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Autore: aboutamoonlight    06/07/2016    2 recensioni
Eravamo giovani, eravamo innamorati.
Genere: Angst, Fluff, Song-fic | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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    Sing me "wonderland."

 
Immagine di love, couple, and cute
 
Eravamo giovani ed innamorati, eravamo folli e spensierati.

Siamo cresciuti insieme e diventati grandi separati.

Lui aveva gli occhi dei sogni ed io avevo gli occhi tristi.

    Mi ha salvata in tanti modi,

specialmente quando ha cantato per me

canzoni che non aveva mai cantato a nessuno.

Eravamo giovani ed innamorati, e questa è la nostra storia.



Non profumiamo dello stesso odore(Night changes pt.2)

 
Immagine di couple, love, and kiss
 
Perché non posso baciarti 
 
sulla pista da ballo?

Sono tua.





"Scusa il ritardo. Buon compleanno."

Sorrido da spudorata, sollevando le labbra di sbieco in modo da  rendere i miei occhi assottigliati, come un felino davanti alla sua preda. 

"Pensavo non arrivaste " chiarì, forzandosi in un accenno di risata. Gettò uno sguardo ai miei genitori mentre non riusciva a non fissarmi .

" Non potevamo mancare " soffio io mentre lo sorpasso e gli porgo il regalo che i miei hanno scelto. 

Lo apre, finge o forse lo apprezza davvero. E' una semplice cintura di pelle nera, nemmeno di quelle di marca che è solito indossare ma ringrazia più volte prima che loro si allontanino e si rivolge a me.

" Come stai?"

Ignoro la domanda e lo informo di avergli portato una cosa. " Questo è un po' più personale" dico e mi slaccio il bracciale con il pugnale per donarglielo.

" Il pugnale protegge la rosa e tu, in qualche modo assurdo, lo hai fatto. Non significa che siamo legati o altro solo... grazie."

Deglutisce e poi mette il bracciale in tasca, come fosse un segreto, non so se di quelli da voler tenere stretti o di quelli brutti da nascondere ad ogni costo. Mi guarda attentamente, come se si aspettasse di vedermi sparire da un momento all'altro per poi farneticare un "grazie a te" stentato.

" Dove sono tutti gli altri?"

"In pista " mi risponde deglutendo mentre mi fa strada. 

Non può crederci, forse si pente di avermi invitato. Magari quel gesto era solo di cortesia, o addirittura di rimpianto. E' così il rimpianto: fai di tutto per acquietarlo tranne quel che sai che servirebbe; quello ti spaventa a morte.

" Tesoro " lo richiama una voce calma dall'altro lato della stanza " chi è lei?" chiede  avvicinandosi.

Mentre Gaetano stava per spiegarsi, sicuramente balbettando parole alla rinfusa, lo precedetti.

" Sono Rosaria, piacere. Tu sei Marianna giusto? E' un piacere conoscerti. Gaetano mi ha sempre parlato un sacco di te."

"Oh. Tu sei la famosa Rosaria. Vorrai scusarmi, credo che il mio fidanzato mi debba un ballo. Sentiti come a casa."

Gaetano mi guardò come dispiaciuto ma lo sorpresi dicendogli semplicemente : " va' pure, mi guarderò in giro" mentre non potevo realmente mostrare quanto mi stessi odiando a morte per essere andata a quella stupida festa nel tentativo di mostrargli che stavo bene anche senza di lui.

Camminai per la stanza notando gente che vedevo tutti i giorni per il paese: ragazzi che ballavano, ragazze che chiacchieravano, tipi che preferivano ubriacarsi. Il tavolino per le bibite era lungo e ben assortito. Presi un bicchiere con quella che avrebbe dovuto essere della vodka alla fragola e mi diressi verso la terrazza. Guardando il cielo, mi sembrava troppo limpido per contornare una serata piena d'intemperie. L'atmosfera era chiassosa, rumoreggiante. La musica si diffondeva con un volume molto più alto di quello che avrebbe dovuto possedere. Tutto mi sembrava un'enorme recita di cui non avevo ricevuto il copione. 

Così, in mezzo al chiasso, mi misi a guardare le stelle e a bere quel rosa che mi avrebbe distratto infiammandomi la gola. Potevo sentire il suo percorso lento, mi concentrai su di esso. Ero troppo calma ma mi conoscevo. Tra un po' sarebbe scoppiato l'uragano ed io volevo rimandarlo a quando sarei stata a casa, da sola, nascosta su un letto di una città che tutto sentivo fuorché mia. Volevo rimandarlo a quando immergendomi nei ricordi due mesi fa, sarei stata pronta ad infierire, ma solo su me stessa.

E l'universo non mi ascoltò, come non mi aveva ascoltato mai.

"Going out tonight, changes into something red, her mother doesn’t like that kind of dress;everything she never had, she’s showing off"

Mi cantò queste parole piano.

Aveva poggiato le sue labbra sottili sul mio orecchio destro, quello da cui riuscivo a sentirlo. Se lo ricordava.

" Abbiamo ballato questa canzone già una volta, dovremmo rifarlo. No?" 

Mi giro piano mentre la canzone continua a diffondersi nell'aria. Me lo ritrovo di fronte, il suo verde nel mio nero. Sembra tutto così semplice.

" E perché dovremmo? " gli sussurro ma non mi stacco dalla balaustra nè dalle sue braccia poggiate ai lati dei miei fianchi. Nemmeno ci penso a togliere via le mani dai suoi palmi. E' così bello tutto questo.

La sua vicinanza, la nostra canzone. E poi mi ricordo che non è tutto così semplice.

" Perché sei vestita di rosso. " Sorride.

Cos'ha da sorridere? E cos'ho io da sorridere? Perché lo faccio? Perché mi pare sempre la cosa giusta?

Non accenno a muovermi, a parlare, perché lui muove le labbra verso il mio viso, verso la mia bocca. E poi le sposta, le poggia sulla mia fronte, mi sussurra cose che già so, mi dice che il rosso gli piace e non ci muoviamo dalla balaustra, nè ci stacchiamo da quello strano abbraccio e mi sembra tutto talmente complicato, mi pare tutto sbagliato specialmente quando metri di blu si avvicinano a noi e lui si stacca e siamo corpi differenti, non profumiamo dello stesso odore. 
Everything that you’ve ever dreamed of

Disappearing when you wake up



Si è staccato poco ma già mi manca e mezzo metro d'aria mi sembra, tra noi, un enorme ponte di legno senza garanzia di salvezza.

" La pista è dall'altro lato amore mio " dichiara Marianna scandendo ogni singola parola ad alta voce mentre lui si lascia trascinare via dagli eventi, come sempre. Ed io resto lì, ferma, come morta in attesa che mi faccia vivere di nuovo. Mi rifletto in altri 3 bicchieri di vetro quella sera, fino a far scomparire velocemente l'immagine di una ragazza dalla vita sottile e la grazia infinita  che ha tra le mani ciò che io non potrò mai; ha nel cuore, invece, forse la stessa persona.

Ma non scoppiai come immaginavo avrei fatto, perché a metà serata un ragazzo inutile mi ha chiesto come stessi e io gli ho mentito, l'ho baciato, l'ho stretto a me per il bisogno che qualcuno tenesse insieme i pezzi di una vita che mi stava scivolando via dalle mani. E poi tornai a casa dopo il taglio della torta, nei sedili posteriori dell'auto scomoda di papà; mentre tutti gridavano quanto fosse stata bella la serata e giudicavano il vestito lungo di una e lo smoking macchiato di un altro ed io volevo soltanto togliermi dalla testa la fotografia di lei che lo baciava dietro ad una torta a tre piani e si soffermava con le mani sul suo petto e poi gli tingeva il collo col viola e col nero mentre ballavano su quella maledetta pista.

Vomitai quel litro o due d'alcool sui sedili posteriori della macchina di papà. Litigai con lui, gridai con lui e me la presi con lui. Lo incolpai di una colpa che non poteva prendersi nessuno, perché di quella situazione nessuno era il colpevole. Non c'era nemmeno una colpa, non c'era nemmeno una situazione. 

Ciò che mi faceva star male era proprio questo: non c'era niente.
   
 
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