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Autore: Oducchan    30/06/2016    1 recensioni
Furuya resta un momento immobile sulla soglia della porta, il vassoio con le tazzine e la teiera fumante che tintinna lievemente tra le sue mani.
Anni dopo Bittersweet
[Furuya - Eijun]
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Eijun Sawamura, Satoru Furuya
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Nick autore: Oducchan
Titolo: Sweetbitter

Fandom: Daiya no A/Diamond no ace/Ace of diamond
Personaggi: Sawamura Eijun, Furuya Satoru
Pairing: FuruSawa
Genere:  fluff che più fluff di così viene il diabete
Avvisi: future!fic
Rating: verde
Conteggio parole: 576
Note:

Avevo bisogno di fluff, non giudicatemi.
Il seguito naturale (?) di Bittersweet (tipo, dieci anni dopo XD)


 
Sweetbitter
 

Furuya resta un momento immobile sulla soglia della porta, il vassoio con le tazzine e la teiera fumante che tintinna lievemente tra le sue mani. Fissa il kotatsu e batte le palpebre, incredulo: sarà rimasto in cucina dieci, massimo quindici minuti; e quando si era assentato per andare a versare il tè Eijun era assai sveglio e pimpante, intento a raccontargli ogni singolo dettaglio della sua vita a Tokyo e della sua nuova squadra, dei senpai, dei loro ex compagni di squadra, di Haruichi e la sua classe di marmocchi. Era parso anche molto vigile mentre sistemava le tazze, il flusso perpetuo della sua voce che giungeva dalla stanza accanto, continuo e inesorabile –ma stranamente famigliare, e quasi piacevole da ascoltare. Forse si era distratto troppo a cercare di smorzare l’arricciarsi quasi dirompente degli angoli della propria bocca, che tentava ogni due secondi di incurvarsi in un sorriso. Fatto sta che ora Eijun sta dormendo, la testa abbandonata sul tavolo del kotatsu, i capelli castani sparpagliati sulla tovaglia e le braccia incrociate sotto la guancia a far da cuscino. Respira lento, regolare, e Satoru non riesce a smetterlo di guardarlo, perché Eijun crescendo s’è fatto sì bello, tanto bello, ma così è un’altra cosa, così il suo viso disteso e le ombre delle ciglia sulle palpebre gli donano un aurea quasi fatata, magica.
Pare che una creatura ultraterrena si sia appisolata nel suo salotto, e Satoru riesce a scordarsi pure di respirare.
Si avvicina in punta di piedi, cercando di fare il meno  possibile. Appoggia il vassoio con tutta la delicatezza di cui è capace –che non è moltissima, e infatti le tazze traballano sonoramente nonostante i suoi sforzi. Eijun mugugna qualcosa, mettendosi appena più comodo, e Furuya trasale, temendo di averlo svegliato.
Sawamura torna quieto, scosso soltanto dal lento moto del suo respiro, e Satoru esala una boccata d’aria che non ricorda di aver trattenuto, prima di scivolare in silenzio seduto, all’altro lato del tavolo.
Resta lì, a guardarlo. Nuvole di vapore si arricciano lente nella stanza, cercando di sfiorare il soffitto, ma nessuno bada a loro. Il padrone di casa scivola un poco più vicino al suo ospite, si china appena su di lui, ne studia il viso, i tratti cesellati, le piccole rughe agli angoli degli occhi. Allunga una mano a scostare una ciocca di capelli castani dalla fronte, e Eijun sospira nel sonno, il capo che ciondola appena a cercare il calore delle sue dita.
Satoru si morde le labbra. Si appoggia a sua volta al tavolo, il braccio che s’incastra sotto il capo per sostenerlo, e continua a giocherellare con quei capelli scuri, così morbidi tra le dita da parer seta.
Prima che possa trattenersi, gli scappa uno sbadiglio. Cullato dal tepore che si sprigiona da sotto la coperta, chiude piano gli occhi, abbandonandosi  alla quiete del momento.
 
Quando, un paio d’ore dopo, Eijun si sveglierà di soprassalto, coperto di sudore e con la gola secca, se lo ritroverà addormentato lì vicino, con la bocca socchiusa e una mano ancora appoggiata sul suo collo. Stavolta, non ci sono senpai disperati dalla loro improvvisa scomparsa, non c’è Haruichi pronto a sgridarli, non c’è Miyuki che li fissa di sottecchi con aria saputa e ridacchia alle loro spalle. Perciò Eijun sorride e si china a baciarlo, indugiando un istante ad godersi il sapore delle sue labbra, prima di svegliarlo con una gomitata e investirlo con una scenata per averlo quasi fatto morire disidratato. 
   
 
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