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Autore: Reshop Heda    15/06/2016    6 recensioni
Lexa è una cacciatrice, un popolo nomade che non crea legami con la gente dei villaggi.
Clarke è un guaritrice, sempre gentile e disponibile, che abita in un villaggio tranquillo chiamato TonDC
Lexa e Clarke si incontreranno, riuscirà la nomade a rimanere fedele alle sue tradizioni? In caso contrario sarà un bene o un male?
Genere: Avventura, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altri, Clarke Griffin, Lexa
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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W e are what we are

WE ARE WHAT WE ARE

 

Un lupo bianco, di una taglia insolitamente grande, correva nella foresta. Le spine ferirono più volte la sua carne mentre si addentrava sempre di più in mezzo agli alberi, in direzione del villaggio più vicino. Sulla sua schiena stava distesa una figura. L’animale aumentò l’andatura quando l’odore di sangue si fece più forte. Era notte inoltrata e lui stava ancora scappando, cercando di salvare la vita dell’umana.
Le altre creature che abitavano nella foresta lo lasciavano subito passare e gli uccelli smettevano di cinguettare quando lo vedevano arrivare.
Dopo ore di corsa arrivò ad un altura dove vide una ragazza, illuminata dal bagliore della luna, osservare il cielo. Annusò l’aria per assicurarsi che non ci fossero pericoli prima di guaire cercando di attirare l’attenzione, mentre sentì le forze venirgli a mancare. Anche se gli sarebbe costato la vita, almeno l’umana che gli era stata vicino in tutti questi anni sarebbe stata salvata. Questo pensò quando le sue zampe cedettero alla stanchezza.
Prima che la vista gli si appannasse scorse la ragazza correre nella sua direzione.

 

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Lexa si svegliò, incapace di alzarsi, su un letto. Capì presto che la sua incapacità a muoversi era dovuta alla ragazza dai capelli dorati che si era addormentata con la testa sulle sue gambe. Come era arrivata in una casa? L’ultima cosa che ricordava era che stava scappando con Shiro per metterlo al sicuro dai bracconieri. Grugnì quando, in un tentativo di mettersi almeno seduta, provò un forte dolore allo stomaco. Si alzò la maglia e vide di essere stata fasciata. Probabilmente una freccia l’aveva colpita.
Si accorse che il suo lupo non  era lì con lei quindi iniziò ad agitarsi, cercando di alzarsi. La sconosciuta si svegliò ed allarmata cercò di farla stendere nuovamente e Lexa era troppo debole per opporre resistenza.
-È tutto ok, sei ok. Non vorrai far riaprire la ferita, con tutto il tempo che io e mia madre ci abbiamo messo per estrarre la freccia e cercare di riaggiustarti.- disse con un sorriso stanco, accarezzando i capelli dell’altra.
Lexa grugnì ancora in risposta. Vide il suo arco, la sua faretra e la sua spada  appoggiate al muro vicino al suo letto. Sospirò chiudendo gli occhi.
-Grazie per avermi salvato la vita, non so come potermi sdebitare, non ho niente con me.-
-Non hai nessun debito da ripagare. Quando un lupo enorme ti crolla davanti portando una ragazza in fin di vita sulle spalle non puoi certo restare lì a guardare.- continuò, passandosi una mano sugli occhi, nel tentativo di farsi passare la stanchezza.
-Dov’è? Dov’è Shiro? Cosa gli è successo?- rispose domandando preoccupata la nomade, guardando negli occhi chiusi di quella che l’aveva curata.
Lei sorrise ancora e si alzò dalla sedia vicino al suo letto, per mostrarle un letto dall’atra parte della stanza, dove era disteso il lupo bianco.
-Portami da lui.- chiese ancora e si aggrappò alla bionda quando questa l’alzò.
Lexa si stese vicino al lupo, che si svegliò e le leccò la faccia. Lexa rise e Clarke pensò di non aver mai udito suono più bello e coinvolgente. Si ritrovò a ridere lievemente anche lei, prima che l’estranea la guardasse stupita.
Il lupo si strinse di più addosso alla sua compagna, che prese ad accarezzargli la testa, senza smettere di fissare la bionda.
Il colore della foresta incontrò quello del cielo per la prima volta. Per un momento entrambe pensarono di non voler perdersi in nessun altro sguardo se non quello dell’altra.
-Mi hai salvato la vita e non so neanche il tuo nome. Io sono Lexa, una cacciatrice nomade, e lui è il mio raro compagno, Shiro. - disse interrompendo il contatto visivo, imbarazzata da quello che stava provando.
-Io sono Clarke, una guaritrice. Ti trovi a TonDC, la mia casa.Sarai nostra ospite almeno fino a quando la ferita non sarà completamente guarita, quindi comportati come fai di solito. Ti lascio riposare da sola adesso, se hai bisogno chiamami.- rispose girandosi, prima che una stretta le bloccasse il polso.
-Resta.- sussurrò piano la cacciatrice e Clarke annuì con un lieve sorriso, sedendosi accanto al letto.

 

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Clarke osservò la cacciatrice ed il lupo che erano stesi dinanzi a lei. Lexa, così aveva detto di chiamarsi sembrava avere la sua età e senza la pittura tipica di guerra dei cacciatori, che sua madre le aveva tolto dopo averla bendata, sembrava ancora più indifesa. La guaritrice però sapeva di non doversi far ingannare dall’aspetto, i cacciatori erano persone abituate a cavarsela da soli fin dai sei anni. Mentre lei poteva dire di aver vissuto un’infanzia nella spensieratezza, la donna davanti a lei aveva conosciuto solo la solitudine. Chissà cosa si provava a viaggiare per le terre, vivendo di quello che riuscivi a cacciare e aiutando i villaggi ogni tanto.
Osservò con attenzione i lineamenti del viso, fino a che senza pensarci prese un blocco e un pezzo di grafite ed iniziò a ritrarre la scena.
La linea della sua mascella, i suoi occhi delicatamente chiusi, le labbra carnose che formavano un sorriso e le orecchie piccole. Le dita lunghe ed affusolate erano immerse nella pelliccia del suo animale, che si era addormentato nuovamente anche lui.
Osservò meglio il lupo, notando marchi neri, come tatuaggi. Una linea scendeva da entrambi gli occhi, come se stesse piangendo, due linee invece gli avvolgevano ogni zampa e la coda, mentre le due linee parallele sulla schiena andavano ad unirsi a quelle sul viso, facendole sembrare unite.
Un sorriso le si stampò in viso, notando la delicatezza con cui entrambi si toccavano. Dovevano essere molto uniti, tanto che l’animale si era ferito pur di portarla il più velocemente in un posto sicuro.
Posò il blocco su un tavolo vicino al letto, prima di assicurarsi che entrambi stavano dormendo pesantemente ed andare ad informare la madre sulle loro condizioni.
Abby si trovava in cucina a parlare con suo marito Jack, mentre cucinava un po’ di zuppa calda, l’inverno stava arrivando ed i venti freddi soffiavano su tutta la zona, quindi quella cena sarebbe stata l’ideale.
-Clarke, allora come stanno?- le chiese quandò vide che si stava avvicinando.
-Si sono svegliati entrambi una volta prima di addormentarsi insieme. La cacciatrice non riesce a muoversi senza aiuto. Credo che ci vorrano due settimane prima che possa riprendere a viaggiare.-
-Poteva andarle sicuramente peggio è viva soprattutto grazie a quel lupo enorme.- le disse il padre, mettendole una mano sui capelli e stroppicciandoglieli, Clarke sorrise al gesto d’affetto ed abbracciò il padre.
-I cacciatori portano sempre un senso di solitudine, vero?- disse la madre togliendo la pentola da fuoco ed avvicinandosi alla figlia, che annuì leggerente.
Parlarono altri cinque minuti prima che la ragazza sentisse il suo nome chiamato dall’altra stanza.
Con un sorriso in viso tornò nell’area della casa che era usata da infermeria e vide i due giocare.
Un sorriso incerto si formò sulle labbra della cacciatrice e Clarke promise a se stessa che in quelle due settimane non avrebbe fatto sentire sola la donna.
   
 
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