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Autore: _AsunaRebi_    30/06/2016    0 recensioni
[AION] Questa è la storia di Alathariel, una giovane daeva elisiana che ha perso la memoria, che si avventura nel mondo di Atreia come se fosse la prima volta.
Si troverà ad affrontare situazioni che spesso sono più grandi di lei, come la guerra.
La guerra tra elisiani ed asmodiani che da tempo immemore affligge il mondo ormai straziato e lacerato dall'odio.
Gli asmodiani sono davvero così feroci e bestiali come si tramanda?
È possibile che nascano amore e amicizia tra pregiudizi e imposizioni sociali?
Spero vi piaccia! >\
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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"Vieni, la pianta che cerchi si trova abbondantemente qui vicino" dice l'asmodiano dandomi le spalle e iniziando a camminare.

Si fida. Si fida? Si fida di un elisiano che gli cammina dietro?

"Per la cronaca se te lo stai chiedendo, perché sembri il tipo di persona che si fa sempre mille domande, ho avuto l'impressione che tu sia una di quei combattenti che attaccano frontalmente, quando devono farlo. Per questo ti sto dando tranquillamente le spalle." Precisa pronto il ragazzo.
Mi sposto un po' turbata una ciocca di capelli candidi dietro l'orecchio.

Mi ha letto nel pensiero?

"Credo che tu abbia delle impressioni corrette" rispondo annuendo camminandogli dietro.
"Devi essere proprio una persona di buon cuore se ti sei fatta appioppare dalla  ricercatrice una delle sue noiosissime missioni..." Commenta divertito.
"Dovrei prenderlo come un complimento o come un insulto?" Rispondo tagliente stringendo i due lembi del mantello vicino al collo.
"Non so, come preferisci" risponde il ragazzo voltandosi per un secondo a guardarmi, per poi girarsi facendo spallucce.

Un brivido mi corre lungo la schiena.
Il suo sguardo mi mette a disagio... È così... Strano.
Lo guardo attentamente.
Lungo la schiena si intravede una peluria che si fa sempre più folta fino a formare una coda corvina come i capelli. 
Le sue mani pallide terminano con degli artigli che sembrano essere parecchio appuntiti.
Mi guardo la mano.
La mia mano è magra, delicata e affusolata. 
Le unghie sono curate e lucide.
La mia mano è bella ma... banale.

Così immersa nei miei pensieri contrastanti non mi accorgo che il ragazzo si è fermato a guardarmi.
"Che c'è, elisiana? Stai studiando il palmo della tua mano?" Osserva divertito.
Non rispondo.

Cos'è questa sensazione...?
Alzo lo sguardo e lo osservo bene.
Sembra così particolare.
Ora lui mi guarda con aria interrogativa.
I suoi occhi sono rosso rubino, trasmettono calore al solo contatto, al contrario della sua pelle che ricorda la neve che avvolge i miei piedi in questo momento.

Mi sono sempre sentita dire di essere una prescelta da Aion, per essere nata elisiana. 
Sono nata con l'idea di portare calore solo perché vivo nella luce.
Ma se questo non fosse del tutto vero?

"Cosa ne pensi degli elisiani?" domando io spontaneamente, spostando il mio sguardo serio dritto nei suoi occhi rubino.

La sua espressione divertita si fa improvvisamente seria come la mia.

C'è qualcosa di bestiale in lui, è vero.
Ha una folta coda, artigli aguzzi, denti appuntiti e occhi che si infiammano come la brace. È vero, la sua pelle è di un colore innaturale e la lingua che parla è dura e consonantica.
Tutto questo... Ho imparato a doverlo disprezzare. 
Noi elisiani non siamo cattivi. 
Alcuni di noi sono altezzosi e superbi, difetti che da secoli caratterizzano la nostra razza.
Gli asmodiani sono dipinti come rozzi barbari che vogliono fare solo che guerra.
Ma noi, che siamo? Siamo davvero così diversi?
Non so definire davvero questa situazione, ma credo di provare un po' d'invidia in questo momento.
Io amo il mio popolo, amo Elysea con tutta me stessa, ma non capisco perché devo odiare qualcuno che non ho mai visto.
Ogni asmodiano deve essere fatto fuori.
Così come noi elisiani per loro.
Appena ci vediamo dobbiamo ucciderci, perché?
Perché hanno un aspetto bestiale? Perché sono diversi da noi? Perché, durante la Catastrofe hanno deciso di fare guerra ai Balaur?
Mhm...

Pensa a tuo padre, Alathariel.
Tuona la mia coscienza.
Mi si forma un nodo alla gola.
Ero riuscita a non pensarci per così tanto tempo...

È colpa loro se tu e tua madre siete rimaste sole.

Questo pensiero scatena in me un brivido, il ricordo si fa vivido e il cuore accelera il battito.
Le sopracciglia si aggrottano e sulla bocca si forma una smorfia di disprezzo.

Calmati.

Prendo un profondo respiro, nel tentativo di ritrovare la lucidità che per un attimo è sembrata fuggire via.
Continuo a pensare quanto più razionalmente è nelle mie capacità, cercando di non pensare a mio padre.
Il suo pensiero mi fa perdere completamente il controllo, per questo tengo questo ricordo sigillato in un angolo sperduto del mio cuore.

Mi calmo un po', ritenendo di non essere nella posizione adatta per farmi prendere da qualche attacco d'ira, scatenando quella dell'asmodiano di fronte a me, che fino ad ora si è dimostrato paziente e quasi innocuo.

Torno a pensare.
Trovo che in entrambe le parti ci siano traditori, malfattori e persone con il cuore avvelenato. Ma di certo, in entrambe le fazioni, c'è gente dal cuore buono, persone oneste e leali, che si vedono costrette a diventare delle macchine da guerra per uccidere il nemico.

Gli asmodiani, se prima li trovavo bestiali e rozzi, ora li trovo bestiali, rozzi e affascinanti.
La loro diversità è affascinante.
E il modo fiero in cui portano le loro caratteristiche lo è ancora di più.
Mi duole dirlo, ma forse dovremmo imparare qualcosa da loro. Hanno imparato ad amare il loro aspetto e a ricostruire un mondo da capo, sebbene cupo e impervio e difficile da abitare.

Invidia di un asmodiano?

Non la definirei proprio cosi', piuttosto un'invidia di diversità.

Apro gli occhi di scatto, come risvegliata improvvisamente dal sonno.

Ehi ehi, frena un momento. 
Rallenta.
Alathariel, ma sei impazzita?

Scuoto animatamente la testa, quasi spaventata dai miei stessi pensieri.

Affascinanti gli asmodiani? Buoni? Che diamine ti prende! Se ti sentisse il generale!
Va bene avere una mente aperta, essere positiva e tutto... Ma hai ancora una dignità!
La mia coscienza mi scuote con violenza facendomi tornare con i piedi per terra.

Questo è un mondo di guerra.
Ho scelto IO di essere una daeva, per difendere il mio popolo fino alla morte. Questo mi può solo complicare le cose. 
Ora non posso farmi abbindolare così dal nemico... Non posso.

Però... Peró in questo modo sono incoerente.
Di certo non mi avvicinerò neppure lontanamente al popolo asmodiano... Ma che male c'è ad avvicinarsi a qualcuno di essi? 
È davvero un reato così grave?
Dannazione... Troppi pensieri contrastanti.

Io...

"Che ne penso degli elisiani? Mhm... Penso che dovrebbero essercene di più come te, sembri... Diversa" esordisce, interrompendo il mio animato flusso di pensieri.

Sembro... Diversa?

"Ma siete tutti così dannatamente superbi e odiosi" continua serio aggrottando la fronte.
"È vero. Molti di noi lo sono." Affermo io pacata.
Il ragazzo alza le sopracciglia in un gesto quasi impercettibile di sorpresa, cercando di camuffarlo. Impercettibile tranne che per me, che sono abituata a cogliere i dettagli, perché cerco sempre di andare in fondo alle cose.

Il ragazzo si abbassa e strappa dal terreno ammorbidito dalla neve un fiore molto particolare, di un rosa acceso, e dalla forma di un batuffolo.
Me lo porge.
"Tieni" 
"Ma cos-?" Balbetto io
"Ma cosa hai pensato? È l'oggetto che devi portare alla ricercatrice, razza di scema" scuote la testa sconsolato.
"Scema a chi?!" Ribatto contrariata io stringendo la mano in un pugno agitandolo per aria.
"Non so trovare molti punti positivi agli elisiani" risponde infine.
Sospiro. Beh, gli asmodiani non ci possono proprio vedere, è risaputo.
Come noi non possiamo vedere loro.
Ormai la frattura si è creata, e ammetto che per quanto ottimismo si possa impiegare, le possibilità di riavvicinamento sono nulle, se non sotto lo zero.

"Perché mi hai aiutata?" Chiedo io una seconda volta, sperando stavolta di ottenere la risposta esauriente che cerco.
"Certo che sei insistente. Avevo solo voglia di vedere un elisiano da vicino" si affretta a concludere.

Ah.

"Tipo un essere sconosciuto da osservare da dietro una teca di cristallo?" aggrotto le sopracciglia irritata dalla sua risposta.
"Può darsi" il ragazzo corvino scrolla le spalle e calcia un sassetto ai suoi piedi.

Quanto può essere irritante!

"Vieni, ti mostro una cosa" dice poi voltandosi verso la parete rocciosa.
"No, io da qui non mi muovo" incrocio le braccia offesa, voltando il viso di lato con fare altezzoso "Mica sono tenuta a fare tutto quello che mi dici!" Aggiungo orgogliosa.
"Dai, ti sei offesa?" sospira avvicinandosi "non... Ti sarai mica... innamorata?" Aggiunge sghignazzando divertito, incurvando le labbra nel suo ormai tipico sorrisetto da schiaffo in pieno volto.
"COSA? Ma sei impazzito spero! Torna a sognare, caro mio! Ti piacerebbe!" Sento le guance infuocarsi di rabbia, più che di imbarazzo.
Ma come caspita si permette, dico io!
Nemmeno per sogno!
So bene che l'ha detto per farmi arrabbiare, ma mi dà comunque fastidio.

"Ehi ehi, calma elisiana. La mia era solo una battuta" ride divertito "in ogni caso muoviti, o ti perderai un'occasione unica" sorride posando saldamente una mano sulla prima roccia sporgente vicino a lui.
Sbuffo e lo seguo, anche se dentro di me sono curiosa fino al midollo, iniziamo ad arrampicarci sulla parete rocciosa. 
Arrivati in alto, dopo che ho rischiato svariate volte cadute, voli per terra e distorsioni varie suscitando le sue grasse e divertite risate, poggiamo finalmente i piedi su una grande distesa di neve. 
"Vieni" ripete, tendendomi la mano.

Vedendo che non mi sposto, con un gesto fulmineo mi afferra per il polso e mi trascina.

Sento il cuore perdere un battito.
Un asmodiano mi ha toccata? Per la seconda volta in un giorno. 
Anzi, mi sta tenendo per un braccio!
Ripeto nella mia mente, allibita.
Sento una presa gelida sul polso
"Sei freddo" mi lascio sfuggire.
"Sangue asmodiano" risponde secco "tu invece sei bollente" dice di ripicca con tono acido voltandosi.
"Sangue elisiano" rispondo io, stringendo l'occhio in un piccolo occhiolino, accompagnato da un accenno di linguaccia.
Lui si volta di scatto.
Cosa? Era forse leggermente arrossito in viso oppure sono io che ho pure le traveggole?

"Ecco, il sole di Asmodae" l'asmodiano mi porta fino al margine della montagna. 
Davanti a noi un precipizio che dà l'impressione di uno spazio infinito, da cui un timido sole si alza lento, irradiando la terra di Asmodae con i suoi raggi appena tiepidi.

L'asmodiano si accorge di tenermi ancora per il polso e si affretta a lasciarlo di scatto, facendomi sobbalzare.

"Wow... È davvero bello" sospiro sorridendo sinceramente.
Lui deve essersi accorto della mia sincerità.
"Vedi, non siamo così bestiali, ci sentiamo felici anche di un freddo sole." Sussurra. 
Non capisco se sia serio o se come al solito mi stia prendendo in giro.
In ogni caso rimango stupita.

"Non ho mai dato ascolto a chi mi diceva di odiarvi a morte" sorrido guardando il sole, che ormai è alto nel cielo "Ma ovviamente non è che mi stiate simpatici, voi asmodiani pelosi" mi affretto a precisare agitando la mano qua e là.
Riesco a guardare fisso quel pallido e tiepido sole, dal momento che quello di Elysea è molto, molto più caldo e luminoso.
L'asmodiano rimane in silenzio.
"Io invece non vi sopporto" borbotta contrariato incrociando le braccia al petto.
"Grazie" rispondo ridacchiando.
"E poi la coda ci serve d'inverno! Per non tremare dal freddo come stai facendo tu adesso" puntualizza lui vagamente offeso, agitando la coda come per mostrarla meglio.
Starnutisco e di riflesso mi stringo nel morbido mantello di pelliccia di brax.
Non mi importa più di tanto che lui abbia detto una cosa del genere, preferisco prenderla a ridere, per una volta.

"Mi piace la diversità" affermo inalando a pieni polmoni quell'aria fredda e pungente.
"Sei proprio strana" risponde lui scuotendo la testa sconsolato "sarà per questo che ho deciso di risparmiarti la vita, la prima volta che ci siamo incontrati" ipotizza sbadigliando.
"Perché volevi conoscere da vicino un'elisiana?" Domando, facendo riferimento alla sua precedente risposta.
"No, perché ho visto subito che eri strana" ribatte lui mettendosi una mano sul collo, quasi imbarazzato.
"Allora sei tu quello strano!" Esclamo, non riuscendo a sopprimere una risata, che ben presto risuona cristallina per tutta la montagna.
"Ehi, zitta! Ti farai sentire da tutti!" mi rimprovera con fare preoccupato.
"Pazienza! Vorrà dire che mi farai da paladino ancora una volta!" Scherzo divertita portandomi una mano davanti alla bocca.
"Nemmeno per sogno! Ho ancora una dignità!" sbotta lui brontolando.
"Come vuoi tu, signor Dignità" ridacchio asciugandomi una lacrima dall'occhio.
Ho riso troppo, direi.
Torno a guardare il pallido sole di Asmodae con un velo di malinconia. È così bianco e freddo che sembra più una seconda luna.

"Credo che sia abbastanza tardi ad Elysea" sentenzio ricomponendomi dopo un interminabile minuto di imbarazzante silenzio.
"Devo dare questa caspita di erba-cosa alla tizia ricercatrice e poi tornare a casa" dico, mettendo il fiore color rosa antico nella bisaccia, facendo attenzione a non rovinarlo.
"Attenta a non farti beccare dalle truppe, elisiana. E non pensare che ora siamo amici per la pelle" precisa lui, passandosi una mano nei capelli.
"Tranquillo, torna pure a lisciare la tua coda pelosa, asmodiano" dico facendogli una linguaccia infantile accompagnata da un occhiolino "e ...grazie"
Mi volto e inizio a camminare a ritroso, per tornare al portale.

"Elisiana" sento risuonare ancora una volta la sua voce, in lontananza.
Rimango di spalle in ascolto.
"Qual è il tuo nome?" 
Mi volto di scatto a guardare la figura di quello strano ragazzo asmodiano che ormai è abbastanza lontana da me.
"Alathariel!" Grido più forte che posso, per farmi sentire chiaramente.

Mi volto nuovamente e torno a camminare sulla strada per tornare a casa, lasciandomi indietro tutte quelle domande e quei dubbi assillanti, almeno per ora.

Mi porto una mano sul viso, accaldata.
Ho come l'impressione che le mie guance si siano tinte di rosso.

------

"Ma si può sapere dove sei stata? È notte fonda!" sbraita Dalyonn con il viso assonnato
"Ero a Beluslan, te l'ho detto prima di andarci, ma tu eri troppo impegnato a... Lasciamo stare. E poi, che ti importa? Sei mia madre? No, allora smetti di farmi il terzo grado" sbotto io quasi su tutte le furie facendo un passo per allontanarmi.

"Dovresti smetterla di fare la cocciuta" ribatte lui più pacato "senti, è notte fonda e la gente sta dormendo, non mi sembra il caso di svegliare tutta la fortezza" aggiunge poi.
"Allora finiamola qui" sussurro dandogli le spalle.
"Aspetta... Ecco, mi dispiace di non essere venuto" balbetta sottovoce con un po' di imbarazzo.
"Cosa scusa? Credo di non aver capito" ribatto io ironicamente con l'intenzione di farglielo ripetere più ad alta voce.
"Scusa" dice lui in tono normale

Eh no, caro. Non basta.

Alzo il braccio, facendo per evocare il portale che mi avrebbe riportata a casa.
"HO DETTO CHE MI DISPIACE!" grida lui facendomi sobbalzare.
Mi volto di scatto stupita.
Sento la persiana di una finestra sopra di noi scricchiolare aprendosi "MA INSOMMA! Vi sembra l'ora di gridare?" una donna di mezza con i capelli arruffati di chi si è appena svegliato all'improvviso ci sgrida irritata "Ma guarda un po' questi Daeva! Credono di poter fare tutto quello che vogliono" sento poi brontolare mentre la persiana viene richiusa.
Rimaniamo per una manciata di secondi in silenzio, imbarazzati.
"Vedi? Che ti avevo detto" sussurra poi lui in un filo di voce.
Evoco il portale e mi ci tuffo dentro.
Sento un "Ehi aspetta!" E poi più nulla.

Poggio i piedi sulla terra battuta difronte alla silenziosa schiera di appartamenti che ormai mi ospita da un bel po' di tempo.
"Ehm..." Sento una voce dietro di me.
"Dalyonn?" esclamo voltandomi "come caspita hai fatto?"
"Sono saltato dentro prima che il portale sparisse..." Spiega, poi riprende "in ogni caso da domani abbiamo delle missioni importanti da fare, quindi svegliati di buonora" dice in tono saccente avvicinandosi al grande cancello.
"Che fai?" Domando io seguendolo, dal momento che quella è l'entrata di cui mi servo per andare a casa.
"Entro a casa" risponde ovvio.
"Ah... EHH?!" esclamo a bocca spalancata seguendolo per le scale "anche tu abiti qui?" 
"Già." Si limita ad annuire infilando la chiave nella serratura della porta, sbagliando un paio di volte a causa della penombra.
"Caspita mi tocca sopportarti pure qui!" dico io sogghignando.
"Ehh, capita" risponde lui con un lieve sorriso aprendo la porta.
"Beh, buonanotte. Non fare tardi come al solito domani" mi ammonisce entrando lentamente, per poi farmi un cenno di saluto con la mano.
"Buonanotte" ripeto io camminando un po' più in là fino a raggiungere la porta del mio appartamento.
Esito. 
Prima di entrare butto irritata un occhio alla porta di casa di Dalyonn ripensando al discorso appena terminato.

Ma guarda un po'.

 

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Angolino per me
Spero che questo capitolo sia di vostro gradimento!
Sarei molto felice se mi lasciaste un commentino per sapere che ne pensate :3
Stavo pensando di inserire dei disegnini fatti da me nel corso dei capitoli... 
Che ne dite?
La lettura ne gioverebbe o l'aggiunta sarebbe inadeguata e rischierei di rovinare il tutto?
Aspetto speranzosa dei consigli!
Baci

  
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