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Autore: siriopg    18/06/2016    1 recensioni
Un altro caso per Maura, Jane e non solo.
Genere: Azione, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Jane Rizzoli, Maura Isles, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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1) IL BOSS


Erano le quattro del mattino, la neve cadeva da tre giorni ininterrottamente e il freddo bucava le ossa come non mai. Boston l’inverno era invivibile, almeno per me che venivo dall’America meridionale. Lì sì che si stava bene. Il mio patrigno mi portò con sé quando la sua banda fu arrestata ma lui riuscì a scappare. Io ero un ragazzino di strada, rubavo per divertimento e non mi facevo mancare né fumo né alcool. Mia mamma era succube del nuovo compagno e non fece molta resistenza per rimanere ad Acapulco. Sarei diventato il nuovo boss in pochi anni, avevo già il mio giro d’affari, sarei diventato il boss di Boston, il nuovo boss. Avrei eliminato la mafia irlandese e Paddy Doyle sarebbe stato solo un flebile ricordo. Invece tutto è andato male, le mie prospettive andate in fumo da una scarica di proiettili, non saprei dire quanti per esattezza, ma caddi a terra e smisi di respirare nel giro di pochi secondi. La mia vita, il mio futuro, interrotto da una pioggia di piombo. Le prime pattuglie della polizia erano arrivate, l’ambulanza stava andando via quando arrivarono Jane e Maura.
“Perché questi si ammazzano sempre a notte fonda?" disse Jane "con questo freddo avevo voglia di rimanere a dormire.”
“Se vuoi, ho un thermos di caffè?.”
“Davvero? Maura, sei la mia salvatrice.”

“Ho pensato ci fosse servito.”
“Altroché, grazie.”
La tipa bionda s’inginocchiò vicino a me e cominciò ad esaminarmi mentre la spilungona mora si guardava in giro, due donne niente male davvero.
“Sai darmi l’ora del decesso?” chiese Jane.
“Meno di un’ora direi, è ancora abbastanza caldo e non c’è rigor mortis.”
“Morte? Ma state scherzando? Ragazze andiamo, sono qui, mi sentite?. Ehi tu bella bionda, possibile che non riesci a sentire che ti sto parlando?.”
Controllò la mia schiena e il mio addome, mi stava rivoltando come un calzino.
“Hai qualche idea in proposito?” disse ancora la mora.
“Dal numero di fori credo sia un bel regolamento di conti, escludo la rapina.”
“Prendo le impronte e le mando subito a Nina.”
“Ragazze su, sto parlando, sono vivo, che cavolo state dicendo?.”
“Potete portarlo via, appena torno in laboratorio, inizio l’autopsia” disse Maura ai portantini.
“Cosa? Autopsia?. Qui c’è un grosso errore. Perché nessuno riesce a sentirmi?.
“Maura andiamo via da qui, si congela, ci penseranno gli altri.”
“Sì Jane, ho fame e ho bisogno di qualcosa di caldo.”
“Andiamo in caffetteria, lì staremo bene.”
“Potete guidare un po’ più piano, sto cadendo dal lettino e aprite quest’orrendo telo nero, non vedo nulla. Chi cavolo guida questa macchina?. Aiutooooo, qualcuno mi sente?. Dannazione!.”
 

In caffetteria si stava davvero bene, mamma aveva acceso il termoconvettore e il caldo invadeva tutto il primo piano.
“Che ne pensi del delitto?” chiese Maura.
“Credo ad una guerra tra bande o clan della camorra. Si vocifera che stanno arrivando nuovi clan dal sud America e dall’Europa.”
“Dici che c’entra Paddy?.”
“Non mi sembra il suo modus operandi, tu che dici?.”
“Il tipo di stanotte è sudamericano sicuro, però hai ragione, quando Paddy è all’opera, fa meno rumore. A lui basta un colpo in testa e un punteruolo da ghiaccio nel cuore, prima avrò contato minimo otto fori e sono certa di trovarne più.”
“Quando arriveranno Frankie e Korsak inizieremo le indagini. Ehi, tutto ok?.”
“Sì Jane, tutto bene.”
“Questa giornata è iniziata nel peggiore dei modi, cerchiamo di raddrizzarla al meglio.”
“Hai ragione, scendo e inizio a lavorare.”
“Tienimi aggiornata ok? Un’altra cosa, togliti dalla testa Paddy finché non ne saremo sicure” disse Jane premurosa.
Fece sì con la testa e ci salutammo.

“Cos’è questo tavolo freddo come il marmo? Dove cavolo mi trovo?. Dov’è quella splendida dottoressa di poco fa? Lei mi aiuterà, ne sono sicuro. Si accorgerà presto che sono vivo e mi lascerà stare. Oh, eccoti qui finalmente. Apri questo maledetto telo nero e fammi andar via, ho un conto in sospeso con alcune persone. Ehilà, mi senti?.”
Aveva un camice verde, mascherina davanti alla bocca e occhiali protettivi.
“Che hai intenzione di fare? A cosa servono tutti quei bisturi?. Sei sorda o cosa?.”
Nel frattempo arrivò Jane.
“Hai iniziato?” chiese al medico.
“Arrivi giusto in tempo, resti qui con me?.”
“Per un po’ sì, non abbiamo molti indizi su cui indagare.”
“Ok, inizio con il taglio a Y e…”
“Ragazze state calme, così mi fate male, quale taglio a Y? Vi dico che sto benissimo. Guardatemi, sono in ottima salute.”
“Trovato nulla con le impronte?” chiese Maura.
“Non ancora, abbiamo esteso la ricerca in tutta l’America latina.”
“Bravi, ad occhio e croce mi sembra messicano, ha i lineamenti ben marcati.”
“E brava la dottoressa, allora sei in gamba sul serio, però smetti di tagliarmi tutto ti prego.”
“Ecco il primo proiettile, direi sparato da una M16 ma… disse guardandolo attentamente, mi sembra un modello fuori uso qui negli Stati Uniti.”
“Intendi fuori produzione?.”
“Sono secoli che non li vedo, li abbiamo studiati all’università ma niente di più.”
Ragazze, ve lo dico io, basta chiedere. Ora dottoressa mi richiuda che vorrei andar via.
“Quindi la teoria di Paddy Doyle può essere la strada giusta Maura?.”
“Come fate a conoscere quel mafioso infame, due belle donne come voi. Non ci credo.”
“E’ uno dei primi mafiosi ad arrivare in America, potrebbero avere un vecchio arsenale e usarlo solo per i regolamento di conti.”
“Pensi che tuo padre sia implicato?.”
“Come come, tuo padre? Ma non mi dire. Sei la figlia del mafioso più ricercato d’America?. Allora una cosa bella l’ha fatta anche lui. Dottoressa, non credo lei abbia a che fare con uno come lui.”
“Non lo so Jane, sai che non tiro a indovinare.”
Intanto tirò fuori altri proiettili.
“Erano in più a sparare, questo è diverso, guarda.”
“Sì, sembra una 9mm” disse Jane.
“Aspetta a dirlo, può trarre in inganno. Se la teoria dell’arsenale è giusta, avremo a che fare con armi non più in circolazione, almeno qui.”
“Ma in Messico sì? Gli ha sperato fuoco amico?.”
“Voi due state delirando, io sono il Boss, nessuno dei miei avrebbe osato tanto. Possibile che non ci arrivate?. Eppure mi sembrate intelligenti.”
A Jane squillò il cellulare e tornò nel suo ufficio.
“Se hai novità chiama” disse la mora.
“Certo.”
“Ora siamo soli, mi richiuda e mi faccia andar via, giuro che non lo dirò a nessuno.”
“Bene bene, cosa abbiamo qui? Il suo fegato è alquanto mal ridotto. Si è dato alla pazza gioia vedo, per non parlare dei polmoni. Ma quanto hai fumato?. Nessuno ti ha detto che il fumo uccide.”
“E’ forse una battuta?. E quindi tu sei la figlia di Paddy eh? I nostri padri sono in guerra per il territorio.”
Maura diede a Kant tutti i proiettili trovati da esaminare, mentre lei rovistava nel mio stomaco. Passate svariate ore, mi lasciò finalmente solo.
“Il prossimo dottore mi sentirà sicuro, devo solo star qui e aspettare. Però la bella biondina poteva coprirmi, comincio a sentire freddo.”

Maura salì negli uffici ma non trovò né Jane né Korsak. Lasciò i primi risultati sulla scrivania e andò in caffetteria.
“Ciao Angela, puoi farmi un tè per favore? Ho bisogno di qualcosa di caldo.”
“Certo tesoro. Ehi, qualcosa non va?” le chiese vedendola distante.
“Sono solo un po’ stanca, stanotte abbiamo avuto un omicidio che ci ha svegliate presto.”
Nel frattempo arrivarono Jane e Korsak.
“Ciao, hai novità?” le chiese subito la detective.
“Ti ho lasciato il fascicolo sulla scrivania” rispose.
“Maura, che succede? Cos’hai?.”
Perse del tempo nel rispondere e si alzò per tornare all’obitorio.
“Tutto ok Jane. Ci vediamo dopo.”
Jane prese il suo caffè e raggiunse alla svelta Maura.
“Maura, che ti prende? Perché sei così scossa?.”
“Non lo so, il fatto che ci possa entrare Paddy non mi piace.”
“Non pensare a lui come tuo padre, è un mafioso e un assassino.”
“Sono arrivati i risultati del dna preso” disse Kant dando i fogli a Maura.
“Grazie.”
“Allora?” chiese Jane ansiosa ed euforica.
“Allora, si chiama Victor Velasco detto Big V, ha trentuno anni e ora possiamo dire che è stato ucciso tre ore prima del nostro arrivo.”
“Manda l’informazione a Nina, inizierà le ricerche.”
“Bella scoperta, potevo dirvelo io chi sono, bastava chiederlo. Ora però, sul serio, mandatemi via. Ho del lavoro arretrato da fare.”
“Ok, allora qui ho finito, posso richiudere il corpo e metterlo in una cella in attesa di ordini” disse Maura.
“Sì, ora s’iniziano le ricerche e le indagini. Non sarà una cosa facile temo.”
“Jane, se c’è Paddy sarà anche molto pericoloso, le guerre tra clan non portano mai nulla di buono.”
“Infatti, stiamo aspettando l’FBI, lavoreremo a stretto contatto.”
“Addirittura! Forza dottoressa, mi richiuda così me ne vado da qui. Anche se lei è un gran bel vedere, gradirei tornare a casa. Anch’io vorrei iniziare le indagini per scoprire chi mi ha sparato.”
“Ok, disse Maura, qui ho finito, mi prendo due orette libere. Sono stanca e torno a casa.”
“Maura che hai? Da quando ti prendi due ore dal lavoro?. Hai qualcosa in mente?.”
“E’ che mi sono rotta di tutta questa situazione, Paddy Doyle è mio padre ma è anche un criminale e va catturato. Ci sto male per questo. Ho sentimenti contrastanti che non riesco a controllare. Il suo sangue scorre nelle mie vene e non posso, non devo dimenticarlo.”
Jane l’ascoltava in silenzio, la lasciava sfogare.
“Se continueranno a indagare su di lui, alla fine qualcuno scoprirà il mio segreto.”
“Di cosa hai paura? Tu non sei come lui.”
“Non ho paura per questo, potrei essere un bersaglio per farlo uscire allo scoperto, potrebbero usarmi per farlo fuori” disse Maura. Potrei essere in pericolo.”
“Sai che facciamo, finché non risolviamo il caso, avrai una guardia del corpo e la notte io….”
“Non lo pensare nemmeno, non avranno il mio terrore per farla franca.”
“Non è una vergogna aver paura Maura, non lo pensare. E a dirla tutta, sembrerebbe che tu paura già ce l’abbia. Ci siamo noi a proteggerti.”
“E’ latitante da cinquanta anni Jane, non sarà facile proteggermi. Se qualcuno lo vuole morto, il modo lo trova.”
“Quindi cosa vuoi fare?.”
“Stasera chiamerò mia madre e…”
“Non lo fare, potrebbe già essere controllata da loro. La metteresti in pericolo.”
“Oh mio Dio, questa cosa non avrà mai fine, non avrò mai pace.”
“Non è vero” rispose Jane, è arrivata l’FBI e insieme risolveremo tutto.”
“Ragazze non per deludervi ma a noi l’FBI non ci spaventa affatto. Fin’ora non sono stati capaci di fare nulla. E lei dottoressa mi richiuda così vado via, ho passato fin troppo tempo con voi. Nulla di personale si intende.”
“Ma se tu odi l’FBI e più che altro Gabriel.”
“Vero, ma odio di più saperti in pericolo e poi non lo chiamare Gabriel.”
“E’ il suo nome, solo tu lo chiami Dean. Qui ho finito, il corpo è a posto, non ho altro da fare.”
“Grazie a Dio, allora io tolgo il disturbo e vi saluto. E’ stato bellissimo conoscervi.”
“Io torno nel luogo del delitto, tu vai a casa?” chiese Jane.
“ Sì.”
“Pizza stasera?.”
“Ok, ci penso io, ci vediamo dopo.”


Korsak e Jane erano di nuovo in prima linea in cerca di prove. Mentre Vince controllava minuziosamente tutto, Jane si guardava in giro e faceva i suoi passi più lunghi della gamba, era nervosa e lo dava a vedere.
Allora è qui che mi hanno sparato? Forza detective mi dia qualche dritta, poi faccio da solo. Ho proprio voglia di sparare a qualcuno.”
“Korsak, che ne pensi? Paddy è coinvolto o si tratta di nuove mafie e nuovi clan?.”
“Jane, sono trent’anni che diamo la caccia a Paddy e nessuno più di me, lo vorrebbe in galera ma qui, non mi sembra c’entri qualcosa.”
“Non abbiamo nulla su cui indagare, questo omicidio è davvero un mistero.”
“Frankie è andato a vedere le telecamere, se siamo fortunati, qualcosa troviamo.”
“Non credo nella fortuna, questi sono troppo furbi. Hai visto lì? Sembrano segni di una sgommata, facciamo rilevare l’impronta. Dobbiamo dare a Maura del lavoro da fare altrimenti inizia a pensare a Paddy e non mi piace.”
“Non è facile avere legami di sangue con uno come lui, dalle un po’ di tregua Jane.”
“Forza detective, mi trovi qualche indizio, mi faccia arrivare a chi mi ha sparato, poi se la vedrà con me. Chi ha provato ad uccidere il Boss, non la passerà liscia.”
“Korsak, ecco la cavalleria.”
Arrivarono quattro macchinoni belli grandi, vetri oscurati e sirene spianate.
“Di certo non vi piace passare inosservati” disse Jane.
“Korsak, Rizzoli, che abbiamo qui?.”
“Dean, siete arrivati presto, immagino siete stati subito avvertiti, non avevate nient’altro da fare?.”
“No Jane, aspettavo proprio voi. Come mai avete bisogno del nostro aiuto?.”
“C’è stata una sparatoria e crediamo sia una cosa fra clan mafiosi.”
“Doyle?.”
“Non ne siamo sicuri ma sappiamo con certezza che si stanno addentrando dal sud America e dell’Europa dell’est. Se decidono di farsi la guerra, ci sarà una carneficina ogni giorno.”
“Quindi lei è dell’FBI, lo vede, non sono morto, sto parlando e sono qui. Non ci serve il vostro aiuto, sappiamo farci giustizia da soli. I miei collaboratori arriveranno presto. Le nostre faccende le risolviamo da soli. A modo nostro. Datemi solo un indizio.”


Intanto Maura era tornata a casa, si sentiva strana e non sapeva cosa fare. Avrebbe voluto chiamare sua madre ma Jane aveva ragione, poteva aver il telefono sotto controllo. Era combattuta e odiava sentirsi così vulnerabile, odiava essere la figlia di Paddy Doyle e cosa più importante, odiava il fatto di essere in pericolo per causa sua. Fece la sua oretta di yoga, il suo tè preferito, la sua rivista scientifica preferita ma niente, nella sua mente c’era solo quel delitto e il desiderio di risolverlo alla svelta. Non aveva voluto la protezione della polizia ma aspettava con ansia il rientro di Jane. Verso le sette, chiamò Jane per sapere per quanto ancora ne avessero.
“Per oggi abbiamo finito, arrivo tra poco. Hai ordinato la pizza?.”
“No Jane, aspettavo tue notizie.”
“Allora passo a prenderla prima di tornare, tu metti in frigo le birre.”
“Tutto il piano inferiore del mio frigo è pieno di birra, lo hai monopolizzato, quanta te ne serve?.”
“Per stasera può bastare, prendo anche il gelato, in serate come queste ci servirà.”
“Ottima idea, rimane sempre il nostro antidolorifico preferito.”
“Perfetto. Dean, io vado a casa, se trovate qualcosa chiamami ok?” disse Jane.
“Certo Rizzoli, lo faremo sicuro.”
“Ho anche un nome sai?.”
“Anche io, è Gabriel.”

Rise.
“Sarò da Maura nel caso aveste bisogno di me.”
“Vai pure Jane, disse Frost conoscendo la situazione, a domani.”
Presi una pizza gigante con due gusti ben distinti tra loro, funghi per Maura, salsiccia e salame piccante per me. Sul cibo avevamo le idee alquanto diverse. Di solito ascoltavo le sue diritte dietetiche ma alcune volte avevo bisogno di lasciarmi andare, un po’ di calorie non mi avrebbero uccisa. Avevamo un caso complicato per le mani e Maura potrebbe essere in pericolo, avevo davvero bisogno di qualcosa di insensato da mangiare. Anche se mi immaginavo la predica di Maura appena l’avesse vista.
“Ehi sono tornata, Maura dove sei?” disse Jane non trovandola in salotto.
“Nel mio studio, vieni qua.”
“Maura basta lavorare, la pizza è ancora calda ed io ho fame.”
Era seduta nel piccolo divano con una busta in mano.
“Maura ti prego, andiamo a mangiare o svengo… che ti prende?” chiese guardandola meglio.
“E’ arrivata questa… per te…”
“Per me? Chi la manda?.”
“Paddy.”
“Cosaaaaa? Fammi leggere” disse Jane ormai in preda al panico.
Lesse tutto con attenzione e poi si sedette accanto a Maura.
“Chi l’ha portata Maura? Hai visto nessuno?.”
“No Jane, l’ho trovata fuori dalla porta al mio rientro e come una scema, l’ho presa, non ho usato i guanti e potrei aver compromesso le prove.”
“Non credo che troveremo impronte, tuo padre non è stupido, non farebbe questi errori.”
“Credi a quello che c’è scritto?” chiese Maura.
“Che non è stato lui ad ammazzare Big V? Tu no?” domandò a sua volta.
“Da quando ci fidiamo di Paddy?.”
“Sta facendo di tutto per proteggerti, questa lettera ne è la prova. Sono sicura che starà cercando il colpevole e farsi giustizia da solo. Non permetterà a nessuno di farti del male.”
“Finché lui sarà vivo, io sarò in pericolo. Sempre.”
“Oppure, sarà lui a proteggerti dagli altri. Vedila da un lato diverso, a me non dispiace se mi aiuta a proteggerti. Devo avvertire Dean e Korsak.”
“Dean? Per cosa?.”
“Già, non te l’avevo detto, è arrivato prima insieme alla sua squadra.”
“Perché di tutti, proprio lui?.”
“Non ti piace?.”
“Non è questo il punto, è che non piace a te lavorare con lui” rispose Maura spiegando la sua teoria.
“Maura ascolta, in un caso come questo, lavorerei con il diavolo in persona pur di toglierti dal pericolo. Dai, andiamo in cucina e mangiamo. Dopo chiamo la centrale.”
“Sì.”

“Korsak, che ne pensi di tutta questa storia?” chiese Dean.
“Non mi piace per niente, non voglio altri clan mafiosi qui a Boston.”
“Ragazzi, siamo già arrivati, io sto diventando il Boss di Boston nord, il cartello di Sinaloa ha raggiunto gli Stati Uniti. Ora Paddy Doyle dovrà vedersela anche con noi.”
“Credi sia stato Paddy ad uccidere Big V? A me non sembra.”
“Jane che dice?” chiese Dean.
“E’ preoccupata ma ancora non abbiamo tanti indizi a riguardo, hanno fatto un buon lavoro. Sappiamo che viene dal Messico e di sicuro ha dato fastidio a qualcuno di importante. E’ stata un esecuzione vera e propria.”
“E’ per questo che sono qui, smuovete il culo e trovate chi mi ha sparato. Voi siete troppo lenti per i miei gusti. Rivoglio la mia detective preferita, almeno è molto più bella di voi.”
“Se ci saranno di nuovo guerre tra clan, siamo rovinati, sarà una carneficina.”
“Hai vissuto gli anni di Doyle?”.
“Sì, ero appena entrato in accademia e ce lo stiamo portando avanti ancora oggi. Nessuno è mai riuscito a catturarlo” disse Korsak. Per oggi chiudiamo qui, non c’è altro da fare. Ci vediamo domattina in ufficio alle nove.”
“Ok, io resto un altro po’, tu vai pure.”
“Senti, mi sembri un tipo in gamba, cerca di scoprire chi mi ha sparato e poi puoi anche andartene, ci penserò io con la mia banda. Sei o no l’fbi? E forza, che ci vorrà mai!.”

   
 
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