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Autore: Dany Art 99    01/07/2016    0 recensioni
eccomi tornata con un altra storia yeeeeee. qui mi cimento in una narrazione di una figlia di Artemide, lo so mi direte Artemide non può avere figli è una dea vergine.. ma io amo quella dea e volevo che vi fosse qualcosa che la rappresentasse, comunque tranquilli è tutto intrecciato senza intaccare l'idea di "Vergine" di Artemide (che poi amando le cacciatrici ed il loro universo, rispetto molto), comunque spero di avervi incuriosito :) e magari lasciate un consiglio.
dal testo
"Mentre camminavo con affianco i lupi mi chiesi se fossero gli stessi che avevano fissato Maggie mentre mi cullavano la prima notte in cui mi aveva trovato.
Ma dai loro occhi capii che erano loro.
I miei protettori.
Il simbolo di mia madre."
Genere: Avventura, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, Apollo, Artemide, Percy Jackson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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HEYLA! ben ritrovati in questa storia semidei! siamo ad un punto focale della storia e ahimè questo sarà il penultimo capitolo, che non vuol dire nella totale terminazione della storia, insomma  ho una mezza idea di farne un seguito ma questa "stranche" (diciamo così) si concluderà al capitolo 10.
detto questo, 
buona lettura.
[Revisionato]




Passarono altri quattro giorni e non mi mossi dall'infermeria.
Rimasi con Will tutto il tempo.
Simon veniva a trovarmi molte volte al giorno, ogni singola volta che aveva un momento libero... mi portava qualcosa da mangiare o una coperta per rendere quello che era diventato il mio giaciglio più comodo o nuove frecce per farmi passare il tempo.
Talvolta rimanere li solamente sedendosi di fianco a me, io appoggiavo la testa sulla sua spalla e poggiavo la mano sulla sua coscia, lui intrecciava lentamente le dita con le mie e mi accarezzava il dorso con il pollice finchè non sentiva tutti i miei muscoli rilassarsi.
Dopo mi ritrovavo coperta da una coperta, distesa sul letto.
Mi ero arrabbiata, quel poco tempo che passavamo assieme ormai non lo volevo passare dormendo.
Ma la stanchezza cominciava a farsi sentire, la notte non chiudevo occhio per via dei singhiozzi di Will.
Erano come coltellate dentro al cuore che ogni notte andava più a fondo rigirando e rigirandosi in quel buco che ormai mi si era formato.
Grazie agli esami che aveva fatto Will, avevamo scoperto che probabilmente la combinazione dell'aria del Tartaro con il lieve veleno che gli avevano iniettato quella specie di tentacoli di ferro, lo avevano fatto cadere in una specie di coma farmacologico ma sopratutto spirituale.
Era come il corpo e la mente di Nico per lo shock si fossero rinchiusi in loro stessi alla ricerca di un luogo sicuro che nessuno e nessuna cosa potesse infrangere.
L'unica cosa da fare in quel momento era scoprire il modo di farlo uscire da questa specie di sonno.
Avevano già fatto venire i figi di Ipno ma l'unica risposta che gli avevano dato era che doveva essere Nico stesso a uscirne, che loro potevano solo aiutarlo tramite i sogni e indicargli la via ma che doveva essere una decisione di Nico... speravo solo che la paura che aveva provato per salvarmi non fosse tale che fargli provare il terrore per tutto il mondo e i suoi abitanti.
Avevo il terrore... che Nico potesse avere paura di noi nello stato fragile in cui era caduto.
Che fossimo divenuti noi i mostri da cui scappare.
Dire che mi sentivo colpevole era dire poco...
Will era distrutto. Stava dimagrendo velocemente e il suo bel colorito abbronzato si stava schiarendo per il poco contatto con il sole.
Speravo di poter fare qualcosa... ma oltre ad aspettare l'unica cosa che potevamo fare era arrenderci, affermare che Nico non sarebbe tornato e considerarlo morto ma non volevamo e non eravamo neanche pronti... sopratutto Will.
Poi un giorno tutto cambiò.
Tutto si rischiarì, gettando luce dove si scorgeva solo ombra... quel buio che ci stava divorando crescendo in sincro con la disperazione.
Ed a rischiarare tutta quella situazione fu l'uomo che rappresentava la luce.
Il padre di Will.
Ero uscita una decina di minuti per prendere una boccata d'aria, ormai le pareti dell'infermeria mi cominciavano a dare le traveggole, era come se mi volessero stritolare fino a soffocarmi...
Non sapevo come riuscisse a rimanerci Will, poi guardavo il modo in cui osservava Nico e tutto mi era chiaro. Non era per niente un peso rimanergli vicino.
Simon mi raggiunse, gli avevo detto io di continuare la vita al campo e con qualche esitazione aveva ricominciato ad allenarsi, mangiare coi suoi fratelli anche se in ogni singolo momento libero veniva a trovarmi.
Ormai ero abituato a vedere il suo sorriso mentre mi si avvicinava, si chinava e mi posava un casto bacio sulla guancia.
Non riuscivo proprio a lasciarmi andare quando per colpa mia, un amore si stava infrangendo nella stanza accanto.
Ma quella volta non si avvicinò camminando, stava correndo e il suo caldo sorriso era stato sostituito da un'espressione ansiosa.
-Che... succede?- chiesi io allarmata facendo qualche passo verso di lui, -mio padre... c'è Apollo al campo e vuole vederci... io te, Will e Nico- mormorò sgranando gli occhi come se si stesse accorgendo del fatto solo in quel momento in cui lo stava raccontando.
-Io... tuo padre??- chiesi io guardandolo, lui annuì e mi porse la mano, -dobbiamo farlo venire qui... Will non si spostrà nemmeno per un Dio dal letto di Nico- mormorai io chinando lo sguardo.
-Hey...- mi sussurrò lui passandomi due dita sullo zigomo per tirarmi su il viso, -stai bene?- mi sussurrò guardandomi, feci cenno di no con la testa mordicchiandomi il labbro per tenere a freno le lacrime.
Tenni le mani strette a pugno conficcandomi le unghie nel palmo e sentii le braccia di Simon avvolgermi per lunghi istanti.
-Non è colpa tua..- mi mormorò all'orecchio, -ero io quella che siete venuti a salvare, Simon... sai che ho sempre odiato le storielle delle principesse salvate dai principi che alla fine non facevano niente se non aspettare... erano inutili e mi arrabbiavo quando mi chiedevano come mai non mi piacessero... e adesso... qualcuno si è messo in pericolo per me come se io fossi una di quelle inutili donne deboli e potrebbe non farcela. Quindi non dirmi che non è colpa mia, perchè è colpa della mia debolezza... che se senso ha essere l'unica figlia di una delle dee guerriere se alla fine devi aspettare che qualcuno perda la vita per salvarti? Sono debole, esattamente nello stesso modo di quelle principesse delle storie, io dipendo da qualcuno, sempre. Lo trovo da egoista , voglio esserci io in quel letto con gli occhi chiusi. Nico non deve esserci... non doveva tornare in quel posto... io...- mi sfogai del tutto piangendo e sbattendo i pugni sul petto di Simon.
Non mi meritavo le sue carezze, non mi meritavo il fatto di essere consolata quando stavo bene, ero lì e sveglia e potevo abbracciare chi amavo.
Ero inutile per la mia debolezza.
Il senso di colpa mi stava dilaniando.
-Sì, sei egoista. E non poco Cloe. Sei una cavolo di egoista. Non ci pensi a me? Io in confronto a Will sono una checca, sarei morto dentro a vederti in quello stato e ringrazio gli Dei ogni volta per assistere alla tua dannata cocciutaggine perchè vuol dire che sei qui con me! Che sei salva! A piangerti addosso invece di vivere la vita che ti abbiamo restituito è da principessina inutile... e qui non vogliamo principessine inutili, dobbiamo trovare un modo con cui svegliare Nico. Ora asciugati gli occhi e renditi presentabile per mio padre. Voglio che veda solo la ragazza forte e cazzuta di cui mi sono innamorato- disse accarezzandomi le guance.
Lo guardai ad occhi sgranati e mi lanciai in avanti per baciarlo e stringerlo a me.
Aveva ragione. Non potevo definirmi inutile e poi non fare niente. Non dovevo darmi ragione.
Mi stropicciai gli occhi asciugandomi e lo guardai, -grazie Simon- dissi sorridendogli.
-Di niente... e comunque sarai sempre la mia principessa- mi sussurrò all'orecchio.
Gli tirai una spallata che lo fece sbilanciare ridacchiando lievemente e andai avanti.
Ero pronta per Apollo.

Camminavo a passo spedito alla ricerca del dio del Sole che se ne stava a pavoneggiarsi con le figlie di Afrodite come solito.
Sbuffai. Dio, mi sembravano tutte oche a crogiolarsi nel vedere tendere i muscoli ambrati del biondo.
Cercai di non darci peso. Se Apollo era venuto doveva essere successo qualcosa, qualcosa di importante e poteva riguardare mia madre, o mio padre, o Nico.ù
Insomma doveva succedere qualcosa, il che mi rincuorava dopo giorni al capezzale del figlio di Ade.
Appena arrivai abbastanza vicino al Dio mi schiarii la voce incrociando le braccia.
Lui si girò di scatto, -nipotina mia!- disse aprendo le braccia per venirmi incontro e darmi un caldo abbraccio. Caldo nel vero senso della parola; dietro di me sentii sibili di disapprovazione mentre lo sciame di oche si sparpagliava.
-Apollo...cosa ci fai qui?- chiesi guardandolo e staccandomi da lui per non cominciare a sudare, -sono qui per vari motivi. Intanto per vedere come stai tu, e i miei figli e poi mi piace stare qui... è un bel luogo per voi semidei- disse squadrando me e Simon.
-E mia madre? Come sta? Orione che fine ha fatto?- scattai in avanti, avida di risposte.
-Calmati Cloe. Non posso dirti tutto nei particolari ma credo che me ne infischierò un tantino di mio padre- disse sporgendosi verso di me e sussurrando. In cielo si udì un sordo tuono.
-Pff. Ok mi ha sentito. Comunque tua madre sta bene, voleva venire ma è dovuta rimanere sull'olimpo per ... risolvere certe questioni sulla tua nascita quindi ha mandato me con un dono... che so vi farà molto contenti. Orione è riuscito a scappare, non sappiamo né come né dove ma il Tartaro lo ha protetto quindi tornerà probabilmente ... se non per tua madre per te, quindi avremo un occhio riguardo per il campo per il tempo in cui rimarrai qui- disse lui guardandomi.
Mi morsi il labbro mentre ascoltavo.
Quindi la guerra contro mio padre non era finita e mia madre stava affrontando l'ira di Zeus per aver mantenuta segreta la sua gravidanza.
E un dono..
Un dono da un Dio.
Alzai il volto -che genere di dono?- domandai incontrando i suoi occhi dorati, -so che ... qualcuno di molto importante per uno dei miei figli e che ha aiutato a portarti fuori dal Tartaro non si è ancora svegliato. Io e tua madre abbiamo trovato un modo di aiutarlo. Questo è il nostro dono- disse sorridendomi.
Mi caddero le gambe.
Potevano salvare Nico?
Presi per il polso Apollo senza cura né calma e cominciai a camminare velocemente verso l'infermeria, senza nemmeno guardarlo in faccia.
-Ti prego salvalo... fallo svegliare, non riesco a vedere Will in quello stato ancora per un secondo e nemmeno Nico... fagli aprire gli occhi ti prego- mormorai guardando Apollo negli occhi appena arrivati all'infermeria.
-Farò il possibile Cloe... ora però dovrò far uscire mio figlio da lì dentro... datemi una mano- disse lui entrando.
Annuimmo e Simon mi prese per mano.
-Forse è meglio se vado avanti io con Will.. ho paura che non vorrà davvero staccarsi da Nico- disse e mi sorpassò affiancando il padre.
Entrammo nella stanza che all'improvviso sembrava troppo stretta per tutte quelle persone.
Apollo poggiò una mano sulla spalla di Will che accarezzava una mano a Nico, -figliolo... devi uscire un momento- gli mormorò ma Will non si mosse.
-Will... ha un modo di salvare Nico. Dobbiamo lasciargli da soli per qualche momento- disse Simon inginocchiandosi vicino a lui.
-Non voglio muovermi da qui lo sapete- mormorò lui con un filo di voce, -per favore Will staccati ed esci da qui dentro- disse Simon scrollandolo.
-NON VOGLIO- mormorò con voce roca lui guardandolo ma era come se non lo vedesse.
A quel punto intervenni io e mi misi davanti al viso di Will che mi riconobbe spaesato, -Cloe...?- mi chiamò -si...sono io Will, ho bisogno di te un momento di la... per favore. Salveremo Nico ma Apollo deve intervenire da solo- dissi nel modo più dolce che potevo.
Will strinse la mano di Nico come in trance e feci l'unica cosa che mi venne in mente,gliela staccai dolcemente e la sostituii con la mia.
-Vieni dai... alzati- mormorai in tono dolce e lui finalmente si staccò ma non si teneva nemmeno in piedi,-Simon dammi una mano- mormorai e il fratellastro lo tenne in piedi finchè non uscimmo e non chiudemmo la porta.
Ci sedemmo tutti per terra.
Ad aspettare.
Poi da sotto la porta vedemmo varie volte una luce argentata e dorata che illuminava più del sole l'infermeria.
Will chiudeva gli occhi stritolandomi la mano. Non si dava perdono per non essere lì dentro con lui ma a momenti non riusciva nemmeno a tenere la testa dritta tanto era sfinito.
Dopo qualche minuto di buio e forte luce si sentì qualcosa che mi fece accapponare la pelle.
Un urlo.
Di Nico.
Will scattò in piedi, saturo di un 'energia nuova probabilmente donatagli dalla disperazione e mentre la porta di socchiudeva lui sparì dentro.
Io attesi.
Poi Will gridò il nome di Nico e mi gettai, con al fianco Simon, dentro quella stanza.




ta ta tannn suspence! il prossimo ed ultimo capitolo arriverà a breve, è già cotto a puntino e pronto alla pubblicazione,se ho tempo lo posterò domani promesso :)
un bacione, e ringrazio tutti quelli che mi hanno seguito o anchesolo letto le mie storie!
se vi va lasciate una recensione anche perchè oltre ad un continuo ho in prospetto di cominciare a scrivere una Sol.. *cof cof* sorpresa!
Un altro bacione, Dany

   
 
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