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Autore: Giuls_BluRose    07/07/2016    1 recensioni
|Mirai Universe|
Era quasi un anno che Goku se ne era andato a causa di quella terribile malattia cardiaca e il corvino ancora non si era abituato all'idea di tornare a casa tutte le sere e non poterlo trovare lì a tavola ad ingozzarsi come al solito, odiava l'idea di non poterlo abbracciare ogni volta che voleva, odiava l'idea di essere rimasto con una madre che soffriva ogni singolo giorno per il marito defunto, ma che avrebbe fatto qualsiasi cosa per non far mancare niente al figlio.
Gohan la ringraziava tutti i giorni per quello che faceva per lui, ma per quanto Chichi si impegnasse c'era sempre una cosa, una singola maledettissima cosa, che non avrebbe mai più potuto dare al proprio figlio: un padre.
E il corvino piangeva tutte le notti per quello, piangeva per quella immensa solitudine che provava, piangeva per quella figura paterna che non avrebbe mai più potuto abbracciare.
Gohan sembrava forte, sembrava un ragazzo che non si lascia abbattere da nulla.
Gohan in realtà era debole, aveva il cuore in mille pezzi e sapeva che non si sarebbe mai più ricomposto, proprio come un vecchio piatto rotto.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Mirai!Gohan
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Il sole illuminò timidamente quelle verdi colline segnando così l'inizio di una nuova giornata, non era la solita luce splendente, ma una fioca e quasi spaurita, come se potesse percepire la paura del mondo che illuminava.
I Monti Paoz erano ancora rimasti illesi dalla furia omicida dei terribili cyborg, ma la quiete rischiava di essere infranta ogni secondo che passava.
La primavera stava per iniziare e la neve lentamente si stava sciogliendo: come se non bastasse quell'inverno era stato freddo e rigido, molto più degli anni precedenti.
Era il 19 Marzo, la Festa del Papà.
Quel giorno che solitamente sarebbe stato così bello da passare in famiglia con le persone care, ma che in quel momento non vale neanche la pena festeggiare, specialmente per un ragazzino corvino, un piccolo ragazzo divenuto uomo troppo in fretta, contro la propria volontà.
Gohan aveva passato la notte fuori casa, girovagando per le colline, senza preoccuparsi del vento che raschiava contro la sua pelle e la arrossava continuamente, non si era preoccupato dei suoi piedi sempre più freddi, dei suoi tremori che continuavano a scuoterlo dalla testa ai piedi.
Era come se ormai non gli importasse più di niente, come se nulla potesse scalfirlo minimamente, quasi come se il suo cuore non esistesse più.
Era sempre stato un bambino gentile e buono con tutti, ma il dolore che aveva sopportato negli anni era troppo per un bambino, troppo forse per qualsiasi essere umano sulla faccia della Terra, era semplicemente troppo da vivere e sopportare.
Il suo cuore nell'ultimo periodo si era lentamente tramutato in una fredda pietra, in modo che nessuno potesse più scalfirlo in nessun modo, in modo che tutto potesse scorrergli addosso senza la minima preoccupazione.
Il sole, una volta che finalmente era sorto, aveva iniziato a scaldare leggermente le guance arrossate del mezzo Saiyan, quelle guance che avevano visto e sentito scorrere fiumi bollenti di lacrime, quelle guance che avevano ricevuto baci e carezze, ma anche colpi e schiaffi. Quelle guance che erano ancora rotonde come quelle di un bambino, ma che sottostavano a due occhi neri come la pece, dotati di una profondità che è difficile trovare anche in un adulto.
Era solo, era rimasto solo con sua madre, solo contro quei cyborg, solo contro tutto il mondo.
Sapeva bene di non essere ancora forte a sufficienza per poterli battere, così passava ore e giorni interi ad allenarsi, nella flebile speranza di migliorare la sua forma fisica per un futuro scontro.
Quel giorno però non c'era tempo per gli allenamenti, quel giorno non doveva essere passato a combattere contro l'aria, doveva essere passato vicino alla persona più importante che aveva mai avuto nella sua vita, o almeno sapere di essere in qualche modo vicino alla sua presenza.
E chi può essere più importante nella vita del giovane Gohan se non la sua amata figura paterna? Quella figura che gli è stata malamente strappata via da un destino avverso proprio nel momento in cui aveva più bisogno di lui.
Era quasi un anno che Goku se ne era andato a causa di quella terribile malattia cardiaca e il corvino ancora non si era abituato all'idea di tornare a casa tutte le sere e non poterlo trovare lì a tavola ad ingozzarsi come al solito, odiava l'idea di non poterlo abbracciare ogni volta che voleva, odiava l'idea di essere rimasto con una madre che soffriva ogni singolo giorno per il marito defunto, ma che avrebbe fatto qualsiasi cosa per non far mancare niente al figlio.
Gohan la ringraziava tutti i giorni per quello che faceva per lui, ma per quanto Chichi si impegnasse c'era sempre una cosa, una singola maledettissima cosa, che non avrebbe mai più potuto dare al proprio figlio: un padre.
E il corvino piangeva tutte le notti per quello, piangeva per quella immensa solitudine che provava, piangeva per quella figura paterna che non avrebbe mai più potuto abbracciare.
Gohan sembrava forte, sembrava un ragazzo che non si lascia abbattere da nulla.
Gohan in realtà era debole, aveva il cuore in mille pezzi e sapeva che non si sarebbe mai più ricomposto, proprio come un vecchio piatto rotto.
Erano ore ormai che camminava apparentemente senza una meta, con gli occhi rossi a causa del freddo e le labbra viola e tumefatte, ma lui sapeva bene dove andare, sapeva che i suoi piedi lo stavano portando dove lui voleva andare e, una volta arrivato, non ci mise molto a riconoscere quel posto.
Era la cima di una collinetta, piccola e graziosa, con una lapide proprio nel cucuzzolo, quella lapide che ogni volta faceva perdere un battito al cuore del piccolo mezzo sangue.
Lui la raggiunse quasi intimorito, con uno strano magone che via via si impossessava sempre maggiormente di lui, sentiva le gambe tremare e il respiro intervallato, ma non ci volle fare caso e continuò ad avvicinarsi.
Una volta che si trovò di fronte alla lapide ci si inginocchiò davanti, allungando una mano per carezzare timidamente le incisioni fatte sopra di essa: quella era la lapide di suo padre, quella che tutte le volte lo faceva soffrire e rinnovava un terribile dolore, ma era il luogo dove Gohan poteva essere per qualche minuto in una specie di contatto con il padre e allora non gli importava di tutto il dolore che gli provocava, sapeva benissimo di essere uno dei peggiori masochisti, ma voleva essere vicino al suo amato papà.
Iniziò a parlare piano, con la voce che iniziava ad essere scossa da leggeri singhiozzi.
“Ciao papà, come stai? Sai che giorno è oggi vero? E' il 19 Marzo, la Festa del Papà. E io sono voluto venire a trovarti per augurarti tutto il meglio. Voglio sperare che lassù non ti manchi niente, che come al solito ti stia ingozzando di cibo prima di fare un riposino e iniziare le tue dure sessioni di allenamento. Voglio credere che tu sia felice là, che continui a vegliare su di me e sulla mamma, ma anche su tutto il mondo. Voglio credere che tu sia sempre con me, al mio fianco e che mi darai tutta la forza necessaria per distruggere quei terribili mostri.”
Gohan aveva iniziato a piangere, bollenti fiumi che si stavano riversando sulle guance nivee e che cercava in tutti i modi di tenere a freno: non doveva piangere, lui doveva essere più forte, doveva vincere la paura del dolore.
“Mi manchi tanto sai? In realtà qua manchi a tutti, ma abbiamo la certezza che tu non ci abbandonerai mai al nostro destino, che in qualche modo ci darai sempre una mano. Ti voglio tanto bene papà, ricorda di non abbandonare mai il mio cuore, io ti voglio sempre con me, al mio fianco...”
Ormai non riusciva più a contenersi, mentre stringeva a sé quella lapide come fosse il corpo del padre e mentre singhiozzava rumorosamente buttando fuori tutto il dolore che aveva nelle ossa e nel cuore, chiedendo disperatamente aiuto a qualche divinità.
Si, Son Gohan aveva paura, stava tremando e non voleva più credere che tutto quello fosse reale.
Ma sapeva bene che il confine tra sogno e realtà è una linea sottile e non ci mise molto a sentire qualcosa di strano nell'aria, come la sensazione di una luce più forte e un leggero vento che improvvisamente iniziò a scompigliargli i folti capelli corvini.
Si voltò di scatto, con il battito del cuore accelerato.
“Papà?”
Continuò a guardarsi intorno per un po', cercando di captare qualsiasi segnale che potesse dargli la conferma che suo padre era lì, pronto a stringerlo, a dirgli che non lo avrebbe abbandonato e che sarebbe rimasto per sempre con lui.
“Papà, sei tu?”
Il corvino continuò, con gli occhi colmi di lacrime e il battito cardiaco che accelerava ogni secondo di più.
Nel suo cuore c'era una flebile speranza, una speranza che però si frantumò in migliaia di pezzi quando si accorse da dove proveniva il rumore: i cyborg avevano attaccato una città vicino, la luce proveniva dalle esplosioni e anche il vento.
Si, Gohan doveva proprio capire che quella linea tra sogno e realtà era veramente sottile, ma tutte le volte finiva con l'infrangerla e il dolore si rinnovava ulteriormente, amplificandosi.
Si sdraiò per terra, coprendosi il volto bagnato con le mani: era debole, non sarebbe servito a nulla intervenire, lo sapeva bene.
Lui però ce l'avrebbe fatta, avrebbe sconfitto i mostri a tutti i costi, anche se avesse dovuto morire per riuscire nell'impresa.
Così in quel momento, proprio in quell'istante fissò dritto il cielo sopra di sé e, portandosi una mano al cuore, giurò a suo padre quello che portava nell'animo da tempo.
“Io riporterò la pace in questo mondo papà, te lo prometto.”
E proprio in quel momento le nubi in cielo furono trapassate da un leggero fascio di luce più potente, che si andò a posare sulla lapide di Son Goku, come simbolo di quel patto tra padre e figlio, come segnale che lui non avrebbe mai abbandonato i suoi cari.




Note dell'autrice:
Ehm, Salve?
che vi posso dire, sono tornata nel mio Fandom delle origini!
Contenti di rivedermi qua?
No eh? Okay, che cattivi però ewe
Sono tornata per un salutino!
Visto che domani saranno 3 annetti da quando il primo capitolo di "The Salve" è stato pubblicato e io sentivo la nostalgia di questo Fandom.
Non ve ne frega nulla? Amen! Mi sopportate uguale (?)
Bhe e nulla, vorrei tanto sapere che ne pensate di questa piccola OS Mirai, mi farebbe davvero molto piacere un vostro parere.
Un bacione ragazzi, io mi dileguo!

Giulia Pierucci
 

   
 
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