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Autore: Jichan    21/06/2016    8 recensioni
Sehun odia l'estate ed il suo amico Luhan. Ma se c'è una cosa che odia ancor più di quest'ultime messe assieme, sono i bambini.
Potrà uno di essi con la sua innocente tenerezza fargli cambiare idea?
-
Sekai
Genere: Angst, Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Kai, Kai, Sehun, Sehun, Un po' tutti
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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 Grow Up

 




Some of us have to grow up sometimes
And so, if I have to I'm gonna leave you behind
Grow Up - Paramore








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Sehun odiava l’estate. E non perché fosse un alternativo a cui piacevano solo le cose impopolari. No, Sehun non era il tipo da queste cose, davvero. Sehun odiava l’estate per il caldo, il sole cocente, le scottature, la sabbia che si infiltrava ovunque, l’affollamento di turisti e la noia. Soprattutto la noia.
Ma se c’era qualcosa che Sehun odiava più dell’estate questa era il suo “amico” Luhan.
Più che un amico, Luhan era semplicemente uno hyung rompicoglioni che si preoccupava fin troppo di lui, tutto qui.
Così, quando questo venne a sapere casualmente (e non perché Sehun se ne lamentasse ogni giorno) che Sehun in quei torridi giorni si stava annoiando a morte, ebbe la fantastica idea di invitarlo alla colonia estiva dove faceva volontariato.
Essa consisteva in ragazzini frequentanti le elementari che passavano l’estate a giocare assieme nel cortile della scuola, sorvegliati da maggiorenni che si offrivano di aiutare gratuitamente, badando ai bambini e organizzando dei giochi. Secondo il modesto parere di Sehun un’enorme cazzata inutile. Ma Luhan era sempre così elettrizzato di andarci, e lo sembrava ancora di più all’idea che ci fosse anche Sehun, così questo non trovò la forza di rifiutarsi di andarci, nonostante odiasse i bambini più dell’estate e Luhan messi insieme.
 
Il giorno successivo alla chiusura delle scuole e la conseguente apertura della colonia, Luhan pur di assicurarsi la presenza di Sehun lo venne a prendere a casa sua. Se Luhan era completamente entusiasta all’idea, Sehun sembrava aver bevuto del latte rancido. Molto rancido.
Nel tentativo di mostrare all’altro la sua stizza, Sehun prese posto sul lato del passeggiero sbattendo la portiera, allacciandosi frettolosamente la cintura e incrociando le braccia, coronando il tutto con un broncio infantile.
Purtroppo l’umore di Luhan non si fece scalfire affatto da Sehun e i suoi costanti sbuffi, partendo in quarta verso la loro destinazione, una scuola elementare.
«Non ti preoccupare Sehunnie, li adorerai! Alcuni di loro sono veramente adorabili!»
Sentendo la voce eccitata di Luhan si chiese come un essere alto come una delle sue gambe e perlopiù lamentoso potesse essere adorabile.

 
Non ebbe tempo di trovare una risposta adeguata ai suoi quesiti, che Luhan tirò il freno a mano, uscendo subito dopo fuori dalla macchina. Sehun si prese tutto il tempo del mondo, chiudendo il più lentamente possibile la portiera, pur di perdere un po’ di tempo.
Nonostante i suoi sforzi, il suo gomito venne agguantato dalla mano di Luhan, che lo trascinò verso il cortile della scuola.
«Ta-da!» esclamò aprendo le braccia quello.
La bocca di Sehun si storse all’ingiù. Il cortile era completamente cementato e al centro di esso, spostato leggermente verso sinistra, troneggiava un gazebo con delle panchine e qualche tavolo. C’erano anche delle altalene, uno scivolo e un campetto da calcio. In ogni dove bambini di tutte le età correvano spensierati, giocando a palla o nascondino. Un ragazzino lo colpì accidentalmente nella sua corsa e Sehun fulminò con lo sguardo la sua schiena.
«Voglio tornare a casa»
Luhan rise, trascinandolo ancora verso la parte più lontana del cortile.
«Qui solitamente ci sono i bambini che frequentano la quinta elementare. Noi ci occuperemo di quelli. Tu non devi veramente fare qualcosa, come controllarli o altro, a quello ci penso io. Però puoi giocare con loro» gli sorrise Luhan.
«Luhan-hyung!» urlò una vocina. Sehun abbassò il suo sguardo, notando un bambino aggrappato alle gambe di Luhan.
«Baekhyunnie! Cosa succede?» chiese con voce dolce Luhan, inginocchiandosi per stare all’altezza del bambino.
«Chanyeol mi ha distrutto la casa!» urlò questo indicando una pila di asciugamani da mare e un bambino parecchio alto e dalle orecchie a sventola. Una lacrima sfuggì agli occhi del bambino, che portò una mano a stropicciarli.
«E perché mai?» si rivolse all’altro bambino.
«Io-io sono inciampato! Non avrei mai distrutto la casa di Baekhyunnie! Lo giuro!» si difese il bambino, dalla voce piuttosto bassa per la sua età. Poi si avvicinò al bambino ancora piangente, prendendogli la mano e sorridendogli «La ricostruiremo insieme!»
Il bambino chiamato Baekhyun sorrise leggermente, gli occhi ancora lucidi, e annuì alla proposta dell’altro, mettendosi poi all’opera.
Luhan sorrise alla scena e poi si rivolse a Sehun «Beh? Che te ne pare?»
Sehun alzò gli occhi al cielo.
 
Dopo l’episodio della demolizione della casa, Sehun si era rifugiato su una delle panchine sotto il gazebo, guardando scettico i bambini giocare. Luhan invece era stato accerchiato da una marmaglia di bambini armati di pennelli e tempere, i quali si stavano divertendo a dipingergli la faccia. Insomma, che divertimento ci trovava in tutto quello?
Era ancora impegnato a disprezzare ciò che lo circondava, quando una manina si aggrappò ai suoi pantaloni. Sehun si girò a guardare il bambino, pronto a dirgli di andare a cercare Luhan, quando si trovò davanti un piccolo ragazzino dalla pelle olivastra a guardarlo incuriosito.
«E tu chi sei?» gli chiese.
Sehun alzò un sopracciglio «Sono Sehun, un amico di Luhan»
Al nome dell’altro il bambino si illuminò «Conosco Luhan-hyung! Piacere, io sono Jongin» si presentò il bambino agitando la manina con cui non teneva i pantaloni di Sehun.
Sehun ricambiò distrattamente il gesto, aspettandosi che il bambino se ne andasse, ma l’altro rimase a fissarlo. Sehun spazientito non riuscì a trattenersi.
«Beh? Che vuoi?» grugnì.
Il bambino gonfiò le guance per poi esordire «Sei buffo»
Sehun si innervosì. Un bambino gli aveva appena detto che era buffo?
«Sei tanto pallido» spiegò il bambino, avendo notato il cambiamento di espressione del più grande «Non stai bene?» fece poi preoccupato.
«È il colore naturale della mia pelle» rispose atono.
«Oh! Allora ok, ti dona. Sembri una delle bambole di porcellana che piacciono a mia sorella» esclamò il bambino, mostrando un sorriso bianchissimo che gli riempì la faccia, tanto da far assottigliare gli occhi.
Sehun arrossì.
«Piuttosto che infastidirmi, vai a giocare» lo scacciò.
«Va bene! A dopo Sehun-ah» lo salutò il bambino trotterellando verso i suoi amici, per niente scalfito dall’antipatia dell’altro. Sehun nemmeno si arrabbiò al nomignolo datogli dal bambino, totalmente poco rispettoso della netta età di differenza.
Sospirò. Non ce la poteva fare.


Era il momento della merenda e Sehun era seduto in cerchio in mezzo ad una decina di bambini, mentre Luhan consegnava a ciascuno del pane con della cioccolata. Quando con un sorriso ne porse uno anche a lui, Sehun lo guardò talmente male che una persona normale sarebbe fuggita a gambe levate. Ma Luhan non era normale, affatto.
«Dovresti accettare il panino di Luhan-hyung, quelli che fa lui sono tanto tanto buoni!» esclamò il bambino al suo fianco. Sehun lo riconobbe come quello che lo aveva infastidito sotto il gazebo.
«Beh, magari io li faccio ancora più buoni» fece sarcastico, prendendo comunque il pane dalle mani del più grande, lasciandolo libero di proseguire il giro.
«Oh non ne dubito! Me ne farai assaggiare uno, Sehun-ah?» chiese il bambino, dando un morso al suo panino e sporcandosi di cioccolata.
Sehun non riuscì a trattenere un risolino. Ritornato in sé notò il bambino osservarlo con due occhi enormi e luminosi. Sehun gli rivolse un’espressione interrogativa.
«Sei molto più bello quando sorridi» affermò per poi mordere ancora il suo panino.
Le sue guance si colorarono nuovamente di rosso. Non gli piaceva affatto quel bambino e la sua fottuta adorabile innocenza.

In macchina, sulla strada verso casa sua, Luhan gli chiese cosa ne pensasse della giornata trascorsa.
«Ti sei divertito? Sono carini, no? Avresti potuto partecipare a qualche gioco!»
«Luhan, sono troppo grande per giocare con dei bambini. Comunque da domani non verrò più»
«E chi l’ha detto? E poi non puoi non venire! Sembri già piacere tanto a Jongin, gli dispiacerà non vederti più! E dispiacerà anche a me» lo supplicò.
La bocca di Sehun si storse a sentire il nome del bambino.
«E va bene»
 
Nei giorni seguenti, Luhan si premurò di fargli conoscere tutti i bambini di cui si occupava. Erano meno di una decina, di cui tre cinesi. Luhan infatti gli aveva spiegato che alla colonia potevano partecipare anche bambini che non erano di quella scuola, per favorire un qualche scambio culturale di cui Sehun era poco interessato.
Così Luhan gli presentò Kyungsoo, Chanyeol, Baekhyun, Jongdae e Jongin che erano coreani, mentre Yixing, Tao e Yifan cinesi. Poi c’erano altri ragazzi che come Luhan facevano lì i volontari, tra cui Joonmyun e Minseok, che erano anche amici dell’altro.
Sehun non parlava mai con nessuno, ma aveva imparato a conoscere un po’ tutti, osservandoli dalla sua panchina.
Kyungsoo era un bambino particolarmente acido per la sua età, che vanificava tutti i tentativi di Chanyeol di farlo giocare con lui e Baekhyun. Anche se Kyungsoo non aveva nessuna intenzione di passare del tempo con loro, Chanyeol, nella più totale ingenuità, provava sempre a parlare all’altro, fermamente convinto ci fosse del buono in tutti. Nonostante ciò c’era sempre Baekhyun al suo fianco, a consolarlo dei tentativi andati male e strappargli un sorriso. I due infatti sembravano inseparabili, sempre insieme a fare scherzi agli altri e ridere assieme, bisticciando talvolta ma perdonandosi subito dopo ogni litigio.
Jongdae invece giocava molto spesso con Yixing, nonostante quest’ultimo non parlava un granché di coreano. Di solito comunicavano disegnando, e da quello che Sehun era riuscito a vedere, perlopiù ritraevano paperelle il primo e unicorni l’altro.
Tao e Yifan stavano sempre insieme, proprio come Chanyeol e Baekhyun, e l’ultimo dei due sembrava avere degli istinti particolarmente protettivi verso il primo, guardando male chiunque provasse ad avvicinarglisi. Tao però non sembrava troppo turbato della cosa, felice di passare del tempo con l’altro e restandogli sempre appiccicato.
Dei due volontari invece aveva potuto notare che Chanyeol non era l’unico a preoccuparsi del bambino dagli occhi enormi, ma anche Joonmyun passava la maggior parte del suo tempo a tentare di avvicinarsi a Kyungsoo. Nonostante ad una prima occhiata potesse sembrare che anche il più grande avesse difficoltà a dialogare con il bambino, osservandoli un po’ meglio Sehun notò che il comportamento del più piccolo era leggermente meno restio nei confronti dell’altro. E sicuramente il carattere pacifico e paziente di Joonmyun era molto più adatto alla missione di farsi il bambino amico, rispetto all’impulsività euforica di Chanyeol.
Minseok invece stava molto, molto, spesso con Luhan. I due erano sempre vicini, a chiacchierare a bassa voce, ridacchiare ed arrossire. E Sehun poteva essere giovane, ma non era stupido, e vedeva come i due si piacessero, anche se non riusciva a capire perché semplicemente uno dei due non si fosse ancora dichiarato. Ma le questioni amorose non sono mai state il pezzo forte di Sehun.
Alla fine Sehun si era ambientato e non gli dispiaceva stare alla colonia, ad osservare bambini giocare.
L’unico problema effettivamente era Jongin.
Il bambino non aveva smesso nemmeno per un secondo di tormentarlo, salutandolo da lontano e rivolgendogli enormi sorrisi, ma ogni volta che si avvicinava Sehun lo evitava, provocando un tenero broncio nell’altro.
Non che Sehun pensasse che Jongin fosse tenero.
Il bambino era solo una palla al piede, ecco.

Dopo qualche giorno in cui la routine alla colonia era rimasta invariata, Sehun era stato obbligato ad avvicinarsi ai bambini e controllarli per un attimo, poiché Luhan si era dovuto allontanare a fare solo Dio sa cosa.
Se inizialmente aveva paura di prendersi alcun tipo di responsabilità, quando vide i bambini sedersi in cerchio a giocare con le costruzioni si rilassò un po’, classificando il passatempo come innocuo.
Così si arrischiò a sedersi con loro, ritrovandosi in un attimo Jongin vicino. Sehun sbuffò.
Il tempo trascorreva tranquillo, fino a quando non si udì qualcuno bisticciare.
«Yeol! Hai distrutto la mia torre!» esclamò Baekhyun stizzito dall’altra parte del cerchio rispetto a dove si trovava Sehun.
«Scusa Baek, ma mi serviva il pezzo che stava al centro e per prenderlo è crollata tutta!»
Baekhyun incrociò le braccia mettendo il broncio «Adesso me lo devi ridare!»
«Ma mi serve!»
«No, dammelo!» iniziarono a contenderselo i bambini, tirandolo dalle estremità verso di sé.
Sehun pensò di intervenire, ma non fece in tempo ad alzarsi dal suo posto che il pezzo di plastica volò via dalle mani dei bambini, colpendolo in fronte.
Sehun chiuse gli occhi, tentando di calmarsi per non strangolare i due bambini. Tutti all’improvviso si erano fatti silenziosi.
Mentre aveva ancora le palpebre serrate, Sehun avvertì un movimento al suo fianco e subito dopo due manine gli stavano tastando la faccia.
Aprì gli occhi, per ritrovarsi davanti la faccia di Jongin.
«Sehun-ah! Stai bene?» chiese il bambino al limite della preoccupazione e con gli occhi lucidi, sedendoglisi in braccio.
«Sto bene, moccioso. Adesso lasciami andare»
Jongin però non sembrò intenzionato ad allontanarsi «Ma ti sta venendo un bernoccolo!» esclamò, per poi spalancare gli occhi come se avesse avuto una qualche idea «Aspetta!»
Sehun guardò confuso il bambino chiudere gli occhi e avvicinarglisi per posare un bacio sulla sua fronte, nel punto in cui era stato colpito.
Il ragazzo sbarrò gli occhi guardando completamente sorpreso il bambino allontanarsi e sorridergli.
«La mia mamma dice sempre che bisogna dare un bacino sulla bua, che poi passa tutto!»
Sehun non fu capace di fornire una qualche risposta sarcastica, troppo impegnato a sbattere le palpebre ritmicamente.
«Cosa è successo qui?» chiese Luhan mentre si avvicinava a loro, un sorriso stampato in faccia una volta notato il volto di Sehun rosso e un bernoccolo formarsi sulla sua fronte.
«Niente» replicò l’altro assottigliando gli occhi e distogliendo lo sguardo.

Sehun era ancora seduto sulla sua panchina e stava ancora osservando le persone divertirsi davanti a lui. Storse il naso, quando una manina paffuta si poggiò di nuovo sul suo pantalone. Nemmeno si girò a vederne il proprietario, non avendo dubbi su chi potesse essere.
Il bambino si sedé vicino a lui sulla panchina, muovendosi per trovare la posizione più comoda, fino ad artigliare il braccio di Sehun. A quel punto il ragazzo sa di non poterlo più ignorare, perché Jongin stava tirando la manica della sua maglia insistentemente e non sembrava avere intenzione di smettere presto.
«Beh? Che vuoi moccioso?»
Jongin al nomignolo dispregiativo sorrise, gli occhi che si illuminavano.
«Niente in particolare» alzò le spalle «Voglio solo conoscerti meglio»
La sincerità del bambino spiazzava sempre Sehun, probabilmente non ci avrebbe mai fatto l’abitudine.
«E se io non volessi?»
«Ma io voglio conoscerti!» insistette il bambino aggrottando le sopracciglia e arricciando le piccole labbra.
Sehun decise che non era abbastanza cattivo per far imbronciare un bambino.
«Cosa vuoi sapere?» gli concesse.
«Quanti anni hai?»
«Sedici»
«Oh! Io ne ho dieci!» disse indicandogli l’età con le dita, mostrandogliene una in meno al numero che gli era stato detto.
Sehun sbuffò una risata, alzando gli occhi al cielo, per poi sollevare il mignolo piegato del bambino, che gli rivolse un enorme sorriso.
«Volevi sapere solo questo?» gli chiese poi.
«No no! Io voglio sapere tutto di Sehun-ah!»
«Tutto?»
Il bambino annuì ripetutamente «Tutto tutto! Tipo, qual è il tuo colore preferito?»
«Il nero»
Jongin aggrottò di nuovo le sopracciglia «Ma il nero è un colore triste!»
«Ah sì? E quale sarebbe il tuo preferito?»
«Il bianco! Come la tua pelle!»
Sehun non ebbe nemmeno il tempo di imbarazzarsi che il bambino proseguì.
«Sehun-ah! Lo sai che il bianco e il nero sono complementari? Quindi anche io e te lo siamo!» esclamò euforico, completamente sicuro e fiero della sua considerazione.
Che poi, da quando diamine i bambini sapevano parole come “complementari”?
«Fammi un’altra domanda o vattene via» cercò di distoglierlo dalla precedente affermazione, un vago rossore che iniziava a risalirgli il collo.
«Per oggi può bastare, ho imparato un sacco di cose su Sehun-ah! E poi non voglio infastidirlo!» disse felice, per poi accennare un inchino. Sehun si quasi pentì di avergli detto di andarsene. Quasi.
«Grazie~» esclamò il bambino stampando un tenero bacio sulla guancia del ragazzo, per poi scendere dalla panchina e correre dai suoi amici.
Sehun, forse, si stava affezionando.
 
Ogni giorno il bambino andava da Sehun a fargli le domande più disparate, da quanto era alto a quale era il suo cibo preferito, rispondendo poi a sua volta. E se all’inizio Sehun trovava le domande del bambino banali e stupide, dopo poco tempo dovette rendersi conto che le persone che conoscevano le risposte a quelle domande si potevano contare sulla punta delle dita di una mano.
In più, segretamente Sehun apprezzava le attenzioni del bambino, anche se non lo avrebbe ammesso ad anima viva. Men che meno a quel rompicoglioni di Luhan (“Oh Sehun, ma tanto lo so già che ti sei affezionato a Jonginnie, anche se non me lo vuoi dire!”).
«Sehun-ah!» lo salutò il bambino, sedendosi affianco a lui come sempre.
«Ehi» ricambiò senza scomporsi troppo «Oggi su cosa mi importunerai?»
«Io…» le guance del bimbo si fecero improvvisamente rosse «Sehun-ah, tu sei fidanzato?»
Le sopracciglia di Sehun raggiunsero vette elevate, quant’era la sua sorpresa a sentire la domanda dell’altro.
«No, sono single» rispose nonostante tutto.
«Oh» il bambino sembrò felice dalla scoperta appena fatta, ma il rossore sulle sue guance si scurì «Allora… vorresti diventare la mia fidanzatina?»
L’espressione sorpresa di Sehun divenne così accentuata da poter esser definita comica, ma non era il vero problema in questo momento.
«C-cosa?» cercò di dire, completamente preso alla sprovvista dalla dichiarazione dell’altro.
Jongin si portò le manine alla faccia, tentando di coprirsi con scarsi risultati «Mi piaci tanto Sehun-ah» mugugnò contro i suoi palmi.
La sorpresa si mischiò all’orrore alle parole del bambino. Sehun si alzerebbe e fuggirebbe lontano da Jongin anni luce, ma qui era lui l’adulto, quindi era lui a dover gestire la situazione, anche se non sapeva se ne sarebbe stato capace.
Con un sospiro, Sehun si fece forza e si girò completamente verso il bambino, l’espressione seria, mettendo le mani sulle spalle minute dell’altro.
«Jongin» lo chiamò per la prima volta per nome, attirando l’attenzione dell’altro su di sé «Io sono troppo grande per te, capisci? Tu sei ancora un bambino, mentre io ormai sono un ragazzo»
Il bambino distolse lo sguardo dal suo, puntandolo a terra e mordendosi leggermente il labbro inferiore a trattenere le lacrime, asciugandosi quelle che sfuggivano al suo controllo.
Sehun non voleva vedere il bambino piangere. Doveva rimediare e in fretta.
«Ma… ma io ti voglio comunque bene, ok?» borbottò accennando un sorriso.
Jongin tornò a guardarlo timoroso, gli occhi ancora liquidi, ma un timido sorriso gli stirò le labbra. All’improvviso il bambino si gettò verso Sehun, stringendolo forte.
«Anch’io ti voglio bene» sussurrò felice.
Sehun passò tentativamente una mano tra i capelli del bambino, felice di aver evitato una tragedia.

Il giorno dopo, Sehun scoprì che il bambino nonostante le sue parole non si era dato per vinto.
«Ma Sehun-ah! Tu hai detto che io sono troppo piccolo, non che non ti piaccio, quindi dobbiamo solo aspettare che io cresca!» gli aveva ragionevolmente spiegato annuendo per rafforzare le sue parole.
Sehun aveva sbuffato e scompigliato i suoi capelli chiamandolo moccioso, evitando la discussione.
Scelta sbagliata.

Forse era un modo per scusarsi, forse erano stati i sensi di colpa per aver spezzato il cuore ad un bambino di dieci anni, ma Sehun chiese a Luhan se per quel giorno poteva occuparsi lui della merenda.
Luhan gli rivolse un sorriso enorme, pensando che il gesto di Sehun fosse dettato da un avvicinamento con i bambini, così lo lasciò fare liberamente.
Sehun preparò fette di pane con cioccolata spalmabile a tutti i bambini e ai volontari che conosceva, per poi distribuirli uno ad uno, ricevendo sorrisi di ringraziamento.
Arrivato a Jongin, l’ultimo del cerchio, il bambino afferrò il pezzo di pane febbrilmente, addentandolo subito e finendo la merenda in un nanosecondo.
Sehun si sedette con calma affianco al bambino, mangiando anche lui la sua fetta, prendendosi il suo tempo.
Quando finì si voltò verso il bimbo, le cui mani e bocca erano sporche di cioccolata e gli occhi brillavano.
«Il panino preparato da Sehun-ah è il più buono che io abbia mai mangiato! Sehun-ah sarebbe una mogliettina perfetta!» lo complimentò Jongin.
Luhan, al fianco di Sehun, rise.

Sehun, in un modo o nell’altro, prima che potesse rendersene conto aveva iniziato a partecipare ai giochi dei bambini. Aveva iniziato persino a divertirsi giocando con i bambini.
Così quando Luhan gli fece cenno di avvicinarsi Sehun non si mostrò fin troppo restio.
«Bene, ora che ci siamo tutti, posso spiegare le regole!» esclamò Luhan battendo le mani «Oggi giocheremo ad una versione rivisitata di ruba bandiera!» disse sventolando un fazzoletto di stoffa colorato.
Un brusio si sollevò tra i bambini, mentre la mente di Sehun tentava di ingranare la notizia. Fino a quel momento infatti avevano disegnato, pitturato, giocato con le costruzioni e cose così, mai giocato a qualcosa di vagamente sportivo. Lo spirito competitivo di Sehun si accese.
«L’unica differenza tra questa versione e quella normale del gioco è che se si verrà chiamata “bandiera” tutta la squadra dovrà correre a recuperare la bandiera, che verrà lanciata al centro del campo. Tutto chiaro?» spiegò Joonmyun.
I bambini affermarono il loro consenso, e le squadre vennero divise.
Quando Sehun si rese conto di non essere stato smistato in una squadra si avvicinò a Luhan chiedendogli spiegazioni.
«Ma Sehun, tu sei troppo grosso per giocare, travolgeresti un bambino!» rise Luhan «Tu terrai la bandiera» gli spiegò porgendogli l’oggetto.
Sehun afferrò con stizza il pezzo di stoffa.

«Numeri due!»
Un agguerrito Kyungsoo corre verso la sua meta, agguantando la bandiera e portando un punto alla sua squadra, mentre Chanyeol si imbronciava per la perdita.
Beh, almeno si era scoperto che Kyungsoo aveva un lato competitivo.
Il gioco proseguì a lungo, fino a quando almeno tutti i bambini avevano guadagnato un punto. Luhan fece cenno a Sehun di chiamare “bandiera”.
Sehun eseguì, ma quando vide una mandria di ragazzini correre verso di lui il panico gli fece dimenticare di lanciare la bandiera lontana da sé.
La piccola folla lo travolse, buttandolo a terra e facendolo gemere di dolore.
Sentì qualcuno salirgli addosso, sederglisi a cavalcioni sul busto e afferrargli la mano dove teneva stretta in pugno la stoffa.
«Sehun-ah, ho vinto!» esultò una vocina che ormai conosceva bene.
Sehun osservò Jongin, il quale aveva un sorriso fiero in volto.
«Prima devi riportarla nel tuo campo!» suggerì Luhan da lontano, il quale faceva l’arbitro.
Il bambino sbatté le palpebre confuso, per poi strattonare il fazzoletto e impossessarsene, correndo verso la sua metà campo.
Sehun osservò con un sorrisetto il bambino correre, fino a quando vide distintamente un sasso sulla strada del bimbo.
«Jongin, sta’ attento!» tentò di avvertirlo, in ritardo.
Il bambino non fece in tempo a girarsi verso la voce che lo chiamava che inciampò sul sasso, scivolando a terra. Sehun si alzò di corsa, raggiungendo in tutta fretta Jongin, il quale si era messo seduto e si stringeva le ginocchia. I bambini si accerchiarono attorno a loro.
Sehun vide distintamente le ginocchia sbucciate del piccolo un po’ insanguinate e le lacrime che solcavano il suo viso.
Troppo preoccupato per pensare dove si trovava e cosa stesse facendo si allungò verso la figura del piccino, stringendolo tra le sue braccia.
«Ti giuro che se lo fai di nuovo ti ammazzo» sussurrò tra i capelli del bambino, le quali braccia si erano andate a legare attorno al suo collo.
Luhan si avvicinò ai due, facendosi spazio tra la folla creatasi «Jonginnie! Tutto ok?» chiese posando il palmo della mano sulla schiena del bambino.
Jongin annuì, strofinando il viso contro la maglia di Sehun bagnandola.
«Devi farti medicare o si infetterà» disse Luhan dolcemente «Posso vedere un attimino che ti sei fatto?»
Il bambino scosse la testa in segno di negazione.
Sehun afferrò il bambino da sotto le cosce, sollevandolo «Ci penso io, dimmi solo dove trovo il disinfettante»
Luhan gli indicò la strada all’interno della scuola e Sehun si avviò.
 
«Sei proprio un moccioso» rimproverò bonariamente il bambino mentre lo faceva sedere sul bordo del lavandino «Questo potrebbe bruciare un pochino» disse tamponando i graffi con un batuffolo di cotone imbevuto di disinfettante.
Jongin singhiozzò, mordendosi una manina per trattenere il dolore. Sehun gliela schiaffeggiò piano.
«Non peggiorare la situazione» disse buttando il cotone nel secchio e lavandosi le mani.
Il bambino abbassò la testa «Sehun-ah è arrabbiato con me?» sussurrò.
La testa di Sehun si voltò velocemente verso il più piccolo, che si stava asciugando malamente le lacrime strofinando le guance con i palmi delle mani.
Sehun le afferrò allontanandole, passando delicatamente i pollici sulle scie bagnate.
«No, stupido moccioso. Mi sono solo preoccupato»
Jongin alzò la testa a guardare Sehun negli occhi.
«Ti sei preoccupato… per me?»
Sehun alzò gli occhi al cielo «Sì, è quello che ho detto»
Il sorriso sul volto del bambino tornò velocemente «Allora Sehun-ah mi vuole bene veramente!»
«Mi sembrava che questo lo avevamo già appurato» lo prese in giro.
Il bambino però non percepì il sarcasmo «Sehun-ah è il miglior fidanzato del mondo» disse stritolandolo in un abbraccio.
«Non sono il tuo fidanzato» borbottò Sehun prendendolo in braccio nuovamente e tornando al cortile.
 
Sehun stava spazzando il cortile, dando una mano a Luhan a pulire prima di tornare a casa, quando un dito picchiettò sulla sua gamba.
Dopo essersi voltato, una faccia gioiosa che aveva visto innumerevoli volte riempì il suo sguardo.
«Che ci fai ancora qui? Tua madre non è ancora venuta a prenderti?»
«Starà arrivando» fece spallucce «Posso aiutare Sehun-ah a pulire mentre aspetto?» chiese saltellando sul posto, l’aspettativa a mille.
Sehun sorrise. Quel bambino si emozionava veramente con poco.
«Ma se non sei alto nemmeno quanto la scopa» lo sbeffeggiò senza cattiveria.
Il bambino abbassò lo sguardo «Me lo rinfaccerai per sempre?» sussurrò.
Sehun spalancò gli occhi confuso.
«Cosa?»
«Che sono troppo piccolo. Lo so che Sehun-ah è tanto più grande, però a me piace lo stesso!» gli urlò contro.
Sehun sentì qualcosa incrinarsi. Non voleva litigare col bambino, non voleva che lo odiasse.
Lasciò cadere la scopa, inginocchiandosi per stare alla sua altezza. Una volta che i loro volti erano alla stessa altezza sorrise sfrontatamente.
«Ah sì? E cosa ti piace di me?»
L’espressione arrabbiata del bambino scemò e venne sostituita da una più riflessiva. Sehun attese.
«Oh! Hai una pelle tanto bella e liscia! E poi i tuoi capelli sono soffici… e… e con me sei gentile come nessun altro è mai stato! E lo sei solo con me!» elencò a raffica, tentando di non scordare nessuna caratteristica «E poi Sehun-ah è bello come una principessa, ma forte come un principe» concluse sussurrando e arrossendo.
Sehun continuò ad osservare quel dolce bambino, chiedendosi se si meritasse le sue attenzioni.
Cosa avrebbe dovuto rispondergli? Come si faceva a troncare le aspettative di qualcuno di così innocente?
«Jongin! Ti sto aspettando in macchina da dieci minuti!» esclamò una voce femminile alle sue spalle.
Sehun si voltò. La madre di Jongin. Tirò un sospiro vedendola, avendo interrotto quell’imbarazzante quanto difficile momento.
«Signora Kim» tese una mano a stringere quella della donna «Mi dispiace, Jongin pensava che non fosse ancora arrivata»
L’espressione tesa della donna si rilassò «Il mio Jongin ha sempre la testa fra le nuvole, non credi? E tu saresti…?»
Il ragazzo aprì la bocca per rispondere, quando Jongin si mise tra lui e la madre, afferrandogli la mano.
«Lui è Sehun-ah, il mio…»
«Amico» lo interruppe Sehun.
La donna sorrise, lo stesso sorriso del figlio «Oh, Jongin mi ha parlato molto bene di te. Sembra che ciò che mi ha detto sia vero»
Sehun si chiese se Jongin avesse detto alla madre le stesse cose che gli aveva confessato due minuti fa. Sentì le guance scottare.
«Lo spero» riuscì a pronunciare a forza.
La donna afferrò la mano del figlio, avviandosi verso l’uscita
«Grazie» lo salutò.
Sehun li osservò allontanarsi.

Sehun tornò a casa velocemente, entrò in camera, chiuse a chiave la porta e si gettò in un angolo della sua stanza.
Tirò fuori il telefono e compose un numero, le mani che tremavano.
«Sehunnie?» rispose dall’altro capo.
«Luhan» sussurrò, anche se nella casa non c’era nessuno «Sono nella merda»
Riuscì a percepire la faccia perplessa dell’amico nonostante non potesse vederla.
«Che intendi?»
«Luhan, hai visto la mia maglia?» si sentì una voce in lontananza.
L’ansia di Sehun scemò all’istante mentre tratteneva una risata «È Minseok?»
«Sì» disse con voce eccitata «Stiamo insieme da una settimana»
«Ehi, con chi parli al telefono?»

«Ciao Minseok» lo salutò ridacchiando Sehun «Hai ritrovato la tua maglia?»
«Può essere, ma sta meglio senza» gli diede manforte Luhan.
«Stronzi» borbottò quello «Vi lascio a spettegolare»
Si sentì il rumore di una porta che si chiudeva.
«Beh? Che è successo?»
Sehun sospirò, passandosi una mano sulla faccia.
«Jongin ha detto che gli piaccio» annunciò con tono drammatico.
Dall’altro capo del telefono non arrivò nessuna risposta.
E se Luhan avesse pensato fosse uno schifoso pedofilo? E se gli avesse impedito di tornare alla colonia? Jongin ci sarebbe rimasto malissimo. Lui ci sarebbe rimasto malissimo.
Una fragorosa risata interruppe i suoi pensieri.
«C-che cazzo ti ridi?» esclamò tra il rabbioso e l’imbarazzato.
«È una cosa tenera. E poi si vede lontano un miglio. Ti guarda come se fossi un principe delle fiabe, anche se con quel caratterino che ti ritrovi io non lo direi proprio…» sproloquiò l’altro.
«Ok ok, grazie dei complimenti come al solito. Quindi? Che devo fare?»
«Nulla. È un bambino, gli passerà. Perché ti preoccupa tanto?»
Sehun si morse un labbro «È strano che io lo trovi tenero?»
«Anche io lo trovo tenero» fece con nonchalance Luhan.
Sehun sentì un brutto sentimento ribollirgli nello stomaco. Gelosia. Sospirò.
«Non è che adesso ho immagini erotiche su dei bambini. Non sono un pedofilo»
«Ew, tu hai delle immagini erotiche di un qualche tipo? Scusa ma sembri un po’ frigido»
«Non è questo il punto» lo rimproverò spazientito.
«Ti fai troppi problemi. Jongin ti vuole bene e tu vuoi bene a Jongin. Fine. Se tu lo assecondassi sarebbe comunque solo un gioco, Jongin non sa nemmeno cosa voglia dire avere una vera relazione. Kyungsoo chiama Joonmyun principessa eppure non hanno nessuna crisi di coppia» la buttò sul ridere.
«Mi sto facendo troppi problemi» la impostò come domanda, anche se suonava come un’affermazione.
«Sì. Vivila più serenamente. E poi domani è l’ultimo giorno, non fare lo stronzo proprio adesso. Jongin ci rimarrebbe malissimo se proprio domani decidessi di evitarlo»
Sehun ci ragionò su. Insomma, era solo un gioco no? Jongin lo vedeva come un fratellone, forse come un punto di riferimento. Quando gli diceva quelle cose non le intendeva realmente. E poi mancava solo domani, dopo di che non lo avrebbe più rivisto. Non c’era nulla di cui preoccuparsi, giusto?
«Luhan» mormorò un po’ controvoglia «Grazie»
«Se non ci fossi dovrebbero inventarmi» si auto-lodò «Ora devo andare, voglio vedere se Minseok è ancora senza maglia»
«Non ne voglio sapere nulla»
«Bugiardo» rise «A domani. Non fare stronzate. Tvb»
«Ti odio»
La chiamata venne interrotta.

Il giorno dopo, l’ultimo della colonia, l’atmosfera nel cortile era ben diversa dai giorni precedenti.
I bambini erano molto più silenziosi del solito e non giocavano. Se ne stavano in gruppetti sparsi qui e lì a chiacchierare e ridacchiare malinconicamente, promettendo di sentirsi durante il resto dell’estate.
Quando Sehun mise piede nel cortile aveva i nervi a fior di pelle.
«Ti vuoi rilassare? Sembra che hai un palo ficcato su per il culo» lo salutò Luhan.
«Spiritoso» alzò gli occhi al cielo «Dov’è?»
«Lì, sulla panchina dove ti siedi di solito» gli indicò il bambino, che se ne stava da solo a guardare a terra.
Sehun fece un gran respiro, per poi avviarsi verso il gazebo.
Non c’era alcun problema. Non avrebbe più rivisto quel bambino, ma non era un problema. Affatto.
Arrivato dietro il bambino gli posò delicatamente le mani sugli occhi.
«Indovina chi sono?»
«Sehun-ah!» si girò di scatto il bambino.
«In carne ed ossa» fece un sorrisetto sedendosi affianco al bambino.
Jongin lo osservò a lungo «Sehun-ah è nervoso. E triste»
Sehun sobbalzò.
«Non so di cosa tu stia parlando» cercò di bluffare.
«Sehun-ah non dovrebbe dire le bugie se non lo sa fare» incrociò le braccia al petto.
Non aveva funzionato. Era fregato.
«E va bene, hai vinto. Sono nervoso. E triste. È pur sempre l’ultimo giorno, no?» il sorriso di entrambi si fece più triste «Che ne dici di dire una delle tue cavolate per non farmici pensare?»
Jongin sorrise e poi rifletté brevemente di cosa parlare.
In un sussurro iniziò a parlare, come se gli stesse confidando un segreto, lo sguardo fisso davanti a sé.
«Quando sarò grande voglio comprare una grande casa. Una di quelle in campagna fatte di legno, con un grande giardino curato e le aiuole fiorite. Poi voglio tre cani, di quelli di taglia piccola e molto pelosi. Mi piacciono tanto i cani. Sono così carini, non credi?»
Sehun annuì, sorridendo dei sogni del bambino.
«Voglio fare il ballerino. Oltre ai cani mi piace anche ballare, sai? Mia mamma dice che sono anche bravo e che mi devo solo esercitare, e di lasciar stare i bambini che mi danno della femminuccia perché mi piace la danza»
Sehun storse il naso. Avrebbe tanto voluto dire qualche cosa a quei bambini.
«Voglio ballare al mio matrimonio» Sehun si voltò a guardare Jongin, che aveva un piccolo sorriso sul volto «Voglio fare una grande festa, piena di invitati. Per Sehun-ah solo il meglio. Io indosserò uno di quei completi che vedo indosso al mio papà nelle occasioni speciali, mentre Sehun-ah avrà un bellissimo vestito bianco, come la sua pelle. E un velo lungo lungo lungo, che verrà portato dalle damigelle. Andremo ad abitare nella mia casa in campagna, con i nostri tre cagnolini e adotteremo due bambini, un maschietto e una femminuccia, che ci assomiglino. E invecchieremo insieme, badando ai nostri nipotini e osservando il tramonto dalla veranda della nostra casa» concluse, la voce sempre più sottile.
Sehun cercò di mandare giù il groppo che aveva in gola.
«Mi sembra stupendo» rispose sussurrando anche lui.
Il bambino si girò «Quindi piaccio anche io a Sehun-ah?»
«Richiedimelo tra dieci anni, mh?» gli rispose ridacchiando leggermente.
Jongin sorrise, annuendo.
 
Quando a fine giornata la madre di Jongin lo venne a riprendere, Sehun non riuscì ad evitare di riproporre quell’orribile scena che faceva tanto da film in cui i due protagonisti si abbracciavano stretti e si promettevano che quello sarebbe stato solo un saluto e non un addio. Il cuore di Sehun si strinse alla prospettiva di non rivedere più il bambino, tanto che si sentì patetico e solo.



Otto anni dopo
 
Sehun era un cinico ventiquattrenne che ancora odiava l’estate, Luhan e i bambini. Con qualche eccezione.
Da quella prima volta, ormai andare alla colonia d’estate era diventata normale routine e Sehun non se ne lamentava più di tanto.
Si passò una mano tra i capelli, nervoso per il suo primo giorno di colonia di quell’anno e una volta aperto il cancello non osservò il gazebo, le altalene o gli scivoli, ma andò dritto verso la sua panchina, che però trovò occupata.
Alzò un sopracciglio «Quella è la mia panchina» dichiarò mentre si avvicinava all’altra figura.
Il ragazzo sulla panchina si girò e il cuore di Sehun perse un battito.
Era più grande, molto più grande, i capelli erano meno ribelli e le labbra ancora più carnose.
«Sehun-ah» sussurrò quello, il sorriso che si ampliava, mentre si alzava in piedi e gli si avvicinava.
Sehun fece un passo indietro.
Se non fosse stato impegnato a contenersi per non fuggire il più lontano possibile, avrebbe maledetto qualunque entità avesse deciso che Jongin una volta cresciuto sarebbe stato leggermente più alto di lui.
«Che cazzo ci fai qui moccioso?» borbottò «Dovresti andartene»
Jongin mise su un tenero broncio «Adesso non posso neanche più venire a trovare Sehun-ah?»
Il più grande fece un verso stizzito, allontanandosi sempre di più dall’altro. Probabilmente non fu abbastanza veloce, poiché una mano agguantò il suo polso in modo ferreo. Si girò verso il ragazzo, che aveva un piccolo sorriso triste.
«Mi concedi di spiegarmi?»
Sehun con uno strattone si liberò dalla presa dell’altro, per poi incrociare le braccia al petto.
«Ti ascolto»
«Non qui» disse Jongin guardandosi intorno.
Sehun sbuffò una risatina, lasciandosi trascinare.
 
In un qualche modo Jongin era riuscito a convincerlo ad andare a prendere un caffè assieme ad un bar lì vicino.
Sehun si sentiva piuttosto in imbarazzo a stare con l’altro ragazzo, il quale lo osservava da sotto le ciglia mentre beveva il suo frappuccino. Erano passati tanti anni e Sehun sentiva che per quanto quel ragazzo avesse caratteristiche simili al bambino che conosceva, era una persona totalmente diversa.
«Allora Sehun-ah, che mi racconti?»
Sehun storse il naso. Non gli andava di perdere tempo in convenevoli, non era mai stato il tipo. Decise comunque di accontentare il ragazzo per metà.
«Hai incontrato Luhan alla colonia prima? È diventato maestro d’asilo» disse con la faccia più schifata che riuscì a fare «Sì è fidanzato ufficialmente con Minseok-hyung e vivono assieme. Dovresti vederli, sono schifosamente dolci…»
«Hyung»
Il più grande smise di parlare, sorpreso dall’appellativo usato dall’altro.
«Io volevo che mi dicessi qualcosa di te»
Sehun sospirò. Lo sapeva che il ragazzo davanti a lui voleva sapere della sua vita, ma cosa avevano da raccontarsi loro due? Non si conoscevano affatto.
«Va bene» esclamò Jongin «Se non vuoi parlare tu, lo farò io!»
Sehun non si oppose, preferendo prendere un sorso dal suo tè nero.
«In questi anni sono successe talmente tante cose! Ho adottato un cagnolino, dovresti vederlo, è un amore! E poi… ah, sì! Ti ricordi quando ti avevo detto che mi piaceva ballare? Ho continuato a farlo, nonostante quello che dicevano gli altri. Sono diventato anche abbastanza bravo» annuì tra sé «Dovrei farti vedere qualcosa una volta»
«Smettila» disse atono, sbattendo la tazza sulla superficie del tavolo.
Jongin strabuzzò gli occhi in modo infantile.
«Cosa staresti cercando di fare? Tornare dopo otto anni e fare i grandi amici? O cos’altro? Vorresti ancora farmi dichiarazioni al dir poco imbarazzanti ed inappropriate e poi sparire nel nulla? Sei proprio un moccioso»
«Effettivamente la seconda non è fin troppo sbagliata» mormorò Jongin grattandosi la nuca.
Le sopracciglia di Sehun raggiunsero l’attaccatura dei capelli, ma si riposizionarono al loro posto nel giro di un secondo.
Afferrata la sua borsa si alzò velocemente, uscendo dal locale. Dopo un primo attimo di sorpresa il ragazzo più piccolo lo inseguì in mezzo alla strada.
«Sehun! Aspetta!» gli urlò mentre gli correva dietro, per poi afferrargli il polso per la seconda volta in quella giornata.
«Io… cosa ti aspettavi che facessi? Avevi ragione tu, la differenza di età era troppa al tempo, così ho aspettato, ti ho aspettato. L’hai detto tu, no? “Richiedimelo fra dieci anni”» si spiegò parlando a raffica a causa della carenza di fiato data dalla corsa.
«Io non volevo che tu tornassi per stare insieme Jongin. Volevo solo il mio stupido moccioso per stare insieme come ai tempi della colonia. Ti consideravo come il mio piccolo fratellino rompicoglioni» sorrise amaramente.
Jongin gli lasciò il braccio.
«Ti rendi conto di starmi ferendo con le tue parole? Sei semplicemente stronzo o non capisci? Sehun, ero un bambino con una cotta per il suo hyung, il quale lo aveva rifiutato spezzandogli il cuore. Non potevo, non volevo essere tuo amico, men che meno il tuo fratellino. Non lo voglio neanche adesso» finì sussurrando, gli occhi che si inumidivano.
Sehun rimase paralizzato. Gli aveva spezzato il cuore? Aveva ferito un bambino?
Eppure lui era stato così attento a fare in modo che questo non accadesse. Sehun si morse il labbro inferiore a disagio.
Jongin dovette decifrare la sua espressione, perché gli mise le mani sulle spalle, lo sguardo fisso nel suo.
«Ascoltami bene. Non ti sto dando la colpa di quello che hai fatto, chiaro? Era la cosa più giusta. Se non fossi così tremendamente cocciuto me la sarei fatta passare e sarei andato avanti. Però non ci riesco» gli sorrise «Sono cresciuto, sono diverso. Potresti almeno fare un tentativo di conoscermi e mandarmi a quel paese solo successivamente?»
Sehun guardò il ragazzo a lungo. Il suo aspetto era diverso, era quello di un ragazzo che si affacciava verso l’età adulta, ma i suoi occhi, i suoi occhi erano proprio come quelli di quando era un bambino. Sehun era totalmente confuso dall’aspetto dell’altro, così diverso e allo stesso tempo uguale a quello del bambino che conosceva.
Davanti a sé aveva un attraente adolescente, ma la sua mente riusciva a vedere solo un piccolo ragazzino.
«Siamo due maschi» tirò fuori come problema.
Le sopracciglia di Jongin si arcuarono «Seriamente? Sarebbe questo il tuo problema? Siamo nel ventunesimo secolo. E poi da quando ti interessa ciò che pensano gli altri? Non mi sembravi il tipo da farsi condizionare dal giudizio altrui»
«Sono ancora troppo grande per te» cercò allora di sviare.
«Ho diciotto anni, è completamente legale, ok? Smettila di tirare fuori altre scuse» lo accusò con cipiglio serio. Cipiglio che andò dissolvendosi alla vista del capo chinato di Sehun e del suo labbro morso per il nervoso. Jongin sorrise afferrandogli le mani «Non ti sto chiedendo di giurarmi eterno amore e sposarmi, Sehun-ah. Voglio solo conoscerti, conoscere il Sehun-ah adulto e vedere se le cose possono funzionare. Anche se mi sembri ancora scorbutico come quando eri un ragazzino» lo prese in giro.
«Tu sei un ragazzino» calcò sul pronome.
«Già, nonnetto. La cosa ti spaventa?» gli sorrise sfrontato.
Sehun guardò le labbra dell’altro stirate nel sorriso più dolce e bambinesco del mondo.
«Sì» rispose senza ragionare.
Jongin alzò gli occhi al cielo, il sorriso ancora presente sul suo volto.
«Non fa niente, ti passerà. Allora, ti va bene? Ti va di conoscerci meglio?» lo pregò assumendo l’espressione da cucciolo migliore che possedeva «Magari… uscire insieme? Frequentarci?» aggiunse in un sussurro, le guance che improvvisamente si coloravano di rosso. Cercò di non farsi sopraffare dall’imbarazzo, rialzando lo sguardo dritto in quello dell’altro «Accetterò un no come risposta solo ed esclusivamente se ti sto sulle palle, nessun altro motivo che comprenda omofobia e differenza di età»
In un momento diverso, Sehun avrebbe riso del tipico essere lunatico degli adolescenti. Ma in quel momento doveva prendere una decisione.
Oh, al diavolo, tanto ci sarebbe andato comunque all’inferno.
«Potrei concederti un tentativo» sbuffò, le labbra che si stiravano in un piccolo sorriso sghembo.
Prima che potesse rendersene conto, Jongin gli si era pericolosamente avvicinato ed aveva posato la sua bocca sulle sue labbra, premendole tra loro fortemente in un bacio a stampo. Sehun spalancò gli occhi, ma non ebbe neanche il tempo di reagire che Jongin si tirò velocemente indietro.
«Scusami! Non ho resistito! Ti giuro che non lo farò più!» si difese allontanandosi.
Sehun guardò il più giovane con occhi liquidi. Era troppo bello per poter essere sbagliato.
Sehun gli afferrò la maglia, tirandoselo nuovamente contro e facendo scontrare le loro labbra un’altra volta. Solo dopo avergli leccato il labbro inferiore e averlo morso leggermente, si tirò indietro, conscio di non dover affrettare troppo le cose.
Le guance di Jongin erano pericolosamente rosse, così come le sue labbra, visione che non gli dispiacque affatto.
«Sono stati i primi baci più belli di tutto il fottuto universo» sussurrò il ragazzo in trance mentre si toccava tentativamente la bocca gonfia.
Una volta ripresosi guardò Sehun, che nel frattempo aveva recuperato la sua espressione neutrale.
«Che fine ha fatto il doversi conoscere?» chiese con un sorrisetto il più giovane.
«Stai zitto» replicò l’altro voltandosi e incamminandosi verso una meta ignota.
Jongin lo osservò stralunato allontanarsi, fino a quando non si fermò al centro della strada e si voltò esclamando stizzito «Beh, che stai aspettando? Muoviti»
Il ragazzo non se lo fece ripetere due volte, correndo verso la figura del più grande ed afferrandogli la mano, il sorriso che si espandeva sul suo volto.
 
 




 
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Annyeong haseyo, Jichan imnida~ ♥
E non so cosa dire...
Ah, pubblicare per la prima volta in una nuova categoria
è così emozionante *-*
E anche così imbarazzante...
Comunque, bando alle ciance, come potete evincere dalla prima riga,
sono Jichan, un dolce (più o meno) Sekai shipper
che rimette al vostro giudizio questa storiella.
Da un lato apprezzo come sia venuta, dall'altro non molto,
ma il mio parere non conta.
Quindi, vorrei sapere il vostro, se sarete così gentili da dirmelo.
Magari anche sui disegni, che sono sempre una mia "opera" (chi fa da sé fa per tre).
Qualsiasi opinione sarà accettata, non siate timidi! (o almeno non quanto me e.e)
Grazie per essere arrivati fin qui, meritereste un premio solo per questo XD
Adieu
*sparisce in una nuvola di fumo glitterata*

 
  
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