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Autore: Gnarly    12/06/2016    1 recensioni
[Spoiler The Blood of Olympus]
Avete mai provato ad immaginare le reazioni di Percy, Annabeth, Piper, Hazel e Frank al ritorno di Leo? Io sì...
1. Piper non si mosse. Rimase lì, immobile, come se di fronte a lei ci fosse un fantasma che non riusciva a vedere. Poi iniziò a urlare.
2. Ci mancava poco che Percy si strozzasse con il liquido azzurro che stava bevendo. «Cos-cosa? Come?»
3. «Come fai ad essere ancora vivo? E come hai trovato Calipso?»
Per poco la comparsa improvvisa di Annabeth non fece venire a Leo un infarto.

4. «Sei un idiota.»
«Dici a me?»
«Vedi qualche altro idiota, qui, Leo?»

5. «Oh, sei tornato» asserì Frank con un’espressione seria, come se in realtà Leo fosse appena tornato dal supermercato.
6. Jason, che nel frattempo era stato in silenzio, finalmente di allontanò da Piper. Poi colpì Leo.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: I sette della Profezia, Nico di Angelo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il ritorno di Leo
 
 
Leo aveva sempre pensato a come sarebbe tornato al Campo Mezzosangue e alla sua entrata di scena alla Leo Valdez.
Sicuramente niente sarebbe dovuto andare come in realtà è andato.
Varcata la soglia che separava i mortali dai semidei non c’era nessuno ad accoglierlo – come dargli torto, d’altronde? Erano passati tre mesi dall’ultima volta in cui li aveva visti, probabilmente si erano già tutti rassegnati e avevano smesso di cercarlo – e questa era la prima, grande, differenza tra i suoi piani e la realtà. Per come se l’era immaginata lui, infatti, i restanti Sette della Profezia si sarebbero dovuti catapultare tra le sue braccia, ridendo ad una sua battuta decisamente fuori posto come “chi non muore si rivede, alla fine” e piangendo contemporaneamente.
Un gruppo di ragazzi si accorse della sua presenza nel momento in cui superò l’albero di Thalia, in procinto di avvicinarsi al campo da pallavolo.
I capelli castani di Piper, legati in una coda morbida, oscillavano ad ogni suo movimento mentre lei cercava di non far cadere la palla (non era mai stata molto brava in quello sport).
Quando una ragazza, probabilmente della casa di Afrodite, sbiancò in volto e indicò con l’indice tremolante qualcosa dietro Piper quest’ultima si girò di scatto e, non appena realizzò chi fosse la persona davanti a sé, ebbe la certezza di essere pazza. O ubriaca. O disperata. O pazza, ubriaca e disperata.
Batté le palpebre più volte, come per accettarsi che non stesse sognando e che Leo Valdez si trovasse realmente davanti ai suoi occhi, in tutto il suo sarcasmo e la sua sporcizia.
Il labbro inferiore del figlio di Efesto iniziò a tremolare, così come le sue mani che si stava arricciando per smorzare l’ansia. Non aveva messo in conto l’effetto che rivedere i suoi amici gli avrebbe fatto.
«Indovina chi è tornato?» anche la sua voce non era sicura, proprio come lui, e uscì dalla sua bocca come un flebile sussurro.
Piper non si mosse. Rimase lì, immobile, come se di fronte a lei ci fosse un fantasma che non riusciva a vedere. Poi iniziò a urlare.
«COME DIAVOLO TI È SALTATO IN TESTA DI SPAVENTARMI COSÌ, LEO VALDEZ!»
Prese a colpirlo ripetutamente, a occhi chiusi, ovunque i suoi pugni trovassero un bersaglio, e le lacrime trattenute per tutte quelle settimane iniziarono a scendere dai suoi occhi come se una diga avesse iniziato a straripare dopo anni e anni di contenimento.
«SEI UN MALEDETTO IDIOTA!» continuò lei urlando e, di conseguenza, attirando l’attenzione e la curiosità di praticamente tutto il campo Mezzosangue.
«Sai cosa ho passato? Ovviamente no, sei stato troppo occupato a fingerti morto con la tua nuova ragazza» lanciò un’occhiata fuggente e sprezzante alla ragazza che si nascondeva dietro il corpo di Leo, Calipso «per tre mesi, tre mesi!, per preoccuparti anche solo minimamente di me!»
Un altro pugno, quella volta sulla spalla, colpì il già dolorante Leo.
«Ma… adesso sono qui!»
Avrebbe fatto meglio a starsene zitto. Decisamente. Perché l’occhiata che la ragazza gli dedicò fu talmente fulminante che Zeus in persona sarebbe dovuto scendere dal trono per complimentarsi con lei.
La figlia di Afrodite spalancò gli occhi, incredula, come se quella fosse la cosa più stupida che avesse mai ascoltato. «Sei qui? SEI QUI? Sparisci per mesi, senza farci sapere nulla, lasciandoci crogiolare nel dolore più totale, e hai anche il coraggio di venire qua pensando che ti avremmo accolto a braccia aperte?»
Leo era talmente concentrato su Piper che non si accorse del ragazzo moro che di soppiatto li aveva raggiunti, spinto dalla curiosità di scoprire il motivo per cui la sua amica stesse urlando così tanto. Ci mancava poco che Percy si strozzasse con il liquido azzurro che stava bevendo – se Piper non l’avesse ucciso, Leo avrebbe chiesto per quale cavolo di ragione aveva sempre qualcosa di azzurro in mano. –
«Cos-cosa? Come?»
Il figlio di Efesto avrebbe riso per quella reazione a dir poco sconcertata di Percy Jackson, ma non in quel momento. Non quando il giorno che sarebbe dovuto essere il più bello della sua vita stava per trasformarsi in un remake di Jack lo Squartatore – sì, Piper era Jack lo Squartatore. –
«Come fai ad essere ancora vivo? E come hai trovato Calipso?»
Per poco la comparsa improvvisa di Annabeth non fece venire a Leo un infarto. «Il piano? Hazel, Frank… davvero non gli avete raccontato del piano?»
Tutti, inclusa Calipso, rimasero sconcertati. Si guardò intorno, cercando di capire se il suo ragazzo fosse effettivamente impazzito o no. «Ehm… amore? Non c’è nessun altro, qui…»
La Dea non fece in tempo a terminare la frase che due ragazzi comparvero dal nulla, come se fossero sempre stati lì.
«Mantello dell’Invisibilità?» domandò Percy, pensando ai mille modi in cui Hazel e Frank sarebbero potuti entrare nel Campo senza farsi vedere da nessuno.
«Foschia» gli rispose un’Hazel contrariata, con un’espressione a dir poco furibonda dipinta sul volto.
«Sei un idiota.»
«Dici a me?»
«Vedi qualche altro idiota, qui, Leo?»
Due secondi. Due secondi era stato il tempo che Leo era riuscito a resistere prima di buttarsi tra le braccia di Hazel. Avvicinò il naso ai suoi capelli, inspirandone l’odore. Le era mancata. Diamine, eccome se le era mancata.
«Ehm, pronto?» disse Piper con un tono sarcastico. «C’è qualcuno qui che stava cercando di pestare a sangue un ragazzo.»
«Oh, sei tornato» asserì Frank con un’espressione seria, come se in realtà Leo fosse appena tornato dal supermercato.
«Però,» gli rispose il ragazzo, divertito dalla sua impassibilità, «non ti sfugge niente.»
«No, amico, sto scherzando. Mi sei mancato» il figlio di Marte si avvicinò a Leo, torreggiando su di lui data la sua altezza, e lo abbracciò. Nessuno si sarebbe mai aspettato una dimostrazione d’affetto fisica, considerando i precedenti trascorsi tra i due semidei.
Jason, che nel frattempo era stato in silenzio, finalmente di allontanò da Piper. Poi colpì Leo.
«Ma che-? Sul serio? Non sono un pungiball!»
«Scusa» tentò di giustificarsi Jason che, in quel momento, era una combinazione di rabbia e felicità «ma dovevo farlo. E, mi dispiace, però questa volta do ragione a Piper.»
«Certo» replicò Leo con il suo tipico tono ironico «perché è la tua ragazza, altrimenti niente ses-»
«Leo Valdez!» urlò Piper, se possibile, ancora più furiosa di prima. «Solo perché la tua relazione con Miss Sono-stata-troppo-tempo-su-un’-isola-deserta-e-non-so-come-funzionano-i-rapporti-amorosi è basata solamente sulla… parte fisica, non vuol dire che tutte le altre persone siano come voi due.»
Calipso osservò la figlia di Afrodite con un velo di malinconia negli occhi: sapeva che sarebbe stato difficile farsi accettare dagli amici di Leo, soprattutto dopo il fatto che l’aveva tenuto lontano da loro per più di tre mesi, ma per lei stava diventando davvero un grosso problema relazionarsi con persone che non fossero semidei o uomini inviati da quelle carogne che erano gli Dei per farla innamorare di loro e soffrire di conseguenza.
«Va bene» disse infine Leo dopo un lungo silenzio alquanto imbarazzante. «Sei arrabbiata con me. Lo capisco, davvero. Dimmi però se c’è qualcosa che posso fare per farmi perdonare…»
I profondi occhi di Piper – che in quel momento oscillavano tra il blu oceano e il verde prato – iniziarono a luccicare, probabilmente perché si sentiva felice come un bambino che il giorno di Natale aveva una macchinetta telecomandata, ma le dure parole che uscirono dalla sua bocca fecero intendere tutt’altro: «Certo» disse sfoggiando uno di quei sorrisi sarcastici che nell’ultimo periodo si erano visti poco, «puoi tornartene da dove sei venuto.»
Era infuriata più che mai: che diritto aveva quel ragazzo di avere ancora un tale controllo su di lei? Se ne era andato e non era più tornato, nonostante avesse avuto diverse occasioni. L’aveva abbandonata proprio nel momento in cui ne aveva più bisogno e non si era fatto scrupoli a non contattarla anche solo per riferirle che stesse bene. Quindi che motivo aveva di perdonarlo? Solo perché in quell’istante non voleva far altro che abbracciarlo non significava che l’avrebbe perdonato, no?
«Amico,» disse Percy poggiando la propria mano sulla spalla di Leo come per rassicurarlo «ce l’hai in pugno.»

 

 
La festa che tutti i semidei del campo avevano organizzato stava procedendo nel migliore dei modi: la maggior parte dei ragazzi era ubriaca, il buffet che i Sette della Profezia avevano preparato era finito in meno di un’ora e, soprattutto, tutti sembravano divertirsi al massimo. Proprio mentre Leo stava pensando alla bellezza di questa festa Percy ebbe la pensata di mettersi intorno a un falò e giocare a “Obbligo o Verità”.
Grazie a questa trovata Leo aveva finalmente capito che fine avesse fatto Nico: Hazel era l’unica a saperlo realmente e fu costretta ad ammettere che si trovava negli Inferi per aiutare il padre a sfoltire la fila di anime depresse e lamentose che si trovavano nell’Oltretomba.
Il gioco stava procedendo relativamente bene se non fosse stato per il fatto che, per tutti i nove giri, a Leo erano state poste domande abbastanza scomode sulla sua assenza dal campo, Calipso e… Piper.
«Se potessi scegliere una ragazza qui in mezzo, esclusa Calipso ovviamente, chi porteresti con te in viaggio con te a Parigi?»
“Appunto”, pensò il figlio di Efesto. “Per quanto riguarda le domande scomode e imbarazzanti siamo a quota dieci”.
«Devo essere obiettivo e razionale, giusto?»
Percy, ovvero colui che gli aveva chiesto di scegliere una ragazza tra le (probabilmente) più pericolose del mondo, lo fissò negli occhi – un modo tutto suo per dire “certo, parati pure il culo con questa scusa” – e annuì con veemenza, curioso di scoprire su chi sarebbe ricaduta la sua scelta.
«Bene… Hazel la eliminerei al primo colpo perché credo sia la più inutile.» Prima di continuare il suo ragionamento aspettò che la figlia di Plutone gli rifilasse un pugno sulla spalla, cosa che fece scherzosamente qualche attimo dopo che il ragazzo ebbe pronunciato quella frase: «Scusa dolcezza, ma i pezzi di metallo che ricavi dal terreno mi servirebbero solamente se volessi andare a lavorare in una fabbrica parigina.»
Una risata generale si levò nell’aria, attirando l’attenzione di tutti gli altri semidei sparsi nel campo verso quel gruppetto isolato che dall’inizio della festa non aveva fatto altro che rumoreggiare, bere e dare fuoco a pezzi di prato per non far spengere il falò.
«Per seconda, poi, eliminerei Annabeth. È intelligente, sveglia, furba, logi-»
«Okay, abbiamo capito che padroneggi bene la lingua inglese e tutti i suoi sinonimi» lo interruppe Percy vagamente infastidito dai complimenti gratuiti che stava facendo alla sua ragazza.
«Praticamente organizzerebbe tutto il viaggio, mentre io sono uno spirito libero… vivo il momento, capite?»
«Lo abbiamo notato» intervenne Piper in tono molto sarcastico.
«Te l’ho detto: è tua» lo canzonò per la seconda volta Percy che, nonostante non lo stesse dando a vedere, era parecchio dispiaciuto per i suoi due amici e per il loro litigio. Anche lui era arrabbiato con Leo per non essersi fatto sentire neanche una volta, ma si sa come vanno queste cose tra ragazzi: una botta sulla spalla ed è acqua passata. Le ragazze invece… non avrebbe voluto trovarsi per nessuna cosa al mondo al posto di Leo, gli venivano i brividi al solo pensiero.
«Quindi resta solo Piper.»
La ragazza lo guardò torva, trovando che quello fosse solo un metodo contorto alla Leo Valdez di chiederle scusa e di racimolare un po’ di perdono da parte sua.
«Allora, adesso posso essere considerato perdonato?»
“Appunto”, pensò la figlia di Afrodite con un sorriso appena percettibile sul volto.
«Ahhhh, stai ridendo! Lo sapevo che sarei riuscito a fare breccia nel tuo cuore e a scalfire quel freddo e secco muscolo involontario che ti ritrovi!»
Piper per poco non scoppiò a ridere, ma decidere di darsi un contegno per non rendere facile all’amico la strada per la redenzione.
«Sai che non sarà così semplice, vero? Dovrai servirmi come se fossi uno schiavo nell’Antico Egitto che costruisce piramidi.»
«Che immagine macabra…» commentò Frank, spaventato quel tanto da segnarsi mentalmente di non far mai arrabbiare Piper.
Leo si alzò da terra con un balzo e si diresse verso l’amica, per poi stringerla in quello che probabilmente era l’abbraccio più forte che avesse mai dato in vita sua – e ne aveva dati di abbracci! –
«Okay» Piper, con gli occhi lucidi, si staccò dalla stretta del suo migliore amico la cingeva. «Per prima cosa devi costruirmi una casa della bambole in dimensione reale.»
Gli occhi confusi di Leo osservarono attentamente il volto di Piper alla ricerca di un qualsiasi segno che tradisse la sua serietà, invano.
«Stai scherzando?»
La ragazza scoppiò a ridere, seguita a ruota dai suoi amici ancora radunati intorno al fuoco. «Ovviamente. Per adesso ti chiedo soltanto un tappeto volante: è dalla prima volta che ho visto “Aladdin” che ne desidero uno!»










Note dell'autrice: Aloha! ^w^
Ahhhh, ancora non ci credo... sono davvero riuscita a pubblicare in questa sezione!
Quello che dovete sapere è che sono entrata in questo meraviglioso mondo
a inizio anno (più o meno) ma non me la sentivo di scriverci qualcosa su. Non volevo condividere le emozioni che i personaggi e le loro storie mi hanno fatto provare con nessuno, è come se loro fossero qualcosa di mio e quindi avevo il bisogno di mantenerli segreti, per me. Poi però ho letto il finale e... MA PORCOIL CAZZODDDDDUE, PERCHÈ DIAVOLO IL LIBRO È DOVUTO FINIRE IN QUESTO MODO? Tutti se ne vanno, quello stronzo di Leo resta con Calipso e non avvisa nessuno, gli Dei non se li incula più nessuno... ma dico io, vi pare un modo di finire il libro? Mi ci sono volute due settimane buone per riprendermi!
Scleri a parte: cosa ve ne pare di questa storia? Come ho fatto intuire (credo) è la prima che ho scritto su Percy Jackson, quindi magari non ho reso bene il carattere dei personaggi... ah, altra cosa: Nico non l'ho messo in mezzo perché è uno dei personaggi migliori della serie e avevo paura di rovinarlo, quindi ho preferito mandarlo giù da papino a zappare la terra lavorare HAHAHAH.
Ehm... e niente, credo di aver detto tutto!
Se la storia vi è piaciuta fatemelo sapere, posso sempre migliorare!
Un abbraccio,

Gnarly

 

 


 
   
 
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