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Autore: Niruh    21/06/2016    1 recensioni
Andrea ha 23 anni e una vita monotona tra università, amici e bar in cui lavora per mantenersi lontano da casa. Un giorno però nel suo locale entra Vanessa, una ragazza solitaria dai tratti delicati e orientali. Vanessa è talmente persa nel suo mondo e così poco consapevole della propria bellezza che Andrea se ne innamora all'istante, ma sa così poco di lei che quando scompare per l’ennesima volta può solo aspettarla, o no?
Genere: Commedia, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Tè al Ginseng

Capitolo 8

Andrea aveva le mani sudate come non mai, ma mantenne lo sguardo fisso negli occhi scuri di Vanessa.
“Come… come-“ Vanessa boccheggiò, con la sorpresa dipinta sul viso.
“Come ho fatto? Beh, sai, vecchi favori tra colleghi. Roba da detective, insomma”
Andrea doveva mostrarsi sicuro. E farle capire finalmente quanto la desiderava nella sua vita.
Si avvicinò un po’ di più a lei e si poggiò con le braccia sullo steccato di legno del ponte.
Vanessa, nella stessa posizione, guardò il laghetto.
Le batteva forte il cuore ad averlo così vicino, ma quasi aveva timore a guardarlo. Si sentiva un disastro emotivo in quel momento e non voleva affatto che lui la vedesse così fragile.
Aveva pianificato per mesi le parole che avrebbe usato, ma non sembrava mai il momento giusto per dirle.
“Non sembri molto contenta di vedermi”
Vanessa si girò subito, ma non fu la sola a stupirsi per la frase, perfino Andrea se ne rese conto dopo averla pronunciata.
“Avrei voluto che non mi vedessi così” disse con voce sottile.
La bocca di Andrea si incurvò in un sorriso sghembo e il ragazzo iniziò a tamburellare sul legno con la mano. Doveva assolutamente fare qualcosa per scaricare lo stress, altrimenti sarebbe esploso.
“Perché?” le chiese semplicemente.
“Sei bellissima” aggiunse poco dopo.
Vanessa avvampò.
No, tu sei bellissimo.
“Puoi confidarti con me, sai? Sono un ottimo ascoltatore” disse Andrea indicandosi con il pollice.
Vanessa lo vide sicuro, sincero. Non poteva sapere che il ragazzo stava lottando con se stesso e i suoi timori.
La ragazza, invece, voleva solo buttarsi tra le sue braccia e sentirne il calore. Non solo per dimenticare tutti i problemi, ma anche per seppellire in un attimo mesi e mesi di imbarazzo.
Ma non è così semplice, giusto?
“Si tratta di mio padre. Il nostro rapporto è un po’...” provò a trovare la parola giusta ma, nonostante le migliaia di libri letti, non le venne in mente.
“…particolare. Da quando ha divorziato da mia madre è peggiorato sempre di più.”
“Oh, su questo sono un esperto. Padre assente, ricerca di approvazione. E’ la mia vita”
Vanessa vide Andrea incupirsi leggermente. Eva le aveva raccontato della situazione familiare del ragazzo, ma non poteva di certo sapere tutto su di lui.
“Il mio non è stato proprio assente, anzi potrei dire che è stato fin troppo presente a volte, ma è…“ prese aria, per poi umettare le labbra con la lingua.
“…freddo. Come se non gli importi più dell’affetto o dell’amore” e per la prima volta lo realizzò anche lei stessa.
Nel giro di un anno suo padre, anche se in modi diversi, aveva perso la madre e la moglie. Poteva esserci disillusione più forte di quella?
“Mio padre conosce fin troppo l’amore invece” considerò Andrea, quasi tra sé e sé.
Vanessa prese una ciocca di capelli tra le dita ed iniziò a torturarla senza dare importanza alle forcine che Lara le aveva conficcato in testa.
Pensò che avrebbe potuto dire di tutto su suo padre ad Andrea, ma che si sarebbe sempre tenuta per sé quanto fosse disastrosa come figlia. Voleva sembrare perfetta agli occhi del ragazzo e voleva che lui la guardasse come aveva guardato quei due anziani alla stazione.
E’ sbagliato?
Quando lui si voltò di nuovo, così sincero, così lui, Vanessa ripensò al perché si sentiva così male.
C’era un motivo per cui non aveva difeso suo padre, per cui non aveva picchiato Ichiro.
Era perché lei stessa il giorno prima aveva detto a suo padre che non era stato capace a tenere con sé sua moglie.
“Ti ho visto dipingere” disse Vanessa.
Andrea assunse un’espressione incuriosita.
“Alla stazione” continuò lei. “Sei davvero bravo”.
Voleva che lo sapesse, dopo averlo elogiato in silenzio per così tanto tempo. E voleva anche smetterla di parlare di suo padre.
“Grazie” rispose lui. Sembrava quasi più imbarazzato di prima.
Vanessa non poteva sapere che il suo imbarazzo era dovuto solo in parte al complimento. Andrea infatti, di getto, avrebbe voluto risponderle che aveva letto quello che lei aveva scritto sul suo libro e che anche lei era brava. Si sarebbe tradito in modo vergognoso.
La presenza del libro però si fece insistente, così tanto che Andrea quasi lo sentì più pesante nella tracolla.
Avrebbe tanto voluto dargli un’ultima rilettura prima di separarsene, ma aprì la borsa e lo prese, conscio che l’importanza di quell’oggetto per la ragazza superava di gran lunga la sua curiosità.
“Ecco” le disse. “Questa volta non posso sbagliare proprietario” sdrammatizzò sorridendo e portandosi la mano libera dietro la testa.
Vanessa gliel’aveva visto fare molte volte, al bar.
Quando la copertina morbida le sfiorò i polpastrelli si sentì improvvisamente meglio. Forse fu anche il leggero contatto con la mano di Andrea a rassicurarla. Per un attimo non la preoccupò neanche la possibilità che lui avesse letto quello che aveva scritto. Anzi, quasi desiderava che lui l’avesse fatto.
“Pensavo che prima dello scambio volessi accertarti delle condizioni del tuo ombrello” scherzò Vanessa.
Andrea entrò nella parte e la guardò comprensivo. “I miei agenti sono già sul posto”.
Vanessa finse stupore e non poté fare a meno di immaginare davvero la scena. Poliziotti intrufolati nella sua camera intenti a cercare un ombrello con delle paperelle.
“A parte gli scherzi” continuò Andrea. La mano ancora dietro la testa.
“Puoi tenerlo” disse per poi fare una pausa, breve e lunga allo stesso tempo.
“E’ sempre stato per te” era serio e quella frase non si riferiva solo all’ombrello.
Vanessa sentì il cuore accelerare e cercò lo sguardo di Andrea. Fu felice di trovarlo subito e non perso all’orizzonte, lontano da lei.
Persino la mano del ragazzo tornò al suo posto.
Lui la stava guardando come si guarda qualcosa di bellissimo e raro e lei avrebbe davvero voluto meritare tutta quella dolcezza.
Era quello che desiderava, ma aveva anche paura, paura che lui la conoscesse meglio e capisse che non era poi così perfetta mentre il suo mondo si allontanava sempre di più dal proprio.
Andrea fece un passo verso di lei, deciso, con il cuore che gli martellava nelle orecchie. Vanessa si perse nei suoi occhi blu, mentre i cattivi pensieri venivano portati via dal vento.
Quando il ragazzo arrivò ad una spanna da lei, fu costretta ad alzare leggermente il viso per non perdere il contatto visivo. Improvvisamente le sembrò che il vento e il freddo fossero spariti dal mondo e così il fruscio delle foglie.
C’erano solo loro due e piano chiuse gli occhi aspettando le labbra di Andrea. Le sentì calde e quando si mossero sulle proprie una scarica elettrica le attraversò tutto il corpo.
Mesi e mesi di fantasie non erano nulla in confronto a quello.
Sentì la mano di Andrea sul viso, anche quella caldissima. L’altra sul fianco, quasi a proteggerla da tutto ciò che la spaventava.
Vanessa si aggrappò a lui e gli posò sul petto la mano in cui stringeva il libro. Quando lui intensificò il bacio, il cervello le andò in pappa. Si perse nel bacio e in quella sensazione di languore, ma allo stesso tempo le sembrò di trovare il suo mondo.
Quando il ragazzo si staccò da lei, Vanessa rimase per un po’ con gli occhi chiusi, quasi in trance.
Andrea si trattenne per non esultare.
Era euforico. Non solo aveva baciato la ragazza di cui era innamorato, ma lei aveva anche ricambiato alla grande.
La sensazione di vuoto sotto i piedi che aveva provato meno di venti ora prima era stata sostituita da una leggerezza euforica. Era meglio di una vittoria sul campetto, meglio dell’ultima pennellata sulla tela.
Vanessa era bellissima. Ad Andrea sembrò di vederla in un’altra epoca, vestita con quegli abiti tradizionali. Una signora bellissima e irraggiungibile vista dagli occhi di uno straniero dagli occhi blu. Eppure sentiva di averla raggiunta, capiva che lei l’aveva visto tra la folla e aveva ricambiato il suo sguardo.
Le prese la mano libera e provò una profonda soddisfazione nel sentire le dita di lei intrecciarsi alle proprie.
“Scommetto che hai lasciato il libro al bar di proposito, solo per farmi fare il primo passo”
Andrea chiuse gli occhi dopo aver pronunciato la frase, non credendo alle sue orecchie e alla sua bocca. Era un idiota. Un tremendo idiota che aveva rovinato tutto.
Quando riaprì gli occhi però trovò Vanessa sorridere e sentì la stretta delle loro mani intensificarsi.
“Credo proprio di averlo fatto. E avrei voluto farlo prima” gli rivelò, gli occhi scuri pieni di qualcosa che Andrea non riuscì a definire.
Il ragazzo si morse l’interno guancia. Non era abituato ad essere guardato in quel modo. Era una sensazione nuova e intensa.
“Vorrei portarti in un posto” disse Vanessa. “Verresti con me senza fare domande?” gli chiese poi, quasi colta da timidezza.
Andrea ci pensò su qualche millisecondo, la risposta pronta sulle labbra.
“Certo”, disse. Poteva esserci altra risposta?

“E questo è il vero tè al ginseng. Non proprio quello della mia nonna, ma è quasi come il suo”.
Andrea guardò il liquido paglierino con sospetto. Dopo il primo assaggio disastroso non era molto contento di ripetere l’esperienza.
“Ovviamente puoi metterci lo zucchero o il miele” gli ricordò Vanessa ridendo.
Andrea le lanciò uno sguardo di finta ammonizione, facendola solo divertire di più.
“Va bene. Mi fido, ma non solo perché sei bella, ricordatelo” le disse fingendo noncuranza e dandosi dell’idiota per la sua quasi inesistente capacità di fare complimenti.
Per un attimo gli sembrò quasi di immaginare Ezio scuotere la testa dall’altro lato della sala.
Però fu bello vedere le guance di Vanessa tingersi di rosa.
Zuccherarono il tè e iniziarono a sorseggiare la bevanda. Vanessa, con il suo abito, sembrava dare ad un gesto così semplice una forte regalità.
“Avrei dovuto cambiarmi, ma volevo solo scappare da lì” rivelò intuendo i pensieri di Andrea.
Il ragazzo aveva lanciato un cenno –più che vittorioso- ad Ezio prima di andare via in taxi con Vanessa, ma l’euforia non gli aveva fatto pensare a come potesse essersi sentita lei nell’andarsene senza dire nulla a suo padre.
La vide prendere il cellulare dalla borsa e mordersi il labbro inferiore.
“Puoi richiamarlo, se vuoi” disse Andrea, preoccupato nel vederla così triste. Quel sentimento di protezione nei suoi confronti non faceva che accentuarsi.
“Non ha provato a chiamarmi” gli confidò Vanessa.
Andrea capì dal tono della sua voce che era un problema peggiore dall’aver ricevuto decine di chiamate, ma non voleva forzarla a fare né dire nulla quindi restò in silenzio.
“Ha provato a trovarmi marito” gli spiegò Vanessa sospirando. In realtà non sapeva perché aveva iniziato proprio con quel dettaglio.
“Oh” disse Andrea.
Vanessa lo vide teso e preoccupato?
“Ha provato, Andrea” sottolineò Vanessa e il ragazzo sembrò riprendere ossigeno.
“Non si è mai interessato a quello che volevo io, neanche una volta. Non ha fatto che dirmi che era per me, per proteggermi, ma quanto può essere vero?” prese un sorso di tè, per darsi forza.
“Forse se non mi fossi innamorata di te, avrei fatto quello che voleva. Io sono fatta così” Era dura ammetterlo, ancora di più se la confessione veniva affiancata da quella goffa dichiarazione.
Andrea si era fermato alla prima frase e abbracciò ancora una volta quel senso di dolce euforia.
Deglutì, sperando di non sbagliare a parlare.
“Anch’io mi sono innamorato di te. Da talmente tanto che non lo immagini. Forse ero innamorato di te ancor prima che me ne rendessi conto” disse portandosi una mano dietro la testa. Vecchia e radicata abitudine, ma non poteva farne a meno.
“Lo immagino eccome. Te l’ho detto, ti ho visto dipingere”. Vanessa voleva dirgli tutto: che le era stato di aiuto in molti momenti difficili senza saperlo, che il mondo era diventato più giusto da quando l’aveva conosciuto e che era una pazza che non faceva che guardarlo da lontano. Voleva dirgli tutto quello con uno sguardo e forse ci riuscì perché il ragazzo ricambiò e i loro visi si avvicinarono sempre di più perdendosi uno nell’altro.

“C’è un modo per proporsi come pretendente?” chiese Andrea. Erano ancora nel locale e avevano ordinato alcune specialità che Vanessa voleva far provare ad Andrea.
“Oh, sì. Devi prendere un numeretto e poi inviare il tuo curriculum a mio padre” scherzò Vanessa.
Andrea rise e prese uno spiedino impanato dal piatto a centro tavolo.
“Beh, so fare il cappuccino. Penso che lo impressionerò” disse Andrea, ma in realtà pensò che non aveva nessuna capacità che potesse convincere il padre di Vanessa a considerarlo.
“In realtà penso che se le cose fossero andate diversamente con mia mamma, gli piaceresti davvero tanto” ammise la ragazza intingendo un po’ di polpo nella salsa per poi mangiarlo.
“In che senso?” chiese Andrea, curioso.
“Mio padre è un artista” rivelò Vanessa. “Ha conosciuto mia madre quando è andato in Italia a studiare pittura”.
Andrea vide il sorriso sognante che le increspava le labbra, memore di racconti romantici. Dopo poco però si oscurò.
“Ora non dipinge più”
Andrea pensò a quanto si sentiva libero e pieno nel porre i colori sulla tela e non riuscì ad immaginare un motivo così forte che potesse spingerlo a smettere, a rinunciarci. Poi guardò Vanessa ed iniziò a capire. Anche se la conosceva da poco, sentiva che non averla nella sua vita avrebbe creato un vuoto che neanche la pittura avrebbe potuto colmare. Era così che si era sentito il padre di Vanessa?
A volte gli artisti tendono ad essere selettivi con i sentimenti. Usano il grigio, ma vivono in bianco e nero.

“Come mai non parlano più?” chiese allarmata Lara dalla sua postazione in fondo al locale.
Ezio studiò l’espressione dell’amico.
“E’ imbarazzato e credo voglia dire qualcosa a tua sorella, ma pensa che non possa essere quella giusta” snocciolò come un perfetto psicologo autodidatta.
Imbarazzato?! Come può provare imbarazzo untipo così?”
Ezio la guardò comprensivo.
“Non dirlo a me. Pensa cosa avrei potuto fare io con quell’ aspetto. Ora sarei ad Hollywood circondato da conigliette di playboy” e sospirò con finta disperazione.
“Credi che dovremmo intervenire?” chiese la ragazza gettando ancora uno sguardo al tavolo dei piccioncini.
“Se nei prossimi cinque minuti non avranno ritrovato le corde vocali, sì” disse Ezio buttando giù un bicchierino di sakè.
Lara era ancora sbalordita di tutta quella situazione, da quando quella mattina aveva ricevuto la stranissima chiamata del ragazzo che le stava di fronte. Ovviamente aveva ripreso subito la sua solita indole sicura, ma c’erano delle domande che ancora le frullavano in testa.
“Riesci in questi cinque minuti a spiegarmi come hai fatto a trovare il mio numero?”
“Non ho mai trovato difficoltà a trovare il numero di una bella ragazza” le spiegò Ezio, sorridendo serafico.
Lara lo ammonì con lo sguardo, ma non con cattiveria. Era divertita, più che altro.
“Ah, sì?”
“Tranquilla” la rassicurò Ezio. “So che sei impegnata. Trasudi impegno da ogni poro”
Lara era spiazzata. Anche se amava tantissimo il suo fidanzato, probabilmente era la persona meno da impegno del mondo. Negli anni aveva cercato di mostrare agli altri, tramite il suo aspetto o le sue decisioni, che non le importava delle opinioni degli altri o di ostentare qualcosa, nemmeno l’amore. Vanessa aveva ragione sui tatuaggi, fatti per ribellione, ma erano stati la scelta migliore della sua vita perché le avevano fatto incontrare il suo futuro marito e, per una come lei, già pronunciare quella parola sarebbe stato spaventoso un tempo.
Ezio annuì e prese una polpetta di polpo. Erano talmente buone che per un attimo considerò di rapire la cuoca e portarla con sé in Italia.
“Poi non sei il mio tipo, mi piacciono le bionde”  e prese un’altra polpetta.
“Vabbè, chissene. Allora, me lo dici?” sbottò Lara, era impaziente.
“Vedi, è questa vostra curiosità femminile che vi ha tradito” iniziò Ezio.
Poi continuò. “Hai presente quando cerchi qualcosa ma non la trovi e invece quando smetti di cercarla riesci a trovarla?”
Lara annuì.
“Ho visto che io e tua sorella abbiamo un’amica in comune su facebook e l’ho chiamata”
Ezio le fornì la versione breve. In realtà quella notte non riusciva proprio a prendere sonno e si era scervellato per ore per capire come potesse fare ad aiutare il suo migliore amico a trovare quella ragazza. Non aveva trovato niente di sensato.
Si era arreso ed era stato difficile ammetterlo a se stesso. Svuotato dalla stanchezza e dai nervi tesi, senza volerlo, aveva pensato ad Eva. Non era stato un pensiero irrazionale. Pensava spesso a lei, come ovviamente un ragazzo pensa ad una bella ragazza. Eppure pensava a lei nei momenti di tensione, persino prima di un esame, per tranquillizzarsi.
Ogni tanto poi gli veniva quell’impulso di vederla e così passava al bar per salutarla e invitarla ad uscire. Probabilmente iniziare a chiederle di uscire per gioco e inoltre così spesso aveva tolto valore all’invito, ma non era mai stato così sincero.
Gli piaceva, quella ragazza. Ed è per questo che si era ritrovato a guardare il suo profilo facebook sul cellulare alle due di notte. Fortunatamente la wifi funzionava anche lì.
Quando però cliccò sulle foto della ragazza, vide che non erano visibili.
Che mi abbia bloccato? Pensò con un tuffo al cuore, decisamente non da lui.
Poi capì. Il cellulare era ancora connesso con il profilo di Andrea. Ezio trovò strana la cosa. Andrea ed Eva erano colleghi e amici, ma non su facebook. Si chiese se fosse una qualche assurda tattica che usano le ragazze per conquistare i ragazzi. Aveva dei – ok, tanti – dubbi su quello che Eva provava per Andrea. Le aveva persino dato dei consigli qualche giorno prima.
Entrò con il proprio profilo e iniziò a sfogliare le foto della ragazza. Passò una mano sugli occhi, sorridendo per la divisa macchiata di caffè e le pose giocose della ragazza.
Era stanco, ma non aveva di certo perso la sua solita attenzione per i dettagli. Studiare di notte aveva temprato i suoi sensi negli anni.
Poi la vide, una foto di molti mesi prima in cui Eva si teneva i capelli in una posa disperata. A giudicare dallo sfondo era al bar, ma era seduta ad un tavolino. Accanto alla foto la descrizione diceva:
Ecco come ti senti quando la tua amica non fa che parlarti dello stesso ragazzo da un anno e mezzo, ma quando può non gli dice una parola. Argh.

Poteva riferirsi a chiunque, giusto? Però il commento di Vanessa a quello stato lo rendeva una prova schiacciante.

Ti farò morire prima del tempo, eheh

Ezio la prese male, davvero. La sentì come una grande presa in giro nei confronti di Andrea. Quanto consideravano ingenuo il suo migliore amico? Tanto da lanciarsi occhiatine alle sue spalle?
Pensò a quanto Andrea si fosse sentito a disagio solo nel parlare a quella ragazza e quanto fosse stato sincero nel desiderio di conoscerla. Era persino andato fino in Giappone per lei! Aveva messo tutto in gioco.
Capì che quella ragazza non doveva essere così presa da lui se per un anno e mezzo non gli aveva rivolto più di mezza parola.
Ed Eva, poi. Non se l’aspettava da lei. Avrebbe potuto dirgli qualcosa invece di fingere.
Cercò di essere veloce, ma di non svegliare l’amico nell’alzarsi e nel mettere le scarpe e il giubbotto.
Scese le scale verso l’ingresso e uscì in fretta dall’ostello. In realtà la linea prendeva anche nella loro camera, ma non voleva svegliare Andrea.
Compose il numero ed aspettò.
“Pronto?” rispose Eva dopo molti squilli.
“Cosa avete organizzato? Una sorta di fan club?”
“Ezio? Cosa?” era confusa, ovviamente.
“Tu e la tua amica! Cosa fate? Prendete tè e biscotti e parlate di quanto sia sciocco Andrea?!” disse con rabbia. Era sempre stato così, fin da quando erano piccoli. Avevano pochi mesi di differenza, ma si sentiva come un fratello maggiore nei confronti di Andrea.
“Cos-? Ma di che diavolo stai parlando?” chiese Eva, ma aveva perso un po’ di sicurezza nella voce.
“Quindi è così” considerò Ezio, duro.
Eva dall’altro lato del cellulare si morse il labbro inferiore.
“Non abbiamo preso in giro nessuno. Vanessa è innamorata di Andrea”
“Come posso crederti? Se fosse innamorata di lui non credi che gli avrebbe parlato prima o fatto capire qualcosa?”
“E’…complicato” disse solo Eva. “ A volte è solo… complicato” e sospirò.
“Non me l’aspettavo da te”. Le parole di Ezio trasparivano delusione.
“Io…” iniziò la ragazza, poi quel lato femminile che non consente alle donne di essere passive in una discussione prese il sopravvento.
“Ho cercato di parlartene! Ti ho persino chiesto di organizzare un incontro a quattro per aiutarli, ma tu mi hai ignorata per guardarmi le tette!” era il suo turno di essere arrabbiata.
Ezio alzò gli occhi al cielo, mentre un uomo alla guida di un camioncino della spazzatura lo guardava incuriosito.
“Certo, ora è colpa mia perché guardo delle belle tette!”
“Vanessa è incasinata e mi ha chiesto di aspettare il momento giusto per dichiararsi ad Andrea. Non faresti lo stesso per lui se te lo chiedesse?”
Ci fu una pausa. Ezio sbuffò. Poi un’altra pausa.
“Quindi tutte le domande idiote che mi facevi su Andrea non erano per te, ma per lei?”
“Ti facevo più sveglio, Sherlock


“Si stanno alzando” esordì Lara strappandolo dal ricordo. “Dovremmo seguirli”
“A meno che non vadano ad imboscarsi da qualche parte” scherzò Ezio.
Lara alzò gli occhi al cielo.

“Sai che mia sorella e il tuo amico ci stanno seguendo, vero?” Vanessa ridacchiò mentre camminavano per le vie di Osaka. La ragazza aveva deciso di tornare a casa per potersi mettere degli abiti più comodi. Non invidiava affatto le sue antenate.
“Credi che sappiano che li abbiamo sgamati?” chiese Andrea sorridendole complice.
“Oh, no. Altrimenti mia sorella si sarebbe già precipitata qui”
“Anche Ezio”
Vanessa pensò che era facile per persone silenziose come lei e Andrea circondarsi di persone rumorose perché riempissero i loro vuoti. Era bellissimo però essersi trovati nei rispettivi silenzi.
“Sai che sei coraggioso? Molto più coraggioso di me” ammise Vanessa. Voleva dirglielo da quando l’aveva visto sul ponte.
“Coraggioso. Io?” Andrea si indicò con stupore.
“Sei volato fin qui per me, mentre io non ho avuto neanche il coraggio di parlarti senza farmi dei complessi”
“Non sono coraggioso” disse Andrea, semplicemente.
“Sei pazzo. Suona meglio?” chiese Vanessa facendogli una linguaccia. Andrea si portò una mano dietro la testa. Erano vicini ad una bancarella con degli animaletti di stoffa intrecciati e non gli interessò che la signora che ne stava intrecciando un altro si fermò per guardarli con sospetto e curiosità. Dovevano sembrare buffi visti dall’esterno. Andrea però la ignorò e bacio Vanessa attirandola verso di sé.
Fu un bacio molto più audace di quello che ci si sarebbe aspettato in pubblico da una coppia giapponese e quindi non furono pochi gli sguardi sorpresi.
Quando si staccarono, si guardarono negli occhi e Andrea capì finalmente che tutto era al posto giusto e che niente poteva andare storto ora che stavano insieme.
“Vanessa!”
Oh.








Note dell'autore:
Chiedo perdono per tutto il tempo che ho fatto passare e spero che il capitolo vi piaccia! A presto!
  
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