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Autore: Eleonora_Vasile    01/07/2016    1 recensioni
Nico Di Angelo: momenti mancanti dalla vita del figlio di Ade, sui suoi pensieri, le sue emozioni, dalla perdita Bianca alle prove di Apollo.
Genere: Drammatico, Malinconico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Nico di Angelo, Percy Jackson, Quasi tutti, Will Solace
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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“Non c’è più”
Corri, non sai neanche dove vai, ma hai bisogno di correre, hai bisogno di andartene, di allontanarti da quelle parole. Scappi, ma ti sembra di non correre veramente, come a rallentatore, come se non potessi liberarti da quella sensazione di vuoto nel petto.
“Non c’è più”
È incredibile come idea. Sembrano quegli incubi in cui cerchi di svegliarti con tutte le tue forze, ma rimani incatenato alla realtà. Non è concepibile come idea. Come fa una persona a sparire dalla tua vita? Così semplicemente? Ti ripeti. È impossibile. Lei non può essere morta. La rivedi lì, con il suo cappello verde floscio sulla testa, il suo sorriso, gli occhi luminosi, così vividi. Le sue parole, come sussurrate, le notti in cui ti svegliavi in preda gli incubi, per non farti paura. Ciò che di più familiare avevi al mondo, i suoi abbracci, il suo calore. Lei era sempre stata lì. E la rivedi il giorno in cui è partita, vestita da cacciatrice.
Stupido, stupido Nico. Eri così arrabbiato per i tuoi stupidi motivi, per i tuoi stupidi capricci da bambino piccolo. Non l’avevi voluta salutare. Non le hai neanche detto addio.
“Non c’è più”
Ha più importanza adesso? Le gambe fanno male, ti stanno per cedere. Sanguini, graffi sulle mani, sulle braccia, ti hanno graffiato i rami. Bruciano. Ma non è niente rispetto a quel dolore. No, non aveva più importanza adesso, era inutile. Il dolore veniva a ondate e a tratti si faceva insopportabile, come se ti riempisse, ti affogasse, non ti facesse respirare. Cominci a boccheggiare, a fare respiri affannosi, e l’aria di Dicembre entra nei tuoi polmoni. Ma non raggiunge quella voragine nel tuo cuore. Non lo riempe come faceva lei. Ti accorgi di piangere. Da quanto stai piangendo? Non era importante. L’avevi persa, lei c’era sempre stata e tu no, stupido Nico. Non c’eri a proteggerla quando era morta.
Di nuovo il vuoto.
Era morta.
Con questa consapevolezza corri, ricominci a correre, come se il vento gelido potesse portare via quel pensiero. E cadi.
Si è aperto sotto di te, non sai come, non è importante. Senti un dolore lacinante alla gamba. Non stai respirando, te ne accorgi solo adesso, riesci solo a singhiozzare, come se le lacrime fossero piccole gocce di quel dolore da espellere, da mandare via. Non ti muovi. Continui a non respirare, come se non ricordassi come si fa. Rimani lì, nel buio di quel corridoio vuoto come la tua anima, e non ti sembra neanche di vivere.
Come se con tua sorella, fosse morto un pezzo di te.
Per un attimo terribile ti sembra di non ricordare il suo volto. Poi invece eccolo, quello di sempre, ti lasci sopraffare dai ricordi, non hai più niente da perdere.
E sai che il suo è lì ad aspettarti.
Quello di Percy.
È ancora lì, nella tua mente, che si stropiccia le mani, come a non sapere come dirtelo. Osservavi i suoi occhi, i movimenti dei suoi capelli, incantato. Non ti aspettavi quella notizia. Come se ti avessero fatto una doccia fredda improvvisa. Non ti muovi. Non dici niente. E lui sembra ancora più preoccupato, parla, continua a parlare, di come si fosse sacrificata per i suoi amici. Per la missione. Come se a te realmente importasse. Come se potesse cambiare le cose. Ti dice che era un’eroina. Ma tutte quelle parole non avevano importanza. L’avevano persa. La verità era che lei non c’era più, ti aveva abbandonato per sempre. E lui invece c’era. Quei discorsi sembravano più che altro una recita. Perché lo sapevi, che era una recita. Lo sapevi, come sapevi che eri figlio di Ade, ma questo te lo aveva detto Minosse, non era importante. Eppure la recita era continuata. Tutti avevano continuato a mentirti. Chirone, gli Stoll, Will Solace, Jake Mason, Silena… tutti i ragazzi che avevi conosciuto, di cui ti fidavi. Non si sapeva niente, dicevano. Li odiavi. E odiavi Percy Jackson.
E ti erano uscite, quelle parole piene di rancore. Non potevi controllarle.
Come le lacrime.
Come la corsa.
Come il respiro.
Come quell’amore così sbagliato.
Come il fatto che l’avevi persa per sempre.
 
 
 
 
 
 
 
 
 
   
 
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