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Autore: SofyTrancy    06/07/2016    2 recensioni
Ciao a tutti! Insieme all'altra mia storia in questo fandom, ho deciso di inziare anche questa AU! OwO
Spero vi piaccia.
La storia è ambientata in un mondo di ispirazione medievale, Marinette è una contadina che vive nel bosco vicino alla capitale, continuamente vessata e stressata dalle tasse che impongono alla sua famiglia.
Peccato che il principe di questo regno metta gli occhi su di lei... e la voglia in tutti i modi come sposa!
In più la nostra protagonista farà uno strano incontro voluto dal destino...si ritroverà davanti a Chat Noir! il mostro che tutto il regno sta cercando...
Le farà del male? Come evolverà il loro rapporto?
La storia di due fuggitivi in cerca di una sola cosa: la libertà.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Adrien Agreste/Chat Noir, Marinette Dupain-Cheng/Ladybug, Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
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Adrien

Marito e moglie
 

«Aiuto!» urlai con tutto me stesso, correndo verso le figure umane che non riuscivo bene a distinguere, quasi arrancando.

Succedeva sempre così... ogni volta che assumevo la mia forma umana tutte le forze mi venivano meno...

«Aiuto!» ripetei, cadendo in ginocchio e tentando di rialzarmi.

Una delle figure si voltò, iniziando poi a correre verso di noi.

Sentii il cuore liberarsi da un enorme peso.

«Chi sei?– chiese prontamente la ragazza che era accorsa in nostro aiuto, portandosi poi una mano alla bocca vedendo il modo in cui era ridotta Marinette –Cosa le è successo?!»

«T-ti prego,– dissi con quasi un filo di voce –A-aiutami a curarla...»

Non volevo perderla.

Non potevo pensare di vederla morta...

La ragazza si inginocchiò davanti a me e io notai i suoi grandi occhi verdi circondati dai capelli rossicci appena illuminati dalla piccola lanterna che aveva con sé.

Poggiò una mano sulla fronte di Marinette, facendo poi una smorfia.

«Scotta. Dobbiamo curarle immediatamente le ferite e metterla in un letto a riposare.» constatò, cercando di prendere la mora tra le braccia.

A quel contatto strinsi la presa, quasi ringhiando per istinto.

«Ehi ehi, non te la rubo mica!– esclamò lei, sorridendomi –Aspetta solo due secondi, chiamo mio marito e carichiamo la tua ragazza sul carro.» aggiunse poi alzandosi.

«R-ragazza?» domandai, mentre le guance arrossivano leggermente.

La rossa mi guardò come per dire “Stai scherzando vero?”

«Amica. La tua amica.» si corresse allora, correndo verso il punto da cui era arrivata.

«Nino! Nino!» iniziò ad urlare, agitando il braccio verso l'alto come per farsi vedere.

«Alya! Ti ho già detto mille volte di non allontanarti!» la “sgridò” una voce maschile.

Un ragazzo dai corti capelli neri e la carnagione scura di avvicinò alla rossa, sistemandosi il capello che portava sulla testa.

«Ci sono due feriti.– spiegò velocemente la rossa, afferrando il marito per un braccio e trascinandolo verso di noi –Il ragazzo sembra solo stanco, la ragazza invece è messa male.»

Il moro (che doveva chiamarsi Nino) si voltò verso di noi, mentre i suoi occhi si illuminarono, mentre si posavano su Marinette.

Strinsi la presa.

«Marinette Dupain-Cheng...– sussurrò, guardandoci confuso –La promessa sposa del principe...»

Il mondo mi crollò addosso.

«Di cosa stai parlando Nino?» chiese incredula Alya.

«Il principe offre tre milioni di rin per lei.»

Indietreggiai, per quanto riuscivo a muovere le gambe, stringendo di più la ragazza tra le mie braccia.

«N-non osare avvicinarti.» dissi, con fare intimidatorio.

Il moro posò su di me il suo sguardo.

«M-ma nelle informazioni arrivate al villaggio lei era accompagnata da Chat Noir...– balbettò la rossa –n-non da un essere umano.»

«Evidentemente è riuscito a camuffarsi da umano...» commentò il marito.

Ringhiai.

Dovevo scappare, immediatamente...

«Generale Volpina! Devono essere qui vicino!»

La voce dei soldati arrivò alle mie orecchie.

Merda.”

Ero circondato, in trappola e Marinette...

Posai lo sguardo sul dolcissimo viso della mora, mentre le lacrime minacciavano di uscirmi dagli occhi.

Non volevo consegnarla...

«Sono le guardie...» disse Nino, avvicinandosi.

Indietreggiai nuovamente, disperato.

«S-se ti avvicini ti strappo la mano a morsi. C-con o senza zanne.» minacciai, stringendo ancora di più la mora.

Il ragazzo si fermò, voltandosi poi verso la moglie.

«Va a prendere il carro.»

Lo guardai incredulo, mentre Alya correva verso il sentiero più agibile del bosco.

«V-vuoi aiutarci?» domandai, sospettoso.

«Sì.– rispose il moro –Nessuno si merita di condurre una vita che non vuole condurre.»

Mi calmai leggermente, tenendo comunque salda Marinette.

«Non possono essere andati lontano!»

La voce delle guardie si faceva sempre più vicina.

Alya tornò, trascinando con sé un grande carro coperto trainato da due cavalli.

«Entra, veloce.» mi sussurrò, avendo quasi paura che le guardie potessero ancora sentirci.

Mi alzai con fatica in piedi, tenendo la mora tra le mie braccia.

Nino si avvicinò per aiutarmi, ma io ringhiai allontanandolo.

«C-ci penso da solo.» dissi, entrando poi nel carro.

Ciò che ricordo di quel che accadde dopo è molto sfuocato.

Alya e Nino avevano incrociato le guardie e avevano detto di aver visto una coppia simile a quella della descrizione correre dalla parte opposta alla loro.

Io mi ero sdraiato a terra, tenendo Marinette sopra il mio petto per non farla entrare a contatto col legno.

Poi, il buio.

 

Quando i miei occhi si riaprirono, mi ritrovai disteso sopra un soffice letto in una stanza buia.

Mi passai una mano sul volto, sentendo le unghie sulla pelle.

I miei occhi si posarono sul braccio, e notai che il colore nero che avevo perso era finalmente tornato.

Dovevo aver ripreso il mio aspetto originale, l'aspetto che mostrava il limbo tra le mie due nature: umana e...

Le forma che ha mostrato a Marinette quell'orrido spettacolo...”

Marinette...

Mi misi a sedere di scatto, guardandomi intorno.

Dove era Marinette?!

«Ti sei svegliato.»

La voce di Alya mi arrivò alle orecchie e io mi voltai verso di lei.

«Dove è Marinette?» chiesi, quasi ringhiando.

Ci avevano aiutato è vero, ma conoscevano la nostra vera identità.

Se avevano anche solo osato torcerle un capello...

«Dorme nel letto nell'altra stanza, tranquillo.– mi rispose la rossa, sorridendomi –Le ho curato le ferite e presto si sveglierà.»

La guardai con fare sospettoso.

«Non volete consegnarci alle guardie?»

«Se avessimo voluto, lo avremmo già fatto.– disse lei –Non abbiamo intenzione di farvi niente, se non aiutarvi.»

Il mio corpo si rilassò.

«Dove siamo?» chiesi.

«In un piccolo villaggio vicino alla foresta,– rispose la ragazza –qui tutti odiano il principe e il suo modo di governare, quindi potete stare tranquilli.»

Silenzio.

«Quanto tempo ho dormito?»

«Due giorni.»

Quindi erano due giorni che Marinette non si svegliava...

«Non fare quella faccia preoccupata, la febbre le è scesa e respira normalmente.– intervenne Nino, entrando in quel momento nella camera –Vuoi andare da lei?»

Annuii, alzandomi dal letto e notando di indossare dei vestiti puliti e non più i soliti stracci che avevo da quando ero scappato da quella prigione.

«Questi...?»

«Sono miei, puoi tenerli, tranquillo.– mi disse il moro, sorridendo –Marinette indossa un vestito che ad Alya stava ormai stretto, è uno schianto con quello.» aggiunse poi, ricevendo una leggera gomitata dalla moglie e scoppiando a ridere.

«Vi ringrazio...» sussurrai, uscendo dalla stanza e dirigendomi nella camera in cui dormiva Marinette.

Finalmente, dopo tanto tempo, eravamo al sicuro.

   
 
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