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Autore: workingclassheroine    18/06/2016    2 recensioni
JOHN Vuoi che me ne vada?
PAUL È tardi, Mimi ti starà aspettando.
JOHN Sì.
PAUL No, John. Non voglio che tu te ne vada.
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Parafrasi di un tentativo teatrale mal riuscito.
E, buon settantaquattresimo compleanno, Paul.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Lennon, Paul McCartney
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La stanza è piccola, in penombra. All'orizzonte il sole tramonta, i due ragazzi stesi sul letto sembrano non accorgersene.

 

PAUL John, quello è ancora un maledetto accordo per banjo.

JOHN Cosa? Oh, Cristo, non imparerò mai.

PAUL Sì che imparerai, hai me come maestro. Sposta l'indice, è sulla corda sbagliata.

JOHN Non vedo neanche dove sia, il mio fottutissimo indice.

PAUL Questo perché ti rifiuti di mettere gli occhiali.

JOHN No, questo perché è maledettamente notte.

 

John fa risuonare distrattamente un brutto accordo, poi mette via la chitarra. Paul sospira e fa lo stesso.

 

PAUL D'accordo, per oggi può bastare.

JOHN Ci mancherebbe, ho le dita a pezzi.

PAUL (canzonatorio) Oh, tesoro. Vuoi che ti ci dia un bacino?

JOHN Vuoi che te le stampi sulla faccia?

PAUL (ridendo) Grazie John, credo che ne farò a meno.

JOHN Meglio così, difendere il mio onore con queste vesciche sarebbe stato più doloroso che soddisfacente.

PAUL Aspetta, vediamo di fare qualcosa per queste povere dita.

 

Esce dalla stanza. Dopo appena qualche secondo torna sulla scena con una bottiglietta ripiena di un liquido rosato. Si risiede sul letto.

 

PAUL Dammi la mano.

JOHN Sei totalmente fuori di testa? Quella merda brucia come l'inferno.

PAUL Così mi costringi a raccontare a tutta Liverpool di come il grande John Lennon si sia messo a tremare davanti a un po' d'alcool.

JOHN Non oseresti.

PAUL Mettimi alla prova.

 

John tende la mano destra, esitando, e la posa sul palmo aperto di Paul. Paul gli sorride, e prende a medicarlo

 

JOHN (sussultando) Merda!

PAUL Oh, andiamo. Non è davvero così terribile.

JOHN Levati quel sorriso dalla faccia, McCartney, o te lo tolgo io.

PAUL Vedrai che mi ringrazierai, bastardo ingrato che non sei altro.

JOHN Ammettilo, Paulie, questa situazione piace anche a te. Avere un allievo da torturare alimenta il tuo abnorme e capriccioso ego da checca.

PAUL Non ne hai idea, figliolo. Il mio più grande sogno erotico è che quella testa di cazzo di Stu si degni di chiedermi come si tiene in mano un basso. A quel punto credo che verrei all'istante, direttamente nei pantaloni.

JOHN (ridendo) Ne avrebbe bisogno, in effetti. Ma non te lo chiederà mai.

PAUL Quel ragazzo è un attentato al mio ego, John. E anche alla mia pazienza. Al prossimo accordo che sbaglia lo incateno in camera e non lo lascio andare finché non avrà imparato a suonare come il maledetto Charles Mingus.

JOHN Piccolo, povero Paul, non ricordo di averti chiesto quali siano le tue perverse fantasie sul mio amico.

PAUL (freddamente) Sul tuo migliore amico.

JOHN È così importante specificarlo?

PAUL Certo che lo è. È praticamente l'unico motivo per cui continuo ad averlo tra i piedi.

JOHN (infastidito) Questo non ti riguarda davvero- Paul, maledizione, vuoi stare attento? Mi stai fottutamente spaccando le falangi!

PAUL Sì, scusa.

JOHN No, va bene, è tutto ok.

 

Intercorre un silenzio di qualche secondo. Paul posa il barattolo d'alcol e il cotone sul comodino, gli tremano le mani.

 

PAUL Non mi stavo scusando per le tue stupide dita.

JOHN Lo so.

PAUL (sussurrando) È solo che non capisco perché tu preferisca lui.

JOHN Io non capisco perché debba essere una gara, invece.

PAUL (alzando la voce) Perché? Perché a lui non frega un cazzo della band, John. Gli interessa solo di te, e questo non può far altro che rovinarci.

JOHN Rovinare la band o rovinare me e te?

PAUL (distogliendo lo sguardo) È lo stesso.

JOHN Lo è?

 

Paul si stende sul letto, ha gli occhi ostinatamente fissi sul soffitto. John si alza in piedi, e cammina nervosamente per la stanza.

 

JOHN Vuoi che me ne vada?

PAUL È tardi, Mimi ti starà aspettando.

JOHN Sì.

PAUL No, John. Non voglio che tu te ne vada.

 

John sorride e si stende accanto a lui, imitando la sua postura.

 

JOHN Mimi e la cena possono resistere ancora un po'.

PAUL Ci pensi mai alla musica, John?

JOHN (confuso) Alla musica?

PAUL Sì, quella.

JOHN Credo di sì. Sì. Sì che ci penso, sempre.

PAUL Non intendo la nostra. Intendo- sai, la musica in generale.

JOHN Tipo Elvis? Chuck Berry?

PAUL Pensi veramente che la cosa si fermi a questo?

JOHN (sospirando) Non lo so, Paul. Non credo di essermelo mai chiesto. So solo che la musica è il motore che muove il mondo.

PAUL È questo il miracolo, non credi? La musica c'è, ed è lì dall'inizio dei tempi.

JOHN Riesco quasi ad immaginarlo, un preistorico con la tua faccia che fa sbattere due pietre e inizia a vantarsi di aver creato la musica.

PAUL (fintamente offeso) La mia faccia? Perché deve avere la mia faccia?

JOHN Hai ragione, amore, hai troppi pochi peli in faccia per essere un uomo di Neandertal. O per essere un uomo e basta, effettivamente.

PAUL (scettico) Amore?

JOHN (tossendo) È l'unica cosa che hai sentito di tutta la maledetta frase?

PAUL Sì.

JOHN Lo ho detto tanto per dire.

PAUL Non ti ho mai sentito dire cose tanto per dire, John.

JOHN C'è sempre una prima volta, no?

PAUL Sì, immagino di sì.

JOHN (imbarazzato) Perché non- sai, il discorso di prima. Mi piaceva. Tu come la immagini la prima canzone?

PAUL Il discorso di- oh, sì, giusto. Non lo so. Credo sia impossibile saperlo.

JOHN Sai, non sono certo l'abbia scritta un uomo.

PAUL (girandosi su un fianco per guardarlo) Scherzi?

JOHN Ti sembra che stia scherzando?

PAUL (sorridendo) No, ma con te non si può mai dire.

JOHN Non sfidarmi, Paul McCartney.

PAUL Non faccio altro, vero? Sfidarti, metterti al muro. Mi odi per questo.

JOHN (precipitosamente) Il mondo. Secondo me la ha composta il mondo.

PAUL Il mondo?

JOHN Dovresti lavarti meglio le orecchie.

PAUL E tu la bocca. O la coscienza, puoi scegliere.

JOHN (ridendo) Ti ho mai detto che ti odio?

PAUL Spesso, ma non ci ho creduto neppure una volta.

JOHN In ogni caso, se ci pensi, siamo noi ad aver distrutto la musica.

PAUL Tu e i tuoi accordi intendi?

JOHN (con una smorfia) Ti sorprenderà saperlo, Paul, ma non sono esattamente la causa di tutti i mali del mondo.

PAUL Certo che no. Quello è Stuart.

JOHN Paul.

PAUL (alzando gli occhi al cielo) Stavo solo scherzando. Continua.

JOHN Dicevo che se immagini l'inizio dei tempi c'era la pioggia che scrosciava e il vento che sussurrava fra le foglie e l'acqua che cantava incontrando gli scogli. Ci hai mai fatto caso, Paul? A quanto sia perfetta la melodia del mondo finché non ci mettiamo bocca?

PAUL A scuola ci hanno raccontato di un filosofo greco, Pitagora, che credeva nell'armonia delle sfere.

JOHN (sbuffando) Perché parli come se io dovessi sapere di cosa si tratta?

PAUL Hai ragione, scusa. In sintesi Pitagora credeva che ogni pianeta, muovendosi, emettesse un suono. Il problema è che, udendo fin dalla nascita quella melodia finiamo per abituarvici così tanto da non sentirla più.

JOHN È incredibilmente bello, pensare che l'universo intero sia fatto di musica.

PAUL (ridendo piano, con dolcezza) Peccato che la scienza abbia smentito questa teoria secoli fa, John.

JOHN Sul serio?

PAUL Te la insegnano qualcosa in quella gabbia di pazzi che tu chiami scuola?

JOHN (con artificiosa innocenza) No, ma ci ho incontrato Stuart. Mi pare un buon compenso.

PAUL Potrei ucciderti in questo istante.

JOHN Oh, Stu, vecchio mio, perché non posso prendere lezioni da te?

PAUL Lo sai il perché, John. Non farmi essere ripetitivo.

JOHN Giusto, dammi un secondo. (schiarendosi la gola e alzando teatralmente la voce) Oh, Stu, vecchio mio, perché sei un'assoluta sega con qualsiasi strumento ti si metta in mano?

 

Paul scoppia a ridere, tenendosi lo stomaco stretto fra le mani. Cade a terra, ancora ride. John si affaccia dal bordo del letto.

 

JOHN Tutto bene, lì sotto?

PAUL (inframmezzando le parole con piccoli scoppi di riso) Sì- se- se mi dessi una mano- non sarebbe male.

 

John gli tende la mano come ad aiutarlo, salvo poi mollarla appena Paul vi si aggrappa.

 

PAUL (lamentoso) Un giorno mi ucciderai, John Lennon.

JOHN Non lamentarti di continuo, McCartney, ti sto solo abituando al mondo freddo e spietato che ti aspetta là fuori. Potrebbero spararti appena fuori casa tua, sai? Bisogna stare sull'attenti.

PAUL Oh, grazie mille. Sei un vero amico.

JOHN Non fare quella faccia, quel pavimento sembra molto comodo.

PAUL Tu dici?

 

Con un gesto fulmineo, Paul gli afferra la mano e lo strattona, facendogli perdere l'equilibrio. John gli rovina addosso.

 

JOHN Tua madre, Paul, doveva essere una zoccola d'alto borgo.

PAUL Neanche la metà di quanto lo era la tua, John, e ora levami il gomito dalle costole.

 

John si solleva sui gomiti, ridacchiando. La sua risata si spegne non appena nota il volto arrossato di Paul, a pochi centimetri da lui.

 

PAUL Tutto- tutto bene?

JOHN Sì, stavo solo pensando a lei.

PAUL Capelli rossi, fuori di testa, abbastanza morta?

JOHN (ridacchiando) Ottimo riassunto.

 

La mano di Paul si alza piano, con esitazione, e lascia sulla guancia di John una lieve carezza.

 

PAUL Sono certo che sta bene. E in questo momento starà chiedendo scusa a mia madre per la tua terribile educazione.

JOHN (ridendo) Mary ce l'ha con me perché sto schiacciando il suo promettente e pedante erede?

PAUL Oh, senza dubbio. Probabilmente verrà stanotte a prenderti con la sua pantofola.

JOHN (serio) La conoscerei volentieri.

PAUL John-

JOHN Scusami.

PAUL No, davvero, sono contento che tu lo abbia detto.

JOHN Ci stavo pensando anche prima. Sai, quando parlavamo di quella specie di musica preistorica, con tutta quella faccenda di sassi, scogli e foglie. Pensavo al fatto che la musica prende forma solo quando incontra degli ostacoli.

PAUL (sorridendo) Come nel nostro caso, intendi?

JOHN (ricambiando il sorriso) È per questo che Stuart non potrà mai sostituirti, lo sai, vero?

PAUL Perché a Stuart non è morta la madre?

JOHN (freddamente) Non essere stupido.

 

Paul non risponde, e volta la testa da un lato. L'indice di John gli sfiora il viso, con dolcezza, e riporta su di sé gli occhi di Paul.

 

JOHN Da quando abbiamo annientato la musica, con tutto questo rumore, non abbiamo fatto altro che tentare di ritrovarla, per secoli e millenni. È stata questa ricerca che ha creato Elvis, e che ha creato noi.

 

Le labbra di John si posano sulla fronte di Paul, con una tenerezza quasi fraterna. Paul trema appena.

 

JOHN Stuart è fatto per un altro tipo d'arte, lo sappiamo tutti. La musica è una faccenda tra me e te.

PAUL (sussurrando) E nessun altro?

JOHN Assolutamente nessuno. Né Stuart, né George, né Peter, né Cyn, né qualunque altra persona il tuo cervello malato inizi a vedere come un rivale.

 

Le labbra di Paul si distendono in un sorriso fievole, e le sue braccia vanno a cingere il collo di John.

 

PAUL Te e la musica, John. Non ho altro, non voglio altro. Non posso rischiare di perdere tutto.

JOHN Non lo permetterei.

PAUL Promettimelo, John. Prometti che nessuno si metterà in mezzo.

JOHN Come puoi anche solo pensare che-

PAUL Voglio una promessa, per favore.

JOHN Paul, stai piangendo?

 

Paul si asciuga rapidamente gli occhi, e si sforza di sorridere.

 

PAUL No, non è nulla. Vorrei solo che me lo promettessi.

JOHN Te lo prometto.

PAUL Grazie.

JOHN Smetti di piangere, adesso, o mi costringi a baciarti.

PAUL Potresti farlo, lo sai.

JOHN (sorridendo) Lo so.

PAUL Ma poi cosa direbbe Stuart?

JOHN (scuotendo dolcemente la testa) Non impari mai, vero?

PAUL No, non credo.

 

John gli si avvicina, sfiorando il naso di Paul con il suo.

 

 

JOHN Sono innamorato di te, stupido. Te e la tua stupida e immotivata gelosia da testa di cazzo.

PAUL (ironico) Affascinante, John. Davvero le parole più adatte.

JOHN Stavo dicendo, questo non riguarda altri che noi, principessa. È qualcosa di unicamente nostro.

PAUL (sorridendo) Come la musica?

JOHN (in un soffio) Sì, come la musica.

 

 

 

Il sipario cala sulle loro labbra unite.

 

 

 

 

NOTE

 

Così inizia e si conclude la mia molto breve stagione teatrale.
Il Macca compie 74 anni e- un secondo che mi asciugo la lacrimuccia- nonostante, come sapete, gli auguri la morte almeno cinquantasette volte al giorno, fra storie e non, ammetto che

in fondo

in fondo

molto in fondo

 

gli voglio bene.

Lasciando da parte sentimentalismi che, mi conoscete, non sono per me posso solo dire che un'idea del genere la avevo già da qualche tempo (il teatro è la mia recente fissazione, s'é notato dal nome di Brecht infilato senza alcun nesso logico in Smoke??) ma se prima ne ero poco convinta, ora la brucerei direttamente.

Quanto è difficile scrivere teatro??

Purtroppo non ho nulla di meglio e ci tenevo a scrivere qualcosa per il compleano di Paul, quindi eccoci qui.

È una storia tranquilla, tutto sommato, un piccolo attimo rubato al “Teatro del mondo” e soprattutto- Apprezzalo, McCartney, non ricapiterà- privo di angst.
O meglio, quasi.
Non ho potuto fare a meno di inserire una battuta tremendamente cattiva che spero non noterete, ma amatemi ugualmente, sono fatta male!

Credo di aver detto tutto, quindi passiamo ai ringraziamenti dovuti:

grazie a Chiara che c'è sempre e mi incoraggia a scrivere fin dalla prima volta che ho pubblicato qualcosa in questa sezione (quasi un anno e mezzo fa, come vola il tempo).

Come al solito grazie a Martina che ha letto in anteprima (che novità accidenti) e (altra novità) mi sopporta pazientemente.
Sarei persa senza di te, tesoro.

E grazie, ovviamente, a tutti coloro con cui ho condiviso e condivido la scena (perdonatemi la metafora in tema, non ho resistito), rendete sempre questo viaggio un immenso piacere!

  
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