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Autore: Miss_Weasley94    13/06/2016    3 recensioni
Inuyasha e Kagome si risvegliano ancora stretti nell'abbraccio del loro amore, appena trascorso eppure appena nato:“Molti e molti anni or sono, in un regno vicino al mare, viveva una fanciulla che potete chiamare col nome di Annabel Lee; aveva quella fanciulla un solo pensiero: amare ed essere amata da me. Io fanciullo, e lei fanciulla, in quel regno vicino al mare: ma ci amavamo d’ un amore ch’era più dell’amore, io e la mia Annabel Lee; di tanto amore i serafini alati del cielo invidiavano lei e me.”
Poche semplici parole che vogliono essere la fotografia di un unico istante, poche parole senza la minima pretesa, liberamente ispirate dalle, ben più grandi, parole di un maestro: Edgar Allan Poe.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Inuyasha, Kagome | Coppie: Inuyasha/Kagome
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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     “It was many and many years ago, in a kingdom by the sea, that a maiden there lived who you can name  by the name of Annabel Lee”  soffiò la ragazza sulle orecchie esposte del mezzodemone addormentato, con voce flebile, appena udibile, quasi stesse bisbigliando una ninna nanna segreta, che le brillava sulla lingua, di una luce color miele, calda e materna. “And this maiden lived with no other thought Than to love and be loved by me.” proseguì il suo dolce canto sussurrato, avvicinandosi al viso disteso e rilassato dell’uomo, sino a sfiorare leggermente la punta delle sue soffici orecchie con le labbra, che sussultarono inaspettatamente e si mossero bruscamente. La donna rise divertita e, guardandole con sospetto gli si rivolse scioccamente chiedendo: “Non si dorme mai, eh?”, solleticandone l’interno con il proprio respiro caldo e carezzevole. D’improvviso si avvertì una risata sommessa, attutita dalla stoffa del fotun, ma profonda e roca, tipicamente maschile. La donna non ebbe il tempo di stupirsene, la sua attenzione fu, infatti, immediatamente attirata dal viso di un giovane, che sorrideva mostrando due sporgenti canini, che non sapevano risultare minacciosi, al contrario, gli attribuivano un’aria dolcemente infantile, notò la donna, dietro lo sguardo furbo e luminoso con il quale sfiorava il viso dell’uomo, incantevole dietro il velo leggero dell’oscurità.
“Cosa dicevi prima?” chiese l’uomo estremamente vicino, con aria interessata.
“Nulla, cantavo, Inuyasha” sussurrò la ragazza, sfiorando la guancia del compagno, con il lieve tocco delle dita.
“E cosa cantavi?” insistette l’uomo a voce bassa, come se stesse confidandosi, nascondendo le sue parole al vento  moderato delle notti di mezza estate. Al che la donna lo scrutò con uno sguardo luminoso, in cui la luna piena pareva decisa a specchiarsi per far toletta ed impreziosire il proprio candore delle pupille scure di Kagome: “Cantavo una bella storia, una storia d’amore”.
L’uomo le si rivolse, affascinato ed interessato, completamente succube delle sue labbra, profete scarlatte, e della sua voce sommessa, si avvicinò ulteriormente e a fior di labbra le sussurrò: “Continua”. La donna colse il suo intento, non aveva bisogno di ulteriori chiarimenti e ripeté le parole cantate in precedenza, con infinita lentezza. Il mezzodemone rimase in ascolto estasiato. Si beò del suono di ogni parola, soppesandone le sillabe, godette del cristallino trillare modulato della voce della sua compagna che si spandeva nell’aria, in cerchi concentrici. E le sorrise invitandola a continuare, quando lei fece una pausa.
“Ma tu… capisci?” le chiese la ragazza incuriosita.
“Non dovrei?” rispose lui, accigliandosi.
“Tu capisci quello che dico?” insistette la ragazza, sempre più stupita. Il ragazzo annuì di nuovo sereno. La ragazza continuava ad essere poco convinta, così proseguì nello scrutarlo vicinissima, con aria interrogativa, il mezzodemone intese il suo sguardo e, tranquillamente, puntualizzò: “Capisco, si, è solo una, la cosa che mi sfugge, in effetti: le parole”. La ragazza rise divertita, distogliendo lo sguardo, quindi lo rivolse, oltre la finestra, alla cima di un grande albero, poco più lontano. Un immenso albero secolare, con il tronco nodoso sul quale si notava una profonda insenatura: la culla cinquantenaria dell’uomo che giaceva al suo fianco. Dove lo aveva visto per la prima volta, assopito in un sogno incantato, stretto nel possente abbraccio dell’albero, con il volto disteso, immobile ed immortale, affidato alle carezze del vento. Pensò a quella prima immagine di lui, bella, eterea e possente, nella natura circostante e ripeté nuovamente le dolci parole già pronunciate, per poi distogliere lo sguardo e rivolgerlo al viso rilassato e vicinissimo, di quella stessa creatura dormiente, che proseguiva il suo sonno infinito nella sua memoria. “Molti e molti anni or sono, in un regno vicino al mare, viveva una fanciulla che potete chiamare col nome di Annabel Lee; aveva quella fanciulla un solo pensiero: amare ed essere amata da me”, tradusse.
“La storia è già finita?” chiese Inuyasha, la donna scosse il capo e riprese a cantare:
I was a child and she was a child, in this kingdom by the sea, but we loved with a love that was more than love— I and my Annabel Lee— with a love that the winged seraphs of Heaven, coveted her and me.” La ragazza fece una pausa, guardando intensamente l’ uomo che ricambiava il suo sguardo, con aria complice. Due compagni di marachella, che stavano in silenzio sotto le coperte leggere, nascondendosi dal tempo, per paura di essere puniti, puniti per non avergli prestato ascolto, puniti per essere ancora insieme nonostante il suo chiaro diniego, frapposto fra i due. La donna stava per riprendere, quando Inuyasha sussurrò una domanda piccola piccola che sembrava entrare appena nello spazio fra le loro labbra: “Kagome, mi dici che idioma è mai questo?”
“E’ la lingua delle fate, Inuyasha” ridacchiò, accarezzando i capelli argentei del mezzodemone.
“Lo sospettavo” sussurrò in risposta, il ragazzo, accoccolandosi meglio fra le braccia della donna, lanciandole, con lo sguardo, un chiaro invito a proseguire. La giovane sorrise ancora e riprese con voce serena: “Io fanciullo, e lei fanciulla, in quel regno vicino al mare: ma ci amavamo d’ un amore ch’era più dell’amore, io e la mia Annabel Lee; di tanto amore i serafini alati del cielo invidiavano lei e me.”
“Sospettavo anche questo”, disse l’uomo affascinato.
“Ma com’è che sai sempre tutto, tu? Capisci quello che dico? Certo certo…”, gli fece il verso per le parole di poc’anzi, quindi rise. Inuyasha la guardò con immensa serietà e, altrettanto, ponderato e sicuro disse: “Io capivo cosa mi stavi dicendo.”
“Ma tu hai detto…”
Inuyasha la interruppe, evidentemente imbarazzato e profondamente in difficoltà, ma sapeva di dover parlare, di dover dare voce a ciò che si ostinava a celare, l’unico velo che si ostinava a separarli:  “Ho detto che non capivo le tue parole, ed è vero. Ma percepivo esattamente ciò che volevi trasmettermi: non c’è bisogno di parole, per comprenderti. Basta guardare i tuoi occhi, i tuoi gesti, ascoltare la tua voce, anche uno sciocco capirebbe che la tua voce bellissima, non ricamava altro che amore, con quei suoni leggeri.”
Ed in effetti era chiaro, era fin troppo chiaro quanto lei lo amasse, era chiaro nel suo sguardo, nelle sue mani, era chiaro nella sua voce e fra i suoi respiri. Inuyasha provò una felicità squisita, nel constatarlo.  Si fece coraggio e proseguì il suo discorso: “Kagome, vuoi, vuoi essere la mia Annabel Lee?”
La donna, sorrise amaramente in risposta, era evidente che il giovane non conoscesse il resto della poesia, ma lei decise di non badarvi. Una lacrima, di una gioia un po’ amara scese, melliflua e carezzevole, la sua guancia. Le labbra di Inuyasha, tremanti, la raccolsero prontamente, poi, l’uomo si scostò leggermente da lei per poter incatenare i loro sguardi in un abbraccio implicitamente profondo e dolcemente innamorato, ma nonostante questo, potente e passionale, incontenibile.
“Vuoi essere la mia Annabel Lee? Ti accontenteresti di questo regno vicino al bosco? Del mio amore, che è più dell’amore? Ti va bene anche così?”
La ragazza, scossa e felice, gli gettò le braccia al collo e lo travolse in uno slancio di entusiasmo, portando la pelle nuda della schiena di Inuyasha a contatto con il freddo pavimento. Una sensazione di cui non seppe curarsi, troppo preso dal caldo contatto dei loro corpi nudi e dolcemente stretti.
“Inuyasha, si, Inuyasha, non puoi immaginare quanto io sia felice!” trillò, baciandolo.
“Per la cronaca, sospettavo anche questo.” Scherzò, con voce strozzata, alludendo chiaramente alla morsa di lei intorno al suo collo.
La ragazza rise e si mise a sedere sul fotun, coperta dal lenzuolo leggero. Inuyasha le si avvicinò lentamente e la baciò a fior di labbra, con dolcezza. “Come finisce la storia?” soffiò sulle sue labbra.
“Bene” mentì “Come tutte le storie delle fate” rimarcò. Lui la guardò sorridendo: “E la nostra, la nostra come finirà?” chiese, bisognoso di certezze.
“Con un finale bellissimo, amore” rispose sicura e sincera “Come tutte le storie d’amore tra un demone ed un’ umana” disse dolcemente, sfiorandogli le orecchie con le dita, alludendo chiaramente alla sua nascita: il risultato di un amore fra un demone ed un’umana.
Lui la guardò commosso e la prese fra le braccia, scostando il velo di stoffa chiara dal suo corpo. La baciò con passione e con tutto l’amore che era capace di esprimere.
“Canta ancora, canta ancora per me, amore mio” le disse, proseguendo nel baciarla. Lei sorrise all'interno bacio, prendendo ad arabescare la schiena di lui con i contorti disegni del suo dito leggero.
E fu amore, un amore che era più dell’amore…      
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
ANGOLINO DEI PENSIERI A RUOTA LIBERA:
Solo quest’angolino, eh, non è che tutta la storia è un delirio… no… figurarsi! E’ una cosa che non faccio mai!
Comunque, salve a tutte!
Vi ringrazio per aver letto questo piccolo delirio, che in un certo senso si può considerare una Song-fic, perché è, si, ispirata alla poesia “Annabel Lee”, di Edgar Allan Poe ( di cui vi lascio li link: http://www.poetryfoundation.org/poems-and-poets/poems/detail/44885 ), ma Kagome canta una versione che esiste, è di una cantante, nonché cantautrice, statunitense, Joan Baez. Se vi interessa, lascio il link anche di questa bellissima canzone: https://www.youtube.com/watch?v=AIGj3CZ3uPQ
Spero vi abbia fatto piacere, questa mini-fotografia di un istante di quella che immagino sia la vita di Inuyasha e Kagome nell’immediato post-story.
Se ce la fate, lasciatelo un commentucciolo, so che non me lo merito ma è la prima… cosetta che io scriva e pubblichi… non vi faccio un po’ pena?
Grazie mille a chi ha letto e a chi recensirà e a chi non si è cagato una storia così banale, bravo tu si che hai sale in zucca! Anche se preferisco i matti che non soltanto leggeranno, ma recensiranno pure… sempre che ce ne siano!
 
 
   
 
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