Storie originali > Romantico
Ricorda la storia  |      
Autore: AlBo    26/06/2016    0 recensioni
E nella notte un ballo di luci.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Due balli, un messaggio non letto e una stretta di mano.
 
Tanti ragazzi ballano, c’è chi è vestita da unicorno, chi ha una spada laser, chi inventa coreografie strane. Ridono, sono felici della loro leggera gioia.
Un po’ defilati, ci sono due ragazzi che ballano vicini. Due cobra che si fronteggiano. Ondeggiano a ritmo di musica. Uno dei due, il più basso, va ancora più giù, quello più alto sorride, contento.
Sono pochi i sorrisi come quelli, illuminati solo dalla luce della musica.
Gli occhi luccicano, i denti, la pelle e gli occhiali sono scintille.
Si guardano, niente è più importante ora dell’attimo che sta arrivando. Perché tanto, si sa già come andrà a finire.
I due corpi si uniranno. Torneranno a sentire l’odore dell’altro. Ad appoggiare le guance sulle spalle nei pochi momenti di pausa.
Si avvicinano sempre di più, ora sorridono entrambi.
Ondeggiano sempre più vicini, più veloci e rallentano. Un passo in più. Un ultimo respiro. Un ultimo attimo. Le mani vanno a cercare l’altro. La testa si inclina, gli occhi cominciano a chiudersi, e poi, finalmente, le labbra si uniscono. I fianchi subito dopo. Le braccia sono già andate. Un’unica danza da due. Anche lo stesso calore del sangue non è più solo. Le masse di capelli sono le sole ad essere autonome, tutto il resto non è più uno. E nulla ha più importanza.
Arriva una voce. Si ritorna due.
Una ragazza è contenta e saltella. “Oh yess, su su, limonate. Oh yess, VIVA IL RE !!!”
Interrotti, i ragazzi si guardano e sorridono, imbarazzati e felici. Solo le teste sono staccate, fianchi e mani sono rimaste a perdersi, di nuovo. E, di nuovo, ricomincia la danza.
E’ la seconda volta di questo bacio. Insperata, attesa e tanto, tanto desiderata.
La sera prima c’era già stata. Più sorpresa, più impaccio, più tempo.
Entrambi più freschi. Le amiche avevano fatto da ponte. Si erano incontrati, avevano parlato poco o nulla. Timidi, nessuno sapeva provarci con l’altro.
Un amico lo aveva visto impacciato. “A ballare” aveva sussurrato, indicando a gesti la folla che si divertiva.
La musica molto poco eterosessuale aiutò. L’improvvisato deejay aveva fatto un favore a un suo amico gay, ed anche ai due che cominciano a ballare, prima in gruppo, poi sempre più vicini.
Uno è più agitato, non sa cosa fare, come. L’altro prende l’iniziativa. E finalmente si baciano. Lo guida, lo addestra. I pensieri sono tanti, ma separati dal corpo. Passa molto tempo, domani diranno quasi un’ora.
Poi, la scusa clichè: ho della vodka in camera. Salgono, bevono, arrivano degli amici, non sembrano stupiti della scena.
I due se ne vanno, vogliono stare insieme. Non si sa cosa accadrà. Il momento diventa l’unica cosa importante.
Arrivano in camera. Due ragazze sono a letto sveglie.
Lui si stende, arriva l’altro. Pochi baci rubati, poi fugge in bagno.
Una delle ragazze si muove. “Ha un problema con una cosa che deve uscirgli dal corpo” dice vergognandosene. Doveva vomitare.
L’altro si avvicina. Lei gli dice che se vuole può andarsene. “Rimango, è anche un mio problema.”
Abbraccia il water. Gli raccoglie i capelli. Lui sorride fra un conato e l’altro. La ragazza rientra con un elastico per i capelli, gli fa una piccola e brutta coda.
Seduto sul bidè, il ragazzo più basso continua a incoraggiare l’altro, a sostenerlo.
Sembra riprendersi. Vomita nel lavandino.
La serata continua ancora a lungo. Gli racconta anche una favola. Altri vengono ad aiutarli. Lui esce anche dalla stanza per un po’ di tempo, il povero ragazzo gli chiede di andarsene. Non capisce se lo odia o se è arrabbiato con lui. Nulla di ciò, stava chiedendo aiuto ad una sua amica per mettersi a posto. Rientra. Lo porta a letto, ma continua a stare male. Poi si riprende. Dorme e russa anche un po’.
Tutto sembra finire. Gli rimbocca le coperte, gli porta vicino occhiali e cellulare, così da non farlo preoccupare al suo risveglio. Gli scrive un biglietto, rassicurazioni e affetto. Le ragazze stese a letto si stupiscono, dicono che è dolce.
Sta per andarsene, gli dà un bacio sulla fronte. I suoi amici, che erano con lui nell’ultima ora per aiutarlo, se ne sono andati. Gli dice che sta per andare, lui gli prende la mano. “Tu rimani qui”. L’affetto degli ubriachi si capisce solo dai loro ordini biascicati. Si stende accanto a lui, prende una coperta. Lo abbraccia. Voleva tanto dormire, ma il ragazzo alto, dopo tanto star male, aveva altre intenzioni. Piano piano lo attrae a sé, lo invoglia, e lui sta al gioco. Si baciano con dolcezza. Si addormentano nudi, si svegliano così, corpo a corpo.
Ci sono cose che si capiscono a pelle. Con la pelle. Svegli, si coccolano ancora un po’. Poi lui va a farsi una doccia. L’aveva anche invitato ad andare sotto l’acqua insieme, ma esce, confuso e in ritardo, era il suo turno di pulizie.
Fuori di lì, non si parlano. La giornata trascorre nel silenzio. Nell’incomprensione. Pranzano accanto l’uno all’altro. Due parole. “Ciao” “Ciao”. Stordiva l’ossimoro di tanta dolcezza e tanto nebuloso silenzio. Braci di rabbia stanca si scontrano con l’immagine delle sue mani che stringono le sue. Le accarezzano mentre il ragazzo ora così silenzioso sta male, mentre gli biascica di rimanere lì, mentre sono stesi l’uno accanto all’altro.
Poi arriva un messaggio su whatsapp. Numero sconosciuto, sigla come nickname, immagine profilo non chiara, l’invito a “fumarsi una ciga in camera”. Pensa a lui, ma subito si ricrede. Non è possibile, mettitela via, e abbandona il cellulare.
Poco dopo un secondo messaggio, con il suo nome e tutto. Lo lesse solo dopo, quando già si erano ritrovati con un’amica, e la speranza non c’era già più.
Nel secondo ballo c’è tutto questo. Vago e bellissimo.
Lui si stacca, lo prende per mano. La sua collana luccica nella serata. Salgono le scale, arrivano a letto, si baciano. Comincia un nuovo ballo.
Si uniscono teneramente, dormono, di nuovo una pioggia di baci. Poche ore di sonno.
Si rende conto che è l’ultima volta che staranno così, triste lo guarda. Lui lo bacia, ingenuo.
Si svegliano, vanno in doccia. Lì ricomincia il ballo, il primo. Si muovono a ritmo di musica, seguono il silenzio dei loro corpi e della doccia. L’acqua finisce nelle loro bocche, Nettuno si inserisce in questo gioco.
Aprono gli occhi durante i tanti baci. Quello alto ridacchia, le cose dolci gli fanno quest’effetto. Si insaponano a caso i capelli a vicenda.
Li chiamano, devono uscire. Pensavano fossero morti, avevano un incontro importante ed erano almeno un paio d’ore in ritardo. Attraversano i corridoi pieni di persone che chiedono dove erano finiti.
 Un ultimo momento di solitudine nell’ascensore.
Si guardano preoccupati. I loro occhi si incontrano per poco. Aleggia la morte, la fine in quell’ascensore. Escono separati, neanche un addio. Neanche un saluto. Neanche un ultimo bacio.
Prima di tornare a casa, corre a salutarlo. Abbraccia un suo amico, ma con lui solo una stretta di mano, neanche si guardano negli occhi.
Da allora, come se nulla fosse successo. Si sono parlati meno di 40 minuti. Poche parole sono uscite dalle loro bocche. Forse è stato tutto falso. Non è mai esistito nulla. La dolcezza era nata dall’alcol e dall’euforia.
Ma ora nulla più si può dire.
Forse.
   
 
Leggi le 0 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: AlBo