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Autore: scrittrice_sbagliata    30/06/2016    0 recensioni
La vita è piena di sbagli, sbagli che a volte vorremmo non aver mai fatto. Ma le scelte giuste vengono dall'esperienza, e l'esperienza viene dalle scelte sbagliate.
Amare non è facile, a volte bisogna scegliere tra il nostro bene e quello della persona amata e se è amore vero tenderemo sempre a sacrificare la nostra vita per proteggere gli altri, anche se non sempre è la scelta giusta.
Kaithleen ha scelto di proteggere le persone a lei più care e questo la porterà a vivere una vita non del tutto piena. Ma alla fine quello che deve succedere, accade. Le anime gemelle si ritrovano senza aver bisogno di cercare l'altra.
«A cosa non avevi pensato? Che magari preferivo scegliere io cosa fare della mia vita? Tu hai scelto per me, cazzo!»
Genere: Drammatico, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Caitlin aveva organizzato il suo quindicesimo compleanno alla perfezione. Aveva scelto un locale in centro, in modo da avere vicino qualche pub in cui rifugiarsi a fine serata. Aveva deciso che quella sera si sarebbe ubriacata, voleva provare quel brivido di cui tutti le parlavano. Bea l'aveva manipolata a tal punto da convincerla, anche se Julianne le aveva ripetuto continuamente di non fare cavolate. Il locale che aveva scelto era molto carino e in stile francese . Anche se i francesi non le piacevano molto, amava il loro stile. Il menù del ristorante era ben fornito, di buona qualità e tutti ne erano soddisfatti. Il pub invece non era per niente all'altezza del ristorante, ma d'altronde non ci si poteva aspettare tanto da un pub in pieno centro. Il locale era stracolmo di gente tanto che Caitlin e i suoi amici facevano fatica a passare per raggiungere un tavolo libero. Dovettero sguazzare tra i corpi sudati e maleodoranti di alcol e alcuni anche di rigetto. Un ragazzo giovane ricoperto sulle braccia di tatuaggi li raggiunse e consegnò ai ragazzi gli elenchi, degni di nome, dei vari cocktel. Poi il ragazzo sparì sotto lo sguardo di Caitlin. La ragazza lesse l'elenco dei cocktail uno per uno, leggendo rispettivi ingredienti. «Non pensavo esistessero così tanti drink» aveva la voce tremolante e lo sguardo preoccupato. «Ci penso io» la bionda osservò Bea camminare oscillando le anche in modo piùttosto eccessivo verso al Bar. Sussurrò qualcosa alle orecchie del ragazzo tatuato e ritornò al banco con un sorriso che a Caitlin non piaceva per niente. «Che hai fatto?» la guardò interrogativa, Bea sempre con il sorriso fece un cenno con la testa «Ho ordinato per tutti» mostrò la carta di credito che aveva tra le mani. «E' di mio padre» spiegò vantandosi come suo solito. Bea era una di quelle ragazze montate e viziate, che non si facevano scappare il momento di entrare al centro dell'attenzione. Non si poteva definire un amica di Caitlin, anzi si avvicinava più ad una nemica, ma questo lei ancora non se ne era resa conto. Per quanto Caitlin fosse una ragazza intelligente, aveva un cuore troppo nobile. Chi l'avrebbe detto che proprio il cuore fosse stato la debolezza di Caitlin.

Il ragazzo tornò con un vassoio con 15 bicchieri e due brocche di qualche intruglio. Bea tirò fuori dalla sua pochete delle banconote e le posizionò una sotto ogni bichiere, prese la brocca e versò la bevanda dentro ogni bicchiere «che stai facendo?» Caitlin non capiva «Per ogni bicchiere che bevi puoi prendere la banconota che è sotto, questo è il mio regalo».  La ragazza allungò la mano e afferrò il primo bicchiere, ma Nate la fermò «non sei costretta a farlo, se non te la senti non lo fare». Caitlin però non voleva sembrare una debole, la solita ragazza di cui tutti si dimenticano, voleva essere popolare come Bea. Sorrise a Nate «Tranquillo, ce la faccio» portò il bicchiere alla bocca e lo scolò, sorrise soddisfatta mentre prendeva la prima banconota e la infilò con cura nella pochete. «Su, con un altro!» Bea l'incitava, mentre intanto le persone si radunavano intorno a loro e urlavano ad ogni bicchiere che Caitlin si scolava.
Aveva scolato sei bicchieri, quasi la metà, e non essendo abituata aveva già perso il controllo del suo corpo. Prese il settimo bicchiere che ormai non riusciva più a tenere in equilibrio, ma con forza scolò anche quello, prese la moneta che vi era sotto e stavolta se la infilò nel reggiseno guardando Dan, davanti a lei, in modo così provocante che neanche sua madre se fosse entrata in quel pub avrebbe creduto che quella ragazza fosse davvero sua figlia. Alcune persone nella folla avevano dato inizio a scommesse; c'era chi credeva che la ragazza non sarebbe riuscita a scolarsi così tanti drink e chi invece la incoraggiava e credeva che ci sarebbe riuscita. Caitlin aveva perso quasi completamente lucidità, non riusciva più a vederci chiaro. Il chiasso che si era creato attorno a lei non aiutava il suo mal di testa ad andarsene, le sue gambe a mala pena riuscivano a restare in piedi e restavano ancora molti drink per completare quella serata. 

Il telefono di Kathleen squillò rumorosamente, si asciugò le lacrime e riposò velocemente la scatola sotto il letto per la furia. «Pronto?» «Signora, sono Julianne, sua figlia non sta bene deve venire subito assolutamente» gli occhi di Kathleen si spalancarono dallo spavento e l'ansia di una madre. «Arrivo subito, dove siete?» dopo che la ragazza le diede il nome del locale, Kath prese il giacchetto, le chiavi e si fiondò in macchina guidando il più veloce possibile.

«Perché fate girare tutta la sala?» Caitlin aveva perso quel poco di lucidità che le era rimasta «Caitlin, vieni ti accompagno fuori non stai bene» Nate l'afferrò delicatamente in una posizione strategica che impediva di farla cadere a terra.
«Sto per vomitare» la ragazza posò le mani sullo stomaco come se cercasse di bloccare ciò che stava per rigettare. «Resisti» Nate cambiò velocemente direzione facendosi spazio tra le persone maleodoranti verso il bagno.

Kathleen aveva appena parcheggiato la macchina incivilmente nel vialetto davanti al pub. Era uscita di macchina frettolosa con le pantofole a forma di giraffa e o pantaloni del pigiama con una texture colma di oracchiotti, ma non importava avrebbe fatto di tutto per sua figlia e le pantofole non erano niente.
«Dov'é?» si limitò a chiedere a julianne con un espressione spaventosa sul viso «sono andati verso il bagno» Kaithleen cercò di reprimere ogni perplessità su quel "sono" e si precipitò nel bagno. 
Sua figlia era per terra seduta a malapena sulle ginocchia, la testa tenuta su da un ragazzo per i capelli e il viso bianco come uno straccio. Guardo il ragazzo «ci penso io, andate a casa» vide il ragazzo annuire e raggiungere gli altri. 
«Cielo Caitlin cosa avevi in mente?!» sospirò tenendole i capelli «guarda come sei ridotta, quando torniamo a casa io e te facciamo un discorsetto».

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Un saluto,

Scrittrice Sbagliata

   
 
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