Io passeggio nel vuoto,
Perché sono solo.
E danzo in tondo,
Alle solite stronzate.
Agitandomi come un dannato,
Pronto, condannato.
O relegato in questo spazio non mio.
Casermoni popolari,
Ventri metri quadrati,
Da utilizzare solo per dormire,
Al massimo se è possibile per mangiare.
Poi uscire, sempre, perennemente
In viaggio, ma stando seduto,
Sotto le coltrine fumogene,
Delle fabbriche.
Là dove l'acciaio si estrae,
Dalle cavità terrestri.
Succhiando anime agli scheletri,
Di quei uomini in divisa blu,
Tutti scuri, stanchi, intossicati.
E ho scritto di me, di noi.
Soliti bravi ragazzi, nati in posti sbagliati.
Qualcuno c'è la fa, gli altri rimangono qui,
Per sempre con me, sotto le coltrine di questo inferno,
Liquido, magmatico.