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Autore: CuroNeko_chan    11/06/2016    1 recensioni
“Come puoi...come puoi avere ancora la forza di piangere! Oggi non hai smesso un secondo.”
Clint teneva in braccio un frugoletto di tre mesi e mezzo, due occhi verdi pieni di lacrime e nasino a patata moccioloso.
“Ma perchè quando c’è Natasha tu ti addormenti come un angioletto e quando sei con papà sembra che ti debba scontrare contro un esercito!?”
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Clint Barton/Occhio di Falco, Natasha Romanoff/Vedova Nera
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Come puoi...come puoi avere ancora la forza di piangere! Oggi non hai smesso un secondo.”
Clint teneva in braccio un frugoletto di tre mesi e mezzo, due occhi verdi pieni di lacrime e nasino a patata moccioloso.
“Ma perchè quando c’è Natasha tu ti addormenti come un angioletto e quando sei con papà sembra che ti debba scontrare contro un esercito!?”
Lui era un soldato, un assassino, un’agente speciale; il papà non gli veniva ancora bene.
Pensare che solo un anno prima aveva avuto la notizia, completamente inaspettata ma accolta con gioia.
La più difficile da convincere fu proprio la madre: Natasha Romanoff.
Nove mesi di completa inattività l’avevano logorata, ed ora che il pupo era nato non perdeva occasione per lasciare il figlio a Clint.
“Io l’ho tenuto ininterrottamente per nove mesi, tu dovrai farlo solo per due giorni ogni tanto.Ti va anche troppo bene” aveva sentenziato la rossa prima di partire.
E da due giorni Clint non dormiva, mangiava poco e aveva un contino mal di testa.
“Tesoro dimmi: cosa ti serve? Hai fame? Hai sonno?( no perchè papà ne ha un sacco sai?)Sei sporco? Ti dà fastidio la maglietta che ti ha regalato lo zio Barney? Hai caldo? Hai freddo? Dimmi...”
Il bimbo lo guardò in silenzio per tutto il monologo, poi ricominciò a piangere disperato.
Clint cominciò un’altra delle sue “marce casalinghe”; qualcuno gli aveva detto che camminare tenendo in braccio un bambino aveva un effetto calmante.
“Sai piccolo, credo che a questo punto potremmo essere pronti per la prossima maratona..”
Il pianto si fece ancora più disperato. “Va bene, va bene.Accidenti. Hai lo stesso senso dell’umorismo di tua madre!”
Nonostante la marcia il bimbo non smetteva di piangere. Nell’ andare avanti e indietro spesso il falco si fermava: il pupo tendeva la manina verso una foto di Natasha messa sulla mensola scura del salotto.
“Lo so tesoro, la mamma manca tanto anche a me..”
Pianti
Pianti
E ancora pianti
Sconsolato e ormai allo sfinimento Clint prese il figlio e lo guardò negli occhi:
“Hunter Aleksei Barton!”
Gli occhioni verdi, così simili a quelli di Natasha se non per quei piccoli puntini grigi che circondavano la pupilla, si assottigliarono in uno sguardo serio, tale e quale al suo quando si concentra per mirare. E ricominciò a piangere.
 
Due erano le soluzioni: andare da Pepper e mollarglielo lì o giocare la sua ultima carta, sperando che fosse quella vincente.
L’arciere si incamminò con il figlio in braccio verso la stanza da letto sua e di Natasha; lì c’era il suo asso.
Passò una mano sul legno laccato di nero per poi sedersi sullo sgabello federato. Posizionò il figlio sulle gambe in modo che non cadesse.
Alzò la copertura dei tasti e cominciò a suonare alcune scale su quel bel pianoforte.
Hunter rideva
“Aspetta campione, questo era solo il riscaldamento”
Cominciò una sinfonia, dapprima irrequieta e poi calma, calda. Sbagliò più volte e tutte ricominciava da capo. Era una melodia complicata e anche parecchio lunga.
Quando premette l’ultimo tasto si soffermò un attimo: non c’era alcun rumore-
Guardò il figlio che si era addormentato con un sorriso sereno.
Clint si abbassò per baciargli la testa per poi ricominciare a suonare.
Continuò finché due braccia non gli strinsero le spalle
“Bentornata Nat”
Lei gli baciò il collo “é da tanto che non suonavi il pianoforte”
“Già”
“Guarda in che posizione hai fatto addormentare Aleksei. aspetta che lo metto in culla” Sollevò il figlio e baciandogli la guancia lo portò nella sua stanzetta.
Senza più il bambino sulle ginocchia Clint cominciò una melodia ancora più complessa, ad un certo punto si spostò dallo sgabello così che anche Natasha potesse sedersi.
“Questa musica ha qualcosa di familiare” Sussurrò la rossa
“La suonavano alla festa a Budapest, quella volta che ti proposi per la prima volta di ballare”
Natasha posò il capo sulla spalla di Clint mentre la musica continuava.
“ E quindi anche la prima volta che te lo negai”
“Prima delle tante” disse divertito l’uomo
Le note riempivano la stanza
“ora che ci penso non abbiamo mai ballato”
“Non è vero, quella missione a Monaco. Alla festa di quel principe cascamorto”
“Quella volta che quasi mi trapassasti il piede con il tuo adorabile tacco dodici? No, non ricordo”rispose sarcastico
“Ti è andata bene che fosse il tacco e non un proiettile. Stavi mettendo le mani dove non dovevi Barton”
Lui rise lievemente
“ E pensare che ora abbiamo un figlio..”
“mmm....Intendi quello che si è appena svegliato di là?” Chiese innocentemente Natasha
Un piccolo pianto in sottofondo
“Non è possibile...avrà dormito neanche un’ ora!!” Scoppio l’arciere alzandosi indispettito per andare dal bambino.
“ Te l’ho mai detto che avrei preferito un cane!?” Urlò dal corridoio
La vedova sospirò spostandosi sul letto, sapeva che mentiva.
“sai, magari un bel Labrador, sono bestie sveglie quelle, fedeli e non fanno favoritismi..” continuò una volta rientrato nella stanza con il bimbo in braccio che ancora piangeva.
Alla vista della madre però fece un gran sorriso e si sporse verso di lei
“Vedi? Con te non piange, non urla e non perde muco ovunque!! E’ fatta, io mi compro un cane”
Natasha prese il piccolo in braccio e invitò l’uomo a stendersi sul letto insieme a lei.
“Quante ore hai dormito agente Barton?” Gli chiese guardandogli gli occhi gonfi
“Ho paura meno di te Nat” Sussurrò abbracciandola, stando attento allo scricciolo in mezzo a loro.
I due stettero a parlare della missione di lei e della missione casalinga di lui.
Intanto il bambino si era addormentato e aveva cominciato a russare
“Tutto suo padre” disse orgoglioso Clint posando il capo sul cuscino.
Natasha gli accarezzò i capelli, “Questa è musica, altro che il tuo pianoforte”
L’arciere si mise a sedere e sporse una mano verso la donna
“Allora mi concede questo ballo, signora Barton?”
  
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