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Autore: breathekate    30/06/2016    5 recensioni
Cosa accadrebbe se finalmente Ladybug iniziasse a provare qualcosa per Chat? E se quest'ultimo scoprisse l'identità della sua Lady? I sentimenti però dovranno aspettare, poichè una lunga battaglia attende i nostri eroi...
Genere: Avventura, Drammatico, Fluff | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Papillon, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo 10 - Gatto e principessa

 

Adrien era spaparanzato sul divano, le braccia penzoloni a sfiorare il pavimento, le gambe accavallate sul bracciolo del sofà, la testa girata verso lo schermo ultrapiatto. Alla televisione stavano trasmettendo un mediocre film di azione, che però sembrava essere abbastanza di compagnia al modello, annoiato dalla continua assenza di persone con cui parlare. La scuola era finita ormai da un paio di giorni, e lui si sarebbe aspettato di essere accompagnato a destra e a manca per fare alcuni scatti, ma il padre sembrava essere ancora meno a casa che prima: partiva un giorno “per lavoro” – borbottava sempre a Nathalie – e tornava due giorni dopo solo per riparitre, di nuovo, con la medesima scusa. Adrien ci era abituato, ma era comunque noioso stare in casa tutto il giorno a oziare. Inoltre, da quando avevano sconfitto Hawk Moth, non c’erano più stati akuma da combattere. La missione del suo alter-ego si era ridotta ad evitare qualche borseggio o qualche assalto di un ubriacone fuori da una discoteca. La ragazza che aveva salvato non lo aveva nemmeno ringraziato. E come se non bastasse, Ladybug sembrava scomparsa nel nulla. Adrien sapeva benissimo chi portava quella maschera e si chiedeva come mai lo avesse abbandonato proprio allora, proprio quando avrebbero potuto parlare, senza che un akuma li infastidisse.

“Interrompiamo la trasmissione per comunicare una notizia dell’ultim’ora” la voce del giornalista tirò Adrien fuori dai suoi pensieri, catturandone l’attenzione. Gli occhi verdi del ragazzo scrutarono il sindaco che parlava animatamente di un ricevimento per i paladini della città e di un accordo ancora da firmare. 

“Ma certo” si disse, con fare annoiato “dobbiamo collaborare con la polizia” concluse, facendo dei versi buffi. Plagg ridacchiò – letteralmente – sotto i baffi, ingurgitando l’ennesimo pezzo di Camembert, poi svolazzò fino a piazzarsi davanti al suo padroncino. 

“Sento puzza di Chloè” disse il kwami, leccandosi le zampette dai rimasugli di formaggio. Adrien fece una smorfia, mettendosi a sedere sul divano. Non aveva nemmeno notato che il film era ricominciato, si era limitato a memorizzare luogo e ora dell’evento. 

“Credi che Ladbybug verrà?” Chiese al kwami, con fare sognante. 

“Perchè non dovrebbe?” 

“Non rispondere ad una domanda con una domanda” sbottò Adrien, notando l’espressione divertita sul musetto della creaturina.

“Senti coso biondo, sono il dio della distruzione, posso fare ciò che voglio” replicò il kwami, con fare beffardo. Il ragazzo gli lanciò un’occhiataccia, poi si buttò di pancia sul letto con aria afflitta. Sospirò, pensando all’eventualità che la sua Lady non venisse al ricevimento. 

“E adesso cos’hai?” Chiese Plagg.

“Ladybug deve venire… Insomma” – si girò sulla schiena, aprendo le braccia – “se lei non viene, io non le potrò parlare” – guardò un attimo il kwami accanto a lui – “e ho assoluta necessità di farlo”

“Puoi sempre chiederle di vedervi sulla Torre Eiffel, come l’altra volta” propose la creaturina. Adrien sembrò pensarci su un secondo, ma poi tornò ad affliggersi sul letto.

 

“Non credo accetterebbe, ultimamente mi ha lasciato solo” rispose il ragazzo con un faccino triste. Plagg fu stranamente mosso a pietà e gli abbracciò una guancia in segno conforto: “so che non sono mai smielato, ma vederti così è veramente un’agonia”. Adrien lo guardò con la coda dell’occhio, ringraziandolo. Restarono in quel modo per una manciata di secondi, poi il kwami si staccò e svolazzò davanti al viso del padroncino, assumendo l’aria di chi ha appena avuto un’idea geniale e malefica. 

“Perchè non fai visita a Marinette? Magari ti schiarisci le idee” propose poi, sorridendo. Adrien non se lo fece ripetere due volte: scattò in piedi e acconsentì alla trasformazione. Una volta nei panni di Chat, si assicurò che Nathalie non fosse nei paraggi e poi si fiondò fuori dalla sua stanza, brillando come onice sotto al sole.

 

Molti balzi felini dopo…

 

Chat atterrò silenziosamente sul parapetto del balconcino di casa Dupain-Cheng, riponendo il suo bastone sulla schiena. Il sole splendeva alto nel cielo e illuminava prepotentemente tutta la città; dai tetti delle case, ai verdi fili d’erba nei parchi, alla tuta lucida dell’eroe. Il gatto fece un profondo respiro, poi scese dalla ringhiera e si accucciò sulla botola, bussando un paio di volte. Non sapeva esattamente cosa le avrebbe detto o cosa avrebbe fatto per farle capire come stavano le cose, ma era comunque determinato ad andarsene con delle risposte.

“C-Chat sei tu?” La voce di Marinette risuonò ovattata da sotto la botola, che piano piano si apriva, rivelando il volto incerto della ragazza. Chat sorrise, poi si calò giù per le scale, atterrando davanti alla corvina. Erano così vicini che sarebbe bastato un respiro e si sarebbero baciati. Marinette si accorse della tensione nell’aria, perciò indietreggiò un po’ e fece segno al gatto di accomodarsi.

“Allora, uhm, a cosa devo l’onore di questa visita?” Gli chiese, pregando di non arrossire come un pomodoro.

“Niente in particolare, volevo solo vederti” rispose sincero Chat, guardandola negli occhi. Marinette sentì le guance in fiamme, perciò distolse subito lo sguardo. I due restarono a lungo in silenzio, incerti su come scacciare quella tensione che si era insinuata nella stanza. 

“Woah” esclamò Chat all’improvviso, posando lo sguardo su un abito ancora in fase di lavorazione “l’hai fatto tu quello?” 

“Eh?” Marinette sembrò destarsi da un sogno “ah sì, sì” annuì, avvicinandosi a Chat e al manichino. Il gatto si era alzato dal divanetto e stava ronzando intorno all’abito con fare esperto e compiaciuto. Marinette non potè che sorridere, vedendolo in quel modo. 

“Siamo un team no? Con te parlerei di tutto, anche della mia vera identità, se tu volessi”

Quelle parole, dette da lui tanto tempo prima, riecheggiarono nella mente della ragazza come un nostalgico richiamo. La corvina si chiese perchè ogni volta che lo vedeva sorridere le ricordava quelle parole, quel viso, quella sera…

“Mari?” Chat la risvegliò dai suoi pensieri “Tutto ok?”

“Oh ehm, s-sì sto bene” farfugliò lei, accorgendosi che probabilmente il ragazzo le aveva fatto una domanda “Cosa dicevi?”

“Che questo abito è stupendo” rispose il gatto, sorridendo “sei bravissima, principessa”

“M-ma no, non è stato complicato lavorare con le stoffe” disse imbarazzata Marinette “sono tessuti pregiati che mi ha passato un compagno di classe”

Chat ricordava benissimo quando le aveva portato a scuola un paio di stoffe che erano avanzate da un progetto del padre: lei aveva sorriso e le si erano illuminati gli occhi. 

“Agreste, vero?” Chiese il gatto, toccando la stoffa.

“Già” rispose distrattamente Marinette, senza togliergli gli occhi di dosso. Era strano come non avesse mai notato quanto Chat fosse bello; il profilo perfetto, le spalle muscolose, i movimenti armoniosi delle braccia, i glutei sodi, le gambe affusolate. Rimase quasi senza fiato quando lui si girò, guardandola con fare misto tra il curioso e il divertito. Che si fosse accorto? No, impossibile. Ma…

“Hey principessa” disse lui “il gatto ti ha mangiato la lingua?”

“N-No” rispose lei. Chat rise, appoggiandosi con un gomito al manichino. Stava per replicare che poteva fissarlo quanto voleva, ma il manichino cedette e si ritrovò gambe all’aria, con un braccio incastrato sotto alle stoffe. Marinette lo guardò per un attimo, poi scoppiò in una fragorosa risata. Chat si incantò a vedere la corvina ridere in quel modo; inoltre, non aveva le solite codine, perciò i capelli le ricadevano sciolti sulle spalle e ondeggiavano leggermente con la testa. 

“Hey gatto” lo schernì “il manichino ti ha steso?” 

“Ah ah, molto divertente Mari” replicò lui, fingendosi offeso, mentre la ragazza spostava il manichino e gli porgeva una mano per aiutarlo. Lui la accettò volentieri e una volta in piedi, invece di lasciare la presa, tirò Marinette a sè, baciandola. La corvina divenne prima rossa, poi viola, poi bianca, poi finalmente si abbandonò al gesto del gatto, chiudendo gli occhi e circondandogli la nuca con le braccia. Chat sorrise tra un bacio e un altro, poi finalmente si staccò. Entrambi avevano le guance arrossate, i respiri affannosi e il cuore che batteva a mille. 

“…L-Ladybug?” Sussurrò Marinette, con voce spezzata. Sentì la consapevolezza di cosa aveva appena fatto piombarle addosso come un treno in corsa e lasciarla senza fiato. Chat lasciò la presa sui fianchi della corvina solo per spostarle una ciocca di capelli ribelli dal viso e chiederle dolcemente di ripetere quello che aveva detto. 

“E Ladybug?” Riuscì a dire Marinette, sforzandosi di non piangere. Era confusa: era convinta che Chat amasse Ladybug e non potesse mai innamorarsi di nessun’altra, e invece eccolo lì, davanti a lei, con gli occhi brillanti, dopo averla baciata. 

“Io…” stava per dire il gatto, ma un urlo agghiacciante gli spezzò la frase a metà. I due si staccarono di colpo, correndo alla finestra. La scena che videro li lasciò senza fiato. 

 

 

Spazio Autrice:

Hello! Scusate per l’aggiornamento microscopico e ritardatario > < ‘

Marichat fluff alert lol XD 

Per le Ladynoir/Adrienette shippers come me: abbiate pazienza per qualche altro capitolo ^^

Coomunque, altri rompiscatole in arrivo! Avranno mai pace quei due? *sghignazza*

Alla prossima!

Bk.

 

P.s. = vorrei lasciare un salutino speciale a: Trisha_Elric e _Daphne Johnson_ per avermi sempre fatto sapere in modo simpatico e gentile le loro opinioni (e i loro scleri lol) sulla storia. Grazie <3

E, in generale, un grazie enorme a tutti voi che leggete e seguite la storia <3

   
 
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