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Autore: General_Winter    16/06/2016    0 recensioni
« (...) gloriosa è la sorte
bella è la ventura; la tomba è un altare.
al posto del lutto la memoria, il compianto è un elogio.
Un tale sudario né la ruggine, né il tempo che tutto doma
oscureranno (...) » Simonide di Ceo.
Tutte le nazioni, nella loro secolare esistenza, hanno visto passare davanti ai propri occhi vite straordinarie. Le hanno osservate mentre lasciavano una macchia indelebile nella memoria del tempo e nella loro storia; e, nonostante esse dormano ormai nei sepolcri, non le hanno ancora dimenticate.
Presidenti, militari, rivoluzionari, artisti, rivali d'armi... emozioni nostalgiche e sensazioni contrastanti si mescolano nel cuore di ogni nazione al ricordo di chi se ne è andato dopo averli cambiati.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Gli uomini illustri


I passi rimbombarono non volutamente, mentre il riverbero si espandeva inesorabile  tra le navate. Feliciano trattenne il fiato come se quel gesto potesse calmare in qualche modo il rumore che aveva causato senza intenzione; premura del tutto inutile, ma non c’era nessuno da disturbare in quell’ora del giorno, giusto qualche turista che si era avventurato sotto l’implacabile sole del mezzogiorno fiorentino o qualche vecchina che non poteva rinunciare alle proprie preghiere e alle invocazioni.
Nel loro più totale rispetto, l’italiano alleggerì il passo sul marmo lucido della chiesa: non voleva recar fastidio ad altri, era lì solo per un saluto.
Un inchino, un palpito del cuore appena più accelerato per il Buonarrotti, che lo aveva reso ancora più bello e desiderabile con la sua delicatezza nel forgiare la pietra e nel ritrarre i corpi.
Un passo malfermo, un’occhiata più penetrante alla tomba dell’Alfieri, che riportò in auge il teatro ormai estinto in un’Italia non ancor nata, ma già piangente sul suo sepolcro.
Abbassò gli occhi in modo riverenziale, Feliciano, quando si mosse davanti alla tomba del Machiavelli, che già da tempo aveva capito come si governava uno stato e lo aveva messo per iscritto affinché tutti potessero usufruirne.
Sorrise grato, piano, per paura di farsi vedere, con un cenno di saluto negli occhi quando quasi si fermò di fronte alla tomba di colui che aveva pianto e sofferto e combattuto quando Feliciano, ormai sconfitto, fu ceduto al dominio straniero: sperava sul serio che fosse tornato nell’amata Zacinto.
Sospirò infine arreso quando, fermo davanti al monumento funerario di Galilei, lo commemorò nonostante il finale atto di presunta codardia di cui era stato accusato: probabilmente lo stesso Italia avrebbe fatto. Le sue idee erano pericolose al tempo, per quanto geniali e veritiere.
Si diresse all’altare, piegandosi in una lieve genuflessione, per poi voltarsi ancora verso le tombe.
Mormorò tra sé e sé: « Meritavate tutti di stare in compagnia di qualcuno del vostro livello. ».
  
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