Serie TV > Teen Wolf
Segui la storia  |       
Autore: GreenParadise    06/07/2016    2 recensioni
Sono anni che non metto piede qui dentro, ma boom, probabilmente ecco qui l'ispirazione, quindi voglio cimentarmi!
Idee ancora molto confuse, ma esiste un piano generale, c'è. Vedremo se portarlo a termine o no, attenderò anche varie critiche/recensioni prima di poter continuare.
Spero di non essermi arrugginita.
« Sono passati più o meno due anni da quando Derek e Stiles si sono lasciati, forse di comune accordo, forse perché il filo rosso che li legava si era improvvisamente spezzato. Erano passati due anni e nonostante le cose “passate” fra di loro, altre rimanevano ferme ed immutabili. »
Genere: Angst, Malinconico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Derek Hale, Stiles Stilinski
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
" I never ever, I forget my story.
My face is not sad, but sometimes, I am sad. "


 


« Ehi, che ci fai qui? »
« Potrei dire lo stesso di te… Non eri—andato? »
« Sì, sì, ma avevo bisogno di tornare. »
« Bisogno? E’ successo qualcosa? Sai che qui non è mai tranquillo e pensavo che—Braeden, insomma, lei è tornata e tu no. »
« Avevo bisogno di più tempo. »
« Okay… Andavi da qualche parte? »
« No, ero solo capitato qui. »
« Forse perché una volta questa strada ti era familiare. »



A quelle parole Derek sollevò gli occhi verso Stiles con la solita aria minacciosa di chi necessita solo di uno sguardo per farsi capire. Il ragazzo aveva compreso il rimprovero e aveva anche capito di aver parlato a sproposito, quella caratteristica che non aveva perduto che – probabilmente – non avrebbe mai perduto.
 

« Scusa, non volevo. Ti va di fare un giro? »


Derek avrebbe voluto replicare che non gli era familiare solo la strada che portava a casa sua, ma quella che conduceva a scuola, a casa di Scott, nel bosco, tutte quelle che avevano percorso insieme perché dove c’era Stiles, c’era lui. Ma non poteva.
Solo il minimo accenno a quel loro periodo passato insieme aveva provocato un vuoto d’aria nella propria gola che gli impedì di parlare usando un tono normale, quindi si limitò ad annuire con il capo, cedendogli il passo nel tentativo di fargli fare strada. Come se, del resto, fosse normale non vedersi dopo mesi interi di silenzio e proporre una passeggiata. Forse perché, in fondo, fra di loro non c’era mai stata distanza sufficiente a tenerli veramente lontani, non c’era distanza che potesse avere un qualche valore, perché in qualunque posto si trovassero erano l’uno nella mente dell’altro, nonostante tutto. Forse per lo stesso motivo sembrò normale camminare fianco a fianco, senza una meta, senza nulla da dire.
Stiles si incamminò infatti sul marciapiede, incerto, ma quasi trotterellando dopo una manciata di secondi, come era suo solito fare e anche se mantennero il silenzio per qualche attimo, stranamente, non pesava. Non era mai pesato fra di loro, ma quella era una circostanza diversa. Era nuova.


«Come sta tuo padre? »


Inaspettatamente fu Derek a rompere il silenzio, appigliandosi a quelle tipiche domande che era solito fargli, avendo sempre un’attenzione particolare per lo sceriffo, sapendo quanto Stiles tenesse a lui.


« Benissimo, sempre molto indaffarato, ma bene.
Io mi sono diplomato… Adesso è tutto un punto interrogativo, ma è un buon traguardo, giusto? »
« Certamente. Se cerchi un supporto scolastico da me, sai che non sono il tipo più adatto. »



Un mezzo sorriso d’imbarazzo si disegnò sulle labbra del licantropo, quelle che si piegavano in modo particolare solo quando era in presenza dell’altro; quei sorrisi che Stiles sapeva fossero dedicati solo a lui perché era stato lui ad insegnarglieli. Arrossì impercettibilmente perché quel verbo “sapere” lo portava indietro nel tempo quando era a conoscenza di ogni pensiero del più grande, di ogni preoccupazione, sapeva cosa stava facendo e come si svolgeva la sua giornata, cosa dire per farlo sorridere e cosa per convincerlo a giocare a quel videogames che tanto amava.
Sapere era come conoscere.
Conosceva il suo mondo, conosceva ogni muscolo del suo corpo, ogni sentimento dentro il suo cuore.
Sapeva e conosceva. Ma in quel momento?
Era più che consapevole che Derek lo stesse studiando, lo faceva sempre con sorprendente sfacciataggine perché era così impedito nei rapporti umani che percepire ogni più piccolo dettaglio dell’umore e del corpo del proprio interlocutore era l’unico modo per poter interagire senza sbranare nessuno.
Stiles sorrise ancora una volta, internamente però, ripensando al modo in cui lo trattava – da bambino – percependo tutti i propri dubbi e le proprie paure. Derek lo amava e lo rispettava come nessun altro aveva fatto prima di quel momento con lui.


« Ma dai, potresti esserti laureato nel frattempo! Ho imparato che tutto è possibile, no? »


Mise in quel modo punto ai propri pensieri. Ironizzando, come sempre. Ma in realtà era curioso, curioso di sapere cosa aveva fatto per tutto quel tempo, dove era stato, con chi era stato e se lo aveva mai pensato. E voleva sapere se anche lui era curioso, se si chiedesse con chi passasse le notti, se Scott fosse ancora il suo migliore amico – anche se quella era la cosa più scontata – se era ancora dell’idea di visitare il Giappone o di vivere in un bosco, con lui.


« E’ ancora aperto il fast food dietro l’angolo? »


A quella domanda un sorriso più spigliato e leggero si disegnò sulle labbra di Stiles che con un “Assolutamente sì” capì che era lì che dovevano andare, che sarebbe stato più facile parlare avendo davanti del buon cibo spazzatura.
Questo perché Derek sapeva. Lo conosceva.
Il silenzio iniziale fu spazzato via dalle patatine fritte, dal rumore della cannuccia che tirava su la Coca Cola che bagnava le labbra di Stiles, sempre così particolarmente belle da vedere, con la loro forma bizzarra, con la loro morbida consistenza, con le sensazioni che riusciva a donare, le stesse che Derek non avrebbe mai potuto dimenticare, anche se stavano parlando di come il ragazzo era riuscito a passare due settimane in punizione per aver sbirciato l’ennesimo caso del padre.
E Derek gli raccontò di Braeden, del modo in cui lei lo aveva aiutato a controllare le proprie trasformazioni, di come lui aveva faticato per avere pieno controllo della propria forma da lupo e di tutte quelle cose in cui Stiles non era stato presente, ma in fondo, faceva da sfondo ad ogni propria azione.


« Più di una volta abbiamo pensato che sarebbe stato meglio averti qui. »


Stiles usò il plurale, giustificando così le proprie parole, l’assenza che lui – più di tutti – aveva sentito e Derek lo rincuorò, ricordandogli la forza che avevano essendo un gruppo unito e forte.

_________

Passarono più minuti di quelli che Derek aveva programmato da trascorrere fuori, ma non rifiutò nemmeno di fare un giro al parco quando Stiles glielo propose. Quello stesso parco in cui ne avevano vissute tante insieme. In ogni anglo di Beacon Hills, in fondo, c’era un po’ di loro. Stiles sembrava pensare la stessa cosa, ecco perché il suo passo era lento, sempre a buona distanza dai piedi di Derek per non farsi vedere mentre si mordeva le labbra o giocherellava con i lacci della propria felpa.
Sembravano ancora loro: Derek e Stiles. Sconosciuti, amici, amanti, persone che avevano vissuto qualcosa insieme.
Solo che ad un certo punto il ragazzo si fermò davanti ad una delle attrazioni per bambini, la casetta di legno in cui avevano passato una delle tante serate, ma in particolare una, quella in cui avevano cercato di rimettere in sesto la loro storia dopo l’ennesima litigata. Stiles non disse niente, cominciò solo a singhiozzare, liberamente, senza preoccuparsi di essere studiato, indagato, percepito dal licantropo che gli stava dietro. Aveva bisogno di piangere e lo fece nel modo più liberatorio possibile, come se fosse l’unica cosa in grado di fare, come se in quel momento esistessero solo lui e le sue lacrime.
L’istinto naturale di Derek, però, aveva sempre una marcia in più. Si era convinto di doverlo proteggere, amare, tenere accanto a sé per tutto il tempo in cui lui avrebbe voluto, si erano fatti una promessa, era il “per sempre” da ragazzini che suonava così ridicolo eppure così confortante e leale, vero, speciale.
Il licantropo non disse nulla e sapendo che le parole, le proprie, riuscivano ad essere vere e piene solo quando le pensava e ci ragionava su, lo abbracciò. Non c’era più il Derek restio all’affetto, restio al contatto umano, incpace di parlare dei propri sentimenti. Con Stiles non c’era mai stato. C’era l’uomo che era cresciuto e che era diventato grazie a lui.
Un braccio intorno la vita, l’altra mano ad accarezzargli debolmente la testa, senza nessuna incertezza, Derek strinse Stiles contro il proprio petto, sapendo che avrebbe bagnato la propria maglia come aveva già fatto diverse volte in passato, sentendolo fremere fra le proprie braccia proprio come un bambino – il suo -.




Note: Ad essere sincera, è stato più uno "sfogo" che una sorta di inizio, scritto tutto d'un fiato, senza pensare, senza riflettere troppo, di pancia. Avrà un seguito? Probabilmente sì. Piacerà a qualcuno? Spero di sì. 
 
   
 
Leggi le 2 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Teen Wolf / Vai alla pagina dell'autore: GreenParadise