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Autore: Generale Capo di Urano    18/06/2016    0 recensioni
"Gli italiani perdono guerre come se fossero partite di calcio e partite di calcio come se fossero guerre" disse una volta Churchill. Ma quando si parla di calcio, nessuno scherza.
Quando le nazioni danno il proprio peggio. Guerra, calcio, che differenza fa?
***
#1. Francia-Romania (2-1)
#2. Belgio-Italia (0-2)
#3. Austria-Ungheria (0-2)
#4. Germania-Polonia (0-0)
#5. Italia-Spagna (2-0)
Il primo tempo si concluse così, con l’Italia in vantaggio e la speranza accesa negli animi. Il secondo tempo fu pieno di urla, momenti di puro terrore alternati a momenti di illusa speranza; avevano bisogno di quella seconda rete, ma fallirono troppe volte e il Meridione pareva sul punto di avere una crisi nervosa.
“Vendetta, vendetta” gridavano intanto gli sguardi accesi dei due.
Genere: Demenziale, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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GermaniaPolonia

*Italia – giovedì 16 giugno, ore 20 circa (fuso orario italiano)*
Romano stava cominciando seriamente a perdere la pazienza.
Durante l’intera giornata Veneziano non aveva fatto altro che piagnucolare, ora buttato malamente sul divano con la faccia affondata in un cuscino, ora camminando avanti e indietro dal salotto alla cucina con fare pensieroso.
«Ne hai ancora per molto?» sbottò alla fine, mentre puntava contro il fratellino il mestolo di legno con cui stava rigirando un impasto preparato per chissà che cosa.
«Fratellone, cosa devo fare?» Feliciano si mise le mani tra i capelli. «Feliks è il mio migliore amico, ma Ludwig è…»
«Ludwig è…?» lo incalzò il maggiore con tono minaccioso.
«… il mio… migliore amico?» concluse il settentrione, ridacchiando nervosamente, ma subito dopo tornò a lamentarsi. «Cosa faccio, cosa faccio?»
Il telefono squillò. Romano pensò bene che mandarlo a rispondere potesse distrarlo, ma non appena il più piccolo riattaccò riprese a lagnarsi più forte di prima. «Che faccio, che faccio?»


*Germania – giovedì 16 giugno, ore 21 (fuso orario tedesco)*
Ludwig si era preso il volto tra le mani ed era rimasto in quella posizione per almeno un quarto d’ora. Veneziano cercava di consolarlo, dicendogli che era lì per sostenerlo, prima che Polonia lo prendesse per un braccio e lo trascinasse nella “sua zona”, cioè la sua parte di divano. «Ehi, tu devi, tipo, fare totalmente il tifo per me, Feli!»
Era da circa una mezzoretta che si erano ritrovati tutti insieme nella casa del tedesco –e per “tutti insieme” s’intende l’intera famiglia germanica, quella italiana (con tanto di San Marino, Seborga e Vaticano che era scappato nella stanza accanto a giocare a carte con Lily) e Polonia, che a sua volta non aveva esitato a portare con sé anche il povero Lituania- su esplicita richiesta di Prussia che ci teneva a mostrare al mondo intero la superiorità crucca.
Intanto il maggiore dei fratelli italiani se ne stava in un angolo a fissare male il suddetto Prussia che si gustava beatamente la torta al cioccolato che lui aveva così amorevolmente preparato per farsi perdonare dalla sua Belgio e che il fratellino l’aveva costretto a portare perché “non possiamo presentarci a mani vuote, Roma!”
L’albino punzecchiava divertito il povero Austria, continuando a lodare la loro squadra e a sostenere che avrebbe dovuto solo guardare e imparare. Roderich fece solo finta di ignorarlo, non degnandolo neanche di uno sguardo –probabilmente non aveva ancora superato la sconfitta dell’Ungheria, ma mai e poi mai gliel’avrebbe data vinta! Gli restava solo che pregare perché la Polonia gli desse una bella stangata.
Svizzera si era già defilato a tenere d’occhio le uniche due persone in quella marmaglia di cui gl’importasse qualcosa, mentre Marino e Lorenzo cercavano di conquistarsi una fetta di torta senza farsi vedere da Romano.
Dal canto suo Toris, schiacciato in un angolo del divano, si disperava tra sé e sé pregando che quei novanta minuti di partita passassero il più in fretta possibile.
Gilbert alzò il volume al massimo per ascoltare l’inno tedesco mentre lo cantava a squarciagola, e neppure Germania poté negare di averlo canticchiato a sua volta, ma con tono di voce decisamente più basso. Feliks non fu certo da meno, deciso a mostrare di non temere per nulla quei maledetti mangia-patate.
Tuttavia, l’entusiasmo e l’energia del maggiore dei fratelli tedeschi durarono poco. Al contrario, ad ogni minuto che passava il polacco si esaltava sempre di più.
Non stava andando bene. Anzi, stava andando benissimo. Tutto dipendeva dai punti di vista.
La Polonia incalzava, era decisa, efficiente; la Germania resisteva, ma tutto il vigore di un tempo pareva passato. Solo una volta si rese pericolosa, rischiando un gol che però fece solo sperare i tifosi tedeschi, che però si presero più di un colpo al cuore quando gli avversari arrivarono molto vicini a segnare.
Veneziano si mordeva le mani, cercando di capire quali fossero i momenti giusti per esultare, per gridare o per sospirare di sollievo; paradossalmente, tra tutti i presenti sembrava il più teso.
Alla fine, si concluse tutto con nulla di fatto. L’espressione contrariata sul volto di Prussia e anche su quella di Ludwig –come dargli torto?- rischiarono seriamente di far scoppiare a ridere Romano, e neppure Austria si risparmiò un sorrisetto soddisfatto nel vedere la delusione dell’albino.
Feliks, al contrario, sembrava essere messo piuttosto bene: era fiero della sua squadra che aveva tenuto testa meravigliosamente ai propri rivali, e non nascondeva la sua soddisfazione mentre si vantava con Lituania e Feliciano, che dal canto suo era sollevato di non aver dovuto scegliere se esultare per la vittoria di uno dei suoi amici o essere triste per la sconfitta dell’altro.
«Siamo stati, tipo, favolosi, non è vero?»
«Beh… perlomeno siamo ancora in vantaggio.» sospirò Gilbert, passando un braccio attorno alle spalle del fratello e riprendendo il suo solito ghigno.




*Ucraina – giovedì 16 giugno, ore 00 circa (fuso orario ucraino)*
«Signorina Ucraina… tutto bene?»
La donna spense il televisore, girandosi verso i due ragazzi che la guardavano preoccupati. Sorrise dolcemente. «Certo, tranquilli. Ma che ci fate in piedi? Credevo foste stanchi.»
«Non volevamo lasciarla da sola…»
Irunya si alzò dal divano. «Oh, siete adorabili!» Si avvicinò ai due, abbracciandoli d’istinto. Dopo un primo momento di stupore, Lettonia ed Estonia si lasciarono avvolgere dalle braccia materne della donna, il primo abbandonando il capo sui suoi seni prosperosi.
«Allora tutto a posto?»
Ucraina annuì e si girò nuovamente verso la TV spenta. «Polonia farà del suo meglio… anche per me.» 







Angolino anti-patate(?)
IO SONO CON TE, POLI! E niente, povero Ita che non sa da che parte stare :') Ma soprattutto povera Ucraina, praticamente è già fuori :( 
Però nel frattempo abbiamo battuto anche la Svezia, ALLA FACCIA TUA BERWALD (<3) e Spain ha fatto il culo a Turchia...Sadiq, che mi combini! Io credevo in te! 

 
   
 
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