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Autore: Soul of the Crow    09/06/2016    0 recensioni
Umani, vampiri, demoni ed angeli: quel mondo devastato avrebbe presto visto combattere queste grandi schiere.
Manca però una figura tra di esse: una che non può prendere alcuna delle due parti, che fa semplicemente il suo dovere in quel mondo fin troppo crudele con tutti. Quel qualcuno ha una sua storia, una che tenta di non far sparire per sempre, ma che saprà tenersi stretta quando ritroverà coloro che ha fallito ad aiutare anni prima?
[Dal capitolo...]
- Anche se è ciò che tu hai deciso, non significa che la cosa mi debba piacere. -
- Non mi importa. Farò di tutto per la mia famiglia. E se Guren, Shinoa o gli altri intendono usarmi, che facciano come vogliono. -
.
.
.
- ... Questa è la scelta peggiore che potevi fare, ma immagino non potrò fermarti ugualmente. Non è forse così? -
- Sì. Salverò Mika, te lo assicuro. -
.
.
.
- Mmm... Allora forse c'è ancora qualcosa che posso fare. -
Nel mondo dopo l'Apocalisse si aggiunge un'altra persona: un nuovo alleato per la Shinoa Squad, che necessiterà del loro aiuto per portare a termine le promesse fatte a chi le ha dato uno scopo.
[Pairings: fem!MikaYuu, altre in seguito] [AU per discostamento dagli avvenimenti del manga] [Successivo cambiamento di rating]
Genere: Generale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Mikaela Hyakuya, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yūichirō Hyakuya
Note: AU, What if? | Avvertimenti: Gender Bender
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The second page: red-clad young girl




25 Dicembre 2012…



La notte della nascita del Messia…



La notte dell’avvento della sua ira sull’uomo…



La notte in cui l’umanità sarebbe stata distrutta…



La notte in cui un nuovo mondo sarebbe risorto dalle ceneri di quello vecchio…



Tutte quante pure e semplici definizioni per un unico grande evento che credeva non si sarebbe mai verificato: troppi continuavano a predicare che un giorno tale situazione si sarebbe realizzata, solo per costruire attorno a sé una propria cerchia di fedeli e portare avanti le proprie convinzioni, fingendosi all’altezza di quelli che per alcuni erano i veri profeti… I veri rami portanti della loro fede.

Un’altra persona ha ripetuto quelle parole, una persona che quattro anni prima era un umano come tutti gli altri… O che almeno avrebbe potuto esserlo: per colpa di altri aveva visto strappato dalle proprie mani ciò che contava, prendendo poi la malaugurata decisione di acquisire più potere per riottenerlo; questo suo desiderio è però presto sfociato in qualcosa di ben più insano, ma non per colpa sua, bensì per qualcosa che si agitava dentro di lei sin dalla sua nascita e che era riuscito a prendere il sopravvento sulla parte buona nel corso di pochi anni.

Che cos’era? Odio… Tristezza… Rabbia… Voglia di rivalsa… Ribellione…

Fosse stato così semplice, ma in tal caso sarebbe stato possibile fare ancora qualcosa per quella persona prima che fosse troppo tardi… Troppo tardi prima che un’altra persona compiesse un gesto ancora più sbagliato… Troppo tardi perché i destini di altri virarono verso un’unica direzione possibile, ma non è su di loro che ci si concentrerà adesso. Più avanti magari, quando la ragazza dei gigli ragno li dovrà rincontrare, perché succederà certamente…  


 - Dimmi un po’. Tu conosci la leggenda dell’Unmei no Akai ito? – disse una bambina tutta allegra quel giorno, mentre sorseggiava del buon tè offertole dalla ragazza che era lì con lei.

 - “Il filo rosso del destino” dici? Sì, me l’ha raccontata una volta mia madre. –

- Anche per me è stata mia mamma a raccontarla! Ih ih. –

- Perché hai nominato quella storiella? –

- Perché no? Non ci credi? –

- No. Come hai detto tu, è solo una leggenda… E poi ho visto quel che mi basta per smettere di credere in queste cose. –

- Umpf.-

- Ah ah. Adesso però non fare il broncio, dai. È uno spreco su una ragazzina tanto dolce e carina come te. –

- Vale lo stesso anche per te. È strano non vederti con quel sorriso ebete stampato in faccia, anche se si vede benissimo che qualcosa non va. –

- Davvero? Mh… -  

- … -

- Allora? –

- Che cosa? –

- Come mai hai tirato fuori questa storia? -

- Ah già! Quella leggenda dice che un filo rosso lega 2 anime gemelle per il mignolo della mano sinistra, no? La mamma però mi ha detto che secondo lei quel filo è importante anche per un altro motivo: anche se dovrebbe collegarti solo ad una persona, nella vita si incontrano altre persone che poi diventano importanti per te, e quelle persone poi le rincontri ancora… Senza doverti separare da loro ancora per troppo tempo. –

- … Sono parole molto belle… Ma me le stai dicendo perché dovrai trasferirti e quindi non potremo più rivederci per un po’ ? –

- Sì. Un po’ mi dispiace andarmene, ma per adesso non c’è scelta. Magari tra qualche anno riuscirò a tornare qui a Shibuya, quando i miei non avranno più troppi problemi col lavoro. –

- Va bene allora. Ci rivediamo tra qualche anno allora! Vedi di non dimenticarti di me però, eh? –

- Va bene Onee-san. Promesso! -


La castana si portò una mano davanti agli occhi, soffocando una lieve risata che le scappò al ripensare a quel discorso forse un po’ sciocco.
- “Se te lo ricordi ancora vuol dire che qualcosina per te conta ancora. Ironico visto che già da allora non eri più esattamente normale.” – le disse la voce che la aveva interrotta nella tranquillità di casa sua, ora proveniente dalla fascia che portava in vita.
- Senti chi parla: nemmeno tu corrispondi a quella definizione, anche se forse lo sei un po’ più di me visto che non sei dovuto diventare un miscuglio di progetti per il divertimento di alcune persone. - un lieve grugnito da parte della voce maschile gli fece capire che per ora la aveva vinta lei. Era diventato un po’ prevedibile dopo 4 anni di collaborazione, ma aveva ancora degli assi nella manica che ogni tanto non tardava a mostrare. Non che quello fosse esattamente il momento più adatto per pensarci…
- Allora? –
- “Eh?”
- Non mi hai ancora consegnato l’altro foglio. Quello coi nomi. –
Nessuna parola, solo parte del fumo rosso che componeva quella particolare forma del suo partner fuoriuscì da sotto la fascia, accumulandosi in un punto per formare una mano che le indicava un punto davanti a lei; quando si decise finalmente a spostare gli occhi dal cielo pieno di fumo, non comprese subito a cosa si riferiva il suo partner: dall’enorme terrazzo di casa sua, poteva vedere quella che fino a poche ore prima era una vivace cittadina ora rasa al suolo. I grattacieli e gli altri edifici erano gravemente danneggiati, ancora in preda alle fiamme come del resto tutto ciò che c’era intorno; camion ed auto erano capovolti e parevano ormai inutilizzabili, e le poche persone che riusciva a scorgere da quella posizione erano piegate a terra, immobili e senza vita.
- Volevi soltanto farmi godere la vista? Ti devo ricordare che ora abbiamo del lavoro da fare. – tagliò corto lei.
La mano allora si mise davanti ai suoi occhi, celandole la terribile vista di quello spettacolo che era soltanto un piccolo stralcio di quello che il mondo avrebbe subito da quel momento in poi, ma solo per toglierle qualcosa che le impediva di vedere davvero:
- "Molto meglio ora!" – esclamò soddisfatta la voce, mentre con la mano di fumo reggeva due oggetti piccoli e tondi.
- "Non ti eri più tolta le lenti a contatto da quando tu-sai-chi ti ha sospesa. Sai benissimo che…" - una languida e leggera carezza sulla guancia di lei, per poi avvicinarsi agli occhi:
- "... questi occhi castano-rossicci mi piacciono molto di più. E adesso puoi osservare bene quello che ti serve." - in effetti qualcosa era cambiato, fin troppo tanto che la ragazza fu tentata a sfregarsi gli occhi diverse volte per capire se ciò che aveva davanti ora fosse vero: tutto quanto intorno a lei aveva perso i colori. Grigio il cielo, grigio l’astro notturno ormai difficilmente visibile a causa del fumo dovuto all’incendio, grigi i palazzi distrutti dalle fiamme e grigi i cadaveri che giacevano sparpagliati qua e là sulle strade.
Era questo che poteva vedere con quei maledetti occhi da quando non era più normale, ma aveva dimenticato quanto fosse spiacevole e noioso: le lenti a contatto speciali le avevano permesso di tornare a vedere i colori, oltre a nascondere la sua nuova identità. Forse era l’unico regalo davvero sentito da parte di chi la aveva salvata e allo stesso tempo rovinata anni prima.
- “Se hai finito di guardare il vuoto, sposta lo sguardo su quei pezzi di carne morta.” – disse nuovamente la voce e lei obbedì: spostò lo sguardo verso un corpo ai piedi di un palo della luce piegato in due, notando che sopra di lui era comparso un nome con un numero “0” subito al di sotto che svanì subito insieme al nome. Chiunque egli fosse ormai era morto, ma comunque non le importava chissà quanto: non lo conosceva e poi se ne sarebbe subito occupati qualcun altro.
- Questo non cambia la mia domanda. Dove è l’altro foglio? - diretta e precisa come sempre. Non gli dispiaceva, ma non si sarebbe di certo fatto mettere i piedi in testa da una ragazzina.
- “A che serve? Puoi vedere i nomi dei cadaveri là sotto. Basterà raggiungere la destinazione e il gioco sarà fatto.” - ribatté lui noncurante.
La ragazza sospirò, per poi tornare a guardare davanti a sé e vedere le centinaia di nomi e durate vitali disseminate qua e là (che come nel primo caso sparirono subito dopo che le lesse) nel paesaggio ai suoi piedi. Sorrise lievemente sollevata:
- Quella persona non è tra quelle che mi sono state assegnate per stasera, vero? - chiese timorosa di sapere la risposta. Il giorno in cui era stata pronunciata la profezia sulla fine del mondo c’era anche lei, ma tutto ciò che si ricordava ora era che gli adulti sarebbero stati i primi a morire perché i più segnati dalla lussuria. Tutti gli umani sopra i 13 anni sarebbero morti… E la sua Onee-san di anni ne aveva già compiuti 16.
Passarono diversi minuti in cui solo lo scoppiettio delle fiamme indicava che il tempo non si era fermato dal momento in cui la domanda era stata posta, ma ad un certo punto la voce decise di farsi sentire ancora:
- “… No. Non ho visto il suo nome tra quelli che ci sono stati affidati per l’incarico di oggi. E poi non lo hai detto te scusa?” -
- Che cosa? -
- “Ufff… Che non ti sembrava una ragazza tanto incapace. Se è così dovrebbe essere ancora tutta intera… E poi ti ricordo che fa parte della famiglia nemica della nostra organizzazione, sempre se ne sarà rimasto ancora qualcosa dopo oggi.”
- Molto bene. - rise lei, felice di quella notizia. Se è fortunata, rincontrerà ancora quella ragazza, e con molta probabilità gli altri della sua ormai ex organizzazione –almeno loro, ne era convinta, non erano certo degli sprovveduti- . Fino ad allora…
- è ora di ricominciare il lavoro allora. - annunciò stavolta senza troppo entusiasmo, tanto che a sentirla il suo compagno si sorprese dalla facilità e velocità con cui cambiasse umore, seppure quei quattro anni insieme gli avessero permesso di capire un po’ di cose in più sul suo conto.
Intanto, lei era salita sulla ringhiera del terrazzo e stava per lanciarsi nel vuoto quando…
- “Ferma lì!” - l’intromissione improvvisa la sorprese al punto da farle perdere l’equilibrio e farla cadere nuovamente sul pavimento del terrazzo.
- Cosa c’è adesso!? Non eri tu quello che voleva mettersi all’opera? - protestò lei, massaggiandosi il fondoschiena dolorante.
- “Ed ecco che rientra in scena la cara signorina che dovrebbe imparare a prestare più attenzione! C’è qualcun altro oltre a noi e i nostri attuali colleghi!” – le comunicò ironico, quasi a rimproverarle qualcosa di talmente ovvio che avrebbe potuto notare anche lei.
Un momento… Con “qualcun altro” non intendeva forse…
Si alzò di scatto e si affacciò, trovando conferma ai suoi dubbi: figure in mantelli scuri erano comparse all’improvviso e si stavano facendo strada in mezzo a fuoco, distruzione e cadaveri. Su di loro non riusciva a vedere nome o durata vitale, perciò potevano essere solo…
- “Ora ci sono proprio tutti… Umani… Vampiri… E infine…” - la ragazza alzò gli occhi al cielo, notando varie figure coperte da mantelli scuri e stracciati che fluttuavano sulla città come un branco di uccelli rapaci pronti a calare sulle loro prede: i corpi… O meglio, “quello che giaceva al loro interno”.
- Gli shinigami. Com’è possibile però che non riesca a vedere le durate vitali dei succhia-sangue laggiù? –
- “Non saprei. Sarà perché quei tipi normalmente non possono morire, di conseguenza non dovrebbero riuscire a vedere nemmeno te, anche se tu non sei ancora diventata un Triste Mietitore completo”
- E tu non sei contento che sia così? - domandò curiosa e sorridente, cosciente che lui la poteva anche vedere pur non potendola guardare in quel momento.
- “E me lo chiedi!? Se diventi uno di quei cosi fluttuanti poi sarò io quello nei guai, e sai anche perché!” – ribatté arrabbiato, per poi avvolgere la compagna con fumo rosso che si trasformò in un mantello color rubino fin troppo lungo per lei.
- Sì sì come ti pare. Adesso però andiamo: il lavoro ci chiama. – prese quindi la rincorsa, balzò sulla ringhiera e si lanciò nel vuoto, ma non precipitò che per qualche metro prima che parte del mantello si trasformò in due ali rosse con piume affilate:
- Addirittura le ali adesso? Da quando riesci a farlo? -
- “Ti ricordo che durante la sospensione hai voluto usare comunque i tuoi nuovi poteri per risolvere quella faccenda, che tra l’altro non solo non hai combinato nulla di buono, ma il tuo corpo è stato corrotto ancora di più dalla nuova forza che hai acquisito: queste ali sono il risultato di impedire che fossi consumata completamente”. – disse la voce che ora proveniva dalle ali, segno che per crearle aveva dovuto utilizzare la maggior parte della sua energia, mentre i due continuavano a volare sulla città senza che gli altri shinigami od i vampiri si preoccupassero per loro.
Chissà, magari sarebbe filato tutto liscio per il primo lavoro dopo la sospensione…


Un quarto d’ora dopo, a mezzanotte precisa come aveva detto il primo foglio, i due erano arrivati a destinazione. Quel piccolo edificio, magari pieno di colori accesi e vivaci rispetto al paesaggio intorno (e che lei non poteva vedere per colpa di quegli occhi maledetti) prima poteva essere stato benissimo pieno di bambini spensierati che giocavano qua e là, ma in quel momento preciso era diventato l’ennesimo ammasso grigio in quella città e per quello che aveva potuto vedere uno dei pochi luoghi rimasti intoccati da esplosioni od incendi di qualche tipo. Chiunque fossero gli obiettivi non potevano di certo scappare, chiunque fossero ormai erano già morti…
- E io adesso mi trovo qua per dare loro ciò che si meritano… - pensò lei, mentre s’incamminava verso il secondo piano: non poteva vederla ancora, ma la sua prima “cliente” era molto vicina. Era da un po’ che non sentiva l’odore di un’anima di una vita ormai giunta al termine… Le pareva odore di carta ingiallita e lasciata troppo a lungo ad ammuffire in uno scantinato umido: in poche parole, “vecchia e disgustosa”. Più un’anima era corrotta, più quell’odore peggiorava, ma si disse che era meglio così. Non la entusiasmava il pensiero di vedere la fine o mietere lei stessa la vita di un bambino piccolo, che magari non aveva fatto nulla di male e la sua vita stava per incontrare una fine prematura a causa di uno sfortunato incidente.
- “Oh! Il tuo primo lavoro consisteva nel raccogliere anime di bambini? Sai che noia!” - s’intromise la voce maschile nel silenzio dell’orfanotrofio. Lei passò sopra quell’ultimo commento e gli intimò subito di far silenzio: poteva ancora esserci qualcuno lì, anche se a giudicare dall’odore che sentiva era più probabile che gli umani fossero già tutti morti. E se un vampiro od un alto shinigami si fosse messo in mezzo… Beh, avrebbe ottenuto ciò che si meritava.
Immersa nei suoi pensieri, raggiunse quella che doveva essere una sala dei giochi a giudicare dai giocattoli e peluche sui mobili e sul pavimento ed i disegni attaccati ai muri; solo due persone erano lì: la ragazza e il cadavere di una donna dai capelli corti e scuri, vestita in camicia, pantaloni ed un grembiule, stesa a pancia in giù sul pavimento.
Si avvicinò con cautela, più per abitudine che per timore che le succedesse qualcosa: non vedeva più nome e durata vitale della donna, e anche se fosse stata viva non avrebbe potuto nuocerle in alcun modo. La fece rotolare di fianco, facendola stendere sulla schiena, poi i suoi occhi brillarono di rosso: da essi partì una lieve scia luminosa che percorse le guance e il collo fino ad arrivare al petto, per poi diramarsi verso il braccio destro fino alla mano che s’illuminò dello stesso colore. Lentamente avvicinò l’arto all’altezza del cuore della donna e, dove una mano normale si sarebbe semplicemente poggiata, la sua mano luminosa entrò nel petto della donna, estraendola poco dopo insieme ad un oggetto che riluceva lievemente di un colore indefinito; dopo pochi secondi, quella sfera splendente “esplose”, trasformandosi letteralmente in pagine completamente scritte e rovinate.


- Ricorda sempre: l’aspetto con cui si presenta l’Anima riflette come quella persona ha vissuto. Se le Pagine che descrivono le loro vite sono completamente rovinate, se emanano un odore insopportabile, allora è praticamente inutile stare a leggere il contenuto. –

- E se quell’anima meritasse invece di essere salvata e non persa? -

- è per questo che quelli come noi sono stati creati. Il mio era un semplice consiglio su cosa fare nel caso ti trovassi di fronte ad esseri tanto corrotti, e noi shinigami ce li siamo sempre trovati di fronte; se volessi leggere comunque i fatti che hanno caratterizzato le loro vite, nulla te lo potrebbe impedire: dopotutto, è nostro compito dare questo primo giudizio su di loro, raccogliendo quelle pagine qui, in attesa del giorno in cui saranno giudicate veramente. -


Quella era una delle conversazioni che aveva avuto con la sua salvatrice, e seppure non ne approvasse completamente la linea di pensiero, non aveva nemmeno tutti i torti: nel leggere il contenuto di quelle pagine, non riusciva a trovare un elemento che potesse permettere a quell’anima di essere salvata… Non dopo aver letto poche parole…

Hyakuya Sect

- “Allora una delle sedi è qua. Andiamo a dare un’occhiata?” – chiese la voce.
La sua partner scosse la testa in segno di dissenso, mentre finiva di leggere l’ultima pagina; non era necessario dal momento che durante il “lavoro” che si era assegnata da sé durante la sospensione aveva avuto modo di vedere cosa erano capaci quegli esseri che a stento si potevano definire umani: riuscivano a far sembrare meno depravati persino i membri dell’organizzazione di cui faceva parte prima di diventare una shinigami, e ce ne voleva per arrivare a quei livelli! Durante la sospensione, lei e il suo partner avevano visitato segretamente diverse altre delle strutture del Hyakuya Sect, scoprendo poi che anche altri shinigami erano stati mandati lì per ben altri motivi che per pura curiosità personale (elemento che tra l’altro caratterizzava una percentuale praticamente esigua).
Rabbrividì al ricordo di cosa vide là dentro, tornando alla realtà ed alle Pagine che ancora teneva in mano; la mano destra brillò nuovamente per un attimo, mentre il testo cominciava a muoversi prima di lasciare le Pagine e cominciare a ruotare intorno alla mano della ragazza:
- Until the day of your judgement, you will stay in the Spirit World. Then, you will depart for your final destination. [1] –
Parole pronunciate in modo solenne, come se il compito cruciale del vero giudizio spettasse a lei, mentre quelle lettere si levarono in aria senza essere fermate dalle pareti o da nient’altro sul loro cammino, dirette verso la loro destinazione provvisoria.
La ragazza allora si mise ad osservare l’ambiente intorno a lei, quando notò le finestre rotte ed i pezzi di vetro abbandonati sul pavimento: qualcuno la aveva preceduta, ma chiunque fosse non aveva lasciato tracce. E a giudicare da quando aveva letto dalle Pagine della Storia della direttrice dell’orfanotrofio, non era stato qualcuno ad ammazzarla, ma qualcosa… Era un po’ ironico a pensarci. Tutti credono che la fine del mondo arrivi in un modo talmente violento che si fa almeno in tempo a vedere l’inizio del disastro prima di andare all’altro mondo: che siano alluvioni, terremoti od uragani, almeno si può vedere i primi risultati. Ed invece l’apocalisse è arrivata in un modo che nessuno avrebbe potuto fermare… Ora aveva capito a che si riferiva la profezia che aveva sentito pronunciare quel giorno: un virus letale si era diffuso lì a Tokyo e nel resto del mondo, non risparmiando nessuno se non gli umani più giovani di 13 anni. E anche se qualcuno di loro fosse sopravvissuto, sarebbero presto entrati in gioco altri elementi che avrebbero testato la capacità degli umani di sopravvivere in quel nuovo e crudele mondo.
- Quella là l’ha fatto apposta: mi ha affidato quest’incarico per indurmi ad indagare su tutta questa faccenda. -
- “E tu intendi darle corda o che altro?”
Lei annuì vigorosamente al nulla
- Certamente, altrimenti non potremo essere sicuri che manterrà la sua parte dell’accordo, e di conseguenza io non potrò mantenere la promessa fatta con te. -
- “E ti conviene non rompere il nostro di accordo: sei al corrente di cosa farò in tal caso, soprattutto se davanti a me comparirà uno dei tuoi piccoli ex colleghi, se sono ancora tutti interi s’intende.” – le ricordò lui intimidatorio, ma lei se ne uscì con una risata.
- Andiamo allora? I ricordi di quella donna mi hanno fatto capire un po’ di cose, e al momento è meglio che stiamo incollati ai vampiri: quei succhia-sangue hanno portato via un paio di persone che mi servono per mantenere gli accordi con tu-sai-chi. -
A quelle parole le ali rosse ricomparvero sulla sua schiena, ma prima che potesse uscire da lì e riprendere il volo sentì un ruggito in lontananza: a quanto pare il suo partner si era dimenticato di nominare il quarto ospite della prima notte della fine del mondo.
- Shall we go, Yuri? [2] –
- “Come desidera, signorina Kaguya”. -



[1] : “Fino al giorno del tuo giudizio, tu resterai nel Mondo degli Spiriti. In seguito, partirai verso la tua destinazione finale”. (Fonte: google traduttore)

[2] : “Andiamo, Yuri?” (Fonte: google traduttore)



Angolo dell’autrice
Rieccomi qua. Per me si avvicinano gli esami quindi non ho molto tempo per scrivere, ma ora andiamo con ordine: finalmente si conoscono i nomi dei miei due OC Yuri (finora soltanto fumo rosso, ma è qualcosa di più) e Kaguya (una shinigami ancora incompleta). Dettagli su di loro verranno svelati man mano che si andrà avanti, e spero non saranno motivo di noia. So che è un capitolo un po’ lungo, ma alcune parti avrei avuto problemi a separarle…

Ora, se qualcuno ha letto Death Note, potrebbe aver riconosciuto un particolare di Kaguya: gli occhi dello shinigami che permettono di vedere nome e durata vitale di un individuo. È passato un po’ da quando ho letto il manga e non mi ricordo eventuali dettagli, ma immagino che nome e durata vitale spariscano una volta che un individuo è morto dato che non servirebbe a niente conoscerli.

Le parti scritte con caratteri diversi sono dei flashback di Kaguya e che verranno ripresi più avanti.

Altro dettaglio: come nel capitolo precedente, Kaguya ha detto una frase in lingua inglese. Ha detto “Vieni a me, mia spada”. Nel rileggerlo ho visto che non ho messo la nota per la traduzione, ma provvederò subito. È una sua caratteristica che si ripeterà ancora.
Spero che vi siate goduti il capitolo e che magari vogliate lasciarmi un piccolo commento.
Alla prossima pagina della storia.
Crow
  
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