Anime & Manga > Slam Dunk
Segui la storia  |       
Autore: Joyce Anastasi    20/06/2016    2 recensioni
Sono trascorsi cinque anni dall’ultima volta in cui l’ho visto. La scuola era appena finita, avevamo vinto il secondo campionato nazionale consecutivo, io ero stato ammesso in un’università con un’ottima squadra di basket, avevamo una relazione stabile e felice. Tutto perfetto. Sennonché lui ebbe la brillante idea di andarsene. E non di andarsene in una villa più grande dietro l’angolo. Non di trasferirsi in un bell’attico in pieno centro. No! Scelse di attraversare l’oceano senza di me.
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa, Yohei Mito
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Fanfiction Slam Dunk

POINT OF YOU
di Joyce


(r // Yahoi)
 


Secondo capitolo. Secondo punto di vista. Tocca a uno dei miei personaggi preferiti, non a caso viene per secondo dopo Hanamichi. Spero che l'istinto di protezione che Yohei nutre verso quest'ultimo non lo faccia sembrare eccessivamente "antagonista". Spero soprattutto di non essere stata superficiale nel delinearlo e nel delineare la storia che, per quanto possa sembrare semplice, a me è risultata complicata, soprattutto nei capitoli a venire.
D'obbligo, come sempre, i ringraziamenti ai lettori silenziosi ma soprattutto ai lettori recensori: ringrazio Moirainesedai per aver letto entrambe le mie fic (sì, Rukawa è più "ciarlone" volutamente. Anche io sono una persona di natura silenziosa. Crescendo, però, la socialità diventa quasi un "obbligo". Credo sia normale, in sostanza, che con la maturità si perda parzialmente la chiusura in se stessi propria dell'adolescenza) e Greco65 per la presenza costante (Giuro, non avevo pensato a Goethe ma in effetti, sì. Diciamo che spesso si vede solo quel che si vuol vedere. Prometto però che il finale sarà meno tragico!).



Yohei Mito


In questi giorni non sono riuscito a chiudere occhio. Probabilmente se avessi vissuto sulla mia pelle la stessa situazione, ne avrei risentito molto meno.

Ho sempre saputo che Hanamichi ama Rukawa. Forse anche da prima che lui mi confessasse che andavano a letto insieme.

Parlo in termini meramente sessuali perché, negli anni del liceo, tra loro non c’era molto altro.

Hanamichi non usciva con lui, non lo chiamava, a scuola a malapena gli rivolgeva la parola.

Spesso, invece, quando eravamo fuori con la banda, lui fingeva di rincasare ma, dopo essersi accertato della mia assenza, scappava dritto nella “tana della volpe”.

Ricordo come se fosse ora il momento in cui me lo confessò.

Era inizio estate, qualche settimana dopo la cerimonia di consegna dei diplomi.

Gli chiesi di vederci perché da allora non ci eravamo più beccati e volevo essere aggiornato, soprattutto in merito alla sua scelta universitaria.

Della sua situazione sentimentale, ormai, parlavamo poco. Aveva smesso di correre dietro ad “Harukina cara” e che io sapessi non aveva più rivolto attenzioni a nessuno.

Quando entrò nel bar, in cui gli avevo dato appuntamento, io ero già ad attenderlo al tavolino.

Notai immediatamente la sua faccia funerea. Aveva delle occhiaie che nemmeno dopo giornate intere passate al Pachinko.

– Direi che è il momento di trovarti una donna, Hanamichi! – provai a scherzare, riferendomi alle chiazze violacee sotto ai suoi occhi.

– Sì, forse sarebbe meglio, Yohei. – mi rispose con un sorriso malinconico.

Si avvicinò la cameriera e lui ordinò una birra. Presi lo stesso anche io, poi mi decisi a chiedergli, dopo due anni in cui non l’avevo più fatto, chi fosse l’artefice di quella tristezza.

– Lo sai che con me puoi parlare di tutto. – gli dissi. E giuro: non sapevo minimamente cosa stesse per rivelarmi. Anche se avrei dovuto capirlo dalla miriade di segnali che mi aveva lanciato.

– Non l’ho mai detto a nessuno e ho una paura fifa che, dicendolo, non capiresti nemmeno tu. – preparò il terreno.

– I migliori amici sono fatti per questo. Se non capissi, non dovresti più considerarmi tale.

– Lo so, ma ti ho nascosto questa cosa per troppo tempo. Un migliore amico non l’avrebbe fatto! Ho provato a dirtelo, non sai quante volte, ma la paura ha sempre avuto il sopravvento…

– Hanamichi, mi stai spaventando! Si può sapere che succede? – gli chiesi ormai in preda all’ansia.

– Sono andato a letto con un ragazzo. – disse diretto, come se per paura di pronunciare quelle parole, avesse preferito tirarle fuori tutte insieme. Io, di risposta, per poco non stramazzai al suolo. Ovviamente cercai di celare la mia sorpresa.

Hanamichi si stava confidando con me e con enorme imbarazzo. Non potevo scherzarci su e nemmeno essere sorpreso più di quanto realmente fossi!

– Ok – mi sforzai di dire, deglutendo – È capitato per caso? Eri ubriaco?

 – Capita da due anni. – ammise lui, abbassando lo sguardo.

La sorpresa si trasformò in incomprensione.

Aveva smesso di correre dietro alle ragazzine proprio da due anni. Al tempo pensai che fosse semplicemente cresciuto, che stesse vivendo una fase in cui badava solo alla scuola e allo sport. La sera non faceva troppo tardi con noi ed era riuscito a costruire un rapporto civile persino con Rukawa.

Già, Rukawa.

– Non ho capito – ammisi – Hai una relazione con un ragazzo?

– “Relazione” non è proprio il termine adatto.

Continuavo a essere sempre più perplesso. Di che cavolo stavamo parlando?

– E qual è il termine adatto? – gli chiesi, cercando un appiglio di ragionevolezza.

– Due anni fa, stavo litigando con lui in palestra e una testata è diventata un bacio, un bacio è diventato un preliminare e in niente ci siamo trovati nudi a casa sua…

 – Palestra? Ma lo conosco? – Anche dopo quella descrizione così lampante, mi rifiutai di capire.

– Kaede. – mi rispose semplicemente lui.

Prima che associassi il nome “Kaede” a “Rukawa” ci misi qualche minuto. Minuti nei quali non feci altro che boccheggiare come un pesce lesso.

Non so perché mi meravigliai tanto. Era tutto così ovvio!

Hanamichi non faceva che guardare, parlare, toccare e sognare Kaede Rukawa. E io ero stato completamente cieco. Forse perché si trattava di un qualcosa talmente fuori dalle mie categorie mentali che nemmeno l’avevo contemplata.

– Tu-e-Rukawa-insieme-da-due-anni. – dissi queste parole di fila, per giunta balbettate.

– Non proprio “insieme, insieme”. So solo che da quel pomeriggio in palestra, io e lui non abbiamo mai smesso di farlo.

– Ok – dissi ancora. Il mio amico aveva bisogno di un consiglio su quella situazione e io dovevo digerirla e approcciarla nel giro di pochi istanti. – E ora sei giù perché è partito?

Rukawa era andato da qualche giorno negli USA per tentare il basket professionistico. Sapevo che Hanamichi l’aveva raggiunto in aeroporto per salutarlo ma da allora non ci eravamo più visti e quindi non avevo idea del suo malessere per la partenza della volpe.

– Mi sono accorto di amarlo e che non potrò amare nessun altro come lui. – ammise in un sussurro.

Fu allora che lo vidi piangere per la prima volta per lui. Negli anni a seguire, poi, ne avrebbe versate tante altre di lacrime.

Quel pomeriggio pensai che l’amore che professava in fondo potesse essere una semplice cotta adolescenziale.

Insomma, Hanamichi aveva vissuto le sue uniche esperienze sessuali con un compagno di squadra… era normale che se ne innamorasse!

Con il tempo, mi dissi, avrebbe dimenticato tutto. Avrebbe conosciuto una ragazza carina e dolce e tutto il suo amore per Rukawa si sarebbe rivelato una curiosità adolescenziale e passeggera.

Non ci misi molto a capire che sbagliavo.

Hanamichi trascorse il resto dell’estate in uno stato catatonico. Non vide nemmeno per un istante la luce del sole.
Con caparbietà, ma soprattutto per suo volere, riuscì a riprendersi giusto a ottobre per iniziare il suo primo semestre universitario.

Anche allora non l’aveva dimenticato. Anzi, stava dando la vita per il basket e l’università proprio per Rukawa!

Non l’aveva dimenticato neppure quando, dopo una serie di insistenze, uscì con me e andò a letto con la mia amica di infanzia Sakura.

Mi disse che aveva lo stesso taglio degli occhi di Rukawa. Ammise persino di aver pronunciato il nome di lui, venendo dentro di lei.

Kaede, in sostanza, è sempre stato presente.

Quando Hanamichi ha saputo della gravidanza di Sakura, quando ha deciso di sposarla e la sera prima ha pianto a dirotto tra le mie braccia, quando è diventato papà e ha chiamato suo figlio “Kaede”, Rukawa c’è sempre stato.

Per brevi periodi mi sono illuso che l’avesse dimenticato.

Mi capitava di vederlo sempre più sereno con la sua famiglia, meno scontroso e sfuggente degli anni precedenti. Poi accendevamo la TV per seguire una partita dei Bulls, la squadra in cui gioca Rukawa, e tutto tornava esattamente come al periodo della sua partenza.

Hanamichi rimaneva imbambolato a fissarlo, ne seguiva ogni movimento, cercava di scorgere da ogni suo sguardo chissà quale eterna verità. E intanto, si mordeva il labbro e muoveva le mani in modo nervoso.

Lo amava, ogni giorno di più.

Per quanto avessi provato a farglielo dimenticare, senza mai chiederglielo in modo esplicito, la mia missione era totalmente fallita.

Per la precisione, ogni giorno ci provavo e ogni giorno fallivo.

Intendiamoci, non ho niente contro Rukawa. Se lui fosse rimasto in Giappone o se almeno si fosse degnato di chiamare Hanamichi in questi cinque anni, io avrei compreso e non avrei mai spinto il mio migliore amico nelle braccia di un’altra.

Ma io l’ho visto soffrire come un cane, l’ho visto in un stato così prossimo alla morte che solo quando morì suo padre…

Questo non potrò mai perdonarglielo.

So anche che se Hanamichi lo ama tuttora è perché Rukawa gli ha innescato questo sentimento.

Io non conosco il loro rapporto, non li ho mai visti insieme. Hanamichi mi ha parlato qualche volta della loro vita di “coppia” ma ho sempre pensato che con il tempo tendesse a dimenticare gli eventi brutti e a ricordare solo quelli belli.

Anche lui mi ha detto di avere questo timore.

In sostanza, non so per cosa il mio migliore amico continui a lottare nonostante tutto.

Qualche giorno fa, quando ho saputo dalla TV che Rukawa sarebbe tornato in Giappone per giocare in nazionale, ho corso come un forsennato verso casa di Hanamichi.

È venuto ad aprirmi proprio lui e non c’è stato bisogno che gli chiedessi niente.

Era nello stesso stato catatonico della prima estate che trascorse senza di lui.

Semplicemente ci siamo seduti sul divano e gli ho chiesto come stesse.

Rukawa nell’intervista diceva di essere tornato per riprendersi la vita che aveva lasciato in Giappone.

Ho sperato che Hanamichi non si accorgesse del riferimento ma entrambi capimmo che stava facendo ritorno per lui.

La notte in cui Hanamichi ha incontrato Rukawa non l'ha visto rincasare.

Sakura, non riuscendo a rintracciarlo, mi ha cercato sul cellulare. Il piccolo Kaede aveva un febbrone da cavallo e li ho dovuti accompagnare al pronto soccorso.

– Vorrei sapere cosa sta facendo quel disgraziato! – chiedeva Sakura, continuamente, in sala d’attesa.

– Tornerà, vedrai che tornerà. – le risposi, poco convinto delle mie stesse parole.

Il mattino dopo Hanamichi è tornato a casa con un sorriso che gli si allargava da un orecchio all’altro.

Lo presi in disparte e gli chiesi cosa fosse accaduto.

Anche in quel caso le parole furono vane. Sapevo perfettamente cos’era successo.

Qualche giorno dopo, a peggiorare la situazione già precaria, incontrai Mitsui. Non lo vedevo da molto. Da quando giocava contro Hanamichi, lo avevo beccato solo durante i loro incontri da avversari.

– Yo ciao, da quanto tempo! – venne vicino a salutarmi.

– Ciao Mitsui, che si dice? La tua squadra ha quasi sfiorato i quarti di finale quest’anno!

– Eh sì, Hanamichi e i suoi mi hanno fatto le scarpe. – ammise imbarazzato – A proposito la testa rossa si sta allenando in questi giorni?

– Perché non dovrebbe? – gli chiesi.

– Sai com’è, è tornato Rukawa. Lo immaginavo un po’ distratto… – disse, sottintendendo più di quello che dovesse sottintendere.

– Di cosa stai parlando, Mitsui?

– C’è davvero bisogno che te lo dica? – buttò lì, sorridendomi malizioso.

– Si può sapere chi te l’ha detto? – alzai la voce e avvicinai il volto al suo, memore dei nostri vecchi tempi.

– Ehi, ehi, calma. Rukawa mi ha detto da tempo di lui e Hanamichi. – mi strattonò via – Non so ora che ci sia tra loro…

– E quando te l’avrebbe detto? – indagai ulteriormente.

– Un paio d’anni fa.

– Un paio d’anni fa, Rukawa era in America!

– Esistono i telefoni! – mi disse, strizzandomi l’occhio e salutandomi velocemente con la mano.

Ciò poteva significare solo una cosa: Rukawa aveva telefonato a Mitsui quando era a Chicago.

So perfettamente che Rukawa in America era dotato di telefono e poteva telefonare chi voleva ma... perché Mitsui?

Non avevano rapporti confidenziali e se proprio voleva avere informazioni su Hanamichi avrebbe potuto chiamare me, che ne sapevo di più, o direttamente lui.

Ovviamente, non appena ho visto Hanamichi, gli ho riferito subito della conversazione tenuta con lo sdendato.

Lui, però, ha minimizzato, dicendo che avrebbe chiarito con Rukawa.

La cosa più sconcertante della conversazione, poi, è stata un’altra.

Hanamichi mi ha rivelato la sua decisione di partire per Chicago con Rukawa!

Ha tenuto a puntualizzare che andrà lì solo per cercare di entrare nella squadra dei Bulls ma non so se è stato sincero fino in fondo.

Se il provino andasse male, lascerebbe davvero Rukawa per tornare definitivamente da sua moglie e suo figlio?
E se andasse bene, invece? Che ne sarà di loro?
Continuerebbe la sua vita, mantenendo Rukawa come amante o preferirebbe vivere la storia con lui alla luce del sole?

Mi sto facendo milioni di domande che probabilmente non hanno nemmeno sfiorato la testa di Hanamichi.

Lui si butta a capofitto nelle situazioni, senza pensare a quali saranno i reali risultati delle sue decisioni.

Medito di andare a parlare con Rukawa quasi subito.

Ho bisogno di avere delle risposte da qualcuno che non ha ancora perso totalmente il senno. E Rukawa è sicuramente quello che ha l’approccio più razionale alla vicenda.

Aspetto giusto qualche ora, che trascorro a bighellonare, per evitare di incontrare Hanamichi e poi raggiungo l’hotel.

Ho sentito dalla tv nazionale che Rukawa sta soggiornando all’Hotel Palace, al centro della prefettura di Kanagawa.

Prendo la metro e lo raggiungo velocemente.

All’ingresso quando chiedo di parlare con lui, mi ridono in faccia. Probabilmente sono già passate carovane di fan intenzionati a incontrarlo.

In un lampo mi viene in mentre di potermi giocare la carta “Hanamichi”. Lui deve avere libero accesso alla sua camera.

– Sono un amico di Hanamichi Sakuragi. – dico al portiere della hall – Se cortesemente potesse avvisare il signor Rukawa, le sarei grato.

– Ah. – lo vedo già cambiare idea – Mi può dire il suo nome?

– Sono Yohei Mito.

Lo sento confabulare al telefono per un po’. Capisco che non parla direttamente con Rukawa ma con una persona a lui vicina, magari una guardia del corpo, e poi mi dice di salire all’ultimo piano e di attendere fuori.

L’hotel, sapevo già da prima che fosse una struttura extralusso, ma vederlo dal vivo fa tutt’altro effetto.

Quando scendo dall’ascensore, mi figuro Hanamichi che ha fatto lo stesso percorso chissà quante volte.

Lui di certo non è il tipo che si fa condizionare dalla “ricchezza”, però ecco, a chi non farebbe piacere?

Un uomo altissimo in abito scuro e con l’auricolare, mi conduce fino alla stanza di Rukawa. Mi dice di bussare e poi si allontana.

Nello sfiorare la porta con le nocche delle mani, mi rendo conto di deglutire a fatica.

Dopo poco, viene proprio lui ad aprire la porta.

Indossa una felpa dell’attuale squadra di Hanamichi e credo sia proprio di Hanamichi, visto che è almeno di una taglia più grande.

La prima cosa che noto, oltre alla felpa, è che Rukawa è bellissimo.

Ok ok, sapevo già da prima che Rukawa è un bel ragazzo, non sono mica cieco! Però è da parecchio che non lo vedo e, forse, è la prima volta che lo faccio a una distanza così ravvicinata.

In questi anni ha acquisito una maturità che non gli ha indurito per niente i lineamenti. Anzi, l’ha reso più aggraziato e forte di un tempo.

– Ti aspettavo. – mi dice – Sapevo saresti venuto. – E mi fa spazio all’ingresso per farmi entrare.

Dentro di me, so già di aver perso.

La stanza è qualcosa di indescrivibile: dal camino alle maioliche, dalla Jacuzzi all’oggettistica di cristallo, dal letto a baldacchino alle lenzuola di seta completamente sfatte.

Eh sì, deve essere proprio passato Hanamichi!

Rukawa mi fa accomodare su un tavolo con le sedie imbottite in fondo alla camera e mi porge un bicchiere di vino bianco che io rifiuto con un gesto della mano.

– Non sono qui per una visita di cortesia.

Lui capisce e si siede davanti a me, accavallando le gambe lunghe.

– Dai, spara. – aggiunge, sorseggiando il vino che si è versato per lui.

– Lascialo stare. – cerco di essere il più diretto possibile, onde evitare fraintendimenti. Resto in piedi a fissarlo con i pugni stretti.

– Hanamichi è abbastanza grande da prendere le sue decisioni.

– Hanamichi, però, non è abbastanza lucido per prendere decisioni che riguardano te! – puntualizzo.

– Ti sei mai chiesto perché non è lucido quando si tratta di me? – mi chiede e io so già dove vuole andare a parare.

– So benissimo che è innamorato perso di te! – anticipo le sue motivazioni – Qua non è in discussione l’amore di Hanamichi ma il tuo! Non ti sei fatto né vedere né sentire per cinque anni e ora vieni a riprendere il tuo giocattolino…

Lui ha un cenno di stizza con l’occhio destro ma non si smuove più di tanto. Appoggia il bicchiere sul tavolo e si alza in piedi per farsi più vicino a me.

Riesco a sentire distintamente il suo profumo di vaniglia, la sua pelle calda. Quanto deve essere morbida?

– Solo Hanamichi e io sappiamo cosa c’è tra noi e non ho la minima intenzione di parlarne con te. – dice e poi abbassa la voce quasi in un ringhio – Resta che non sono io quello sposato, non sono io quello che è diventato padre. Io sono quello che è venuto a riprenderselo, come gli avevo promesso!

– Ma che razza di promessa avresti mantenuto? – chiedo e mi rendo conto di aver alzato un po’ troppo la voce. Ma con Rukawa è dannatamente difficile controllarsi! – Hanamichi ha sofferto per te, l’ho visto quasi morire per te. Lui non voleva sposare Sakura, aspettava solo che tu gli chiedessi di non farlo…

– Ero stato chiaro con Hanamichi: sarei tornato da lui non appena avrei potuto.

– E hai potuto solo dopo cinque anni? Il telefono per chiamare Mitsui però ce l’avevi… – gli sbatto in faccia, sorridendogli ironico.

– Uff, ancora questa storia di Mitsui. – dice lui, muovendo la mano con fare annoiato – Lo sentivo per parlare di Hanamichi. Di certo non potevo chiamare te…

– E invece avresti potuto benissimo!

– Sbaglio o sei tu che gli hai presentato quell’altra? – mi domanda, anche lui ironico – Sbaglio o sei tu quello che mi sta chiedendo di lasciarlo?

– Hanamichi è felice, Rukawa! Ha una brava moglie, un bambino che ha bisogno di un padre, un lavoro che lo soddisfa…

– Hanamichi ama me. Questo è ciò che conta! – sentenzia, andando nuovamente a sedersi.

Meno male, era così vicino a me che a malapena riuscivo a respirare.

È terribilmente alto e forte e bello.

Per la prima volta capisco come anche un eterosessuale come Hanamichi abbia sputtanato ogni convinzione per lui.

L’immagine di Sakura e del piccolo Kaede, però, mi si parano innanzi. Rukawa non ha bisogno di Hanamichi ma sua moglie e suo figlio, sì!

– Tu non lo ami come lo ama Sakura! Lei non l’avrebbe mai abbandonato per la carriera…

– Avevo diciotto anni. – dice lui, calcando la parola “diciotto” – Sai cosa significa per un diciottenne andare a letto con una persona dello stesso sesso? Accorgersi di amarla più di se stessi? Voler mandare a puttane tutto per lui? – ci pensa un po’ su, poi aggiunge – Ho avuto paura, cazzo! Anche Kaede Rukawa può provare un sentimento come la paura. Ora sei contento?

Mi accorgo che mentre stringe le mani a pugno, gli tremano leggermente. Questa confessione gli deve essere costata molto cara.

Ricomincia a sorseggiare il vino per darsi un contegno ma il liquido si muove ondulatorio, avanti e indietro.

Probabilmente se non ci fossi io ma Hanamichi, si sarebbe accoccolato tra le sue braccia per essere consolato.

È come se per la prima volta mi rendessi conto che Kaede Rukawa è una persona, alta, bella, forte ma soprattutto fragile.

Mi chiedo se queste cose le abbia dette anche ad Hanamichi, se anche Hanamichi abbia visto questo lato sensibile di Rukawa.

Mi rispondo subito di sì, deve essere proprio questo ad avergli fatto perdere la testa.

Mi avvio verso la porta. Dopo le sue parole, non posso di certo contestare i suoi sentimenti. Posso attaccarlo sul comportamento che ha avuto negli ultimi cinque anni ma mi ha già spiegato da cosa è derivato.

Quando prendo la maniglia della porta tra le mani, parlo per l’ultima volta dandogli le spalle.

– Ti chiedo solo di evitare a Sakura e a Kaede una situazione umiliante. Non meritano di soffrire.

Senza attendere risposta, chiudo la porta dietro di me e mi ci appoggio contro.

Come sarà possibile per loro non soffrire, quando la sola idea che Hanamichi vada via con lui fa soffrire anche me?


 
 
 
 
È trascorsa una settimana dalla partenza di Hanamichi per gli Stati Uniti.

In questi sette giorni sono stato spesso a casa di Sakura per sbrigare le faccende di cui prima si occupava lui e per badare un po’ al piccolo Kaede.

Hanamichi chiama almeno una volta al giorno. Inizialmente parla con sua moglie, poi si fa passare il bambino.

Onestamente, non so se telefoni per un sorta di obbligo nei loro confronti o perché senta davvero la loro mancanza.

Spero sia la seconda motivazione a spingerlo, almeno avrebbe una ragione in più per tornare a casa.

Il provino per i Bulls c’è stato tre giorni fa. Hana ha detto che è andato bene e che si è dovuto scontrare con Rukawa in un uno contro uno. Pare abbia addirittura vinto.

Ammetto di aver pensato che Rukawa l’abbia fatto vincere di proposito.

Ho potuto facilmente capire, dalle parole che mi ha rivolto in hotel, che lui sarebbe disposto a fare di tutto per Hanamichi.

Quelle parole, in realtà un po’ tutto il discorso, continuano a vorticarmi in testa da giorni.

Persino di notte la mia testa le rimugina e le spezzetta per capire davvero cosa nascondano, cosa nasconda davvero lui.

Rukawa ha tutto dalla vita e potrebbe avere ancora di più.

È ricco sfondato, pieno di talento e successo, è dotato di una bellezza che non ho mai visto in nessun essere umano.

Eppure lui, dopo cinque anni, è venuto a riprendersi il compagno di squadra da cui si faceva sbattere ai tempi del liceo.

Inizialmente l’ho considerato come il capriccio di una star.

Ma le sue parole sono state talmente forti e sembravano talmente sincere che persino a me è venuta voglia di dargli la benedizione.

Quello che è certo è che capisco Hanamichi.

Credo che chiunque al suo posto, avrebbe ceduto.

Probabilmente anche io.

Rukawa è un uomo, me ne sono accorto benissimo. Ma è dotato di una capacità attrattiva che supera qualsiasi barriera sessuale.

Persino io, che non ho mai pensato a un uomo in quel senso, mi sono eccitato come un poveraccio solo sentendo il suo profumo, solo guardandolo a un passo da me.

E ora Hanamichi è con lui.

Si staranno godendo questa settimana da piccioncini nell’attico milionario di Rukawa.

Hanamichi starà già lì a pensare a come sarà trasferirsi, a vivere sempre con lui, a realizzare definitivamente quel sogno d’amore che coltiva da anni.

Dopo le visite mediche dovrà comunque tornare a casa e affrontare la situazione che ha lasciato qui.

Dovrà smettere i panni del ragazzino innamorato e tornare a indossare quelli del padre e del marito.

Guardo Sakura, seduta sul tappeto, che gioca con il piccolo Kaede e non posso che provare tristezza.

Lei è felice, si fida ciecamente di Hanamichi. È sicura che a breve tornerà e, nel peggiore dei casi, la porterà con sé a Chicago.

Non immagina minimamente che Hanamichi non l’ha mai amata e che probabilmente non l’amerà mai.

Smanetto un po’ con il telecomando, alla ricerca di qualche programma interessante e mi fermo su un canale sportivo. Non si sa mai che diano qualche notizia riguardo il provino di Hanamichi.

Per ora dovrebbe essere tutto top secret ma se la trattativa andasse in porto, Hanamichi diventerebbe il terzo giocatore giapponese della storia a giocare in NBA, ovviamente conteggiando anche Rukawa.

La giornalista annuncia nel sommario novità proprio su Rukawa e raddrizzo subito le orecchie.

Probabilmente ci sono notizie sulla sua convocazione in nazionale.

Dopo i primi due servizi, spara la bomba.

– Il settimanale “One” – dice la donna bionda in tv – domani pubblicherà uno scoop sulla vita privata di Kaede Rukawa, il noto giocatore giapponese dei Chicago Bulls. Non si conosce ancora la natura della notizia, ma si vocifera che si tratti di un amore segreto che il campione coltivava da anni qui in Giappone.

Il mio pensiero va direttamente ad Hanamichi. Non può che essere lui!

E subito dopo penso a Sakura: se lo sapesse dalla tv, per lei sarebbe la fine!

Scoprirebbe ciò che il marito le nasconde da anni, dalla bocca di estranei e su pubblica piazza.

Possibile che si siano fatti beccare? Che siano stati così incoscienti?

Da ciò che so Hanamichi e Rukawa si incontravano solo in hotel e lì erano talmente accerchiati da guardie del corpo che era impossibile far trapelare la notizia.

A meno che non sia stato proprio qualcuno che lavora per Rukawa a spifferare tutto.

Devo chiamare immediatamente Hanamichi. È l’unica soluzione!

Dico a Sakura che ho dimenticato un impegno urgente e corro a casa mia. Non posso permettermi di chiamarlo in sua presenza.

Provo a mandargli un messaggio, dicendogli che ho bisogno di sentirlo e che può contattarmi quanto prima a casa. Intanto corro come un forsennato per attaccarmi alla cornetta.

Non appena apro la porta, sento il telefono squillare.

Lo raggiungo in men che non si dica. Deve essere Hanamichi.

– Yo, si può sapere che succede? Kaede sta bene?

– Sì, Sakura e Kaede stanno bene. Il problema è un altro… – gli dico con il fiatone.

– Sarebbe? Ti ricordo che sono negli Stati Uniti, vai al sodo!

– Oggi al Tg hanno detto che domani su “One” usciranno delle foto che ritraggono Rukawa in compagnia di una persona qui in Giappone!

– E chi sarebbe questa persona? – minimizza, non comprendendo il nocciolo della questione – Mi fido ciecamente di lui.

– Ha ragione Rukawa quando dice che sei un idiota! – mi infervoro io – Quella persona potresti essere tu!

– Io? – domanda lui, pensandoci un attimo – Ma è impossibile! Siamo stati attentissimi!

Sento Rukawa in sottofondo. Probabilmente gli chiede cosa sia successo e Hanamichi spiega in breve la situazione.

Rukawa, allarmato, subito gli tira via l’apparecchio dalle mani.

– Sei certo di quello che dici? – mi domanda senza nemmeno salutarmi ma capisco la situazione…

– Da quello che ho potuto intuire, le foto sono state scattate nella settimana del tuo rientro in Giappone. Il nome di Hanamichi non è stato fatto, nemmeno è stato detto il sesso della persona che era con te… insomma, non so chi possa essere, chi tu abbia visto in quei sette giorni!

– Io non ho incontrato nessuno fuorché Hanamichi… – ammette in un sussurro e a me manca un battito.

Quelle foto devono ritrarre per forza loro due.

– Vi siete mai visti in pubblico? Avete mai avuto effusioni all’aperto?

Rukawa ci pensa un po’, poi mi dice:

– La sera che ci siamo visti la prima volta. Eravamo in auto. Ma non c’è stato niente tra noi.

– Ok, non ricordi nient’altro?
– Dopo l’allenamento con i ragazzi dello Shohoku, in palestra… – sussurra a malapena, ricordando il momento.

– Voi siete due pazzi sconsiderati! – do subito i numeri – Non conosci nessuno che possa bloccare questa situazione? – gli chiedo ormai sconfortato.

– Devo fare un paio di telefonate ma ormai il giornale è in stampa…

Stacchiamo in fretta così che Rukawa possa contattare chi di dovere e io intanto mastico amaro.

Se dovessero veramente uscire fuori foto sul conto di Hanamichi e Rukawa finirebbe tutto: la storia con Sakura, la vita spensierata del piccolo Kaede, la carriera di Hanamichi, la stessa carriera di Rukawa…

Cosa cavolo hanno combinato?

Passo le successive due ore a consumare il corridoio, facendo avanti e indietro.

Provo a pensare a una qualsiasi soluzione ma non riesco a cavare un ragno dal buco.

Ci sarebbe un’unica cosa da fare: bloccare la stampa di quelle foto. Ma io purtroppo non ho conoscenze nel campo!

Quando mi chiama Rukawa, anche lui pare rassegnato.

– Ho parlato con il direttore di “One” – dice – purtroppo il giornale è in stampa e c’è poco da fare.

– Hai provato a offrirgli dei soldi? – non so cos’altro proporre.

– Certo, che pensi? Ma da quelle foto dipendono le sorti del giornale e della sua carriera!

– Dannazione! – impreco – Cosa ci resta da fare?

– Ho già allertato il mio ufficio stampa. Domani tengo una conferenza. Cercherò di proteggere la famiglia di Hanamichi, sta’ tranquillo.

– Ma Sakura verrà a sapere di te e Hanamichi dalla tv! – gli urlo al telefono. Rukawa non deve aver compreso che è questo ciò che mi preme di più!

– Era solo questione di tempo… – se ne esce lui. Ma Hanamichi doveva tornare a casa e parlarle!

– Tu forse non ti rendi conto che stiamo parlando di una donna e di un bambino che vedranno il loro padre e marito che bacia un altro uomo su un canale nazionale!

– Purtroppo io e Hanamichi a questa distanza possiamo fare poco. Mi resta solo la conferenza stampa. – afferma lui lapidario.

– Le devo parlare io. – gli dico, mordendomi il labbro rassegnato – Non può saperlo dalla tv.

Ci salutiamo e mi passa Hanamichi.

– Mi spiace, Yo… – mi risponde lui. Dalla voce, credo abbia pianto.

– Anche a me. – dico con un nodo in gola – Le devo parlare stasera.

– Io vorrei chiamarla ma non so se il telefono possa essere il mezzo giusto… magari dopo che le hai parlato tu!

– Non credo voglia sentirti, poi. – dico risoluto.

– Immagino. – e dopo qualche secondo di silenzio, aggiunge – Oggi ho firmato con i Bulls. Comincio a giocare dalla prossima stagione.

– Beh almeno una buona notizia, aver firmato prima dello scatenarsi della tempesta tutelerà la tua carriera.

– Una magra consolazione. – afferma sconfortato – Prometto che faremo il possibile perché Sakura e Kaede ne escano puliti. Glielo devo!

– Ora vado da loro. – tronco in fretta la conversazione – Ci sentiamo appena ci sono novità.

– Yo… – mi chiama un’ultima volta.

– Dimmi.

– Nel mio comodino, c’è un diario che conservo dai tempi del liceo. Faglielo leggere.

– Ok, grazie per il suggerimento. – Credo possa essermi utile. Non so proprio da dove cominciare il discorso. Soprattutto tenendo in conto i miei sensi di colpa: in fondo ho presentato io Sakura ad Hanamichi, nonostante conoscessi benissimo la situazione sentimentale di lui!

– Perdonami… – dice nuovamente prima di salutarci.

– Non è il mio perdono che devi chiedere.

Stacco la cornetta. Non c’è tempo da perdere. Vado subito da Sakura!

Appena entro in casa, la vedo intenta a preparare la cena per il piccolo. Le chiedo di andare al piano di sopra ché ho bisogno di prendere dei documenti per Hanamichi.

Beh, non è molto distante dalla realtà!

Ho bisogno di leggere il diario, per capire se veramente posso affidare la confessione di Hanamichi a quelle pagine.

Lo trovo nel secondo cassetto del comodino, sotto la biancheria di Hanamichi. Lo sfoglio  prima, poi torno indietro e comincio a leggere dalla prima pagina.

Subito capisco che Hanamichi ha iniziato a scrivere quando è cominciata la sua storia con Rukawa.

Sottolineo i passi che più mi colpiscono. Potranno essermi senz’altro utili!

Sarà che non posso dirlo a nessuno, sarà che non ci credo neanche io ma sento il bisogno impellente di scriverlo. Oggi tra me e Rukawa è successo qualcosa che non capisco cosa sia. L’ho baciato, l’ho toccato, sono venuto dentro di lui, ho provato un piacere che non ho mai immaginato di provare. Sono un pazzo, un folle, una checca, la peggiore delle checche, il peggiore degli innamorati.

Non riesco a stargli lontano e quando è lontano, non riesco a non pensare a lui. Provo piacere persino nel guardarlo mentre dorme sul suo banco a scuola. Anche lui mi lancia delle occhiate. Che provi la stessa cosa che provo io? Che sia anche lui pazzo come lo sono io?

Ieri non ce l’ho fatta più e sono corso a casa sua. Appena ha aperto la porta, l’ho baciato. In due secondi eravamo già nudi nel suo letto. È stato più bello di quanto ricordassi. Lui è più bello di quanto sperassi. Quando sono con lui, non mi importa più di niente e nessuno, nemmeno di me stesso.

Oggi l’abbiamo fatto nel bagno della scuola. Non so che mi prenda, non riesco a resistergli e credo che lo stesso valga per lui. Finora non ci siamo parlati al riguardo, lui a malapena mi saluta in corridoio, ma io vorrei tanto dirgli che non è vero che lo odio e che, anzi, lo amo da impazzire, che farei di tutto per lui, anche negare che lo amo da sempre.

Abbiamo litigato. Doveva succedere. Era già strano che non fosse ancora successo. Abbiamo fatto sesso e poi abbiamo litigato. Ci siamo picchiati pesantemente. Credo che domani avrà un livido grosso quanto un pugno sulla faccia. Se l’è meritato! Non capisco perché non risponda alle mie domande! Lo vuole capire che da quando è successo quello che è successo, ho solo punti interrogativi e nessuna certezza?

Lo amo. Punto. Non c’è altra spiegazione alle mie mani che tremano, al mio cuore che batte all’impazzata, al mio olfatto che non riesce a percepire nessun profumo che non sia il suo. Se lo raccontassi a Yohei, penserebbe che vado a letto con Rukawa solo perché le ragazze non mi si filano ma non è così! Io non desidero altri che Kaede. Non potrei nemmeno immaginarmi vicino a una persona che non sia lui. E per quanto possa sembrare assurdo dirlo a sedici anni, so con certezza che non riuscirò ad amare nessuno come amo lui.

Siamo usciti per la prima volta insieme. L’ho invitato a giocare al campetto con me e lui ha accettato senza nemmeno pensarci su. Nello scontro, ho dato il meglio che potevo. Kaede mi ha guardato orgoglioso e mi ha accennato un sorriso. Credo di non aver mai visto niente di più bello! L’ho baciato lì, probabilmente ci ha visto anche qualcuno. Non ho resistito e lui non si è allontanato! Poi siamo andati a cena insieme e a casa sua. È stato stupendo! Voglio solo che ieri sera diventi tutta la mia vita, che lui diventi mio, per sempre!

Siamo appena tornati dalla gita scolastica. Ora indosso il braccialetto che abbiamo acquistato insieme a Tokyo. Lui ne ha uno uguale. In realtà, l’ha comprato prima lui, poi ho voluto prenderne uno anche io per avere un segno tangibile del nostro legame. Se non è visibile a nessuno, voglio che sia palese almeno per noi, soprattutto per lui.

Ho trovato i documenti del trasferimento. Rukawa va in America, senza dirmi niente, senza di me. Mi sembra di impazzire. Gli ultimi due anni sono volati come il vento, sono volati tanto lontani da diventare invisibili. Lui diventerà invisibile. Lo conosco troppo bene, so che scomparirà nel nulla. È troppo testardo per capire cosa sta lasciando! Io lo amo e lui mi ama. Ne sono certo, lo vedo nei suoi occhi, nel modo in cui mi tocca e fa l’amore con me. Quando siamo insieme, ha lo stesso sguardo di quando gioca a basket. Non può rinunciare a me! Non glielo permetterò, a costo di ucciderlo e di uccidermi!

Rukawa è partito stamattina. Non ce l’ho fatta a tenerlo a distanza e ieri sera l’ho raggiunto. Abbiamo fatto l’amore tante di quelle volte che non riuscivo più a sentire il mio corpo, che non riuscivo più a capire quale fosse il confine del mio e del suo corpo. Mi ha chiesto di aspettarlo, ha detto che tornerà da me. So che sarà così ma ho paura, ho freddo e mi sento tremendamente solo. Ne devo parlare con qualcuno il prima possibile! Ho pensato a Yohei, non saprei a chi altri rivolgermi. Spero capisca. Sto così male da non saprò dargli nessuna spiegazione ma ho bisogno di comprensione e di un abbraccio.”

Oggi ho parlato di Rukawa con Yohei. Lui è rimasto molto sorpreso ma ha capito. Oddio, più o meno ha capito. Non so nemmeno io cosa ci sia stato tra me e Kaede, figurarsi lui! La cosa in realtà non mi ha fatto stare bene come speravo. Il nodo che mi artiglia la gola non accinge a sciogliersi. Ho solo voglia di dormire. Credo che non scriverò mai più.

Rukawa è partito un mese fa e di lui non ho ricevuto nessuna notizia. Ho paura che questo periodo di silenzio duri in eterno, che la sua promessa di ritorno sia solo una scusa. Se davvero fosse così, per me niente avrà più senso. Vivo in sua attesa, non vivo per nient’altro che per lui. Temo dovrò farla finita e più che “temere”, lo spero. Sono stanco e ho tremendamente bisogno di lui.

Mi sono iscritto a fisioterapia. Seguo i corsi e mi alleno con la squadra universitaria. Di Rukawa nessuna notizia. Mi manca da impazzire e, ogni volta che mi manca, studio e mi alleno. Praticamente non faccio altro, non faccio altro che sentire la sua mancanza.

Sono andato a letto con una ragazza e l’ho chiamata “Kaede”. Io devo essere impazzito. Non faccio sesso da tre anni e che vado a pensare? A Rukawa che mi ha mollato? Deve avermi fatto qualche incantesimo, un sortilegio meschino. Ho goduto come un poveraccio cercando di figurarmi lui davanti a me, tra le mie braccia. Non riuscirò a fare l’amore con nessun altro, non ho voglia di farlo con nessun altro, spero di non rivederla mai più.

Sakura è incinta. È venuta a dirmelo oggi, ha detto che è disposta a crescere il bambino da sola ma vuole tenerlo. Io non ho avuto alcuna reazione, non sono né felice né triste. Da un lato penso che ho una motivazione in più per andare avanti, dall’altra penso che se lo sapesse Kaede tra noi sarebbe finita per sempre. Sto per diventare padre ma il mio unico pensiero è: tornare a essere l’amante di Rukawa. Se lo sapesse Sakura… probabilmente abortirebbe senza pensarci due volte.

È stato il giorno più triste della mia vita. Non ho fatto altro che piangere e ricevere auguri da persone impensabili e di cui non mi importa nulla. La maggior parte del tempo, l’ho trascorsa a guardare la porta nella speranza che Kaede si facesse vivo.
Ah, oggi ho sposato Sakura. Ora mi attende in camera, si aspetterà chissà cosa, io piuttosto preferirei dormire, dormire per sempre.


È uguale a lui. Non so se è ossessione, se c’entra sempre quel sortilegio malvagio che mi ha inflitto ma mio figlio è uguale a Kaede! Quando l’ho visto, non sono riuscito a trattenermi dal pronunciare il suo nome. Sakura mi ha sentito e ha deciso di chiamare nostro figlio così. Esatto, proprio “Kaede”! Come il mio cuore, la mia vita, l’aria che respiro, la pompa della mia esistenza. Quando sono uscito dall’ospedale, sono andato dritto a casa di Rukawa. Lui ovviamente non c’era. Se solo sapesse… quanto ancora lo amo.

È tornato! Ieri notte! È intelligente, sagace, sorridente, bellissimo, perfetto, come prima, più di prima. Siamo andati in hotel da lui e l’abbiamo fatto tutta la notte. Mi ama, capisci? Vuole che vada con lui a Chicago! E a me non importa più di nessuno, del piccolo Kaede, di Sakura, degli anni trascorsi ad aspettarlo invano. Voglio solo scappare con lui ed essere felice!

Leggendo questi passi, capisco quando Hanamichi mi diceva di amarlo alla follia. C’è veramente qualcosa di folle nel sentimento che li unisce ed è qualcosa che non mi spaventa. Anzi! Mi crea quasi invidia.

Si può davvero amare fino a questo punto? Hanamichi sta rinnegando il suo stesso sangue per lui.

Purtroppo non è il momento per porsi domande esistenziali. Devo scendere giù e parlare con Sakura.

Non so che tipo di rassicurazione possa trarre da queste pagine, probabilmente odierà Hanamichi ancora di più. Il suo sentimento per lei ne esce a dir poco distrutto. Ma almeno capirà che non potrà farsi alcun tipo di illusione!

Hanamichi ha praticamente costruito una famiglia sulla finzione e quella famiglia crollerà oggi stesso, davanti ai miei occhi.

Non posso fare altrimenti! Non saprei come descrivere l’amore di Hanamichi e Rukawa, se non utilizzando le stesse parole di Hanamichi.

Oltre alla difficoltà del momento, si aggiunge questo senso di colpa che non va via.

Se fosse stato per Hanamichi, non avrebbe mai incontrato Sakura, figurarsi sposarla e averci un figlio.

Sono stato io a spingere l’uno nelle braccia dell’altra!

Hanamichi più volte mi ha ripetuto che non voleva, che non amava altri che lui. E io non ho voluto credergli, mi sembrava da folli continuare ad amare un uomo scomparso nel nulla…

Mi sembrava da folli perché forse non ho mai amato davvero…

Prendo il diario per portarlo al piano di sotto ma mentre lo faccio vola via una lettera dal suo interno. Nello stesso momento Sakura entra in camera. La lettera praticamente finisce ai suoi piedi.

Lei la raccoglie e mi chiede cos’è.

Le dico di sedersi così da leggerla insieme.

Non so di che si tratti ma ormai non posso più nasconderle niente, anzi ogni cosa deve venire allo scoperto. Anche ciò che è ancora ignoto a me!

Quando prendo la busta tra le mani, scopro dal mittente che è una lettera di Rukawa.

La apro e sopra c’è la data. Facendo qualche calcolo, dovrebbe corrispondere al periodo della sua partenza per gli Stati Uniti.

Sakura si siede di fianco a me sul letto e la leggiamo insieme.

Caro Hana,

quando leggerai questa lettera, io probabilmente sarò su un aereo di sola andata per gli Stati Uniti. Gli ultimi tempi per noi non sono stati facili. Probabilmente penserai che non sono stati facili soprattutto per te, visto che io andrò via per realizzare il mio sogno mentre tu resterai in Giappone da solo. In realtà, a dispetto di quello che tu possa credere, questa partenza è frutto di un lungo ragionamento e di tanto dolore.
Dopo i due anni trascorsi insieme, l’ultima cosa che vorrei fare è lasciarti. Per quanto credessi che il basket fosse il mio unico sprone, per quanto io abbia cercato di convincermene, mi sono reso conto che i miei momenti più felici li ho trascorsi con te. Non so se sono riuscito a dimostrartelo, se sono riuscito a farti capire quanto ti sia riconoscente e quale tipo di sentimento mi leghi a te. Spero vivamente che tu abbia percepito in me un decimo dell’amore che mi hai dimostrato tu negli ultimi due anni! Forse avrei fatto meglio a dirtelo, sarebbe stato decisamente più semplice… ma non ce l’ho mai fatta!
Io, Hana, sto letteralmente scappando. A volte sento di avere un legame così viscerale con te da provare paura. Sono terrorizzato da questo sentimento per cui potrei lasciare tutto: il basket, gli Stati Uniti, la vita. E ora non posso permettermelo. Non a diciotto anni! Non ho la forza di vivere allo scoperto la nostra storia, di amarti realmente così come ti amo nel mio cuore. Ho bisogno di tempo! Spero tu possa capire e, soprattutto, perdonarmi.
Ti chiedo solo una cosa: aspettami. Non appena sarò pronto, tornerò da te. E per quanto possa sembrare assurdo, per quanto ti sembrerà troppo farti questa richiesta: ti prego di tenervi fede.
Hana, io so per certo che tornerò da te! Come lo sai bene anche tu. Nessuno lo sa meglio di noi. Il tempo passerà in fretta e finalmente potremo vivere l’amore che in questi due anni abbiamo solo sognato.
Ricordati: perdonami e aspettami! Non dimenticartene mai, non dimenticarmi mai.


Per sempre tuo,

Kaede


Sakura, leggendo, non ha mosso il viso nemmeno per un istante. Solo dopo aver notato il nome sul fondo si è voltata per guardarmi negli occhi. Ha assunto uno sguardo vuoto e perplesso, anche se in fondo mi è sembrato di vedere una lucina di comprensione, come se stesse ricostruendo i vari tasselli di un puzzle.

– Che significa? – mi chiede.

E io non posso fare altro che essere diretto.

– Hanamichi, all’epoca del liceo, aveva una storia con Rukawa. Questa è una sua lettera… – e gliela porgo.

Lei la prende con le mani che tremano.

– Tu lo sapevi? – chiede, alzandosi in piedi. Com’è naturale che sia, la sua incomprensione si sta trasformando in rabbia – Ora è con lui, è solo con lui… – dice portandosi le mani e dunque la lettera davanti alla bocca.

Io sto in silenzio. Non posso aggiungere altro, anche perché c’è poco altro da aggiungere.

Le prendo dal comodino, dove l’avevo poggiato, il diario di Hanamichi e glielo porgo.

Lei mi guarda negli occhi, i suoi sono ormai lucidi, e sembra chiedermi con lo sguardo cos’altro debba sapere.

– Questo è il diario di Hanamichi. Ti conviene leggerlo. – le dico e la lascio sola. È giusto che affronti questo momento senza la mia presenza ingombrante – Quando vuoi parlarne, mi troverai al piano di sotto.

Le accarezzo una spalla e chiudo la porta. Dovrà essere forte, dovrò essere forte.
 

 


Sakura ha pianto tutta la notte sulla mia spalla sinistra. Non ha detto una parola. Solo una frase questa mattina allo spuntare del sole.

– Mi spiace solo che mio figlio abbia il suo nome…

Ovviamente si riferiva al nome di Rukawa. Hanamichi poteva risparmiarle quest’altra bella umiliazione.

Lei è una ragazza forte, per carità. Di certo non affronterà l’abbandono come Hanamichi ha affrontato l’abbandono di Rukawa.

Ciò che mi preoccupa è il tipo di reazione che potrà avere nei confronti di Hanamichi!

Su quel diario non c’è nemmeno una parola di affetto nei verso Sakura. Quasi come se in questi anni l’avesse vista come una sorta di ostacolo alla sua relazione con Rukawa.

Hanno vissuto insieme per due anni ma lui non ha mai parlato nemmeno di senso di amicizia!

Di certo, Hanamichi non la odiava ma anche a me diventa per la prima volta palese che lui non le volesse nemmeno bene.

Vorrei chiedere a Sakura come abbia fatto a non accorgersi di niente, che tipo di rapporto avessero, anche dal punto di vista sessuale, visto che, da quello che scrive Hanamichi, non ne era minimamente attratto.

Ora però non è il momento per parlarne.

Anche perché per parlare di questo dovrei fare i conti pure con le mie responsabilità nella vicenda!

Io sapevo del sentimento di Hanamichi nei confronti di Rukawa ma mai avrei immaginato che arrivasse fino a questo punto.

Qualche volta mi sono persino illuso che Hanamichi si stesse innamorando di Sakura!

Per non parlare dell’altra questione da affrontare.

Tra poco la situazione familiare di Sakura sarà di dominio pubblico ed è giusto che sappia così da tutelare se stessa e suo figlio.

– Sakura? – la chiamo, scuotendola per un braccio. Si è appisolata un po’, sempre appoggiata su di me.

– Hn? – mi chiede, stropicciandosi gli occhi.

 – Ascolta, non credo che questa storia di Hanamichi e Rukawa rimarrà a lungo nascosta…

– In che senso? – chiede ancora. Non credo abbia nemmeno immaginato che Hanamichi tra poco sarà una persona nota alle cronache (rosa, ahinoi!).

– Rukawa è molto famoso qui in Giappone, Hanamichi a breve sarà un suo compagno di squadra…

– Ah sì, capisco. – dice lei abbassando il volto – Ora però non ci voglio pensare, per il momento ci siamo solo io e Kaede…

– So che hai bisogno di tempo ma temo che questo tempo non ci sarà! – mi trovo a dirle. Deve affrontare la vicenda il più in fretta possibile!

– Non capisco… che stai dicendo?

– Già oggi usciranno delle foto di Rukawa. Temo ritraggano lui e Hanamichi insieme.

Lei allarga la vista sbigottita. Capisce immediatamente che nel giro di qualche ora le sue vicende saranno date in pasto al pubblico.

– No, no, no. – balbetta – Come ha potuto farmi anche questo? – chiede più a se stessa che a me e dagli occhi ricominciano a sgorgare lacrime – Dimmi Yohei, cos’ho sbagliato con lui? Perché mi sta capitando tutto questo?

E io non so che dirle. La stringo solo forte a me e la bacio tra i capelli.

– Mi spiace, Sakura! Non sai quanto mi spiace! – provo a consolarla – Credo sia semplicemente innamorato…

– Ha una moglie e un figlio… delle responsabilità! E lui che fa? Va in giro a farsi fotografare con l’amante?

Vorrei difendere Hanamichi, vorrei provare a riqualificarlo ai suoi occhi ma mi rendo conto che almeno su questo fronte lei ha ragione.

Hanamichi è stato egoista. Non ha pensato a nient’altro che alla sua felicità.

Ovviamente non è il momento per attaccarlo, soprattutto davanti a lei!

Hanamichi resta il mio migliore amico. Anzi, devo fare in modo che Sakura lo perdoni e non lo allontani dal piccolo Kaede.

La mattinata trascorre tra le lacrime e le dormite di Sakura che crolla sfinita dal dolore. Riesce a ridestarsi solo davanti al Tg delle 13, quello che contiene il servizio su Rukawa.

Vengono mostrate le foto che usciranno su “One” domattina. A quanto pare la pubblicazione è stata rimandata di un giorno. Credo che c’entri lo zampino di Rukawa.

Che poi tra oggi o domani c’è poca differenza.

Le foto circolano già su tutte le reti.

Nello specifico ce n’è una che ritrae Hanamichi che stringe di spalle Kaede e una in cui si baciano nello spogliatoio della palestra. Una terza in cui sono mano nella mano fuori alla vecchia casa di Rukawa. In una quarta sono in auto fuori all’Hotel Palace.

I giornalisti ovviamente hanno ricamato su queste quattro immagini l’intera vicenda.

Il noto basketman giapponese Kaede Rukawa è stato beccato nella settimana trascorsa a Kanagawa con un suo vecchio compagno di liceo. Si tratta di Hanamichi Sakuragi, giocatore del Fuji e allenatore dello Shohoku. I loro atteggiamenti non lasciano adito a dubbi: tra loro ci sarebbe una relazione che dura da anni. Si vocifera che stessero insieme già dai tempi del liceo.
I dubbi sulla presunta omosessualità di Rukawa erano già sorti durante la sua permanenza in America, non avendo mai quest’ultimo intrattenuto relazioni sentimentali, nonostante le numerose schiere di fan. Con queste foto, in edicola domani su One, ormai i “gusti sessuali” del campione giapponese divengono noti.
A rendere maggiormente intricata la vicenda è lo status sentimentale di Sakuragi. Il rimbalzista del Fuji è, infatti, sposato e ha un figlio che, a quanto pare, si chiama “Kaede” come la stella d’oriente dell’Nba. Che i due giocatori abbiano deciso di adottare il figlio di Sakuragi? Che il matrimonio di Sakuragi sia solo una copertura?
Queste e altre domande troveranno risposta domani sulla rivista “One”. Per ora la bufera colpisce soprattutto la nota squadra dei Bulls. Sakuragi, infatti, avrebbe già firmato il contratto con i tori americani entrando insieme a Rukawa nella storia del basket giapponese. La situazione potrebbe anche cambiare dopo la scoperta della liaison, facendo piombare i due giovani dalla storia della cronaca sportiva alla cronaca rosa mondiale
”.

Che merda! L’unica cosa che riesco a pensare sentendo questi servizi è: che merda!

Parlano ipoteticamente di figli, adozioni, matrimoni come se avessero un qualche fondamento e senza badare al fatto che dietro queste notizie ci sono delle persone reali.

Sakura guarda i servizi dei tg in silenzio.

Siede sul divano con un ginocchio tirato al petto ed è illuminata dal solo schermo. Mi ha espressamente chiesto di spegnere tutte le luci.

La guardo dall’anta della cucina. Su di lei sono riflesse le foto di Hanamichi e Rukawa che la tv proietta da ore.

Non c’è canale che non abbia parlato di loro.

Il piccolo Kaede ora dorme ma prima ha guardato anche lui la tv e ha detto “papà”, vedendo Hanamichi sullo schermo.

Credo che finora non l’avesse mai detto. Probabilmente sente la sua mancanza.

Sakura non gli ha badato minimamente.

Credo che dovrò occuparmi io del piccolo in questo periodo. Lei non avrà la forza per farlo.

Innanzitutto dovrò trasferirmi qui. Poi appena riesco a restare da solo dovrei provare a parlare con Hanamichi.

Mi ha fatto una serie di chiamate da questa mattina ma non ho potuto mai rispondere. Dannazione, dovrebbe immaginare che sono di fianco a sua moglie e non posso parlare liberamente!

Per fortuna non ha avuto la presunzione di chiamare qui a casa.

Ha capito che ci vuole tempo. Anche se temo ci vorrà molto più tempo di quanto crede.

Mi affaccio alla finestra e scorgo una decina di giornalisti fuori al cancello.

Aspettano che qualcuno di noi esca per qualche dichiarazione.

Fortunatamente Sakura non sembra essersi accorta di quest’altra bella novità. Anche se dovrà alzarsi prima o poi da quel divano!

Le tv annunciano l’inizio della conferenza stampa di Rukawa; dovrebbe esserci a breve un collegamento dagli Stati Uniti.

Magari se i giornalisti avranno le risposte che vogliono, andranno via anche da qui!

Comincia la diretta dalla sala stampa dei Bulls.

La giornalista che cura la telecronaca dice che è un buon segno che i Bulls abbiano ceduto la sala stampa per la conferenza di Rukawa, significa che intendono proteggere i loro giocatori.

Ci sono giornalisti da ogni parte del mondo.

Cominciano a sedersi alla scrivania principale quelli che riconosco come il presidente e il coach dei Bulls. Al centro la sedia è vuota ma sono sicuro che Rukawa entrerà a breve.

Mi accomodo anche io di fianco a Sakura per seguire la diretta.

I due uomini di mezza età aggiustano i microfoni e dopo poco entra Rukawa.

I giornalisti cominciano a scattare migliaia di foto, tanto da renderlo con i flash ancora più bianco di quanto non sia, ancora più luminoso di quanto non sia.

Mi giro verso Sakura e mi accorgo che si sta mordendo un labbro.

Le poggio una mano sulla sua.

Anche Rukawa raddrizza il microfono poi comincia a parlare in inglese.

Le tv giapponesi trasmettono la diretta con un traduttore controcampo.

– Partiamo direttamente con le domande. Preferisco così – dice. Immaginavo non volesse fare un monologo, però cavolo un discorso poteva prepararselo!

– John Stuart, dal Times. – si alza in piedi il primo giornalista – È vero che ha una relazione con Hanamichi Sakuragi? E se sì, da quanto tempo?

– Io e Hanamichi Sakuragi ci frequentavamo ai tempi del liceo. Siamo stati insieme due anni. – afferma senza scomporsi minimamente – La settimana scorsa, quando l’ho incontrato a Kanagawa, abbiamo deciso di continuare la precedente frequentazione.

– Marisa Lopez per El Pais. – interviene un’altra giornalista – Lei sapeva che Sakuragi ha moglie e figli? È vero che uno di loro si chiama Kaede come lei?

– Sakuragi ha un solo figlio. E sì, si chiama Kaede ma semplicemente perché Sakura Sakuragi ha scelto questo nome. Non c’è alcuna connessione con me. – poi prende fiato e aggiunge – Ovviamente conoscevo la sua situazione familiare. Non c’è bisogno che aggiunga che la scelta di tornare insieme non è stata avventata e che cercheremo di tenervi fede nel rispetto della famiglia di Sakuragi.

– Matteo Rossi per Il Corriere della Sera. – si mette su un altro giornalista – Perché non ha fatto coming out prima che venisse scoperta la sua tresca?

– Innanzitutto la mia non è una tresca. Ho una relazione a tutti gli effetti con l’uomo che amo da dieci anni. – dice, bevendo poi un sorso di acqua. Gli deve essere costata cara questa dichiarazione in diretta mondiale. Il suo occhio trema leggermente, come quando gli andai a parlare in hotel  – Non ho fatto coming out semplicemente perché la mia vita privata non c’entra nulla con il basket. E spero di poter tornare presto a vivere liberamente quel privato.

– Takeshi Iamamoto per One. – ora è il turno del giornalista giapponese che ha scoperto la vicenda – È vero che Sakuragi dalla prossima stagione giocherà con i Bulls? Che ne sarà di sua moglie e suo figlio?

– A questa domanda rispondo parzialmente io, poi interverranno il presidente e il coach. – afferma Rukawa con lo sguardo gelido, forse proprio perché ha riconosciuto la testata  – Hanamichi vivrà con me qui a Chicago. Sua moglie potrà fare ciò che più desidera. Se vorrà trasferirsi per far crescere il bambino vicino al padre, metterò a sua disposizione tutte le risorse a me disponibili. Se invece vorrà restare in Giappone, cercheremo di tornare noi più spesso affinché Hanamichi possa vedere suo figlio. In sostanza, cercheremo di fare il possibile nel rispetto del bambino e della sua privacy. In proposito, rinnovo l’invito a lasciare in pace i Sakuragi che sono completamente estranei alla vicenda.

Beh, almeno ha mantenuto la promessa. Spero vivamente che i giornalisti gli diano retta!

Rukawa guarda il coach come per dirgli che è il suo momento di intervenire.

– Rispondendo alla questione del contratto, Sakuragi è a tutti gli effetti un giocatore dei Bulls. – dice l’allenatore – Ha firmato prima che la vicenda venisse allo scoperto e, anche se avessimo conosciuto la situazione, per noi non sarebbe cambiato molto. Sakuragi è un giocatore promettente, con grandi qualità fisiche e morali. Avrete modo di conoscerlo meglio durante il prossimo campionato, così che tutte le chiacchiere su una sua presunta raccomandazione possano smettere di sussistere.

Poi interviene anche il presidente.

– Credo che Sakuragi sia stato il miglior acquisto degli ultimi anni. – aggiunge – Ha una forza fisica strepitosa e una voglia di vincere da far invidia persino al qui presente Kaede Rukawa. I nostri tifosi potranno essere orgogliosi di entrambi!

– Matthew McMartin, New York Times. – ancora altri giornalisti – Una domanda per Rukawa: si vocifera che sia stato lei a far ottenere il provino a Sakuragi. È vero? Era un modo per riavvicinarlo? Un’altra domanda, invece, al presidente: si è pentito di questa scelta? Praticamente sulla vostra squadra si è alzato un polverone di dimensioni globali!

– Il provino l’ha superato Hanamichi con le sue sole forze. – interviene subito Rukawa – Io ho semplicemente mostrato al coach la finale di campionato giapponese in cui lui ha giocato. È stato lo stesso coach a chiedermi chi fosse e di vederlo quanto prima.

– Confermo in toto – interviene il coach – e ripeto: quando lo vedrete giocare, ne rimarrete entusiasti.

– Luke Heisenberg per il Der Spiegel. – si accoda ancora un giornalista – Dunque non credete che veder giocare una coppia omosessuale leda all’immagine della squadra?

 – Oddio la prego, è una domanda seria? – si domanda Rukawa, muovendo la mano con un moto di stizza – Saremmo omosessuali ma non di certo femminucce in gonnella.

– Le tendenze sessuali dei giocatori non sono affar nostro. – afferma netto il presidente.

Che dire? Una squadra modello. Anche se dietro questi bei discorsi, secondo me ci sono state un bel po’ di questioni. Il presidente e il coach hanno delle facce tirate da far invidia alle settantenni col lifting.

Probabilmente, anzi, giustamente, volevano essere avvisati su come stessero davvero le cose.

– Akira Ishigawa per Tokyo Express. Un’altra domanda per Rukawa: sarebbe disposto ad adottare il piccolo Kaede Sakuragi? Ne ha mai parlato con Hanamichi?

– Kaede Sakuragi ha già dei genitori. Io sarò semplicemente il compagno di suo padre. Ovviamente la madre deciderà quale tipo di rapporto io debba avere con il bambino. L’adozione non è in discussione.

– Spegni la tv, Yohei. – mi dice all’improvviso Sakura.

– Non vuoi finire di ascoltare? Sono cose che è giusto che tu sappia… – le rispondo. Deve capire che ora ci saranno dei risvolti legali in questa vicenda e lei deve essere informata su tutto.

– Non ce la faccio più. – dice semplicemente e io spengo la tv.

– Yohei? – mi chiama ancora, salendo le scale che la portano in camera.

– Sì?

– Appena puoi, chiama un avvocato.

Riesco solo a balbettare un «Ok». 


 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Slam Dunk / Vai alla pagina dell'autore: Joyce Anastasi