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Autore: merlot    11/06/2016    4 recensioni
[Bungō Stray Dogs]
«I-io mi chiedevo, ecco—» abbassò gli occhi per non incrociare lo sguardo del suo capo, schiarendosi la gola «P-perché t-tieni sempre quelle bende addosso?»
[ characters: Osamu Dazai, Atsushi Nakajima ] [ generale, slice of life ]
Genere: Generale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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curiosity killed the cat

 

 

[ curiosity noun,  cu·ri·os·i·ty ˌkyu̇r-ē-ˈä-s(ə-)tē

 the desire to learn or know more about something or someone ]

 



 

 

A

tsushi Nakajima non era mai stato un tipo curioso — aveva sempre preso il detto ‘la curiosità uccise il gatto’ alla lettera e, dopo maratone su maratone di thriller di serie B all’orfanotrofio, aveva deciso che era molto meglio girare al largo dai problemi che andarseli a cercare. In più gli sbirri e gli investigatori erano sempre quelli che ci lasciavano le penne per primi.

Certo, la sua politica era normalmente applicata anche sul posto di lavoro, ma negli esatti ventisette giorni in cui aveva fatto parte dell’Agenzia il suo lato curioso aveva iniziato a prendere il sopravvento. E, inutile a dirsi, la colpa era di Osamu Dazai.

Il suo capo era, letteralmente, un punto di domanda, un enigma ancora da svelare — o semplicemente un povero mentecatto con il pallino della morte e delle cose inquietanti.

Aveva fatto qualche domanda qui e lì, tentando di essere il più discreto possibile, tuttavia le uniche cose di cui era sicuro erano il fatto che Dazai avesse tentato di suicidarsi 31 volte, indossasse sempre delle bende sotto i vestiti e che nessuno avesse la minima idea di che cosa facesse prima di unirsi all’Agenzia.

Nonostante il suicidio non fosse esattamente professionale (e, andiamo, quale idiota avrebbe inserito nel suo curriculum il titolo ‘aspirante suicida’? A meno che, certo, quell’idiota non fosse Dazai) a Yokohama c’era gente abbastanza disperata da affidarsi ad uno come lui. Non che Dazai, con le sue bende e il suo spoverino alla moda, non sembrasse raccomandabile, ma il fatto che le persone si rivolgessero ad un maniaco suicida per risolvere i loro problemi gli dava da pensare.

E, ancora di più, le sue fasciature.

Atsushi aveva passato intere giornate a lanciare sguardi indiscreti alle braccia del suo capo e alla fine era giunto alla conclusione che l’unico modo per svelare l’arcano fosse parlare con il diretto interessato.

Peccato che le cose non andassero mai come sperato.

«Bene, per oggi è tutto, Atsushi-kun. Puoi andare» esclamò Dazai allegramente, chiudendo uno dei pesanti registri dopo aver annotato i risultati degli ultimi interrogatori di un paio di tossici parenti del cugino dello zio di qualche agente della Port Mafia.

Era pomeriggio inoltrato e il suo orario di lavoro non sembrava voler finire più. Atsushi deglutì a vuoto, racimolando tutto il coraggio che aveva dentro di sé.

Erano soli. Ora o mai più.

«Ah, Dazai-san?» bofonchiò Atsushi, indici uniti in un palese gesto di imbarazzo, il peso che si spostava ripetutamente da una gamba all’altra. Destra. Sinistra. Destra.

«Mh?»

«I-io mi chiedevo, ecco—» abbassò gli occhi per non incrociare lo sguardo del suo capo, schiarendosi la gola «P-perché t-tieni sempre quelle bende addosso?»

Dazai batté le ciglia una, due, tre volte, abbassando poi lo sguardo sulle spesse fasce bianche arrotolate attorno alle sue braccia e torso, quasi come se le avesse viste per la prima volta in vita sua.

Poi scoppiò a ridere, dapprima piano, poi una risata vera e propria che gli bolliva in gola, il capo reclinato all’indietro e delle piccole rughe di ilarità che gli si formavano agli angoli degli occhi.

«Se ci tieni tanto a saperlo, Atsushi-kun, perché non me le togli e ci un’occhiata tu stesso?»

 

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Fatto random del giorno: un cucchiaio d’acqua contiene un numero di atomi otto volte maggiore del numero di cucchiai d’acqua contenuti nell’Oceano Atlantico.

A mia discolpa posso dire che questa cosa è venuta fuori mentre mangiavo il passato di zucchine. Cioè, se esistono ‘the Grapes of Wrath’, allora possono esistere anche ‘the Zucchini of Inspiration’ e, morale della favola, mi sono abbuffata di zucchine e poi mi sono messa a scrivere. Ha. Ha. Ha.

Sto vaneggiando.

A mia discolpa posso dire che a. Dazai è troppo figo to handle e b. è un oltraggio che su efp non ci sia ancora un fandom di bsd quando su ao3 ci sono almeno duecento storie.

c. sono stanca di fangirlare sola come un cane su bsd, ma questa è un’altra cosa.

Anyway, questa cosa non è niente di che, solo una breve one shit shot (hell yeah, per 28 parole è una shot, non chiedetemi come) per dimostrarmi che posso e voglio scrivere qualcosa su Dazai & Co e perché sono felicia(?) che nello scorso episodio è comparso Fitzgerald (non chiedete, ho un’ossessione per i ricconi biondi, cue me).

La storia non è intesa per essere shounen-ai, ma potete vederci comunque quello che volete.

Bene, ora torno a starmene da sola a casa mia (yay!) a guardare Alberto Angela (ultrayay!).

Quanto odio stare a casa da sola, urgh.

tangerine

  
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