Giovinezza che ci sfugge,
Sulla faccia e nei nostri occhi.
Il tempo passa incerto,
Lungo il quadrante dell'orologio.
Sancisce condanna, piena,
Oscura, famelica.
Vedo la giovinezza passare,
Superarmi di pieno slancio,
Senza mai fermarsi.
Ero io quel ragazzo che corre,
Là su quella salita.
Io che arrancavo sulla china,
Senza fogli, ma solo musica.
Un tempo nemmeno scrivevo,
Tenevo tutto dentro.
Ora quel ragazzo e sotto una quercia,
All'ombra, in mano una penna.
Nell'altra la sua stessa carne.
Cronache di sangue, quello che bagna l'asfalto.
I miei amici persi, le mie ragazze sparite,
Ora mi odiano e sembrano trovar divertente,
Rimpiazzarmi con altri uomini,
Un po' meno capaci, un po' stronzi,
E poco soli.
Abituati a questo bordello,
Essendoci perfino nati.
Imparare metriche di notte non aiutava,
Il giramento di cazzi, di sfiga e insonnia.
Finché quei stessi giovani tornarono a far parte,
Della mia vita.
Ed il circolo inizio d'accapo, continuando a battere,
Li sull'orologio appeso al muro, sputa altra sentenza.