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Autore: Hellspirit    17/04/2009    13 recensioni
Tony e Ziva sono sempre riusciti a nascondere a Gibbs di aver infranto la regola numero 12... Finora. TIVA
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Anthony DiNozzo, Ziva David
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Tony si svegliò lentamente, con la sensazione di avere un peso sullo stomaco. La stanza era immersa nell’oscurità ma, grazie alle luci degli edifici di Washington che entravano dalla finestra ed il suo inconfondibile profumo, riconobbe subito la stupenda israeliana addormentata sopra di lui, con la testa appoggiata sul suo petto.

Con cautela girò la testa in direzione della sveglia sul comodino. Non era passata neanche un’ora da quando erano crollati addormentati, ma già si sentiva completamente ristorato e pronto per continuare. Per fortuna il giorno dopo non dovevano andare al lavoro: Gibbs non si sarebbe mai bevuto un’altra scusa per il loro ritardo. 

Ziva si mosse leggermente e mormorò qualcosa in un linguaggio incomprensibile, probabilmente ebraico, prima di rilassarsi e scivolare nuovamente nel mondo dei sogni. Lui sperava che si svegliasse da sola, non volendo correre il rischio di farsi puntare ancora una pistola alla testa. Quando si era addormentato doveva essere davvero esausto per non sentire che ce n’era una proprio sotto il suo cuscino. Per un attimo fu tentato di nascondergliela, ma sicuramente c’erano altre armi nelle vicinanze e non sarebbe riuscito a disarmare la stanza senza prima svegliarla.

Stava ancora ponderando la questione quando vide la donna fra le sue braccia sorridere nel sonno ed emettere degli strani suoni, che gli ricordavano quelli di un gatto che faceva le fusa. Tony si lasciò sfuggire una risata al pensiero: sapeva già che era una leonessa a letto, come i graffi sulla sua schiena potevano dimostrare, ma che potesse trasformarsi in una gattina… Totalmente inaspettato. E incredibilmente eccitante. 

Stanco di aspettare, raccolse tutto il suo coraggio e decise di prendere in mano la situazione. Non volendo dare l’impressione di svegliarla intenzionalmente, prese tra le dita una ciocca dei suoi lunghi capelli castani e la tirò, debolmente all’inizio e poi via via più forte. Quando quel metodo non dette risultati provò a soffiarle sul viso, ricordando che funzionava con il gatto che aveva da piccolo.

“Provaci ancora e sei morto.” 

Tony gemette dal dolore sentendo le sue unghie conficcarsi nella carne della sua pancia. “Scusa!”

Ziva si alzò dal petto che le aveva fatto da cuscino, sbadigliando e stiracchiandosi languidamente. Tornò giù per attirarlo in un lungo bacio. 

“Cosa stai pensando?” Gli chiese quando si separarono per riprendere fiato, notando il suo sorriso malizioso.

“A molte cose. Ma soprattutto a quello che abbiamo fatto dopo cena, sul pianoforte.” 

“Immagino sia stato di tuo gradimento.”

“Oh, certo! Non mi sarebbe mai venuto in mente… Hai un’immaginazione davvero perversa, Zee.” 

“Mi hai ricordato che dovrò chiamare Jimmy per farlo accordare.”

Tony fece una smorfia disgustata. “Urgh, devi proprio nominare il gremlin dell’obitorio? Non credo esista un metodo anticoncezionale più efficace…” 

Lei rise dandogli qualche colpetto sulla pancia. “Se fossi in te mi preoccuperei di mangiare meno pizza: se continui così dovrò stare sempre sopra, per evitare di rimanere schiacciata.”

“Esagerata! Per tua informazione mi hanno sempre detto che ho le maniglie dell’amore più sexy del pianeta.” 

“Credici… Da domani puoi venire a correre con me, sì?”

“No, grazie, perderei dieci anni di vita svegliandomi ogni volta alle cinque del mattino.” Con un sorriso le scostò una ciocca di capelli dalla fronte e avvicinò la bocca al suo orecchio, come per rivelarle un segreto. “Conosco un modo molto più piacevole per bruciare un sacco di calorie…” 

Erano nel bel mezzo di un bacio profondo e appassionato, quando il cellulare appoggiato sul comodino iniziò a squillare. Entrambi decisero di ignorarlo, sicuri che presto avrebbe smesso, ma la persona che stava chiamando era incredibilmente insistente.

Con un sospiro irritato, Ziva cercò di disincastrare le sue gambe da quelle di Tony e lo afferrò alla cieca. “Chi diavolo è??” Rispose senza preoccuparsi di controllare a chi apparteneva il numero. 

“Ti prego, piccola, lascia perdere quel coso e torna qua…” Il suo compagno si lamentò, tentando invano di strapparle il telefonino dalla mano.

Per qualche istante la persona all’altro capo della linea rimase in silenzio. “… Ziva?” 

Lei accese la lampada sul comodino, vedendo con orrore che il suo cellulare era ancora dove l’aveva messo prima di andare a letto. “… Gibbs?”

“Passami DiNozzo.” Si voltò verso Tony, che gesticolava in preda al panico per non farsi passare la telefonata. “E digli che l’ho sentito.” 

Ziva gli lanciò il telefono, recuperò in fretta i suoi vestiti e corse in bagno per farsi una doccia. Lui inspirò profondamente prima di avvicinarlo all’orecchio e chiuse gli occhi, come se si aspettasse uno scappellotto da un momento all’altro. “Uh, capo, non è come sembra…”

“Lo so, DiNozzo. Anche a me è capitato di giocare a carte con una donna fino alle tre di notte!” 

“Veramente mi stava dando lezioni di pianoforte…” Tony non resistette alla tentazione di replicare, ancora una volta la bocca aveva preso possesso del suo cervello.

“Marine morto. Se non vi presentate entro venti minuti ti farò trasferire in Alaska.” 

“…  Questo vuol dire che non sei arrabbiato con noi? Per aver infranto la regola numero dodici?”

“Sul lavoro non voglio sapere, vedere o sentire niente di questa storia. E vedi di non rovinare tutto anche questa volta, DiNozzo, oppure te la farò pagare… sempre che Ziva decida di lasciarti vivere.” 

Tony sorrise stupito. “Capo, ho le allucinazioni o ci hai appena dato la tua benedizione?”

“Non sposatevi. Mai.” Gibbs aggiunse un attimo prima di riagganciare.

  
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