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Autore: Em_    01/07/2016    2 recensioni
Parecchie cose erano cambiate in questi mesi, in particolare le cose tra noi ragazzi. Stranamente nessuno era morto, nessuno era ferito, nessuno era fuggito via. Murphy ed Emori erano rimasti. Persino Clarke era rimasta. E dopo tutto quello che avevamo passato temevo se ne andasse, com’era accaduto poco dopo Mount Weather, però fortunatamente mi ero sbagliato. Lei era qui. Era rimasta con tutti noi, era rimasta per sua madre, per la sua gente, e credo fosse rimasta anche per se stessa.
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Breve OS Bellarke. In attesa della quarta stagione ho dato sfogo alle mie idee.
Spero vi piaccia! :)
Genere: Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Wildest Dreams





Bellamy
Erano trascorsi più o meno quattro mesi da quando A.L.I.E era stata sconfitta, quattro mesi in cui tutti quanti avevamo vissuto una strana normalità mai provata prima. Sembravamo quasi delle persone normali. Lavoravamo, cucinavamo, ridevamo, giocavamo, dormivamo, insomma, tutte cose alquanto semplici e scontate. Eppure tutto questo aveva giovato moltissimo alla nostra comunità, non c’erano più scontri interni per il potere, non c’erano liti che finivano con lo spargimento di sangue, ed in un certo senso era strano. Per uno come me abituato a lotte continue, era comunque strano. Non che mi dispiacesse, certo, però questa tranquillità pareva il presagio di qualcosa di orribile… O forse ero solamente io ad essere troppo negativo.
Parecchie cose erano cambiate in questi mesi, in particolare le cose tra noi ragazzi. Stranamente nessuno era morto, nessuno era ferito, nessuno era fuggito via. Murphy ed Emori erano rimasti. Persino Clarke era rimasta. E dopo tutto quello che avevamo passato temevo se ne andasse, com’era accaduto poco dopo Mount Weather, però fortunatamente mi ero sbagliato. Lei era qui. Era rimasta con tutti noi, era rimasta per sua madre, per la sua gente, e credo fosse rimasta anche per se stessa.
Ma avere attorno Clarke non era facile, non per me. Non volevo rivivere l’esperienza di perderla, ovvio, ma era sempre più dura starle accanto. Vederla, parlarle, scherzarci insieme, e non poterla avere era davvero, davvero un’impresa ardua. In cuor mio sapevo benissimo di provare qualcosa per lei da sempre, però chiaramente non potevo ammetterlo, né tantomeno dirlo alla diretta interessata. Clarke aveva sofferto a sufficienza, aveva perso troppe persone, e da quel momento si era chiusa, non esprimeva mai fino in fondo ciò che sentiva, non andava oltre la semplice amicizia con le persone.
Ed io mi ritrovavo come un cretino a guadarla tutto il giorno. Adoravo vederla lavorare, era brava, veramente brava. Cercavo di non farmi beccare con un sorriso da ebete in faccia, ma stava risultando sempre più complicato. Per poco non mi facevo scoprire da Abby l’altro giorno, l’avevo scampata per miracolo con una stupida scusa che nemmeno ricordo. Non era da me comportarmi così, ma quello che sentivo per lei non l’avevo mai sentito per nessuno. Se escludiamo Octavia, logicamente. Anche se l’amore per mia sorella era completamente diverso dall’amore per Clarke.
«Bellamy, pronto? Ti sei incantato?» mi richiamò una voce femminile.
«Raven. Che c’è?» le domandai scocciato.
«Clarke ti cerca.» rispose lei sbuffando.
Ecco, appunto. Di male in peggio. Erano almeno tre giorni che la evitavo il più possibile, non potevo andare avanti in questo modo ancora per molto. Volevo prendere le distanze, allontanarmi da quella principessa il più possibile, ma cavolo lei me lo rendeva impossibile!
Mi avviai verso l’enorme sala allestita come ospedale, sapendo che l’avrei trovata lì intenta a visitare qualche anziano o qualche bimbo appena nato. Andando là incrociai Kane, che secondo me aveva capito ogni cosa riguardo i miei sentimenti e pregavo che non lo dicesse ad Abby, visto che si frequentavano da parecchio. Arrivato all’interno la vidi subito, capelli intrecciati in una coda alta, un paio di jeans che la fasciavano fin troppo bene, e un top davvero troppo scollato per i miei gusti. Okay, faceva caldo, veramente molto caldo, ma non poteva andare in giro così! Anche se, forse, ero io a dovermi calmare.
«Ehi, mi cercavi?» le chiesi abbozzando un sorriso.
«Bell, ehi. Sì, ho bisogno di parlarti.» rispose con un’espressione che conoscevo troppo bene. Qualcosa non andava.
«Va tutto bene?» domandai scrutandola.
«Non qui.» affermò lei, trascinandomi fuori.
Mi invitò a seguirla fino alla sua stanza, entrando chiuse la porta a chiave e cominciò a fare avanti e indietro. Era nervosa, agitata, pensierosa. Che si fosse cacciata in qualche guaio? Aveva forse fatto arrabbiare irrimediabilmente qualcuno? Dopo alcuni secondi l’afferrai per un braccio e la bloccai, mi stava mettendo un’ansia assurda con questo suo comportamento.
«Mi vuoi dire cosa c’è che non va?» esclamai guardandola dritta negli occhi.
«So dov’è.» rispose semplicemente.
«Sai dov’è, cosa?» continuai a chiederle. Non capivo dove cercasse di andare con queste frasi sconnesse.
«Il centro di comando da dove stanno partendo le esplosioni.» disse senza peli sulla lingua.
«Come… Come hai fatto a trovarlo?» balbettai incredulo.
«Non ha importanza. Fatto sta che è nel territorio della Nazione del Ghiaccio, ed è pressoché impossibile raggiungerlo.» rispose lei.
«Dimmi che non sei andata da sola nei boschi della Nazione del Ghiaccio.» esclamai, sapendo già la risposta.
«Bellamy, non cambiare discorso.» ribatté.
«Non cambiare discorso? Sei tu quella che non mi ha risposto.» affermai sbuffando.
«Stiamo davvero discutendo per questo?» chiese infastidita.
«Scusami se mi preoccupo per te, principessa.» risposi in tono acido.
«Non chiamarmi così.» replicò fulminandomi con lo sguardo.
«Va bene, come vuoi.» le dissi lasciando perdere.
Restammo lì in silenzio per almeno dieci minuti, entrambi eravamo troppo orgogliosi per cedere, ci limitavamo a scambiarci occhiate per capire chi dei due avrebbe fatto il primo passo. Ma stavolta non gliel’avrei data vinta, doveva capire che non poteva sempre agire per conto suo senza interpellare i suoi amici. Doveva rendersi conto che non era più sola, che io c’ero per lei, e se questo significava litigare o urlaci contro, beh, ben venga.
«Mi dispiace.» esclamò voltandosi verso di me «Non volevo farti preoccupare.»
«Potevano ucciderti, lo sai.» affermai con tono tranquillo.
«Me ne rendo conto, ma dovevo farlo. Sei l’unico a sapere cosa sta succedendo e non volevo mettere in allarme tutti quanti.»
«Potremmo almeno raccontare tutto a Raven, Monty, Miller, Jasper, Harper e gli altri, di loro possiamo fidarci.»
«Lo so, lo so. È solo che… Che sono tutti così tranquilli e felici, non voglio essere io a rovinare ogni cosa.» disse sospirando.
«Non devi sempre accollarti la responsabilità di proteggere tutti, Clarke.» esclamai avvicinandomi a lei.
«Ormai è diventata un’abitudine.» affermò abbozzando un sorriso.
«Non voglio che tu vada da sola la prossima volta. Verrò con te.» dichiarai.
«Bellamy, non è necessario.»
«Sì che lo è. Non ti lascerò andare da sola.» replicai.
«Non ho bisogno di un babysitter.» si lamentò. Eccola che ricominciava.
«Ah, è questo che sono per te?» le domandai leggermente offeso.
«Non era quello che intendevo, lo sai.» rispose lei.
«Fammi sapere cos’hai intenzione di fare. Ora, se vuoi scusarmi, ho del lavoro da fare.» esclamai liquidandola.
«Bellamy, aspetta…» la sentii dire, ma la ignorai. Non poteva sempre fare di testa sua.

Clarke
Finiva sempre così tra Bellamy e me, iniziavamo confidandoci l’uno con l’altra e poi finivamo a litigare. Capivo la sua preoccupazione, forse avevo sbagliato io ad andarmene in giro da sola per un’intera giornata, ma doveva capire che sapevo badare a me stessa. Tutta questa segretezza mi si stava rivoltando contro e forse Bell aveva ragione nel volerlo raccontare ai nostri amici, infondo ne andava delle vite di tutti quanti.
Era ormai notte fonda, ed io come al solito facevo fatica a dormire. Da quand’ero atterrata sulla Terra mi risultava sempre più complicato riposare sul serio, forse le uniche volte che avevo davvero dormito erano state quando Finn ed io ci eravamo nascosti in quel bunker sotto terra. Sembravano passati secoli. Mi rigirai per l’ennesima volta incastrandomi tra le coperte, sbuffai innervosita e le gettai tutte sul pavimento. Non ce la facevo a starmene con le mani in mano adesso che avevo l’occasione di bloccare le esplosioni e limitare i danni che le radiazioni avrebbero provocato sul pianeta.
Mi alzai di corsa e infilai i primi vestiti che mi capitarono a tiro cercando di non inciampare da qualche parte. Presi il mio zaino ed uscii dalla mia stanza senza destare troppi sospetti. C’era silenzio e pace intorno a me, nessuno fiatava, si sentiva solo qualche guardia che chiacchierava a bassa voce. Mi fermai difronte alla porta della stanza di Bellamy e bussai senza fare troppo rumore.
«Clarke?» mi disse lui aprendomi la porta. Probabilmente si stava chiedendo cosa facessi lì a quell’ora.
«Andiamo al centro di comando.» risposi.
«Che cosa? Sei impazzita?» mi domandò con un’espressione assonnata.
«Bellamy, andare di notte è l’unica soluzione.» spiegai.
«Ti fidi di me ora?» esclamò, lanciandomi una frecciatina.
«Mi sono sempre fidata di te.» ribattei sincera.
«Vado a cambiarmi.» affermò con un sorrisetto da vincitore.
Uscimmo dal campo senza troppi problemi, ormai avevamo imparato a memoria le vie di fuga, e ci dirigemmo verso i boschi. Sicuramente mia madre avrebbe dato di matto non vedendomi tornare domattina, ma speravo non mandasse qualche scorta a cercarmi. Bellamy ed io camminavamo tranquilli, in silenzio, qua fuori si sentivano solo i versi degli animali e il fruscio delle foglie. Ero contenta avesse deciso di venire con me, anche se sicuramente non mi avrebbe lasciata andare da sola, mi mancava la nostra vecchia amicizia. Nell’ultimo periodo mi evitava, me ne ero accorta nonostante lui provasse a nasconderlo, e la cosa mi insospettiva. Era sempre stato molto sincero con me e non capivo se questa volta avessi fatto qualcosa di sbagliato o se semplicemente non potevamo tornare quelli di prima. Mi dispiaceva che le cose fossero così tra noi, avevo bisogno di lui, lo volevo al mio fianco e non potevo permettermi di perderlo. Bellamy era troppo importante.
«Che ne dici se facciamo una pausa?» proposi.
«Certo, volentieri.» mi rispose lui.
Appoggiamo gli zaini a terra e in poco tempo riuscimmo ad accendere un piccolo fuoco per scaldarci. Era estate, ma la temperatura calava a picco durante la notte. Oltretutto ci stavamo avvicinando ad una delle zone più fredde, ovvero i territori della Nazione del Ghiaccio.
«Posso chiederti una cosa?» domandai. Ero decisa a venire a capo di questa situazione.
«Spara.» rispose.
«Perché mi eviti ultimamente?» dissi, andando dritta al punto.
«Non ti evito, Clarke.» replicò lui guardando altrove.
«Non mentirmi, Bell. Se c’è qualcosa che ti infastidisce puoi dirmelo.»
«Va tutto bene, sul serio.» continuò.
«Dimmelo guardandomi in faccia.» dichiarai. Sapevo bene che mi nascondeva qualcosa.
«Non abbiamo dieci anni, non serve fare questi giochetti.»
«Si può sapere che ti prende? Se ho fatto qualcosa di male puoi almeno degnarti di dirmelo? Ti conosco abbastanza bene da sapere quando qualcosa ti preoccupa.»
«Da quando facciamo discorsi a cuore aperto?» mi chiese.
«Smetti di fare lo stronzo, so che non sei più quel tipo di persona. Non ci casco, Bellamy.»
«Sono stanco. Ne riparliamo domani.» mi liquidò.
«No!» sbraitai «Non sopporto che tu faccia finta di niente.»
«E va bene, vuoi la verità?» mi disse guardandomi dritta negli occhi «Sì, ti sto evitando. Lo faccio perché non ce la faccio più a starti vicino ogni giorno ed essere solo tuo amico. Questa cosa mi sta letteralmente consumando. Sono stufo di dovermi inventare delle scuse per vederti senza sembrare sospetto, non posso continuare così. Sto provando in tutti i modi a prendere le distanze da te, ma poi tu mi trascini in camera tua e pretendi che io non mi preoccupi, e credimi questo mi fa infuriare! Come ti passa per la testa che io non pensi alla tua sicurezza? Sono innamorato di te e tu non te ne rendi minimamente conto, Clarke.» mi disse lasciandomi senza parole.
Ecco il vero motivo, ecco perché continuava ad evitarmi. Non potevo credere di non aver capito che provava qualcosa per me. Credevo fosse normale per un amico comportarsi come faceva lui, ma forse, ripensandoci, dovevo capire che lo faceva solo con me.
«Sono un’idiota. Mi dispiace.» riuscii a dire solamente.
«Non è colpa tua, lascia stare.»
«Bellamy, io… Io avrei dovuto capirlo. Ma forse la verità è che mi andava bene il fatto che tu fossi premuroso solo con me o che ti preoccupassi di tenermi al sicuro, forse mi piaceva l’idea che per te io fossi speciale, solo non ho mai effettivamente pensato che provassi qualcosa per me.»
«Non ti biasimo, so che dopo Finn e Lexa questo è l’ultimo dei tuoi problemi.» mi disse.
«Non è vero. Tu sei importante quanto lo erano loro.» risposi sedendomi accanto a lui.
«Credi che le cose tra noi si sistemeranno?» 
«Io penso di sì. E non pensare che ciò che mi hai detto sia poco importante per me, perché ti sbagli.»
«Magari un giorno…» iniziò a dire.
«Sì, magari un giorno…» finii io.
Lasciai che mi abbracciasse, poggiai la testa sul suo petto e mi strinsi a lui come non avevo mai fatto. Non volevo dargli false speranze, non ero pronta per una relazione, però non potevo neanche negare che in futuro Bellamy ed io potremmo essere qualcosa in più che semplici amici.














Angolo autrice
Primissima cosa che scrivo sui Bellarke, spero non sia una schifezza totale ahah.
Che dire, ho semplicemente immaginato un qualcosa che potrebbe accadere anche nella serie. Non credo succederà una confessione del genere da parte di Bell, ma sperare non fa male a nessuno, no? xD

Fatemi sapere che ne pensate, sarò felice di rispondere alle recensioni! Che siano critiche o positive va bene lo stesso :)

Un abbraccio,
Anna
   
 
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