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Autore: KaterinaVipera    07/07/2016    4 recensioni
Piccolo spezzone di un singolo momento, seguito di La nipote dello zio.
Pensieri e ricordi di Loki, passati e presenti.
Una cosina che vuole essere triste ma anche dolce, con il ricordo di Cassandra e l'amore per la piccola Frigga.
Genere: Fluff, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Loki, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Sono passati 5 anni dalla sua morte.

Per uno come me non sono niente, un batter di ciglia insignificante, senza valore, non era nemmeno da ricordare.

Invece questi anni, 5 lunghi, estenuanti, dolorosi ed eterni anni, non solo sono stati i più difficili che abbia mai vissuto, ma si sono impressi nella mia mente come la pelle marchiata a fuoco, o come la mia magia sulla sua, di pelle.

Non credevo che un essere umano mi potesse entrarmi dentro come una dolce e fastidiosa spina che non se ne va più via. E il suo ricordo – Dio, come fa male parlare solo di ricordi – mi ha perseguitato e fatto compagnia in ogni momento della mia vita.

La vedevo di notte, inizialmente in incubi tremendi, come se la realtà non fosse abbastanza tremenda; rivivevo il momento in cui mi dicevano che l'avevo persa per sempre, che la mia dolce e scapestrata umana e compagna non avrebbe più riaperto gli occhi.

Sognavo che tentavo di salvarla ma non ci riuscivo, che ero io ad ucciderla; ho sognato che la stringevo a me, il corpo esile, la pelle calda e le piccole braccia che ricambiavano il mio gesto d'affetto per poi ritrovarmela morta, ricoperta di sangue.

Me la sono ritrovata nel mio letto, in trepidante attesa che la facessi mia, la pelle rovente e arrossata per il sesso ed i segni del mio passaggio; l'ho vista con il viso rigato dalle lacrime e dall'espressione ferita che io, con le mie azioni, le causavo o dalle guance macchiate dagli stessi colori con i quali dipingeva.

L'ho rincorsa per una strada senza fine senza mai raggiungerla e ho catturato le sue labbra in baci profondi ed eterni. Eterni fino a che non mi svegliavo in letto troppo grande e troppo freddo.

Un giorno scesi su Midgard e ritornai nella nostra casa, quella che aveva visto nascere i nostri figli, con il solo scopo di distruggerla, bruciarla e cancellare ogni ricordo felice che essa conteneva, nella patetica speranza di riuscire a dimenticarla, ma quando vidi le sue mura bianche, la veranda e quando sono entrato dentro, riuscendo a rivivere ogni momento, emozione e risata, non ho avuto la forza di farlo.

Ero morbosamente legato ad ogni singola cosa che me la facesse ricordare, così decisi di gettare un incantesimo sulla casa, affinché rimanesse tutto com'era: una bolla perfetta di ciò che era e che non sarebbe più stato, in cui andare quando tutto era troppo da sopportare.

Come ad esempio le domande dei bambini: Urien era già abbastanza grande quando accadde, non faceva domande e non chiedeva cosa fosse successo, in realtà parlava poco,si era chiuso in se stesso e se ne stava spesso per conto suo, ma i più piccolini, Killian e, successivamente, Frigga, facevano tante domande.

Killian se la ricordava bene e chiedeva dov'era la sua mamma e quando sarebbe tornata per cantargli quella ninnananna che gli piaceva tanto, usava il presente credendola ingenuamente ancora accanto a noi; mentre Frigga, appena aveva capito che c'erano un papà ed una mamma e che a lei mancava quest'ultima, mi chiedeva perché non ne avesse mentre gli altri bambini si.

Le rispondevo che la sua mamma era andata a fare compagnia alla nonna perché si sentiva sola e triste ma che una volta lì non poteva più tornare da noi.

Mi sentivo il cuore spaccato in due, dilaniato e devastato.

 

Vengo svegliato da una vocina delicata e tremula che mi sta chiamando e da due piccole mani che provano a scuotermi.

Apro gli occhi, chiusi a fatica da poco, ritrovandomi davanti la chioma scura e ricciola di mia figlia e gli occhioni così uguali ai miei arrossati, con ancora qualche lacrimone impigliato nelle ciglia.

Mi sveglio completamente, sollevandomi con la schiena e accogliendola tra le mie braccia, dove lei si rifugia senza farselo ripetere un'altra volta.

“Frigga, tesoro, cosa ti è successo? Stai bene?” chiedo apprensivo, mentre la sento singhiozzare.

“Credevo che… anche tu eri andato… a trovare la nonna… e la mamma...” dice tra le lacrime, non riuscendo a fermarsi, nascondendo il visino sulla mia spalla.

Chiudo gli occhi e la abbraccio forte.

“Non piangere,” le sussurro dolcemente “era solo un brutto sogno.” le accarezzo i capelli con una mano, tenendomela vicino con l'altra. “Sono qui, non me ne vado.”

“No?” chiede guardandomi negli occhi.

“No, amore mio, non ti lascio.” le asciugo le ultime lacrime e le do un bacio sulla fronte.

Frigga si calma abbastanza alla svelta ma non da segni di volersi addormentare, così decido di cullarla ancora un altro po'.

“Papà?” la sua voce rompe questo silenzio quieto che si è venuto a creare.

“Dimmi.”

“Mi racconti com'era la mamma?” mi domanda iniziando a giocare con il ciondolo che porto ancora al collo.

“Un'altra volta, ora devi dormire.” e nel parlare sono più distaccato di quello che avrei voluto.

Che colpa ne ha questa creaturina, che vuole solo conoscere com'era la sua mamma, se per me questo è ancora una ferita aperta?

“Ma tu lo dici sempre, ma però non me lo racconti mai.” si lamenta con voce bizzosa.

Ha ragione, trovo sempre qualche scusa per sviare il discorso e non la accontento mai.

“Tua madre era l'angelo più bello che abbia mai visto, come quelli di cui parlano le storie di Midgard.”

Non so nemmeno io dove sto trovando la forza di iniziare a parlare, ma lo faccio; in fondo, è giusto che Frigga sappia che madre forte e coraggiosa avesse.

Così, pian piano, le racconto di Cassandra, non perdendo mai la sua attenzione fino a quando non mi accorgo che la piccola si è addormentata.

La sdraio al mio fianco, sotto le coperte, stando attenta a non svegliarla e mi distendo pure io, soffermandomi a guardarla.

Vale davvero la pena lottare e soffrire per queste creature meravigliose che sono nate da un amore che nessuno può cancellare.






*angolo autrice*
Piccola one shot scritta in brutta stasera, ricopiata in bella, riletta e pubblicata. Spero vi piaccia, era da quando ho finito LA nipote dello zio che la volevo scrivere e finalmente ha visto la luce del sole..... o forse della luna, dato che la pubblico in piena notte, ma cooomuuuunque......
Fatemi sapere se l'avete trovata almeno un pochino interessante e se vi ha suscitato qualche tipo di emozione. 
Mi mancate tanto care lettrici...
Un abbraccio a tutte.....
 

  
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