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Autore: shywr1ter    04/07/2016    0 recensioni
Due omicidi, entrambi di ex SEAL, riuniscono due cugini a un continente di distanza.
Crossover tra la prima serie di Dark Angel e NCIS. Ambientato intorno all’anno 2020 nel mondo di Dark Angel. Max/Logan.
ATTENZIONE: questa storia è stata scritta nel 2006.
Genere: Azione, Generale, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Logan 'Eyes Only' Cale, Max Guevara
Note: Cross-over, Traduzione | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Traduzione a cura di: AryYuna
Betato da: Serpentina


   L’originale di questa storia può essere trovato qui .

   DISCLAIMER: lo stesso dei capitoli precedenti.


   Avvicinarsi. Scivolare via



   SEATTLE, WASHINGTON. 12 febbraio 2020, 10:40 am.
   

   Settore Cinque. Jam Pony
   

   Max spingeva la bicicletta al ritorno dalla quarta consegna della giornata; scese la rampa per consegnare il modulo a Normal e sbirciare la bacheca dei messaggi – non c’era niente per lei, e il cercapersone era silenzioso. Significa che Solo Occhi rimarrà chiuso nella scatola per qualche ora ancora? Dopotutto merita una vacanza… E le labbra di Max si incurvarono al pensiero di come la “vacanza” avesse illuminato gli occhi di lui, steso la sua fronte… e aperto il suo cuore.
   Più curiosa per Logan che preoccupata, Max cercò Original Cindy prima di telefonargli, per accertarsi che l’amica non avesse un messaggio di Logan per lei. Non vedendola, Max tirò via la bicicletta dal passaggio e, avvicinandosi al banco a cui Normal di solito litigava al telefono coi clienti insoddisfatti, vide Cindy arrivare dopo la sua consegna.
   « Ehi » la salutò Max mentre l’amica consegnava il modulo a Normal. « Logan non ti ha cercata per lasciarmi un messaggio, vero? »
   « No, bambolina. Aspettavi qualcosa? Cos’è successo al tuo cercapersone? »
   « Niente… è che non l’ho sentito ancora, e immagino che si fidi più di te che di Normal per lasciarmi un messaggio… »
   « Tu no? » Cindy sollevò un sopracciglio, e ricordò improvvisamente perché l’amica aspettasse un messaggio. « Oh, giusto. Avevi detto che suo cugino sarebbe partito oggi! »
   « E non era sicuro di riuscire a prendere l’aereo prenotato, in caso fossero sorti altri problemi con le indagini » annuì Max, facendo spallucce con aria troppo noncurante. « Solo che ancora non mi ha fatto sapere niente. »
   « E allora chiamano, dolcezza » Cindy le suggerì l’ovvio.
   Max alzò gli occhi al cielo. « Volevo solo accertarmi che non mi avesse cercato per primo, prima di tirare fuori i soldi. » Si avvicinò al telefono sul muro, inserì le monete e attese. Mentre il telefono squillava, i suoi occhi tornarono a Original Cindy, che aspettava con aperta curiosità negli occhi e un sorriso sulle labbra. « Che c’è? » chiese Max, ben consapevole di cosa significasse l’espressione di Cindy. Solo che non aveva altro da dire in sua difesa.
   « Sto solo osservando la nuova versione migliorata della Max “ora abbiamo una relazione di quel tipo”. Stracotta del bel ragazzo, senza dubbio, e la cottura la rende più bella ancora. »
   Le guance di Max bruciavano, e le sue parole uscirono in un sussurro. « Sai, se aspetti qualche altro minuto tornerà anche Sketchy, e puoi annunciare la notizia a voce ancora più alta, così sarò il bersaglio di quei pervertiti per tutto il mese. »
   Original Cindy ridacchiò, scuotendo la testa. « Bambolina, mi hai fatto sopportare troppi mesi di “non abbiamo una relazione di quel tipo” per potermi privare di questo piacere. Ho intenzione di godermi lo spettacolo di te che ti sciogli per quel ragazzo, e di dirti per altrettanti mesi “te l’avevo detto”. »
   Max aprì la bocca per lamentarsi, chiedendosi perché una parte di lei fosse contenta per le prese in giro per ciò che implicavano, ma fu interrotta dalla voce di Logan all’altro capo della linea. Improvvisamente la sua risposta fu dimenticata, e la voce di lui riempì i suoi pensieri.
   E a quanto pareva riempì anche il suo viso, perché nel vederla Original Cindy scoppiò in una serie di risatine malcelate, che le fecero guadagnare un’occhiataccia da Max – cosa che non fece altro che aumentare il divertimento dell’amica.
   « Ehi » salutò la voce familiare, un po’ affannata.
   « Ehi a te » riuscì a rispondere Max. Dall’altra parte della linea riusciva a sentire i suoni di uno spazio aperto; vento leggero, traffico lieve… « Il cercapersone è stato molto silenzioso stamattina. Tony ha avuto la mattinata libera? »
   « Sì, hanno deciso che sarebbe bastato quello che aveva fatto la prima volta, per cui non avevano più bisogno di lui. » Dal suo lato della linea, Logan si voltò verso il cugino chino su un blocco note, al lavoro con incrollabile concentrazione.
   « Che fate di bello? Una scampagnata? » ridacchiò la ragazza, godendosi l’immagine.
   « Siamo stati al campo da basket. Tony sta scrivendo un quaderno intero di idee. » Ascoltò la voce della donna che amava e osservò il cugino scarabocchiare delle “x” e delle “o” e tirare linee su un’altra pagina del quaderno. Seduto su una sedia da basket presa in prestito, a compilare schemi che lui e Logan avevano appena provato e trovato utili per la squadra, DiNozzo sembrava felice come un bambino. Osservando la vista spettacolare del parco nel chiaro sole di febbraio, vedendo il cugino di fronte a lui come ai vecchi tempi e sentendo la voce del suo angelo all’orecchio, Logan si chiese per un momento se il mondo non fosse improvvisamente guarito mentre lui non guardava.
   Max sorrise, conscia di cosa quella mattina insieme significasse per i due uomini. « È fantastico. »
   « Questo non lo so ancora » grugnì Logan per farla ridere. « Mi sta utilizzando come cavia per vedere cosa funziona e cosa no. Siamo oltre l’“incassare i colpi per la squadra”, in questo caso dovrò passare qualche partita in panchina per guarire dai suoi esperimenti. » Alle sue parole, la bocca di Tony si stese in un sorrisetto e l’uomo alzò lo sguardo dal suo lavoro per rivolgerlo al cugino. Contento che le lamentele non fossero reali, tornò agli schemi, il sorriso ancora presente.
   « E con Bling fuori commissione… » mormorò Max. « Sai, potrei darti una mano a sentirti meglio… » E lanciò uno sguardo malizioso oltre la propria spalla verso Original Cindy, che riprese a soffocare per le risate.
   « È… È Original Cindy che sento lì con te? » chiese Logan, spiazzato dapprima dall’offerta e poi dai suoni che sentiva dietro di essa.
   « Scusa. » Max cercò di girarsi su se stessa, impacciata dal corto e rigido filo del telefono. « Certa gente sembra pensare… » Max fece una pausa, poi sorrise. Che diavolo, decise. « … che avrei dovuto offrirti di farti sentire meglio già da molto tempo. » Quando lui non rispose immediatamente, Max fece una smorfia, cercando di calcolare in fretta quanto tempo avrebbe impiegato ad andare in bicicletta al parco e vedere la faccia di lui. « Logan? » osò aggiungere.
   « Sì, Max. Io… » Stava arrossendo. Max poteva sentirlo arrossire. Si chiese per un momento se non fossero le uniche due persone in tutta Seattle con più di dodici anni che trovavano così imbarazzante riconoscere il desiderio che provavano l’uno per l’altra. « Quindi non era solo Bling » confessò lui, quasi sollevato. « O Tony. »
   « Oh, no, proprio no » rise lei, sollevata sentendolo parlare. « Forse hanno ragione » azzardò, continuando a ridacchiare. « E posso essere d’aiuto. » Si rilassò, immaginando la reazione di lui. « Sono addestrata anche in questo, sai – pronto soccorso, triage sul campo, ferite di guerra… »
   « Lo terrò a mente » rispose lui, la voce bassa e sensuale, quasi un grugnito, e Max sentì lo stomaco fare le capriole. Cosa mi sta facendo? E al telefono? Con Original Cindy che mi osserva? Cosa potrebbe farmi al di là di una porta chiusa?
   … e spero proprio sia qualcosa che non sono
addestrata ad affrontare, pensò tra sé sorridendo. Riordinando i pensieri, consapevole che non avrebbe avuto molto altro tempo per parlare in pace, disse « Tony riuscirà a prendere il volo delle quattro, allora? »
   « Sì, così sembra. » La voce di lui era troppo noncurante, e il cuore di Max andò a lui, che avrebbe dovuto dire addio troppo presto all’unico membro della famiglia a cui teneva, l’unico dei suoi giorni felici che ancora faceva parte della sua vita…
   « E sono ancora invitata all’aeroporto con voi due? » Non sapeva se lui volesse restare solo coi suoi pensieri lasciando l’aeroporto senza Tony, o se preferisse compagnia per superare l’addio. Le era sembrato contento quando aveva proposto di unirsi a loro. Ma ora voleva dargli la possibilità di decidere se era sicuro che fosse ciò che voleva…
   « Ma certo » rispose quasi sorpreso. « Se vuoi ancora venire… »
   « Sì, voglio. » Sorrise tristemente di fronte alla voce di lui; la familiarità che aveva con l’uomo forte e incrollabile le permise di percepire il bambino che sarebbe rimasto solo.
   « Sono contento » le parole di lui la trattennero. « Mi aiuterai a ricordargli perché tornare a trovarci » e perché non sto partendo con lui, rifletté Logan.
   « A che ora vengo da te? »
   « Usciremo per le due e mezza. »
   « Allora verrò a quell’ora. » Alzò lo sguardo e vide Normal agitare un pacchetto verso di lei, e prima che urlasse Max alzò la mano e aggiunse in fretta « Ma ora devo andare e fare la brava con Normal, ho qualche altra consegna prima di quell’ora. Di’ a Logan di andarci piano con te. Ora che ti sei deciso, voglio che resti tutto intero. »
   La telefonata era stata interrotta, ma Logan rimase stordito, la sua mano abbassò lentamente il telefono mentre un sorriso iniziò a giocare con le sue labbra. A un metro di distanza, dall’altro lato del tavolo da picnic accanto al campetto da basket, Tony lo guardò e vide di nuovo il sorriso pieno d’amore che era ormai onnipresente, in quei giorni. Con una risatina, DiNozzo tornò al diagramma e disse « Doveva essere Max. »
   Logan non reagì subito, rimuginando sulle parole di Max, ma dopo un momento sbatté le palpebre e annuì. « Sì. Voleva… uh… sapere l’orario del volo. » Ma i suoi pensieri erano ancora su ciò che aveva detto lei alla fine della telefonata – non solo aveva detto di volerlo, ma voleva che restasse “tutto intero”. Per quanto folle potesse suonare a chiunque altro, Logan si chiese se dicesse sul serio; il fatto che Max lo aveva descritto come “tutto intero” significava tutto per lui. Sorrise a suo cugino. « Ha detto che devi andarci piano con me. »
   « Oh, maledizione, cugino, ora ci sei dentro » sorrise Tony cercando di fingere uno sguardo preoccupato. « Sta marcando il territorio – deve proteggere i suoi interessi, ora. » Gettò il quaderno sul tavolo per un momento e prese il thermos accanto a lui; svitò il tappo per versarsi un’altra tazza di caffè. Porse il thermos a Logan per chiedergli se ne volesse ancora.
   Logan borbottò pensieroso alle parole di Tony, lo sguardo meravigliato ancora sul suo viso, chiaro per suo cugino, ma rispose sollevando la tazza per farsela riempire. « Sì. Giusto. » Sbirciò gli schemi che prendevano forma sul blocco note di Tony e bevve un sorso o due di caffè per scaldarsi. Dopo un momento guardo il cugino e disse, ancora sorpreso « Davvero lo pensi? »
   Tony gli restituì lo sguardo, fece spallucce e rispose « Oh, sì, ovvio. Cos’altro potrebbe essere? » Vide Logan sorridere e rispose di conseguenza. « La ragazza è cotta, si vede. » Vide l’ottimismo sul viso del cugino, dove solo qualche giorno prima aveva visto solo cerchi scuri intorno agli occhi e rughe di stanchezza sulla pelle pallida. Zia Sara, se potessi vederlo ora, pensò Tony. Dopo tutto quello che ha passato, se potessi vederlo con la donna che ama… E lei si accerterà che stia bene, per me e per te. « Cosa pensi, vuoi provare? »
   Logan diede uno sguardo rapido al quaderno, ingoiò l’ultimo sorso di caffè e posò la tazza per dare un colpo alle ruote, girarsi e raccogliere la palla, diretto all’area di tiro. « Sono pronto quando lo sei tu, coach. » Fece rimbalzare lentamente la palla di lato, il respiro scaldato dal caffè emetteva sbuffi visibili nell’aria fresca del mattino. Posando il proprio caffè, Tony lasciò il quaderno sul tavolo e lo raggiunse. « Sai, Tony » la voce di Logan era bassa, la felicità nello sguardo non svaniva. « Lo apprezzo molto, il tuo aiuto con gli schemi e… è ancora più bello di quanto pensassi, tornare sul campo insieme. » Fece una pausa e si corresse. « Tornare, finalmente, ad avere tempo insieme. »
   DiNozzo si affiancò al cugino per dargli una pacca leggera sul collo e stringergli la spalla affettuosamente. « È stata la settimana migliore da molto tempo a questa parte, cugino » gli disse.
   « Anche per me » rispose Logan.
   « Beh, ovvio » rise DiNozzo, con un sorriso ampio che rallegrò l’atmosfera. « Finalmente ti sei aperto con Max, e lei è pronta a saltare a ogni tua parola. Vorrei ben dire che è stata una bella settimana. » Il giovane sbuffò, ma lui proseguì « L’unica cosa che avrebbe potuto renderla migliore sarebbe stata un diverso motivo per il mio viaggio. E riuscire a portarti all’NCIS. » Esitò solo un momento prima di ghignare. « Ma a quello ancora non ho rinunciato. »
   « Oh, lo spero » ammise Logan. « È bello essere richiesti. »
   « E allora preparati alla caccia, cuginetto » sorrise ampiamente l’agente, scavandosi nelle tasche alla ricerca dei guanti di pelle. Se li infilò, preparandosi a tornare alla partita. « Troverò il modo di portarti con me – te e Max. »
   Gli intelligenti occhi verdi dietro le lenti rielaborarono le parole di DiNozzo, brillando di rara felicità. « Mi piace come suona: Max ed io. »
   « Vi sta bene. » Tony diede un colpo alle ruote per indietreggiare, continuando ad osservare il cugino. « Andiamo. Facciamo qualche altra partita, così possiamo trasformarti nell’eroe della squadra. »
   « Ehi, non ero così male, senza il tuo aiuto » protestò Logan sollevando la palla per farla roteare sul dito. « Ho delle buone mosse. »
   « Forse » rispose DiNozzo con uno dei suoi tipici sorrisi, ed indietreggiò sotto al canestro. « Ma col mio aiuto sarai un genio. Forza. Vi porterò al livello successivo. »
   
   PERIFERIA DI SEATTLE, WASHINGTON. 12 febbraio 2020, 3:17 pm.
   

   Sea-Tac Airport
   

   Nonostante le proteste di Tony, Logan parcheggiò in un posto vicino così che lui e Max avrebbero potuto accompagnare Tony all’interno. « Così impari a chiedere a Bling di venirti a prendere » disse Logan imbarazzato parcheggiando accanto alla passerella per il terminal. « Era il minimo che potessi fare. »
   « Mi aspetto qualcosa di meglio, per la prossima volta » scherzò DiNozzo aprendo la portiera della Aztek per scendere dal sedile del passeggero. Andò subito ad aprire la portiera di Max, seduta dietro di lui, e le rivolse una versione attenuata del suo sorriso da Don Giovanni. Lei rise in ringraziamento per l’eccessiva cavalleria, ancora divertita dalle tante differenze tra i due uomini, pur così simili tra loro. Raggiunsero Logan dall’altro lato mentre tirava fuori la sedia, e chiacchierarono amabilmente proseguendo la conversazione che avevano iniziato in macchina.
   Max aveva avuto a stento il tempo per venire con loro all’aeroporto, perché Normal aveva richiesto una consegna all’ultimo minuto, interrompendo la litania di scuse per andare via prima. « Normal, è una cosa personale: è per Logan » aveva tentato, sperando che per una volta l’onestà fosse la scelta migliore, consapevole che Normal avesse deciso che Cale gli piaceva – era un pezzo grosso in visita nel suo negozio, e Normal aveva persino del rispetto per quell’uomo che non aveva permesso a un proiettile di fermarlo. « Si tratta di una cosa di famiglia che sarà dura da affrontare, e ha bisogno di un’amica… »
   Normal esitò, spiazzato dall’onestà.
   « Andiamo, Normal, le prossime dieci volte che avrai bisogno di qualcuno che faccia gli straordinari puoi contare su di me, non mi lamenterò. »
   « Anche su di me » si intromise Original Cindy, anche se Max non sapeva che stesse seguendo la conversazione. « Farò io questa consegna. »
   « È nel Settore Nove, giusto? » Normal si arrese con riluttanza. Alla conferma delle due, di malumore passò il pacchetto. « Portati questo, domani mi farai avere la firma del ricevente. E sarà un mese di straordinari. »
   « Affare fatto. » Le parole di Max restarono nell’aria mentre correva su per la rampa e spariva dietro l’angolo.
   « Dieci giorni da entrambe, Normal, il patto è questo. » Cindy osservò l’uomo che sbatteva le palpebre guardando la rampa vuota. « Hai un’anima lì da qualche parte, ne sono certa. Ti serve solo l’aiuto di Max e Original Cindy per trovarla. »
   Original Cindy aveva telefonato a Logan per spiegargli che Max li avrebbe raggiunti alla macchina, per cui quando Max si fermò sgommando nel garage proprio mentre le porte dell’ascensore si aprivano, i due cugini si trovarono di fronte una Max sorridente e trafelata a pochi centimetri da loro. « Il tempismo è tutto » sorrise.
   Mas lì seguì alla macchina di Logan, osservandoli parlare per vedere come stavano. I modi di fare di Tony, come sempre, erano spensierati e allegri, ma Max poteva vedere che ci stava mettendo impegno perché risultassero tali, ora. Chi avrebbe mai pensato che Logan avesse un cugino simile, rifletté. E chi avrebbe mai pensato che avesse qualcuno della famiglia a cui fosse così affezionato. Logan sta bene, ma è silenzioso, sorride ma non parla. Forse non si fida della propria voce.
   
Il tragitto fino all’aeroporto permise a Logan, con un po’ di assistenza da parte del cugino, di raccontare a Max la loro giornata sul campo. La ragazza ascoltò le frasi tra le righe oltre a quelle pronunciate, e si sentì soddisfatta e felice che Logan avesse avuto quel tempo col cugino. Era ora che avesse un po’ di felicità nella sua vita, osservò. E per quanto debba essere stata dura per lui aver avuto Tony qui a causa della minaccia a Bling, il vederlo andare via dopo una visita così breve… so che non baratterebbe mai nemmeno un minuto, se potesse.
   
Quando raggiunsero l’entrata del terminal, Tony spiegò « Devo andare all’ufficio della sicurezza, dopo il check-in. » Aggiunse, mentre entravano « Altrimenti potrebbero farmi dei problemi avendo delle armi e tutto il resto… »
   « Sei fortunato che la polizia settoriale non ti abbia fermato mentre eri qui » disse Max, sperando che il silenzio di Logan risultasse meno imbarazzato se Tony non avesse dovuto condurre un monologo. « Non importa che documenti o distintivi tu abbia, se ti beccano armato farai meglio a prepararti a passare del tempo con loro. » Tony mormorò la propria comprensione per i poveri abitanti del luogo mentre si avvicinavano alla biglietteria, e Max guardò interessata mentre l’agente inseriva il proprio tesserino dell’NCIS invece di soldi o carta di credito, e la macchinetta prontamente sputò fuori la carta d’imbarco. Chissà se Logan ha qualcosa del genere nella scatola con i documenti falsi, si appuntò per dopo. E se i suoi documenti federali hanno anche un conto collegato. Ritirando la card dalla macchinetta, Tony si voltò verso Logan per chiedergli « Sai dove dobbiamo andare? »
   « L’ufficio della sicurezza è di qua » rispose facendo cenno col mento e avviandosi verso la direzione indicata. Se per Tony fu una sorpresa che Logan sapesse dove trovarlo, non lo diede a vedere. Max rifletté. Si somigliano per ben più che il solo aspetto. Hanno più segreti di quanto l’altro possa immaginare.
   
I cugini continuarono a chiacchierare amabilmente, e un osservatore casuale avrebbe pensato che fossero tranquilli e rilassati, anche se Tony era quello che parlava di più. Stanno cercando di trattenere le emozioni, pur detestando il fatto che dovranno separarsi. Forse dopo tutto questo tempo Logan capiva molto più di quanto immaginassi come mi sentivo ad aver perso Zack e gli altri… Lui c’era stato, per lei, le aveva offerto il suo appoggio e la sua compagnia quando lei aveva sofferto. E io l’ho allontanato, pensando che nessuno avrebbe mai potuto capire come mi sentivo.
   
Max camminava al fianco dei due uomini senza dire nulla, consapevole che il suo compito sarebbe stato più tardi. Mi chiedo quanto Logan abbia effettivamente considerato l’idea di partire con Tony. Aveva passato ore sullo Space Needle a riconsiderare le proprie decisioni, la sua scelta di restare a Seattle invece di andarsene coi suoi fratelli. E anche se ogni volta aveva creduto che la sua scelta fosse quella giusta, ciò non le impediva di ripensare alle possibilità e ai se – se fosse stata di nuovo con la sua famiglia.
   Logan ci avrà pensato… ma è rimasto. È rimasto qui, a Seattle. È stato solo per Solo Occhi? O poteva osare credere che ci fosse altro per Logan Cale in Seattle che il richiamo dei derelitti? Era solo l’essere un vendicatore mascherato? O c’era altro oltre al suo lavoro?
   
« L’ufficio è in fondo al corridoio » stava dicendo Logan. « C’è un cartello sull’ingresso. » Esitò, poi riuscì a sorridere. « Immagino che non vogliano che la gentaglia piombi da loro per lamentarsi delle valigie strappate dalle guardie troppo entusiaste. »
   Tony sorrise comprensivo e si voltò verso il breve corridoio. « Torno subito. »
   Logan lo osservò sparire e si girò verso la silenziosa Max accanto a lui, che si guardava intorno curiosa. Probabilmente non era mai stata prima al terminal, pensò Logan, e distolse lo sguardo senza parlare, subito preso dai suoi pensieri.
   In realtà, Max stava fingendo molto più interesse per ciò che la circondava di quanto provasse – consapevole di cosa Logan doveva star provando, essendo passata in prima persona per i tristi addii con la famiglia; sapeva di non poter dire nulla per rendere le cose più facili, e questo la faceva sentire impacciata. Sperava che la sua presenza bastasse. Si allontanò un poco, guardando al di là dell’ampia vetrata che dava sui corridoi, dove alcuni negozi e bar erano tornati in attività. Calma, Max, si disse. Se vuole ammettere come si sente lo farà. Tu tieni le cose leggere e magari sarà d’aiuto. Sa perché sei qui.
   
Dopo qualche minuto, Max tornò da Logan e gli si fermò di fronte. Lui alzò lo sguardo e vide l’affetto che provava per lei, e sorrise senza volerlo. « Mi sa che hai trascorso del tempo qua, in passato » tentò.
   Lui annuì, guardandosi intorno brevemente prima di tornare alla donna fantastica di fronte a lui. « Un portale per il mondo » disse. « Sai, sembra effettivamente migliorato da quanto ricordassi, è più attivo. Stanno facendo qualcosa per renderlo di nuovo operativo. »
   « Così voi testardi occidentali potrete venire un po’ a Est e vedere che il recupero non è solo una voce. » Disse Tony tornando con passo tranquillo, sorridente come sempre. « È un piano per riportarvi alla civiltà. »
   Logan sbuffò. « Hai fatto quello che dovevi? » chiese.
   Tony annuì, tornando a dirigersi verso il terminal e il gate dove si sarebbe dovuto imbarcare presto. « Anche se vorrei tanto restare, preferirei che fosse a casa tua, e non in un centro di detenzione federale a spiegare perché ho una Sig-Saur » mormorò. « Non penso che mi darebbero questa opzione. Con la fortuna che ho mi metterebbero nel letto a castello con giovane marinaio Parks. »
   Le chiacchiere allegre si smorzarono, i cugini non potevano più evitare l’idea che Tony stesse per partire. Erano silenziosi, appartati, ma a loro agio. Max li osservò senza intromettersi, e fu contenta di vedere nei loro modi e udire nelle loro parole che erano di nuovo Tony e Logan, e che gli anni e la sedia non erano più presenti nei loro pensieri.
   Mentre si avvicinavano al check-point, provarono scherzare, provocando l’altro su chi sarebbe andato a trovare chi, parlando di lavoro e delle scomodità del viaggio e promettendosi e-mail giornaliere. Ma quando la voce dell’assistente in fondo al corridoio accanto al gate fece l’annuncio incomprensibile per l’imbarco, Tony guardò l’orologio. Era probabilmente il suo volo.
   Fece un respiro profondo e si scusò. « Sarà meglio che vada. » Voltandosi prima verso l’esile brunetta accanto a suo cugino, passò a una versione ridotta dell’abbagliante sorriso DiNozzo. « Max, è stato un piacere conoscerti. » Accolse l’abbraccio delicato e sentito della ragazza, e si allontanò dopo un momento per darle un bacio leggero sulla fronte. Guardandola negli occhi, connettendosi con l’altra persona nella vita di Logan a cui importasse quando a lui, disse « Sono contento che Logan ti abbia trovata. » Dopo un momento guardò Logan e completò « … prima che lo facesse qualcun altro. »
   Logan alzò lo sguardo verso gli occhi verso che non lasciavano trapelare nulla, consapevole che intendesse non solo quello che Max stava immaginando – un altro uomo – ma anche quello che ancora non avrebbe potuto sapere: Manticore. E il suo respiro si fermò quando Max sorrise dicendo « Anche io. »
   « Cugino. » Il momento che entrambi sapevano sarebbe arrivato iniziò con occhi verdi che incontravano altro verde, e Tony che poggiava la sua borsa per terra per gettare le braccia intorno a Logan per un abbraccio da orso prontamente restituito dal cugino più giovane. In quello stretto abbraccio, ringhiò all’orecchio di Logan « Se rovini tutto con Max vengo a picchiarti. »
   Le parole di Tony, mormorate ma – entrambi lo sapevano – colte ugualmente dalla ragazza fecero ridere Logan, e il suono era carico di tutte le emozioni che lo dilaniavano. « Offerta allettante » scherzò. « Perché non torni comunque, per insegnarmi un po’ di buonsenso a suon di calci? »
   « Dovrei » rispose Tony rialzandosi, la mano ancora stretta in quella di Logan, e con apprensione osservò il cugino che aveva imparato a conoscere in una luce del tutto nuova negli ultimi giorno. « Sai che la porta è sempre aperta, lì, cugino. »
   Logan annuì in fretta, ora preoccupato che la sua voce si incrinasse; batté le palpebre per schiarire la vista. « Lo so. » Di nuovo, fu chiaro che DiNozzo avesse più di una “porta” in mente. « E c’è sempre tutto lo spazio che vuoi per te, qui. E anche per la Signora Segretaria… »
   Tony ridacchiò, quasi arrossendo; annuì con una risata lieve. « Ok » riuscì a rispondere, le parole iniziavano a diventare più difficili da trovare. Diede alla mano forse e callosa un’altra stretta e facendo un passo indietro nel lasciarla andare si raccomando « Stai lontano dai guai. E Max, tienilo d’occhio per me. Chiamami nel minuto esatto in cui pensa di fare qualcosa di sbagliato. »
   « Nel secondo esatto » promise lei con voce dolce.
   Tony annuì, attardandosi appena un momento; nessuno dei due uomini voleva distogliere lo sguardo. Fece un altro passo indietro, sorrise ampiamente sollevando la mano in segno di saluto, e si voltò per andare al check-point.
   Logan lo osservò silenzioso nel suo dolore, consapevole di quanto i suoi sentimenti fossero infantili, ma incapace di liberarsi di quel senso di abbandono: proprio come sua madre e suo padre lo avevano lasciato tanti anni prima, ora anche il suo difensore, il suo protettore ed eroe invincibile si stava allontanando dalla sua vita.
   E in quel momento sentì una mano morbida e delicata posarsi dolcemente, calda, sulla sua spalla.
   Difensore, protettore, eroe invincibile. Non importava che ci fossero qualcosa nei suoi occhi pronta a trasformarsi in lacrime vere e proprie, sentì comunque la sua bocca piegarsi in un sorriso mentre copriva la mano di Max con la sua e alzava lo sguardo verso gli occhi color cioccolata che amava.
   « Andiamo » disse Max a bassa voce andando a fermarsi di fronte a lui, osservando il suo viso affascinante, e vedendo che proprio come lei anche lui avrebbe superato quella separazione con un po’ di aiuto da parte della sua compagna. « Ti preparo la cena » lo convinse.
   Logan osservò i begli occhi scuri che lo guardavano con decisione. La speranza tornava sotto l’incantesimo della ragazza, e il sorriso di Logan si allargò, lo scherzo sembrava parzialmente serio. Parlò, con voce bassa e dolce « Lo faresti per me? »
   « Tu la mangeresti? » ribatté lei.
   Lui non perse un istante. « Senza indugio » le promise con voce gentile. « Max. » Sollevò una mano verso di lei, cercando la sua, l’espressione dolce ora che la guardava. Max prese la mano di lui e Logan continuò. « Grazie per essere venuta qui con me. So che lo hai fatto perché… sapevi come sarebbe stato per me. » Esitò, le emozioni minacciavano di sopraffarlo di nuovo, ma riuscì a domarle in un sorriso. « È stato molto più facile con te qui a ricordarmi quando ancora mi resta, qua a Seattle. »
   L’uomo che vedeva seduto davanti a lei, che era rimasto dopo la partenza del cugino, era un uomo più riposato, più felice, più in salute di quello che aveva conosciuto fino a una settimana prima, e Max non riuscì a trovare altra risposta che quella che aveva voluto dare così spesso negli ultimi giorni: Max si chinò per baciarlo con dolcezza, con voracità, assaporando le sue labbra e sentendo la sua sorpresa quando iniziò a restituire esitante il bacio.
   Si rialzò, osservandolo per valutarne la reazione: gli occhi di lui non la lasciarono mai. Ma quando lei si spostò per farlo passare, aspettandosi che si dirigesse verso la macchina, Logan alzò la mano di nuovo, in silenzio, per tirarla con dolcezza verso di lui, con sicurezza, per un altro seducente bacio.
   
   PERIFERIA DI SEATTLE, WASHINGTON. 12 febbraio 2020, 3:17 pm.
   

   Sea-Tac Airport. Pista. Sul volo AirNational Flight 867
   

   Tony sentì i familiari rumori che lo informavano che presto sarebbero partiti. Evitò di pensare alla settimana, consapevole che fosse troppo presto per pensare all’aver dovuto lasciare suo cugino. Uno degli aspetti più bui della sua visita era stato scoprire che la vista di Logan su una sedia a rotelle non era altro che un assaggio di cosa sarebbe potuto accadere al “giornalista” se avesse proseguito le sue attività. Era un pensiero troppo angosciante, e troppo vicino per poterlo considerare.
   Tony sospirò e sentì l’aereo iniziare a muoversi. Guardò fuori dal finestrino, ignorando le istruzioni di sicurezza dell’hostess mentre si preparavano a decollare. Cosa deve accadere per convincere Logan a venire a Est con Max? si chiese, osservando i camion e i veicoli di trasporto che condividevano la pista, macchiati dai graffiti e dalla pittura. Lascerebbe Seattle per proteggere Max, questo è chiaro, ma probabilmente dovrebbe trattarsi di una minaccia immediata, di una qualche emergenza improvvisa. E per se stesso, una questione di sicurezza non basterebbe. Ma magari… Tony sbuffò tra sé. Magari sarebbe voluto venire, quando gliel’ho proposto; e se avesse dovuto pensare solo a se stesso… L’aereo si diresse lentamente verso la corsia di immissione, e gli occhi di Tony si spostarono sulla fila di edifici di servizio e magazzini. Se non ci fossero così tante altre persone di cui preoccuparsi…
   
I suoi occhi incontrarono un’improvvisa distesa bianca, un magazzino recentemente ridipinto lungo il percorso, superato da tanti aerei che andavano e venivano da Seattle. Ma in mezzo al bianco, un ingegnoso graffitaro aveva dipinto l’ormai famosa maschera rossa, bianca e blu intorno a due intensi e attenti occhi… e, non ingannato dal blu che l’artista aveva deciso di utilizzare per quelle iridi altrimenti fin troppo accurate per poter negare l’evidenza, DiNozzo chiuse gli occhi sentendo l’improvvisa ondata di emozioni mentre quell’immagine, e tutto ciò che implicava, svanivano dietro di lui con Seattle.
   
   … continua…
   

   Note della traduttrice: sto peggiorando con i tempi di aggiornamento, mannaggia a me. Vi chiedo perdono, l’università mi uccide T_T Mancano tre capitoli alla fine di questa meravigliosa soria!
   Qualsiasi recensione verrà tradotta ed inviata all’autrice, e se ci saranno risposte ve le posterò tramite il servizio di replica di efp.
   
   


   
 
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