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Autore: Emily_emiliA    04/07/2016    0 recensioni
Le nazioni non muoiono facilmente però nessuno conosce bene come curare i loro malanni, soprattutto se il malato rifiuta ogni cura.
-che fossi un fantasma? Mi domandai seriamente se fossi lo spirito di un povero ragazzo caduto e affogato in mare…-
-Fu in quel momento che i miei occhi si riempirono di meraviglia e presero il colore del sole-
Pairing principale gerita con altre coppie di sottofondo
Genere: Angst, Romantico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Prussia/Gilbert Beilschmidt, Sacro Romano Impero, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: Lemon, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Triangolo
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Tutti i personaggi qui presenti non mi appartegono (purtroppo) ma sono del mio amato mangaka Hidekaz Himaruya, detto ciò possiamo cominciare. Freddo che fa contrarre in dolorosi spasmi i muscoli, oltre al freddo si aggiunge il bagnato che attraversa i vestiti fino ad’arrivare alle ossa, acquisto poco a poco coscienza del corpo, sotto di me il cemento, sopra il cielo a osservarmi. Le palpebre sono pesanti e anche solo aprirle di poco mi costa un grandissimo sforzo, gli occhi bruciano e la luce mi acceca, mi ripiego su me stesso a coprirmi, e sento le mie membra contrarsi a causa dell’impetuosità dei miei movimenti, rantoli mi escono senza volerlo dalle labbra. Dopo poco riesco a ricompormi e a ritentare un approccio col mondo a me circostante, mi si svela un piccolo porticciolo ricolmo di barche, sorreggendomi ad’una cassa faccio forza per alzarmi ma appena stendo le gambe cercando di mettermi eretto non riesco a reprimere un conato di vomito, che brucia dallo stomaco fino alla gola cercando uscita da questo mio corpo malato. Appena finisco mi sento subito meglio, e come i muscoli il mio organismo si ristabilizza. Alzo gli occhi al cielo è limpido e di un grigio ceruleo il quale mi avvisa che sono le prime ore del mattino in cui il sole non è ancora sorto ma ne posso percepire l’arrivo dal chiarore sfumato che vedo a est che emergerà dal mare, strano come elementi contrapposti quali fuoco e acqua possano creare tale armonia cromatica. Mi giro e oltre al porticciolo si intricano strade piene di case alte e con finestrelle piccole, le lunghe stradine strette si articolano circondate da fiori in vasi a lati di porte. Camminare non fa male anzi mi sento come se ad ogni passo il mio cuore prendesse a pompare maggiormente il sangue e che i miei polmoni si aprano come fossi affogato. Una finestra mi riflette così posso vedermi, prima non avevo notato neanche cosa indossassi, per cominciare ho una camicia bordò e un gilet nero, pantaloni neri e stivali del medesimo colore a mezzagamba, tutti fradici, attillati e grondanti di acqua, risalgo con lo sguardo e perdo un battito, non ricordo nulla di chi sono e ho quasi timore del mio viso, pelle bianca con leggere occhiaie viola, occhi sbarrati magenta e capelli castani rossicci, uno strano ciuffo mi dondola sulla sinistra ma oltre a questo non ho nessuna emozione sul viso, che fossi un fantasma? Mi domandai seriamente se fossi lo spirito di un povero ragazzo caduto e affogato in mare… Perso tra congetture sulla mia ipotetica vita ripresi a camminare, ad un certo punto vidi lontano da me un uomo biondo accasciato su una lapide, in una mano delle rose e nell’altra una lettera stropicciata, a passi cadenziati mi avvacinai a esso, e quando gli fui vicino lo sentii parlare come si fa con un vecchio amico, aveva una voce profonda e calorosa anche se possedeva un accento molto duro, sul marmo vi era un nome che senza sapere bene il perché mi fece passare un brivido lungo la schiena, in lettere oro Feliciano Vargas, non c’erano date ne foto ne tantomeno onoreficenze. “Qualcuno di importante?” domandai saggiando così anche la mia voce, decisamente quella di un ragazzino. L’uomo taque rimanendo fermo, si riprese pochi secondi dopo alzando gli occhi in alto incontrando così l’alba, e si bagnarono fino al lasciare cadere lacrime sulle guance. “Troppo per mia disgrazia”rispose lui prima di alzarsi e voltarsi verso di me con sguardo basso fino a che con stupore non incontrò la mia figura, il fiato gli venne meno e in un attimo i suoi occhi furono fissi nei miei, grande tristezza e paura vi passarono dopo poco scomparino quasi completamente lasciando spazio a speranza e angoscia, mi si gettò addosso stringendomi con forza senza pensare al mio fisico, quasi soffocai poi in un momento di incredulità mi lasciò per prendere salmadente una delle mie spalle con la sua destra mentre la sinistra si andava a poggiare sulla mia guancia in cerca di una sicurezza che non riusciva a tenere per sè. “Feliciano sei tu?” “Forse” dissi senza scompormi. “Cosa?” “Non ho idea di chi io sia ma tu sembri abbastanza convinto di questo, quindi c’è un’alta probabilità che effettivamente potrei essere io” quando finii di parlare mi parve più scosso di prima tremava, tanto da cadere in ginocchio, il tutto senza distogliere lo sguardo ora ricolmo di terrore e dolore da me. Un dolce venticello si stava alzando andando a pizzicare la pelle del mio viso guardai verso il sole, e dopo tutto mi sembrò più chiaro, mi sentivo vivo avevo ritrovato la mia essenza, 60,6 millioni di battiti al secondo all’unisono con me precisi come un orologio, che sciocco non sono uno stupido ragazzino qualunque morto per una tempesta o chissà cosa io sono una nazione io sono l’Italia, il bel paese, cula delle alpi e bagnata dal mare, baciata dal sole e dai sorrisi degli abitanti. Fu in quel momento che i miei occhi si riempirono di meraviglia e presero il colore del sole che mi aveva risvegliato diventando d’oro, le guance mi si arrossirono lievemente dandomi un aspetto più umano, più vivo. Resomi conto di chi avevo davanti abbassai lo sguardo mortificato di aver trascurato il mio interlocutore e sorridendo dichiarai “Non sono questo Feliciano di cui parli ne lo conosco anche se non mi giunge nuovo, bensì io sento nell’anima mia di portare il nome di Italia, è un piacere” conclusi allungandogli la mano in un muto invito per aiutarlo ad alzarsi, lui la prese ancora scosso ma molto più calmo di prima. Con gli occhi che non cessavano di piangere si tirò in piedi grazie al mio aiuto e rimanemmo così uno davanti all’altro a guardarci, lui era alto e grosso rispetto a me. “Tu invece chi sei?” tremò di tristezza a questa mia domanda, ingoiò la saliva e ribattè. “Sono Germania” Buonsalve a tutti i lettorri che sono arrivati fino a qui, sono davvero lieta che l’abbiate letta, confido in commenti ^^ , accetto anche critiche ovviamente, se ci sono errori/orrori ortografici mi dispiace solo che non avevo voglia di rileggerla O.O vivere è faticoso sapete?? lol va bhe tornando a cosa serie... Il rating è aranciaone per le tematiche di guerra o scene hot che potranno arrivare in seguito *^* Ovviamente tra le coppie c’è la Gerita che stimo all’inverosimile con alcuni accenni a coppie che non vi svelo ma di cui fa parte anche il nostro Feli, un vero playboy u.u Questa non è la prima ff che scrivo ne la prima che pubblico Buonanotte e arrivederci un bacione
  
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