun segno di una qualche emozione vi traspariva; né rabbia, né dolore, sembrava come sempre freddo e impassibile, intento a ponderare ogni singola parola.
"Non dire stupidaggini, Ryuuzaki. Tu non saresti mai arrivato a tanto. Nessuno sarebbe mai potuto arrivare a tanto, a creare un mondo giusto privo di crimini e violenza, e ad esserne il dio. Solo io potevo farcela, e ho dovuto sacrificare molto per riuscirci"
"Un mondo giusto, eh? Beh, suppongo sia un punto di vista come un altro"
"Puoi risparmiarmi la predica. Giusto o sbagliato non fa differenza ora, perché la giustizia la stabilisce il vincitore. Ormai è solo questione di tempo. Non sono più rinchiuso nella tua cella, non c'è niente che tu possa dire o fare che mi farà cambiare idea"
"Ti sbagli. Tu sei ancora rinchiuso, Light. Solo perché stavolta non hai i polsi stretti nelle  manette e non vedi le sbarre, credi di essere libero... ma tutto il mondo alla fine è solo una bella prigione. E tu sei solo un prigioniero. Beh, a dire il vero anche io sono ancora in un certo senso prigioniero; non più di questo mondo, ma di ciò che ancora mi tiene legato ad esso. Perché finché tu continuerai a provare rimorso per avermi ucciso, io dovrò stare qui, per te"
"Rimorso? Qui sei tu che ti sbagli Ryuuzaki, io non provo affatto rimorso. È stato necessario affinché la giustizia di Kira potesse continuare ad essere amministrata. Tu hai cercato di ostacolarmi, perciò ho dovuto comportarmi da cattivo, solo per poter continuare ad essere io il buono. Ma in fondo niente è buono o cattivo se non è tale nel nostro pensiero, non ti pare? Il mio senso della giustizia è forte almeno quanto il tuo, lo sai; e sono certo che questa sia stata la cosa giusta da fare, anche se non pretendo che tu capisca"
"Il senso della giustizia, dici? Forse hai ragione, probabilmente la sola differenza tra me e te sta nella grandezza del rispettivo potere che ci siamo ritrovati tra le mani. Eppure, se tu fossi davvero convinto che quello che hai fatto sia giusto, io non dovrei essere qui"
Ormai il cielo scuro cominciava a schiarire verso est sfumando in magnifiche strie rosa-arancio che annunciavano l'aurora. Il moro sembrò ammirarlo assorto, poi sussurrò:
"È quasi ora che me ne vada. Sai, se c'è una cosa che mi manca davvero tanto, è il calore del sole sulla pelle. Non l'avrei mai creduto, in fondo non ho mai trascorso molto tempo fuori all'aria aperta... forse avrei dovuto. Ecco, prendilo come un consiglio spassionato, Light: non pensare troppo in grande, tanto tu da solo non puoi cambiare il mondo, neanche con un potere del genere. Dovresti pensare solo ad essere felice e a vivere la vita finché puoi, Light. Te lo dico da amico. Goditi il sole anche per me"
Dopo qualche minuto di silenzio, senza aggiungere altro, il moro silenziosamente si alzò e si diresse leggero verso di lui. Quando gli fu di fronte, rimase a scrutarlo a lungo con un'espressione indecifrabile. Poi sorrise.
Improvvisamente il ragazzo sentì una mano gelida posarsi sulla sua guancia, e prima che se ne rendesse conto percepì le labbra dell'amico sulle proprie... erano morbide, di una freddezza pungente e di un'amarezza soffocante... e in un istante quel gelo amaro sembrò penetrare fin nel profondo della sua anima, da cui sentì emergere un'insopprimibile tristezza...
"Un'altra cosa che mi manca moltissimo è la dolcezza. E l'amicizia, per quanto si possa sentire la mancanza di qualcosa che si conosce appena. Ecco, questa è l'unica cosa per cui mi sento di incolparti, Light: l'avermi fatto conoscere l'amicizia giusto in tempo perché potessi sentirne la mancanza"
Poi, quando i primi raggi di sole cominciarono ad emergere da oltre il profilo dei palazzi, la figura di Ryuuzaki iniziò a dissolversi in trasparenza nelle ombre che ancora invadevano gli angoli della stanza.
"A presto, Light"
Rimasto solo, con gli occhi fissi su un punto indefinito del cielo, il ragazzo strinse i pugni e tentò di reprimere il grande senso di sconforto e sconfitta da cui si sentiva sopraffare.
"Non credo che ci rivedremo ancora, Ryuuzaki. Per quelli come me non c'è posto né in paradiso né all'inferno. Ma se anche ci rincontrassimo, non accadrà tanto presto. Il mondo perfetto per cui ho sacrificato così tanto sta finalmente per arrivare, e io riscuoterò la mia ricompensa e lo governerò a lungo come un dio. Quando alla fine potrai vedere il nuovo mondo creato da Kira, capirai anche tu che ho sempre fatto la cosa giusta, e forse mi perdonerai. E potremo davvero essere amici, forse..."
Con lo sguardo perso nel sole che sorgeva inondando la città di una nuova, calda luce, Light sentì un bruciore ferirgli gli occhi, e non tentò neanche di trattenere una lacrima solitaria che iniziò una lenta, silenziosa corsa lungo la sua guancia.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
La stanchezza spesso gioca brutti scherzi (immagino che delle vere lacrime nel Light che conosciamo normalmente sarebbero un tantino OOC...). Sarà stato solo un sogno, oppure un'apparizione del 'vero' L? Una fantasia dettata dall'improvvisa solitudine o dalla noia dovuta alla mancanza di un degno avversario? O forse un desiderio segretamente sepolto sotto gli innumerevoli strati della fredda razionalità di Light? A voi piena libertà di interpretazione (bacio compreso;)
   
 
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