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Autore: Stella Dark Star    22/06/2016    2 recensioni
Bella Swan si risveglia in un altro mondo. Letteralmente. Non sa dove si trova, non sa come ci è arrivata.
Viene soccorsa da un affascinante pilota che si presenta come Poe Dameron e poi…si risveglia nella sua casa.
Avrebbe potuto essere solo un sogno se non fosse stato per un dettaglio importante: lei è un vampiro e i vampiri non dormono! Ma questo è solo il primo caso di una serie di viaggi inspiegabili che la porteranno all’interno della storia di Star Wars, come personaggio in carne ed ossa. E, con la vicinanza del bel Poe, il suo cuore riprenderà a battere aprendola così ad un nuovo amore, parallelo a quello del mondo reale.
Nota: so che è una pazzia, infatti questa storia è davvero tratta da un sogno! Fatemi sapere cosa ne pensate lasciando una recensione! Grazie!
Genere: Avventura, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: BB-8, Poe Dameron, Principessa Leia Organa
Note: Cross-over, Nonsense | Avvertimenti: Triangolo
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Ti aspetterò nei miei sogni
 
Tutto ebbe inizio in un sogno. O almeno così si potrebbe definire, in attesa di trovare un termine più appropriato. Ma Bella in quel momento non si chiese di cosa si trattava, anzi non si chiese proprio niente. Dapprima vide solo luce, bianca ma non accecante, che invadeva i suoi occhi. Poi arrivarono le forme, la chioma folta di un albero dalle foglie lanceolate, il tronco dalla forma a spirale le cui radici erano ben salde nel terreno erboso. Non era sicura di conoscere quel tipo albero. Il cinguettio degli uccellini era una melodia piacevole, tutto sembrava in armonia. Ed ecco che arrivò la domanda nella sua mente: dove mi trovo?
“Posso aiutarti?”
La voce di un uomo, una voce calda, amichevole, rassicurante.  Bella voltò il capo e lo vide. Un uomo di bell’aspetto, dai capelli ricci e lucidi di gel, la carnagione caramellata e occhi neri carichi di simpatia. Lo vide avvicinarsi di un passo e porgerle una mano.
Bella fece per sollevare la propria e accettare l’aiuto, ma proprio quando la sollevò verso la luce del sole si ricordò improvvisamente chi era e la ritrasse velocemente. Non poteva mostre la sua vera natura ad un estraneo.
Lui evidentemente prese quel gesto per un segno di paura, le sorrise: “Non mordo mica, sai! Voglio solo aiutarti ad alzarti.”
Bella sorrise suo malgrado, per quanto estraneo, quell’uomo era davvero cordiale e ispirava fiducia.
“Posso farlo da sola. Grazie comunque.”
Si rimise in piedi, arretrando volontariamente di qualche passo per essere completamente all’ombra dell’albero. Istintivamente si scrollò il lungo maglione blu notte da eventuali fili d’erba. Almeno di una cosa era certa, indossava gli stessi vestiti che aveva indossato quella mattina, il maglione sopra leggings neri e un paio di scarponcini in tinta con il pelo grigio sul bordo. L’istinto prevalse ancora una volta, facendole scostare una ciocca di capelli dietro l’orecchio. Quand’era stata l’ultima che lo aveva fatto? Quand’era ancora umana… Deglutì, quella sensazione non le piaceva.
“La Base è a dieci minuti di cammino da qui. Potrai rifocillarti e dirmi da dove provieni.”
La parola “base” le accese un campanello nella testa. In effetti non ci aveva fatto caso prima, ma l’uomo indossava quella che sembrava una specie di tuta d’aviazione mescolata ad astronauta di un luminescente colore arancio. Dove accidenti era finita?
Si schiarì la voce: “Dove mi trovo?”
“Sul pianeta D’Qar.”
“Dove?” Aveva gridato come una gallina, involontariamente.
L’uomo rise: “Devi venire da molto lontano eh? Come sei finita qui?”
Bella domanda.
“Io… non ne ho idea. L’ultimo ricordo che ho è di essere uscita di casa per recarmi dai miei parenti, stavo attraversando il bosco e poi…il vuoto.”
Lui sembrava interessato, il suo sguardo ora era fisso su di lei come se volesse penetrarla fino in fondo all’anima.
Bella si fece coraggio e gli porse la mano. Ora che nessun raggio di sole rischiava di tradirla, non aveva più motivo di tirarsi indietro: “Bella Swan. Piacere.”
Lui gliela prese, facendole percepire il piacevole calore umano: “Mi chiamo Poe. Poe Dameron.”
Sia gli sguardi che le mani rimasero a contatto per più tempo di quanto fosse necessario. La prima ad interromperlo fu Bella, per il semplice fatto che quello che stava accadendo le piaceva e se ne sentiva in colpa. Ancora una volta lui sorrise per quella timidezza o paura che fosse.
“Vieni con me. Sei al sicuro.”
Bella fece un cenno affermativo e lo seguì.
“Potresti vedere cose diverse alle quali non sei abituata, spero non ti spaventerai. Siamo brava gente e lottiamo per una grande causa. Hai mai sentito parlare di…”
Si voltò, ma dietro di lui non c’era anima viva. Si bloccò lì, lo sguardo sorpreso che vagava nell’area in cerca di lei.
*
Bella si sollevò di scatto, avrebbe giurato di sentire il cuore nel petto balzare. Ma ovviamente era impossibile. Riconobbe la propria camera, le morbide lenzuola sotto le mani che la confortavano. Tutto era tranquillo. Indossava ancora gli stivaletti. Il problema era che non ricordava di essersi coricata e non poteva nemmeno capire il motivo per cui avrebbe dovuto farlo visto che i vampiri non sentono la stanchezza.
“Bella? Cosa stai facendo?”
Edward era comparso all’ingresso della stanza, l’espressione divertita che gli illuminava il viso.
“Io…stavo pensando.”
“Pensando? A cosa?”
“Non ne sono certa.”
Edward scosse il capo, sempre più divertito: “Ci stanno aspettando a casa di Carlisle, siamo già in ritardo.”
Si allontanò, dai rumori probabilmente stava uscendo di casa per aspettarla all’esterno.
Bella si sentiva confusa, ciò che era accaduto non aveva senso. Ma come poteva negare la realtà? Sfiorò il cuscino con le dita e ammise a se stessa in un sussurro: “Mi sono addormentata.”
Quella vicenda continuò ad occuparle la mente. Poe. In una situazione normale le sue guancie sarebbero diventate color porpora, ma ora non più. Lei era morta, era un vampiro. Viveva in quello stato da ormai…
“Sessant’anni! E sembra solo ieri!”
La voce stridula di Alice le entrò nelle orecchie, ferendo i timpani come un tuono. Bella fu costretta a tornare al presente.
Avevano preparato quella festa per lei, per aiutarla. Per farle superare il dolore della perdita. Il salotto era stato riempito di palloncini azzurri e argentati, e lei, seduta su uno dei divani, doveva essere l’attrazione del giorno. Non era cambiato niente da quel lontano giorno in cui si era risvegliata dalla morte. Tutti gli amici più cari erano accanto  a lei.
“Mamma, ti senti bene?”
Renesmee era la prova che invece qualcosa era cambiato. Lei era adulta e avrebbe mantenuto quella forma per sempre. Jacob, accanto a lei, si era schiodato dall’adolescenza e aveva raggiunto la maturità necessaria per il ruolo di marito ed eterno compagno.
Bella accennò un sorriso: “Certo che sto bene. Un vampiro non può ammalarsi!”
Edward, seduto sul bracciolo del divano, accanto a lei, intervenne: “Sì, ma devi ammettere che oggi sei parecchio strana. Qual è il problema?”
Bella si alzò, fingendosi serena: “Solo la vostra inesauribile voglia di festeggiarmi.”
Una lieve risata generale allentò la tensione e permise a lei di sgattaiolare fino ad una delle finestre. Gli alberi del bosco erano così diversi da quelli di D’Qar. Scosse il capo, doveva smetterla. Si era trattato solo di un sogno.
Alice comparve accanto a lei: “Spero tu non sia in collera con me.”
“No, certo che no. Non è per la festa. E’ solo che…” Non poteva parlarne lì. Per quanto piano avesse parlato, era certa che Edward avrebbe sentito e quella era l’ultima cosa che voleva.
“Verresti a fare due passi con me?”
“Ma certo!”
Bastò mettere piede fuori casa perché si sentisse meglio.
“E’ per tua madre, vero?”
Non aveva bisogno di fingere. Sua madre era morta di vecchiaia solo cinque mesi prima. Di fatto era stata l’ultima persona umana che l’aveva tenuta legata al passato. Ora non c’era rimasto più nessuno. Aveva sempre saputo che sarebbe stato doloroso, ma ancora non riusciva ad accettarlo. Si rese conto che il rumore dei passi sul selciato le rimbombava nelle orecchie.
“Lo supererai presto, Bella. Tutti noi ti aiuteremo.” Alice la prese a braccetto e continuarono a camminare.
“Alice, ti è mai capitato di addormentarti?” L’aveva buttata fuori così, era la cosa migliore.
“Sì. Quando ero viva.”
“No! Quello che… Volevo sapere se ti è capitato dopo la trasformazione.”
Alice la guardò sfoggiando un gran sorriso: “Lo sai che è impossibile per noi!”
“Forse non mi spiego bene. Magari può capitare di perdersi in pensieri in modo così intenso da cadere nel sonno?”
Alice emise un mugolio dubbioso: “A me non è mai capitato. E non ne ho mai sentito parlare.”
Bella era delusa, ma non voleva arrendersi. Avrebbe trovato un altro modo per capire cosa le era accaduto.
*
“Non preoccuparti, sei al sicuro qui.”
La voce era tutt’altro che nitida, era come se la stesse ascoltando attraverso una boccia piena d’acqua. Però sapeva a chi apparteneva.
Aprì gli occhi, vide la stessa luce bianca della volta precedente, solo che ora si trovava in un luogo chiuso, una stanza azzurra. Era sdraiata sul morbido, le dita scivolarono su quelle che dovevano essere lenzuola. Poi vide lui, il suo volto chino su di lei.
“Dove mi trovo?”
Poe rispose malizioso: “Nella mia cabina. All’interno della Base.”
Bella si sollevò a sedere, lo sguardo agitato: “Mi hai trovata qui?”
“Ieri sei sparita all’improvviso. Non so come. Ad ogni modo, stamane sono uscito all’alba per perlustrare la zona e ti ho trovata priva di sensi nello stesso posto di ieri.”
“E mi hai portata qui in braccio?” Era intenerita da tanta gentilezza, non voleva nasconderlo.
“Sì e ho pensato di farti visitare nel caso avessi bisogno di cure.”
I loro sguardi erano incollati, le labbra sorridevano. Meglio di un romanzo rosa. Fino a quando la sua mente non si decise a dare l’allarme.
“Visitare? Cosa mi avete fatto?” Ora sì che era nei guai. Qualunque dottore avrebbe capito che lei non era del tutto…viva. Saltò giù dal letto e si accorse di avere i piedi nudi. Indossava un abito rosa elegante, senza spalline e con la gonna a tulipano. Lo aveva indossato la sera prima, per trascorrere un serata intima con Edward guardando foto digitali di loro due, della loro famiglia.
“Dove sono le mie scarpe?”
Poe si era alzato dalla sedia posta accanto al letto e ora torreggiava su di lei con braccia incrociate al petto.
“Fretta di andartene?”
Bella si muoveva sempre più agitata, lo sguardo in cerca di quelle dannate ballerine in tono con l’abito.
“Ti consiglio di sederti e stare calma. La tua pressione del sangue non era regolare, il droide medico ha dovuto stabilizzarla.”
Lei fece un’espressione bizzarra: “La mia…? La mia pressione del sangue?”
“Sì, ma ora è a posto. Hai solo bisogno di riposare e mangiare qualcosa.”
Non era possibile. Non era assolutamente possibile. Sentendosi le gambe di gelatina, Bella dovette sedersi sul bordo del letto.
“Mangiare…” La cosa incredibile era che sentiva lo stomaco brontolare!
La mente le diceva che tutto questo non era reale. Perché non poteva esserlo! Lei era un vampiro, non aveva sangue nelle vene, accidenti! E non si nutriva di cibo!  Eppure Poe sembrava sincero ed era premuroso con lei. Scosse il capo. Non sapeva un bel niente di lui, perché si ostinava a fidarsi di uno sconosciuto in una terra sconosciuta?
“Ti gira la testa?” La sua voce era preoccupata, e quando Bella sollevò lo sguardo su di lui, vide che anche negli occhi vi era un velo di preoccupazione.
“No, sto bene. A parte il fatto che sono confusa.”
Poe si sedette sul bordo del letto, accanto a lei, ma così vicino che le loro gambe quasi si sfiorarono.
“Forse il teletrasporto che usi è difettoso. Dovresti farlo riparare.”
“Teletrasporto?”
Lui fece spallucce, come se fosse una cosa ovvia: “Sì. Quello che usi per comparire e scomparire da qui. Tu lo chiami in un altro modo?”
Bella si perse in pensieri, lo sguardo puntato nel vuoto. Teletrasporto? Era possibile? Per quanto ne sapeva nessun vampiro aveva il dono del teletrasporto. Ma forse era mal informata. Promemoria per il ritorno: chiedere ad Alice delucidazioni al riguardo.
“Poe, so che mi prenderai per pazza, ma ti assicuro che io non ho idea di come sia arrivata qui. Non uso nessun teletrasporto, nessuna macchina, niente. Mi ritrovo qui senza saperlo e poi mi ritrovo a casa nello stesso modo.”
“Io ti credo. Ma d’altra parte de ve esserci una spiegazione logica, non pensi?”
I suoi occhi erano scuri e buoni, non c’era traccia di ostilità o di menzogna. In fondo, non le importava molto delle spiegazioni fin che si trovava con lui. Il rumore di una porta automatica che si apriva la fece sobbalzare. Vide un robot dalle forme cubiche avvicinarsi roteando su dei piedi a carro armato e con tra le…braccia, un vassoio contenente del cibo. Il robot si fermò di fronte a lei ed emise dei suoni a ritmo con delle lucette azzurre sulla…faccia.
Poe tradusse: “Afferra il vassoio. Si apriranno delle sbarre sotto in modo che tu possa appoggiartelo alle ginocchia senza che cada.”
Bella obbedì. Il robot uscì dalla stanza, lasciandoli di nuovo soli.
Alla verdura non avrebbe saputo dare un nome, sembrava un broccolo tagliato a pezzetti con foglie di spinaci a fare da corolla. La carne invece aveva un aspetto più normale, si trattava di una succosa bistecca al sangue. Forse per quello provava desiderio di mangiarla. Prese un manico d’argento accanto al piatto e nel sollevarlo si attivò una sottile lama gialla fatta di pura luce. Le bastò sfiorare la carne per tagliarla in strisce perfette.
“Se premi il pulsante dalla parte opposta del manico attiverai la forchetta.”
Bella seguì il consiglio e la forchetta comparve allo stesso modo del coltello. Esitò nel portarsi la strisciolina alle labbra, ma poi quando finalmente sentì la morbidezza della carne e il sapore raffinato, riscoprì un’emozione che aveva dimenticato da tempo. Le bastò ingoiare per perdere ogni senso del decoro e cominciare a mangiare di fretta masticando come un lupo affamato!
Poe sorrise divertito: “Vedo che hai appetito! Sembra che non mangi da giorni!”
Lei pensò sarcastica: “Sessant’anni, in verità.”
Sollevò un istante lo sguardo al soffitto azzurro, continuando a gustare il sapore delizioso della carne.
*
“Hai avuto un’illuminazione o stai pregando qualcuno per farmi smettere?”
Bella abbassò lo sguardo e si ritrovò nel salotto di casa. Edward sedeva al pianoforte e la guardava leggermente accigliato. Lei sbatté gli occhi: “Perché dovrei pregare di farti smettere? Lo sai che amo sentirti suonare.”
“Non mi sembrava. Stavi fissando il soffitto da almeno cinque minuti.”
Cinque minuti… Era certa di essere stata in compagnia di Poe per più tempo. Il problema era che non ricordava quando si era seduta ad ascoltare Edward suonare.
“Perdonami, devo essermi persa in pensieri.”
Lui sembrò rilassarsi, abbassò il coperchio della tastiera e le sorrise: “Peccato. Ti sei persa un’esibizione coi fiocchi.”
“Che cosa stavi suonando?”
“Mentre eri assente?”
Veramente non sapeva nemmeno cosa stesse suonando mentre era presente, però questo non poteva dirglielo. Fece un cenno affermativo accompagnato da un mugolio.
“Il tema di Star Wars. Mi sembrava appropriato per la tua espressione.”
Bella sentì una scossa nella testa.
“Star Wars, hai detto?”
“Sì!” Scoppiò a ridere improvvisamente: “Non dirmi che non sai cos’è!”
Fece mente locale. Sì, qualcosa ricordava. Charlie doveva averle fatto vedere qualcosa da bambina, tanto tempo fa. Jedi, Yoda, Skywalker, astronavi…
“Droidi? C’erano dei droidi nella storia?”
“Sì. Moltissimi. Erano tipo dei robot di varie forme e con varie mansioni.”
“Tipo portare da mangiare ad un’ospite…”
Sentì il peso dello sguardo di Edward su di sé, perciò si alzò dal divano: “Devo fare una ricerca, scusami.”
Con la velocità vampiresca, si ritrovò in camera da letto nell’arco di un secondo e altrettanto velocemente estrasse il portatile dal cassetto del comodino. Si accomodò sul letto, gambe incrociate, e sollevò lo schermo del portatile di vecchia generazione. Essere un vampiro non significava necessariamente adeguarsi alla tecnologia avanzata. Digitò le parole ‘Poe’ e ‘Dameron’, sicura di trovare qualcosa. Infatti i risultati la proiettarono esattamente alla saga di Star Wars. Cliccò vari link, giusto per avere un quadro generale. Poe Dameron era un personaggio comparso nella terza trilogia. Attualmente la saga era composta da sei trilogie più vari spin-off e serie a cartoni. Cliccò per avere maggiori informazioni su Poe. Era stato interpretato dall’attore ispanico Oscar Isaac, deceduto nel 2054. Cercò alcune sue foto. Molte lo ritraevano in età avanzata o comunque coi capelli grigi, ma i suoi occhi erano sempre gli stessi, buoni e di un nero brillante. Digitò il suo nome affiancato a quello del personaggio ed ecco che comparve. Era lui, in tutto per tutto. Il suo viso, i suoi capelli, la sua tuta arancio. Se non fosse stato impossibile avrebbe detto che il respiro le mancò. La sua vista acuta poteva vedere che le foto erano state photoshoppate, ma la sostanza era la stessa. Era quello l’uomo che aveva incontrato. Si soffermò su una foto che non era stata ritoccata, una foto al naturale probabilmente scattata durante le riprese. Cliccò sull’icona della spedizione via e-mail e in un attimo sentì il trillo del cellulare. Chiuse lo schermo del portatile e lo rimise al suo posto. Quando estrasse il cellulare dalla tasca dei pantaloni e premette lo schermo per aprire la posta, provò come uno sfarfallio nel petto. Il viso di Poe ne era la causa.
Tornata nel salotto, trovò Edward sdraiato sul divano, tra le mani un libro rilegato dall’aria antica.
“Edward.”
Lui sollevò il capo e allungò lo sguardo verso di lei, quindi Bella riprese: “Sai, non ho mai visto il settimo episodio della saga. Ti va di prenderlo a  noleggio?”
Edward si sollevò a sedere, ridendo di gusto, il volume subito abbandonato sul tavolino di fronte.
“Bella, sarà sufficiente guardarlo alla tv! Abbiamo la Pay-per-view, ricordi? Sezione Fantascienza Vintage.”
Lei lasciò un sospiro divertito: “E Pay-per-view sia!”
Volò sul divano accanto a lui e gli concesse l’onore di usare il telecomando.
*
Aprì gli occhi e vide il bel viso di Poe.
Lui le parlò con tono scherzoso: “Sei ricomparsa, finalmente! Ti stavo aspettando per cenare assieme a te.”
Bella si sollevò a sedere e si rese conto di essere sdraiata su una sorta di sofà futuristico di colore bianco e di una forma strana a onde. Non fece domande, ormai aveva capito che era inutile. Poe le porse la mano e l’aiutò ad alzarsi, quindi la guidò fino ad un tavolo che era certa non ci fosse prima in quella stanza. Prese posto su una delle due sedie e osservò Poe fare altrettanto. Ora indossava una divisa verde salvia, che gli donava molto. Ma mai quanto la tuta arancio! E i suoi capelli erano freschi di trattamento col gel. Se di gel si trattava.
Sui piatti di entrambi vi erano già le bistecche che lei aveva assaggiato. Non fece complimenti. Non vedeva l’ora di azzannarne delle altre!
Sentì subito il gusto agrodolce della carne nella bocca e lungo la gola. Le piaceva da impazzire.
Poe la prese in giro un po’: “Se vuoi ne faccio portare delle altre! Per essere magra, ne hai di appetito!”
Bella inghiottì il boccone e si portò il bicchiere alle labbra per non ridere a sua volta. Insomma, un po’ di contegno! Ora che si stava stabilizzando, poteva ricordare di aver visto il film alla televisione e di aver così appreso un po’ la storia di Poe. Ma ancora non sapeva in quale tempo si trovasse.
“La prima volta mi stavi parlando di te. Cosa fai esattamente?”
Poe si portò un pezzo di bistecca alle labbra e lo ingoiò quasi intero: “Io comando una squadra di piloti per conto del Generale Organa. Il nostro obiettivo è quello di sconfiggere il Primo Ordine e riportare la pace nella galassia. “
Esattamente come aveva visto nel film.
Si schiarì la voce, azzardando una domanda più diretta: “Ho sentito alcune voci al riguardo. E’ vero che il Signore Oscuro è figlio di Leia Organa?”
Poe parve sorpreso, ma con una sfumatura di piacere: “E’ esatto. Allora non sei del tutto estranea a quest’ambiente!”
Lei fece spallucce, sorridendo: "Diciamo che mi sono informata! E Luke Skywalker cosa ha in mente di fare?”
“Luke…” Poe sospirò e si mise in bocca un altro pezzo di carne: “Non abbiamo idea di dove si trovi.”
Il che significava che le cose viste in tv dovevano ancora accadere.
“Non avete contatti con qualcuno che lo sa? Magari pensandoci bene potreste ricordarvi qualcosa di utile. Che so…una vecchia conoscenza che custodisce una mappa?”
Poe bevve dal calice qualcosa che assomigliava al vino. Per accertarsene, Bella se ne versò un po’ nel proprio e lo assaggiò. Sì, il sapore era quello del vino, magari leggermente diverso da quello che ricordava.
Poe, dopo aver pensato alle sue parole, rispose: “Ne parlerò con il Generale. Potresti aver ragione.”
Bella ricordò un particolare visto sul film, il suo viso si velò si preoccupazione. Allungò il braccio lungo il tavolo e posò la mano su quella di Poe che giaceva vicina al piatto.
“Se troverete il collegamento, devi promettermi una cosa. Non partire tu per la missione. Affidala a qualcun altro.”
Lui la guardò in tralice: “Perché dovrei? Non ho paura del pericolo.”
“Lo so. Il fatto che tu sia il miglior pilota della galassia…”
Lui sorrise per il complimento.
“...e il più scavezzacollo…”
Lui arricciò un angolo della bocca per non scoppiare a ridere.
“...non significa che non potrebbe capitarti qualcosa di brutto.”
“Ti ripeto che non temo il pericolo. Per il bene della Resistenza farei qualunque cosa.” Ora il suo sguardo era serio.
Bella insistette con più enfasi: “Devi promettermelo, Poe! Non voglio che ti accada qualcosa. Quel pazzo mascherato non conosce pietà.”
Poe abbassò lo sguardo e quando lo risollevò era di nuovo amichevole e malizioso: “Tieni così tanto a me?”
Improvvisamente la mano di Poe parve scottare in quella di lei, perciò Bella la ritrasse e scostò lo sguardo per timore di tradirsi. Sibilò: “Sfacciato!”
*
“Il suo resto, signora.”
Bella guardò la mano dell’uomo che aveva parlato. In effetti sul palmo c’erano spiccioli per tre quarti di dollaro. Sollevò la mano per prenderli, poi l’uomo le allungò la busta: “Ed ecco il suo Blu-ray.”
Bella ripose gli spiccioli nel portafoglio e lo rimise nella borsetta, quindi prese la busta e si voltò per uscire dalla videoteca. Subito fuori incontrò Alice, che l’assalì con il suo solito entusiasmo.
“Allora hai trovato quel film? Certo che sei una pazza a voler venire fin qui a Port Angeles per comprarlo quando potevi acquistarlo su internet!”
Bella simulò una risatina, giusto per stare nella parte: “Mi conosci. Sono vecchio stile.”
“E poi non capisco perché un film singolo quando puoi avere tutta la saga.”
Il sospetto indusse Bella a sbirciare dentro la busta ed estrarre la custodia. Non si sorprese nel vedere che si trattava di Star Wars VII. E nel bel mezzo della copertina, seppur in piccolo rispetto agli altri personaggi, c’era Poe con addosso la tuta da pilota ed il casco con il simbolo della Resistenza.
Senza nemmeno risollevare lo sguardo, rispose ad Alice: “Questo è il mio preferito.”
Alice rise: “Hai lo sguardo da adolescente innamorata! Su, è meglio andare ora!”
Si diressero verso l’auto di Alice e in pochi minuti si ritrovarono a sfrecciare nella superstrada.
“Alice, tu hai mai sentito parlare di vampiri col dono del teletrasporto?”
Lei aggrottò leggermente la fronte, mentre pensava.
“No. Direi di no. Perché?”
“E di una specie di viaggio attraverso i sogni?”
“Bella, cosa sono tutte queste domande? Mi sembri una nerd!”
Si sentiva così, infatti. Solo un nerd avrebbe potuto parlare di quelle cose senza sentirsi a disagio o totalmente pazzo.
“E’ solo curiosità. Non smetto mai di imparare qualcosa sulla nostra natura.” Sperò che fosse una spiegazione sufficiente. Qualunque cosa stesse accadendo, la priorità era una: salvare Poe. Che fosse un sogno, che fosse reale, che fosse una disfunzione spaziotemporale, non aveva importanza.
*
Acqua calda che le avvolgeva il corpo beatamente. L’afflusso di sangue concentrato nelle guance. Una sensazione che non provava da troppo tempo. Non ebbe bisogno di aprire gli occhi per sapere che si trovava dentro una vasca idromassaggio. Avrebbe voluto restare assopita e godersi il piacere. Ma aveva un compito importante da portare a termine. Si costrinse ad aprire gli occhi, la sala era azzurra e illuminata di luce bianca, come le altre volte. Si issò sul bordo della vasca, si guardò intorno. Lì accanto c’era un vaporoso telo porpora ben piegato e riposto su una mensola sospesa a mezz’aria. O meglio, che stava sospesa grazie ad un piccolo motore! Prese il telo e si avvolse il corpo con cura. La stoffa era tiepida e morbida. Essendoci un’unica porta automatica nella stanza, vi si diresse, e quando questa si aprì fece capolino con la testa. Era una camera da letto accogliente e semplice e sul letto era riposto un vestito color lilla. Che fosse un invito era chiaro, perciò lo indossò volentieri. Esattamente come indossò la collana d’oro con un ciondolo a forma di foglia lanceolata composto di due zaffiri ritagliati, gli orecchini abbinati  e il cerchio per capelli dello stesso stile. Trovò le scarpe accanto al ripiano da toeletta, eleganti, in tinta con l’abito e lo stiletto di media altezza. Anche senza saperlo, sentiva che la scelta era stata di Poe.
Si guardò allo specchio, l’abito ricordava la forma della campanula, anzi di tre campanule di lunghezza diversa sovrapposte, il corpetto invece era composto di due fasce a forma di petalo che le avvolgevano i seni separatamente e che poi andavano ad allacciarsi dietro il collo. Era adorabile.
Quando uscì dalla cabina diede uno sguardo lungo il bianco corridoio della Base, nella speranza di trovare qualcuno a cui chiedere informazioni su dove era attesa e rimase piacevolmente sorpresa nel veder arrivare un robottino arancio e bianco che roteava verso di lei.
“Ma io ti conosco! Tu sei BB-8!”
Il droide emise un suono simpatico, evidentemente contento di essere conosciuto.
Bella si chinò verso di lui: “Tu sai dove devo andare?”
BB-8 roteò la sfera del corpo in un giro completo, mantenendo la testolina ferma, quindi emise un altro suono che lei interpretò come un invito a seguirla. Era così emozionata che non si preoccupò nemmeno dei tacchi sui quali stava camminando.
Giunse a destinazione in una grande sala illuminata di luce verde smeraldo, dove due persone la attendevano. Poe, come sempre bellissimo coi suoi capelli ben impomatati e il suo sorriso malizioso, indossava una giacca color marroncino con una decorazione rossa su una spalla e pantaloni abbinati. Ricordava bene in quali scene gliel’aveva vista indossare. Quelle della missione all’inizio del film. Ma la preoccupazione si ritrovò improvvisamente chiusa in un cassetto quando Poe posò lo sguardo su di lei. Non tentava nemmeno di nascondere ciò che provava, la guardava deliziato come se fosse stata una torta esposta in una vetrina! Le andò incontro e le porse il braccio al quale lei si aggrappò senza esitazioni, totalmente in balìa dei propri sentimenti. Aveva quasi dimenticato tutte quelle emozioni che fanno battere il cuore, che provocano piacevoli sospiri e che fanno imporporare le guance. E ora che le stava vivendo tutte di nuovo, voleva godersele fino in fondo.
La seconda persona accennata, era nientemeno che Leia Organa, molto elegante in un abito blu che la faceva apparire come la principessa che era stata.
“Benvenuta, Bella. Poe mi ha molto parlato di te.” Il suo sorriso gentile avrebbe messo a  proprio agio anche un orco, ma per Bella era pur sempre un momento memorabile poter incontrare faccia a faccia il personaggio di un film, perciò si ritrovò scioccamente a fare una riverenza e dire: “E’ un onore conoscervi, Principessa.”
Leia scambiò una risata con Poe prima di rivolgersi di nuovo a lei: “Puoi chiamarmi solo Leia. Ormai non mi sento più una principessa.”
Bella si schiarì la voce e lanciò un’occhiata imbarazzata a Poe, che subito prese la parola: “C-3PO, porta qualcosa da bere per la nostra graziosa ospite.”
Bella non lo aveva notato entrando, ma in un angolo della sala c’era di fatto il simpaticissimo e dorato droide, con un momentaneo braccio rosso che lei ricordava di aver visto nel film.
Il droide prese un vassoio su cui erano tre calici pieni di un liquido rosa sfumato di giallo, frizzantino, a vedere le bollicine. Ognuno di loro prese un calice, Bella analizzò il proprio chiedendosi se quella bevanda non fosse una versione spaziale dello spumante.
Leia propose un brindisi: “Alla pace nella galassia. E a tutti coloro che lottano ogni giorno per riportarla.”
I calici si unirono in un tintinnio e finalmente Bella poté assaporare la bevanda. Era molto meglio dello spumante! Il gusto variava tra fragola e pesca e l’odore era indubbiamente quello delle rose. Distolse l’attenzione dalla bevanda solo quando Leia le parlò: “Ti sono riconoscente per aver aiutato Poe.”
“Aiutato? In cosa?”
“Gli hai dato un prezioso suggerimento che ha portato ad un’importante scoperta. Ora sappiamo che un nostro alleato, non che nostro vecchio amico, è in possesso di una mappa che ci guiderà a mio fratello Luke.”
“Oh, quello…” Posò lo sguardo su Poe, sulla sua tenuta da viaggio. Forse non avrebbe dovuto dire nulla, lasciare che la storia proseguisse il suo normale corso. Sperava solo che Poe avesse seguito il suo consiglio fino in fondo e avesse trovato un sostituto per la missione. Cercò di tornare sorridente per rispondere a Leia: “Non ho fatto niente di speciale. Davvero.”
Poe richiamò la sua attenzione: “Invece sì. E te ne sono davvero grato.”
Non c’era niente da fare, quando la guardava in quel modo si ritrovava completamente senza difese. Per quanto sbagliato fosse, Bella non riusciva a sentirsi in colpa per ciò che provava per lui. E poi Edward non l’avrebbe mai scoperto. O almeno così sperava.
Come di regola, il contatto magnetico fu spezzato. Questa volta dall’arrivo di BB-8. Emise una serie di suoni e Poe gli rispose: “Sì, vengo subito.”
Andò verso C-3PO per riporre il calice, quindi tornò da Bella e le posò una mano sul braccio, sfiorandole la pelle delicatamente: “Perdonami.”
Lei lo seguì con lo sguardo mentre lui usciva seguito dal piccolo BB-8.
“Gli piaci molto, nel caso te lo stessi chiedendo.”
Bella voltò la testa di scatto, le gote in fiamme: “Co-come? Io? Credo che tu abbia frainteso.”
Leia sorrise enigmatica: “Allora avrò frainteso anche il tuo sguardo. L’alchimia che c’è tra voi.” Scosse il capo: “Bella. Se prima potevo basarmi solo sulle sue parole, ora ho visto coi miei occhi il modo in cui vi guardate, il modo in cui vi cercate. Perché mentire a te stessa?”
Bella abbassò lo sguardo: “Perché sono sposata.” Lo pensò soltanto, non sarebbe mai riuscita a dirlo e così rovinare per sempre il sogno che stava vivendo. Cercò di cambiare discorso: “E’ molto impegnato, se non può nemmeno bere un drink in santa pace.”
“E’ partito per recuperare la mappa, non lo sapevi?”
Lo sguardo di Bella mutò all’istante: “Che cosa?”
“Pensavo te lo avesse riferito. Si è preso la responsabilità di questa missione.”
“No. Gli avevo detto di non farlo. Io…”
Vide lo sguardo sospettoso di Leia, ma ora non aveva tempo di curarsene.
“Dobbiamo fermarlo. Non può partire.”
“Perché? Di cosa hai paura?”
“Leia, gli verrà fatto del male. Verrà catturato.”
“E’ il miglior pilota della galassia, non credo che…”
Bella la interruppe alzando il tono di voce: “Verrà catturato e torturato! Te lo sto dicendo perché lo so!” Mise il calice in mano a Leia e prese a correre: “Devo fermarlo!”
La porta si aprì, di modo che lei potesse continuare la sua folle corsa lungo il corridoio senza fermarsi. Udì la voce di Leia richiamarla. “Aspetta. E’ già partito, non puoi più fermarlo.”
Il cuore le batteva nel petto come un tamburo impazzito, le lacrime le offuscavano la vista per la preoccupazione. Doveva fermarlo. Doveva. Se solo non fosse stata di nuovo umana e non fosse inciampata finendo faccia a terra.
*
Si svegliò di soprassalto, il respiro talmente affannato da farle credere che le stessero scoppiando i polmoni.
“Bella, calmati. Va tutto bene.”
Si accorse che accanto a lei c’era Carlisle, poi sentì il toccò di Edward sul braccio, dalla parte opposta. Si rese conto di essere sul divano della sala della musica di Carlisle.
Bella sbraitò: “Devo dormire. Datemi un sonnifero, un sedativo, qualunque cosa!”
Carlisle cercò ancora di tranquillizzarla: “Hai avuto un incubo e sei ancora provata. Devi cercare di calmarti.”
“Non era un incubo! Era reale! Devo tornare da lui! Devo aiutarlo!”
Edward chiese a pieno diritto: “Lui chi? Di chi stai parlando?”
“Di Poe. Sta andando su Jakku e io devo salvarlo prima che lo catturino!”
Carlisle aggrottò le sopracciglia: “Poe? Jakku? Che cosa stai dicendo?”
Edward rispose risoluto: “Io lo so. Abbiamo visto il settimo episodio di Star Wars ieri. In qualche modo la storia deve averla turbata e indotta a rifugiarsi nel sonno, anche se non so spiegare come sia possibile.
Bella gridò ancora: “Non sono pazza! Ha bisogno di me! Devo tornare  da lui!”
Cercò di alzarsi ma le braccia di Carlisle ed Edward la tennero stretta.
“Lasciatemi andare!”
“Edward, temo che dovrò davvero sedarla. E’ fuori di sé.”
“Va bene. Ma fai presto.”
Bella continuò a divincolarsi, anche se aveva ottenuto quello che voleva, non poteva rischiare che cambiassero idea nel vederla tranquillizzarsi. Quando vide l’ago entrarle nella pelle, non poté fare a meno di sorridere.
“Sto arrivando, Poe.” Pensò intensamente, sperando di creare un contatto mentale con lui.
*
Era buio. Aveva  gli occhi aperti ma non poteva vedere niente. Dove si trovava?
Si voltò su se stessa più volte fino a quando non intravide uno spiraglio di luce blu provenire da una direzione. La seguì senza esitare. Quando si ritrovò quella luce di fronte agli occhi, pensò bene di mettere le mani avanti a sé e così facendo toccò una parete di metallo. La spinse e questa si aprì in due porte che davano su una stanza. Era l’armeria della Base, probabilmente.
Non sapeva come fosse arrivata lì, non sapeva cosa prendere, poiché non era ferrata in argomento di armi spaziali, però, quando il suo sguardo si posò su una stampella che sorreggeva una tuta, improvvisamente non si sentì più smarrita. Si spogliò del vestito da sera blu che aveva addosso, e che non aveva ricordo di aver indossato, e infilò la tuta. Nel vederla, nera e apparentemente di lattice, poteva essere erroneamente scambiata per un indumento sadomaso, invece quando la indossò scoprì che era morbida a contatto con la pelle e le cuciture che creavano dei piccoli cerchi attorno alle cosce e alle braccia la rendevano più…spaziale di quando credesse.
Si affacciò ad una delle bacheche, quella che conteneva le pistole.
Ne scelse una piccola, pratica da infilare nella cintura della tuta.
“Di solito quelle più piccole sono quelle più letali.” Bisbigliò tra sé.
Si diresse a passo sicuro verso l’uscita e sbucò in uno dei tanti corridoi bianchi.
“Bella, come hai fatto ad arrivare qui? La tua stanza è dalla parte opposta della Base.”
Bella si voltò e vide Leia: “Non ha importanza. Ora ho un salvataggio da effettuare.” Fece per andarsene, ma Leia la fermò: “Aspetta. Avevi ragione tu. Poe è stato catturato.”
“Per questo voglio andare a salvarlo.”
“Lo stiamo già facendo.” Leia camminò fino a lei, sapendo di avere ormai la sua attenzione: “Ci ha inviato una trasmissione. E’ fuggito ed è tornato su Jakku. Ho incaricato alcuni miei piloti di andare a prelevarlo.”
Bella non sapeva se sorridere di gioia o restare seria per mantenere credibile il suo ruolo di personaggio agguerrito.
Leia pose fine a quella lotta interiore proponendo: “Vuoi andare con loro?”
Non serviva una risposta. Nell’arco di pochi minuti, Bella si trovava a bordo di una nave diretta su Jakku.
Attese con impazienza che la nave atterrasse sul suolo instabile del deserto e che il portellone si aprisse. E quando vide Poe si liberò di ogni catena.
“Poe!” Gridò il suo nome e gli corse incontro, lui l’accolse a braccia aperte. Si strinsero l’un l’altra, Bella pianse sulla sua spalla.
“Te l’avevo detto di non andare. Sei uno sciocco.”
Lui sorrise, anche se lei non poteva vederlo: “Lo so. Non sei la prima a dirlo.”
Bella sollevò il viso e lo guardò attentamente, voleva mostrarsi adirata e offesa, ma come riuscirci di fronte a quegli occhi più belli di un opale? E poi, era incredibile come quell’uomo fosse dannatamente bello anche con la faccia tumefatta dalle ‘attenzioni’ di un droide inquisitore. Dovette liberare un sorriso: “Sei proprio uno sciocco!”
Prima che lui potesse rispondere con una battuta di spirito, gli occupò le labbra con un bacio. Una sensazione indescrivibile, calda e piacevole, un bacio dal sapore paradisiaco. Le labbra di Poe di certo non erano fredde come quelle di Edward e nemmeno impacciate come quelle di Jacob, erano semplicemente…di Poe. Baciarlo con trasporto e sentire le sue braccia avvolgerla era qualcosa che non avrebbe voluto scambiare con nulla nell’universo.
Le loro labbra si separarono lentamente, gli sguardi si incontrarono velati di gioia.
Senza motivo, scoppiarono in una fragorosa risata, sotto gli sguardi perplessi dei due piloti che li attendevano di fronte al portellone aperto, a bordo della nave.
“Non so ancora chi tu sia Bella Swan, ma è certo che non esiste una come te in nessuna galassia!”
Bella prese respiro per smettere di ridere, quindi rispose apertamente: “Mi crederesti se ti dicessi che da dove provengo sono un vampiro?”
Lui la guardò con tanto d’occhi: “Intendi… Un essere immortale che si nutre di sangue umano?”
“Io non lo faccio. Bevo solo quello animale.”
“Mi prendi in giro?”
Lei rise: “No, dico davvero!”
“E cosa ci fa una vampira così bella, qui?”
“Non ne ho idea… Comunque quando mi ritrovo in questa galassia torno ad essere umana.”
“Wow, il mio collo è salvo!” Ed ecco la battuta di spirito.
Tenendosi abbracciati, salirono a bordo. Ora non avevano più maschere.
*
Poe si spostò sul fianco, per timore di darle troppo peso. I loro respiri affannati erano come musica che invadeva la stanza. Le lenzuola erano finite ai piedi del letto, privandoli dell’ultimo briciolo di pudore, ma che importanza poteva avere? I loro corpi uniti nella passione non avevano nulla da nascondere. Si erano amati, si erano dati completamente l’un l’altra. L’unica cosa che Bella voleva era preservare il calore che avevano creato, mantenere intatta quell’intimità che aveva concretizzato il loro legame. Per tutto il tempo aveva sentito il cuore batterle nel petto. Si era sentita viva. Si sentiva tutt’ora viva. Avvolse il torace di Poe con il braccio, stringendosi a lui. Poe le cinse le spalle e prese a sfiorare la sua pelle delicatamente. Era tutto perfetto.
Bella si premurò di dargli un consiglio: “Dovresti dormire, adesso. Sarai sfinito. E poi le ferite sul tuo viso cicatrizzeranno più in fretta se ti riposi.”
“Lo so. Ma non posso.”
Bella sollevò il viso per poterlo guardare negli occhi: “Perché? Qualcosa non va?”
Lui spostò lo sguardo altrove, come per cercare le parole. Infine deglutì e disse semplicemente: “Ho paura che tu svanisca mentre dormo. Ho paura di non rivederti più.”
Bella vide il suo sguardo tremare. Al contrario di lui si sentiva fiduciosa: “Se io non dovessi più tornare…sarai tu a trovarmi.”
Lui scosse leggermente il capo: “Come?”
“Lo saprai.” Gli sfiorò le labbra con un bacio e sussurrò: “Ti aspetterò nei miei sogni.”
Posò il capo sul petto di lui, accoccolandosi contro il suo corpo caldo. La loro storia era decisamente fuori dal comune, non si erano raccontati gran che delle loro rispettive vite, non si erano detti ‘ti amo’. Ci sarebbe stato tempo per tutto. Forse. Per ora le bastava quello che aveva, le bastava stare con lui in un modo o nell’altro. Si rese conto di aver detto una cosa saggia parlando di sogni. Sì, era quello il luogo dove si sarebbero incontrati. Un mondo che apparteneva solo a loro. Il mondo dei sogni.
  
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